Io sono Mia: recensione del film Rai Fiction su Mia Martini

Abbiamo visto in anteprima il film "Io sono Mia", biopic su Mia Martini prodotto da Rai Fiction e interpretato da Serena Rossi. Ecco la nostra recensione

Io sono Mia recensione. Il 14-15 e 16 Gennaio sarà in sala Io sono Mia, una produzione Rai Fiction ed Eliseo Fiction distribuita da Nexo Digital. Il film è il biopic ufficiale della cantante Mia Martini e racconta una parte consistente della sua travagliata carriera. Diretto da Riccardo Donna e prodotto da Luca Barbareschi, Io sono Mia è interpretato da Serena Rossi nel ruolo della leggendaria artista italiana scomparsa nel 1995. Al suo fianco Maurizio Lastrico, Dajana Roncione, Antonio Gerardi, Lucia Mascino ed Edoardo Pesce nei panni di Franco Califano.

Il film parte dal Festival di Sanremo del 1989, teatro del clamoroso ritorno di Mia Martini con Almeno Tu nell’Universo, per poi tornare indietro nel tempo. Infatti, l’intera carriera di Mimì (il soprannome con il quale la chiamavano gli amici) viene esplorata durante una intervista a poche ore dalla sua performance. Vediamo gli amori tormentati, i successi di gioventù e l’oscena nomea di “iettatrice” che le annientò la carriera mentre il momento di tornare sul palco si avvicina. Abbiamo assistito alla proiezione in anteprima e alla conferenza stampa del film tenutasi a Milano. Ecco la nostra recensione.

Io sono Mia recensione

Io sono Mia recensione Mia Martini

Appena terminata la proiezione in anteprima di Io sono Mia, la nostra prima reazione è stata la curiosità. Non vediamo l’ora di scoprire se i critici che hanno aspramente criticato alcune caratteristiche del film Bohemian Rhapsody faranno lo stesso anche qui. Sì, perché il celebrato biopic sui Queen ha moltissimi punti in comune con questa nuova produzione Rai Fiction. Entrambi si prendono numerose libertà artistiche per via di scelte narrative e/o vincoli produttivi ed entrambi decidono di non raccontare la fine prematura dei protagonisti, chiudendo con il momento più alto delle rispettive carriere. Inoltre, i due film poggiano su due interpretazioni “mimetiche” e intense che rappresentano il punto di forza del risultato finale.

La verità è che, in quanto produzione Rai, Io sono Mia deve poggiare su alcune caratteristiche narrative e produttive che non si possono evitare. La nostra recensione potrebbe divertirsi a criticare questi elementi ma sarebbe inutile quanto lamentarsi del sangue in un film horror! Meglio concentrarsi sulla resa finale che, in tutta onestà, è positiva. La pellicola non è suddivisa in due puntate come quella dedicata a Fabrizio De André di cui parlammo lo scorso anno e questa scelta garantisce una salutare asciuttezza narrativa.

Si parte dal Festival di Sanremo del 1989 e da un’intervista non richiesta a opera di una giornalista poco interessata, interpretata da Lucia Mascino. Mia Martini è nervosa e teme il fiasco dopo sei anni di silenzio ma la chiacchierata la aiuta a ripercorrere le fasi salienti della sua vita. I primi trionfi musicali e il successo inarrestabile di Minuetto, scritta per lei da Franco Califano precedono tragedie, amori falliti, maldicenze e l’oblio… fino al ritorno con la sublime Almeno tu nell’Universo.

Io sono Mia recensione: il rapporto fra arte e vita

Quando si racconta la vita di un artista sembra scontato soffermarsi sulla genesi dei suoi capolavori. Piace a tutti vedere la scintilla che innesca la nascita di un’opera d’arte, che si tratti di una canzone come di un dipinto. I biopic tendono a sottolineare spesso il parallelo fra le creazioni e la vita del creatore perché è il modo più coerente di narrarne alti e bassi. Io sono Mia affronta la questione partendo, però, da un dato inedito: i brani più noti di questa artista non furono scritti da lei.

