Il sesso degli angeli: recensione del nuovo film di Leonardo Pieraccioni

Da giovedì 21 aprile al cinema la nuova commedia di Leonardo Pieraccioni con Sabrina Ferilli e Marcello Fonte

Il sesso degli angeli, di cui vi proponiamo la nostra recensione, segna il ritorno alla regia per Leonardo Pieraccioni dopo Se son rose del 2018. Scritto a quattro mani con Filippo Bologna, il film è il quattordicesimo lungometraggio del regista toscano, che ancora una volta veste i panni del protagonista. Pieraccioni – dismesse ormai definitivamente le vesti del bravo ragazzo un po’ ingenuo e dalla battuta facile – si cimenta con nuove riflessioni e una prova che, almeno sulla carta, dovrebbe essere di maturità. I nuovi panni sono quelli di Don Simone, prete fiorentino che ha a che fare con un gruppo di fedeli piuttosto in là con gli anni e poco partecipi alla vita parrocchiale e con una Chiesa degli Angeli a dir poco fatiscente. Accanto a Pieraccioni, nel cast, il bravo Marcello Fonte nel ruolo del sagrestano Giacinto, Sabrina Ferilli (Lena), Gabriela Giovanardi (Margot) e Massimo Ceccherini impegnato nei panni dello zio Waldemaro.

Leonardo Pieraccioni ha abituato il pubblico negli anni – e soprattutto con i primi film – a uno stile personale e inconfondibile, a personaggi semplici nei tratti ma spesso ben delineati e a formule, magari un po’ ripetitive, ma tutto sommato efficaci. Qui il comico fiorentino si discosta, con una mossa consapevole e abbastanza coraggiosa, dagli orizzonti sicuri e sceglie di percorrere una via che però non riesce a padroneggiare. Un processo che non inizia certo con Il sesso degli angeli (vedasi l’evoluzione delle “maschere” di Pieraccioni negli anni) ma che qui voleva essere ancor più compiuto. La nuova commedia del regista toscano debutta al cinema giovedì 21 aprile. Se siete curiosi di conoscere le nostre opinioni, proseguite nella lettura della nostra recensione de Il sesso degli angeli.

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Il sesso degli angeli. Levante Film

Indice:

La trama – Il sesso degli angeli recensione

Don Simone, parroco della Chiesa degli Angeli di Firenze, è un prete un po’ sopra le righe che per il suo approccio scanzonato ai sacramenti ha già ricevuto più di un ammonimento dalla Curia. Mentre la chiesa – letteralmente – cade a pezzi, altrettanto fa la vita parrocchiale, con una comunità un po’ attempata che fatica a seguire le attività proposte da Don Simone, dal fedele sagrestano Giacinto e dal giovane Finizio. Mancano i fondi per ristrutturare e quando il tetto della chiesa crolla lasciando uno squarcio verso il cielo, la situazione pare disperata. Fortuna vuole che il defunto zio di Don Simone, Waldemaro, abbia lasciato al parroco in eredità un’attività dall’altissimo fatturato.

Don Simone e Giacinto si mettono in viaggio alla volta di Lugano per scoprire di cosa si tratti e una volta arrivati in Svizzera si trovano di fronte a una magnifica villa che entrambi pensano sia un cocktail bar. Li accoglie Lena, affiancata da uno stuolo di avvenenti fanciulle che Don Simone e Giacinto scambiano per bariste. Peccato che la verità sia un’altra. L’immobile dello zio Waldemaro è una casa d’appuntamenti frequentata dalla borghesia svizzera, le ragazze sono delle prostitute e Lena l’avvenente tenutaria. Don Simone ha solo una settimana per decidere se accettare o meno l’eredità dello zio e un’infinità di dubbi morali con cui fare i conti.

