Il principe cerca figlio: recensione del film con Eddie Murphy

Il principe Akeem e il regno di Zamunda dopo tanti anni fanno il loro ritorno sullo schermo

Era il 1988 e una commedia dal budget inusualmente alto, circa 40 milioni di dollari, sbancava il botteghino incassando quasi 300 milioni di dollari in tutto il mondo. Stiamo parlando ovviamente de Il principe cerca moglie, film diretto da un gigante del genere come John Landis e che vedeva protagonista un Eddie Murphy in rampa di lancio per diventare la stella che è oggi. Salto in avanti di 33 anni, 2021, siamo qui a raccontarvi nella nostra recensione de Il principe cerca figlio perché nonostante i molti sforzi questo sequel non riesce a lasciare il segno.

Il cinema fin dalla sua origine ha sempre cercato di monetizzare sui prodotti di successo facendone dei remake, dei reboot o serializzandoli. In un momento storico particolarmente florido per questo tipo di approccio sarebbe stato impossibile pensare che un cult degli anni ’80 come Il principe cerca moglie potesse sfuggire a questa logica. Gli stessi protagonisti di questo sequel ironizzano sulla cosa chiedendosi se valga la pena rovinare una cosa già bella. La risposta è complessa, sicuramente ne Il principe cerca figlio non viene intaccata la memoria di ciò che è stato ma anzi viene arricchita da alcune trovate potenzialmente interessanti. Dall’altro lato però il nuovo film di Eddie Murphy non aggiunge nulla al suo predecessore, non riuscendo mai veramente a divertire lo spettatore.

Indice

Trama – Il principe cerca figlio, la recensione

Il principe cerca figlio riprende idealmente la storia da dove si era interrotta nel 1988.  Nella realtà dei fatti di anni ne sono passati parecchi e Akeem non è più principe ma Re di Zamunda. L’uomo è felicemente sposato con Lisa (Shari Headley) e ha cresciuto tre splendide figlie, ma nessun figlio maschio che possa ereditare il suo scettro. Ciò lo rende debole agli occhi del generale Izzi, dittatore di un regno confinante e fratello della donna che molti anni prima è stata abbandonata sulla soglia dell’altare dal principe stesso. In punto di morte il re Joffy Joffer rivela al figlio che esiste un erede al trono maschio, il giovane sarebbe il frutto di una notte brava del principe nel suo periodo passato nel Queens.

Superato lo shock iniziale Akeem parte subito per l’America alla ricerca del suo primogenito, incontrando nel Queens tante delle sue vecchie conoscenze. Ritrovato il ragazzo, di nome Lavelle, e convinta la sua famiglia a trasferirsi nel regno di Zamunda inizierà una corsa contro il tempo per trasformarlo in un principe degno di ereditare il trono. Il compito non sarà per nulla facile dato i modi rozzi di Lavelle e la sua reticenza nell’accettare un ruolo così importante. In ultimo il Re dovrà anche fare i conti con il desidero della sua figlia femmina più grande di diventare Regina. La giovane vuole infatti essere riconosciuta come unica e legittima erede al trono.

Il principe cerca figlio recensione

Il principe cerca figlio, Eddie Murphy Productions, Misher Films, New Republic Pictures, Paramount Pictures

La vita a Zamunda

Il punto forte del film è senza dubbio rappresentato dal reparto trucco e parrucco che ci permette di esplorare a fondo il regno di Zamunda. Sebbene in alcuni momenti più che rimanere nel novero del legittimo omaggio alla cultura africana si sfoci in una sua involontaria parodia, la scenografia e i costumi funzionano. I colori vivaci e i dettagli curati nei minimi particolari arricchiscono una trama che fatica a far ridere lo spettatore ma che rimane comunque lineare. Il tutto viene accompagnato da molti momenti musicali completamente inaspettati ma perfettamente coreografati ed estremamente gradevoli. Il principe cerca figlio decide infatti di discostarsi dal capitolo precedente decidendo di puntare tutto sulla messa in scena. Eddie Murphy & co. consci del fatto che sarebbe stato impossibile ripetere il successo del primo film in termini di gag e momenti diventati poi cult, hanno deciso di puntare su altro.