Io sono Mia recensione Mia Martini

La sceneggiatura di Monica Rametta sfrutta questo elemento per giocare con la contrapposizione tra la vita di Mia Martini e ciò che grandi autori percepivano di lei per tramutarlo in canzoni. Il testo di Padre Davvero, ad esempio, sconvolge Mia per la tremenda somiglianza con il suo reale rapporto con il genitore. L’incontro con Franco Califano e la sua analisi di come Mia percepiva l’amore porta alla nascita della bellissima Minuetto. L’artista canta ciò che gli autori vedono di lei e, così facendo, scopre di più di se stessa.

Il regista Riccardo Donna sceglie di raccontare la storia iniettando forti dosi di veridicità nella scenografia e nei costumi. Ricrea gli anni ’70 della musica italiana con la sicurezza di chi quell’epoca la conosce molto bene e gioca con le atmosfere per sottolineare il percorso esistenziale di Mia Martini. Notevole, da questo punto di vista, la sequenza introduttiva che vede la cantante inquadrata di spalle mentre percorre le strade di Sanremo. Mimì è riconoscibile per la caratteristica acconciatura mentre il taglio registico, volutamente, sfoca l’ambiente e mantiene in primo piano la sua figura. L’immagine di una donna chiusa in un cappotto e avvolta da una nebbia che la isola da un mondo che lei giudica crudele (a ragione) e del quale ha ancora paura.

Io sono Mia: Serena Rossi e l’ombra di Mimì

Se c’è un dettaglio che ha colpito tutti durante la conferenza stampa è stata l’evidente emozione di Serena Rossi. L’attrice napoletana, seduta accanto a Loredana Bertè, ha più volte sottolineato quanto Mia Martini sia inarrivabile e quanto il suo desiderio fosse quello di restituire anche il suo lato più divertente e allegro. Il suo primo provino per il ruolo è avvenuto nel 2015 e le riprese sono partite in una data simbolica, citata dalla stessa Rossi:

Abbiamo iniziato il 14 maggio, una data importante per Mimì [quella del suo ritrovamento a due giorni dalla morte, N.d.R.]. Noi abbiamo incominciato simbolicamente nello stesso giorno in cui lei aveva finito.

Io sono Mia recensione Mia MartiniSerena Rossi è apparsa da subito una scelta tanto scontata quanto vincente. Un’attrice in grado di passare dalla commedia al dramma e, soprattutto, dotata di una splendida voce avrebbe fatto la differenza in una produzione simile e così è stato. Ammirevole la sua dedizione al personaggio, riconoscibile nella cura con la quale ha rievocato gesti, sorrisi e atteggiamenti di Mia Martini. La sua recitazione, salvo pochi momenti forse eccessivamente melodrammatici, spicca per naturalezza e sicurezza dei propri mezzi. Il resto del cast funziona, dal bravo Pesce che tratteggia Califano senza parodiarlo alla simpatica Dajana Roncione che rievoca la scatenata irruenza di Loredana Bertè.

Ironicamente l’unica pecca nella performance della Rossi non è per demerito suo ma per una involontaria ingenuità del regista. Riccardo Donna sceglie, come capita frequentemente nei biopic, di chiudere la pellicola con immagini della vera Mia Martini durante la sua performance sanremese. Peccato che quei pochi, vibranti, secondi inneschino nel pubblico un confronto non necessario e non richiesto con l’interpretazione della brava Rossi. Pur essendo tutti consapevoli della inarrivabilità di Mimì metterla così nero su bianco non giova perché spezza l’incantesimo ed evidenzia un divario che non sentivamo il bisogno di vedere.

