Il silenzio della città bianca: recensione del thriller originale Netflix

Uno spietato killer è al centro del thriller spagnolo distribuito dalla piattaforma streaming

Il cinema spagnolo ha sfornato recentemente alcuni film thriller molto interessanti, in grado di attirare l’attenzione a livello internazionale. Vengono in mente titoli come Bed Time di Jaume Balaguerò e Contrattempo di Oriol Paulo. I fiori all’occhiello di questi titoli sono l’ottimo lavoro sul fronte psicologico dei personaggi, le trame intriganti e un lavoro eccelso sulla tensione. Se ci concentriamo sul nuovo thriller spagnolo rilasciato su Netflix, Il silenzio della città bianca, di cui vi presentiamo la nostra recensione, a prima vista potremmo trovare gli stessi elementi. Al centro della vicenda c’è un serial killer con un modus operandi macabro e inquietante, la cui identità è legata ad un plot twist che lo spettatore incontrerà più avanti nella trama. A indagare poi c’è un profiler che non ha ancora superato un tragico lutto.

Questo nuovo prodotto originale Netflix in realtà è lontano anni luce dai film succitati e si rivela l’ennesima occasione sprecata da parte del colosso dello streaming. Vi sono sempre ottime premesse e un’iniziale narrazione intrigante. Successivamente tutto viene sviluppato in modo errato, rendendo la visione poco piacevole. Un vero peccato perché questa volta vi erano tutti gli elementi per fare centro. Ma andiamo con ordine e analizziamo cosa non va in questo nuovo thriller di Netflix.

Indice

Trama – Il silenzio della città bianca recensione

Il silenzio della città bianca è tratto dai bestseller dell’autrice Eva Garcìa Saenz de Urturi e si concentra sulla caccia a un omicida seriale, chiamato il Killer dei Dormienti. La polizia in passato aveva arrestato Tasio Ortiz de Zàrate, pensando di aver individuato il colpevole. Vent’anni dopo vengono compiuti nuovi inquietanti omicidi con lo stesso modus operandi del Killer dei Dormienti. Una nuova caccia all’uomo deve essere intrapresa per trovare finalmente il vero colpevole. L’indagine viene affidata al profiler Unai Ayala (Javier Rey) e alla detective Alba Savatierra (Belén Rueda).

Trovare il serial killer non sarà facile, ma Unai e Alba tentano di anticipare le sue mosse, conoscendo il suo schema. Il killer, infatti, uccide due innocenti, che non si conoscono fra loro ma hanno la stessa età, e successivamente pone i cadaveri in luoghi particolari, risalenti a determinati periodi storici. Inoltre, le vittime hanno sempre cinque anni in più rispetto alle precedenti. Il Killer dei Dormienti, continuando a sfuggire alle autorità, ingaggerà anche una vera e propria sfida personale con Unai, il quale non ha ancora affrontato del tutto una grave perdita.

Una caccia al serial killer che non appassiona

Questo thriller spagnolo di Netflix, come tanti altri film Originali Netflix, ha tutte le premesse giuste per creare un buon prodotto. Sicuramente d’impatto gli omicidi al centro delle indagini, realizzati secondo uno specifico schema, che comprende anche l’utilizzo di api e girasoli. Dettagli macabri che rendono intrigante il profilo dell’omicida. Le indagini iniziali sono ben realizzate sulla scena e creano il giusto interesse per proseguire la visione del film. Come al solito, una buona carta moschicida per incollare lo spettatore a qualcosa che poi si rivelerà deludente, proprio come in questo caso.