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Il sesso degli angeli. Levante Film

Leonardo Pieraccioni tra maturità e moralismo – Il sesso degli angeli recensione

Le premesse da cui prende le mosse Il sesso degli angeli sono estremamente semplici e l’impianto base è quello della classica commedia degli equivoci che, in questo caso, ha la pretesa di ironizzare su stereotipi, perbenismi e moralismi vari. Il tutto, però, senza riuscirci e anzi inciampando nelle sue stesse “trappole”, nei suoi stessi espedienti. La comicità dovrebbe scaturire dal contrasto – efficace sulla carta e sicuramente fertile di spunti – tra il mondo di Don Simone e quello delle ragazze. Peccato che entrambi i mondi siano ammantati di una patina polverosa e da uno sguardo nemmeno troppo vagamente moralista che stanca sin dalle primissime battute. Precise scelte di punto di vista, dominate da un intento che pare moraleggiante e mai dissacrante, semplicistico e mai critico. All’inizio del film viene più volte sottolineato come l’attività della casa di appuntamenti sia perfettamente limpida e regolamentata (come in effetti accade in Svizzera) e come le ragazze siano libere professioniste ben consapevoli e del tutto a loro agio con la loro scelta.

Mantenere questa linea nella narrazione delle sex workers sarebbe stato interessante e – questo sì – coraggioso e maturo. Si scade presto invece nel vizio stantio di delineare un ritratto approssimativo e svilente delle ragazze, sui cui corpi si indugia spesso e volentieri per evidenti ragioni di compiacimento nei confronti di una certa parte del pubblico. E, peggio ancora, si dà in qualche modo per scontato che siano tutte e in egual misura in attesa della redenzione. Il personaggio di Don Simone affronta sì i suoi dilemmi morali ma purtroppo non c’è traccia di un vero conflitto, di tutte quelle complessità che avrebbero potuto (e dovuto) emergere nel confronto di un uomo di chiesa con un simile contesto. E anziché metterli alla berlina, perbenismi e moralismo diventano le lenti attraverso le quali mettere in scena e leggere il racconto.

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Il sesso degli angeli. Levante Film

In conclusione – Il sesso degli angeli recensione

Uno dei problemi principali de Il sesso degli angeli è quello di non aver voluto prendere una direzione originale, preferendo rifugiarsi rifugiarsi nel territorio del rassicurante. Osa poco Pieraccioni, stretto in un binario da favola moralistica che non ha il coraggio di essere satira. Gli spunti più scomodi, i guizzi più interessanti sono appena accennati e mai portati avanti fino in fondo con mano sicura. E non bastano i dubbi di Don Simone circa un Dio che forse lo ha dimenticato e abbandonato, né gli inni al libertinaggio declinati dallo zio Waldemaro sotto forma di apparizione. Uno dei pregi maggiori nelle commedie di Leonardo Pieraccioni, poi, è sempre stato quello di lasciare largo spazio ai comprimari. Spazio per esprimersi al meglio delle loro caratteristiche e per farsi portatori di istanze importanti tanto quanto quelle del protagonista. Qui purtroppo manca anche questa caratteristica vincente.

Il finale approssimativo e scontato – con più di una questione lasciata in sospeso – completa un quadro piuttosto desolante. Tutto rientra nei ranghi, ammesso che qualcosa ne fosse mai uscito, e Il sesso degli angeli si fa dimenticare lasciando davvero poco su cui riflettere. Troppo poco nasce e si sviluppa dallo scontro tra i poli opposti del sacro e del profano e troppo retrogrado (ma qui, purtroppo, Pieraccioni è in “buona” compagnia) lo sguardo sulla donna e sulla sessualità femminile, ancora appannaggio del compiacimento maschile. A partire dalla sequenza iniziale: una lotta a cuscinate completamente scollegata dal contesto in cui la telecamera indugia sul corpo di Gabriela Giovanardi settando il tono per quello che verrà.

 

Il sesso degli angeli

Voto - 5

5

Lati positivi

  • Sabrina Ferilli compensa con la sua naturale propensione alla spontaneità le carenze del suo personaggio

Lati negativi

  • Lo spunto di partenza viene male utilizzato
  • Uno sguardo nemmeno troppo velatamente moralista e retrogrado, soprattutto per quanto riguarda il mondo delle sex workers

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