Occhio per occhio: recensione del film originale Netflix

Il thriller spagnolo del regista di Rec, prodotto da Netflix

Il cinema indipendente spagnolo, negli ultimi anni, ci ha regalato molte perle. In particolare, è necessario menzionare i film di Alex de la Iglesia, ma anche un film che nel 2007 ha fatto scalpore. Il film in questione è Rec, diretto con grande spirito di innovazione da Jaume Balaguerò e Paco Plaza. Quest’ultimo, dopo aver diretto i due sequel del film horror e qualche altro film minore, si è messo all’opera e, con l’aiuto di Netflix, ha deciso di regalare al mondo questo Occhio per occhio, di cui vi parleremo in questa recensione.

Bisogna ammettere che non sempre Netflix propone ai suoi iscritti prodotti di alta qualità. Sarebbe poco lecito aspettarsi, ogni volta, di trovarsi di fronte a Roma o a The Irishman. Non è lecito, però, che gran parte dei film sia sul livello di questo, mentre ad alti livelli ne escano cinque all’anno. Scopriamo di più su questo titolo e sulle motivazioni che ci hanno spinto a bocciarlo.

Indice:

Occhio per occhio – Trama

Siamo in Spagna, ai giorni nostri. Un noto boss di un cartello del narcotraffico viene rilasciato dalla prigione per via di una malattia degenerativa. Don Antonio, così si chiama, comunica ai figli di non voler tornare a casa, ma di voler essere messo in una clinica per anziani. I figli, che hanno ereditato il suo impero di narcotraffico, ma non riescono a gestirlo senza di lui, non sono d’accordo, ma alla fine lui ha la meglio. La clinica sarà il posto dove Antonio passerà il resto dei suoi giorni. I due figli lo accompagnano e si sincerano che il padre venga trattato con le dovute accortezze. La vita del boss cambierà dopo il suo incontro con un infermiere: Mario. Egli è molto legato al lavoro e a sua moglie, con cui sta per avere un bambino. Si dimostrerà molto vicino ad Antonio, accudendolo e dedicandogli un’attenzione particolare.

Antonio lega con lui in maniera speciale, perché Mario, pur sapendo chi egli sia, non vuole farglielo pesare e lo tratta come una persona normale. Forse, però, Antonio avrebbe dovuto usare il suo fiuto per gli affari nel suo rapporto. Mario, infatti, a poco a poco, dimostra di stare agendo in maniera strana, e forse non proprio per il bene del boss. La malattia di Antonio peggiora sempre di più, e il boss dimostra di non volerne più sapere della sua vita precedente. Infatti, Antonio non concede nessun tipo di sostegno o aiuto ai figli. L’unico interesse del boss sembra essere l’avere contatti con Mario, pur non capendo bene il vero fine delle sue azioni e attenzioni. Mario, infatti, agendo per motivi che riguardano il suo passato, si andrà a incartare in un vortice di avvenimenti decisivi per il suo futuro.

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Occhio per occhio – Recensione

Questo film ha un grande problema: è presuntuosamente serio. A questo problema si aggiunge una concatenazione di altri problemi derivati. Per carità, il tema trattato, o che si crede di trattare lasciando immense lacune, è anche serio, ma viene reso in una maniera tale da perdere ogni tratto di serietà. La scrittura è qualcosa di indecoroso. Ogni tematica viene sviluppata in maniera marginale, c’è troppo di tutto e allo stesso tempo troppo poco. Non si riesce a capire quale sia il fulcro della narrazione, che dovrebbe essere il rapporto tra Mario e Antonio, mascherato ogni volta da elementi secondari che rientrano nell’intreccio continuamente. Completamente assurda è la resa dell’universo criminale che si cela dietro al vecchio boss. Non si capisce assolutamente nulla del loro narcotraffico, del perché il vecchio sia così potente e, gravissimo, del perché i figli, criminali ricercati, entrino ed escano dalla clinica senza che nessuno dica nulla.

Ancora un mistero la presenza dei colombiani che gestiscono lo spaccio di droga, non si capisce se siano subalterni o superiori. Un delirio di scrittura, che vuole essere solamente cornice di una continua ricerca dell’estetica nelle inquadrature in stile Almodovar. Non si salva nulla nella trama di questo film, che è la base di qualsiasi opera cinematografica. Sembra un pilota per una telenovela, il problema è che dura quasi due ore. Non è interessante, coinvolgente o minimamente sensato. Quando la moglie sta partorendo, non c’è alcun motivo che spinga Mario a tornare in clinica, ma lui lo fa, per creare una suspense che non esiste, come nel raccapricciante finale.

Occhio per occhio – Aspetti tecnici

Anche in questo settore non ci siamo, intendiamoci. Il film esiste per i primi dieci minuti, in cui c’è anche qualcosa di interessante. Poi entra in scena Mario, un uomo molto bello per carità, con una faccia molto cinematografica. Il problema è che se ne accorge, anche troppo, il regista. Da quel momento in scena c’è praticamente solo Mario, anzi, la sua faccia. Su tre sequenze consecutive, almeno due sono del volto di Mario, e una è orribilmente a rallenti. Emblematiche di questo voyeurismo facciale sono due scene specifiche: l’incidente e l’omicidio. In entrambe unico protagonista è il volto di Mario. Evidentemente Paco Plaza ha un debole per il suo protagonista.

Fotografia e regia sono quelle di una telenovela, per fortuna meno patinate, con una color correction che, inspiegabilmente, c’è solo in metà delle sequenze. La musica è sostanzialmente inesistente. Il montaggio lineare, se non fosse per quegli orribili rallenti già citati, di cui non ha molta colpa. Gli attori non sono neanche male nel grigiume generale, però, alla lunga, non riesci più a sostenere la vista di Mario.

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Considerazioni finali

Occhio per occhio è evidentemente quello che vi dirà colui o colei a cui avete fatto vedere questo film mentre vi fa vedere quindici puntate de il Segreto, tanto per restare in Spagna. Obiettivamente questo film è una cattiveria. Quindi, grazie Paco per aver pensato a noi e averci donato quest’opera, ma la prossima volta basta anche il pensiero. Che poi in questo film quello che manca è proprio il pensiero.

Alcune scene, senza far spoiler, sembrano scritte senza aver attinto dal reale, dal verosimile. Situazioni inspiegabili e evitabili da chiunque. Un insulto all’intelligenza dello spettatore. Nel caso non l’aveste colto dalla recensione, Occhio per occhio e un enorme no. Non c’è da stupirsi che non abbia destato clamore la sua presenza sulla piattaforma. Evidentemente Netflix sa a cosa ha dato vita. Speriamo che questo 2020 sia costellato da offerte della piattaforma migliori di questa, soprattutto a fronte della nascita della nuova e agguerrita Disney+. Il cinema spagnolo sa fare meglio di questo, fidatevi.

Occhio per occhio

Voto - 4

4

Lati positivi

  • Il cast non è mal assortito

Lati negativi

  • La pessima scrittura
  • Comparto tecnico sommario, a tratti imbarazzante

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