Risulta difficile comprendere come mai la sceneggiatura scelga di allungare la vicenda con dialoghi poco interessanti, sottotrame che servono unicamente a confondere e intrecci amorosi decisamente fuori contesto. Il film non riesce nemmeno a garantire la tensione o la suspense durante i vari inseguimenti o nell’atto finale. Quello che si percepisce maggiormente durante la visione del film è la noia, insieme a un certo disorientamento che non permette di comprendere a pieno la vicenda. Infatti, giunti al plot twist finale, non si danno spiegazioni sui motivi che spingono l’omicida a compiere quei macabri atti. Inoltre la scelta di svelare a metà del film il volto del serial killer si rivela un atto suicida, poichè in seguito questa rivelazione non viene sfruttata minimamente per costruire la giusta tensione.il silenzio della città bianca recensione

L’ennesimo film Netflix mediocre e deludente – Il silenzio della città bianca recensione

Se dal punto di vista narrativo i difetti sono molteplici, purtroppo anche sul fronte recitativo e tecnico le cose non migliorano. Javier Rey e Bélen Rueda sono sicuramente interpreti di bella presenza, ma in quanto a talento attoriale il livello si attesta sul mediocre. Tra i due è sicuramente la Rueda a dare la prova peggiore, poichè troppo rigida e impostata per la maggior parte del film. Anche per la regia e gli aspetti tecnici non siamo in grado di trovare elementi positivi. La regia è di bassa qualità, insieme a un montaggio che va a legare fra loro scene che, il più delle volte, mal si accostano fra loro.

Tutti questi aspetti sono dunque il mix che rende Il silenzio della città bianca l’ennesimo film originale Netflix mediocre, deludente, in grado di rovinare tutte le sue ottime premesse. Si stenta a capire inoltre perché dare al film la durata di 1 ora e 50 minuti, quando molte scene e tante sottotrame potevano essere benissimo eliminate. Completamente fuori contesto e forzata è la relazione amorosa che si viene a creare fra i personaggi di Unai e Alba. Un tema che sembra voler stuzzicare lo spettatore sul piano erotico, ma che non genera alcun interesse.il silenzio della città bianca recensione

Conclusioni – Il silenzio della città bianca recensione

Concludiamo la nostra recensione de Il silenzio della città bianca affermando che, probabilmente, siamo di fronte a una delle delusioni più cocenti relative a un originale Netflix. Questo perché da un thriller spagnolo ci si aspettava grandi cose, pensando ad altri ottimi prodotti realizzati negli anni passati. Inoltre, con una trama così intrigante, le possibilità di realizzare un film di buon qualità ed efficace nella tensione c’erano tutte. Alla fine, tuttavia, si sceglie la prevedibile strada della mediocrità, che conduce il film in un baratro da cui non riesce più a uscire. L’atto finale, infatti, non è in grado in nessun modo di risvegliare l’interesse dello spettatore, che ormai desidera unicamente terminare la visione.

Recitazione, regia, montaggio o elementi tecnici non sono d’aiuto a migliorare il risultato finale. Anzi servono solo a peggiorare la situazione. Quindi alla fine ci troviamo di fronte all’ennesima occasione sprecata. Il silenzio della città bianca (titolo che poi non avrà alcuna spiegazione) si va così ad accostare a un altro deludente film spagnolo di Netflix, Occhio per occhio. Si spera di poter vedere in futuro sulla piattaforma un thriller spagnolo finalmente di qualità.

Il silenzio della città bianca

Voto - 4

4

Lati positivi

  • Ottime premesse per un film thriller

Lati negativi

  • Sviluppo della trama mediocre, tra confusione, noia e incapacità di creare tensione
  • Recitazione e lato tecnico inadatti

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1 commento

  • Angela ha detto:

    Pienamente d’accordo… Film partito bene. Crea curiosità e aspettativa per chi è amante del genere, peccato che la metà delle cose che provocano queste sensazioni non trovino ne soluzione ne degna spiegazioni ai perché scaturiti dalla trama. Il killer agisce per vendetta è chiaro, ma la modalità degli omicidi, il lutto iniziale del detective che sembra avere un collegamento e invece bho?? Troppi dettagli che inutili. E la fine poi.. Pietà!! Delusione assoluta!

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