Unico filo conduttore tra le due pellicole è la ricerca del vero amore. Lavelle come suo padre decide infatti di seguire il proprio cuore e non i dettami di corte; anche se ciò mette a rischio la pace della sua famiglia e del proprio regno. In quest’ottica fanno il loro ingresso nella storia tematiche molto attuali come la parità di genere e il rovesciamento del sistema patriarcale. A differenza di altri film in cui questi argomenti vengono inseriti a forza ne Il principe cerca figlio trovano una giusta collocazione. Al pubblico del 2021 appare fin da subito evidente il controsenso nel preferire come erede al trono un figlio illegittimo e non preparato per ricoprire tale ruolo piuttosto che un’altra persona solo perché nata donna. Questo espediente narrativo permette al film di uscire dagli anni ’80 e ’90 e trovare, sebbene solo in parte, una sua identità contemporanea.

Fa ridere? – Il principe cerca figlio, la recensione

Il film fa ridere? La risposta è no, quasi mai. La storia principale si muove su dei binari già percorsi da mezza Hollywood, e non solo, senza aggiungere nulla di nuovo. Alla base della comicità troviamo l’incontro/scontro tra due culture e due modi di pensare; da una parte la famiglia reale ricca e colta, dall’altra la famiglia di Lavelle, povera e ignorante. Nella mente di Eddie Murphy, autore del soggetto insieme ad altri sceneggiatori, a quanto pare sarebbe dovuto bastare questo per garantire la risata. Ciò non avviene e alcune dinamiche riportano alla mente dello spettatore italiano gli sketch con protagonisti l’educato milanese Boldi e lo sguaiato romano De Sica, con annesse relative trivialità. Proprio queste eccessivamente decontestualizzate spesso lasciano interdetti.

A salvare la linea comica del film ci sono “i momenti Eddie Murphy” in cui l’attore da il meglio di sé insieme ad un sempreverde Arsenio Hall. I due, come è loro usanza, appaiono in diversi momenti interpretando personaggi estremamente caratterizzati, dando così vita ad alcuni siparietti divertenti ed intrattenenti. Forse un po’ poco per quasi due ore di film. Ad esclusione dei due protagonisti infatti nessun altro personaggio riesce a bucare lo schermo come forse si sperava; al netto comunque di molte buone interpretazioni.

Il principe cerca figlio recensione

Il principe cerca figlio, Eddie Murphy Productions, Misher Films, New Republic Pictures, Paramount Pictures

Considerazioni finali

In conclusione di questa nostra recensione de Il principe cerca figlio ci è impossibile non sottolineare come alla fine dei conti l’operazione nostalgia sia riuscita, ma solo in parte. È sicuramente bello veder sfilare davanti ai nostri occhi tanti simpatici fantasmi del passato ma sarebbe stato altrettanto bello veder nascere nuovi personaggi altrettanto carismatici. Ciò non succede, d’altronde non è facile per le nuove leve competere con il fascino e il talento dell’Eddie Murphy degli anni ’80 e ’90. Ciò che il pubblico si trova a vedere è un film posato, che fa di tutto per non rovinare ciò che è stato e che in fondo riesce a non farlo. Nello scambio di battute tra Lavelle e la sua amata la dichiarazione d’intenti del film, no non vale la pena rovinare qualcosa di bello.

La via scelta questa volta è quella dell’impatto visivo, le scenografie colorate, le coreografie al cardiopalma e i complessi costumi rapiscono l’occhio dello spettatore. Forma che non trova però un adeguato contenuto. Al netto della bontà con cui affronta alcune tematiche sociali il film non decolla mai, rimanendo incastrato in uno strano limbo. L’impressione è che l’intera storia sia solo una scusa per fare una grande reunion tra amici e colleghi che hanno amato lavorare insieme; l’obiettivo del film sembra infatti più far conoscere al pubblico il primo capitolo che mettere in scena qualcosa di veramente efficace.

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Il principe cerca figlio

Voto - 5.5

5.5

Voto

Lati positivi

  • ”I momenti Eddie Murphy” in cui l’attore e Arsenio Hall danno vita a tutti i loro alter ego
  • I costumi, così come le acconciature dei personaggi, sono estremamente curati ed evocativi

Lati negativi

  • La risata fatica a decollare e la durata del film non aiuta
  • Il film non riesce a trovare una sua identità nell’intento di non intaccare la memoria del primo capitolo
  • L’operazione nostalgia risulta riuscita solo in parte

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