Io sono Mia recensione: la realtà e la fantasia

Il film vede l’apparizione di molti personaggi celebri che hanno incrociato il cammino di Mia Martini. Due figure di grande rilievo, però, hanno chiesto di non comparire per motivazioni personali. Se la mancata presenza di Renato Zero (anche se un personaggio sembra rievocarlo molto) non risulta eccessivamente fastidiosa la faccenda si fa seria con l’assenza di Ivano Fossati. Il grande cantautore, infatti, fu una figura chiave nella vita di Mimì, protagonista di una storia d’amore tanto intensa quanto problematica. Per sopperire a questa mancanza, la sceneggiatura crea una love story di finzione che rappresenta la difficoltà di Mia nei rapporti sentimentali.

L’attore e stand-up comedian Maurizio Lastrico interpreta Andrea, fotografo ambizioso e romantico. Attraverso la storia fra lui e la protagonista, il film narra un percorso amoroso che passa dalla gioia iniziale al distacco provocato anche dalle vicende personali dei due. In realtà, nonostante la bravura degli interpreti, questa love story non raggiunge mai livelli di vera drammaticità. Sembra una storia come molte altre, nata con mille aspettative e poi naufragata per altrettanti motivi. Questa storia è priva di quella intensità che, probabilmente, ha divorato la vera relazione fra Mia e Fossati ed è un peccato. Il rapporto doloroso della protagonista con gli uomini non emerge con la giusta importanza e risulta, semplicemente, una storia finita come tante.

Io sono Mia: al termine della recensione

Io sono Mia piacerà molto al pubblico Rai, ne siamo certi. Esattamente come Fabrizio De André: Principe Libero racconta una icona della musica cercando di renderla accessibile a tutti. Probabilmente i puristi non ameranno le semplificazioni, lo stile del prodotto e il fatto che sia stata utilizzata la vera voce di Serena Rossi. Ciò che colpisce, però, è il desiderio da parte di Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction, di portare su schermo una donna che, anche da parte della Tv di Stato, subì un osceno e incomprensibile ostracismo. Così, rivedere Mia attraverso l’intensità della Rossi, sembrerà per alcuni un gesto tardivo di espiazione ma per altri un tributo dovuto e necessario.

Io sono Mia recensione Mia Martini

Io sono Mia

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Intensa e matura performance di Serena Rossi in un ruolo rischiosissimo
  • Un approccio interessante all'universo della creatività nel rapporto fra interprete e autore

Lati negativi

  • Essendo una produzione Rai alcune caratteristiche stilistico/produttive non piaceranno a chi non segue questo genere di prodotto
  • L'impossibilità da parte della produzione di inserire alcuni personaggi importanti ha, in alcuni frangenti, depotenziato il prodotto finale

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1 commento

  • Francesca Leonardi ha detto:

    VERGOGNOSO PORTARE SULLO SCHERMO UNA PERSONA OFFESA ANCHE DALLA RAI IN PASSATO E RIOFFESA ORA.
    INFATTI SE LE SCUSE NON TOCCANO TUTTO IL VISSUTO DI UN’ ARTISTA, E’ PREFERIBILE NON SCUSARSI.
    COME CACCHIO SI FA A NON RACCONTARE DELL’ AMICIZIA CON RENATO ZERO CHE ANCHE SE NON E’ VOLUTO APPARIRE (inspiegabile) LO SI POTEVA RITRARRE ATTRAVERSO LA FIGURA DI TALE ANTHONY E IL RAPPORTO BURRASCOSO CHE HA AVUTO CON LOREDANA E CON IL PADRE E LA MADRE E LE ALTRE SORELLE, UNA POI L’ HA PURE ACCOLTA DOPO L’ INCIDENTE, DEL CUI STRASCICO NON SI NARRA.
    SE NO ALTRO IL PADRE E’ STATO DESCRITTO POCO PRIMA CHE LEI CANTASSI “Padre Davvero”, GIUSTO IN TEMPO PER IL TELESPETTATORE, DI ENTRARE NEL BRANO E FARSI EMOZIONARE A DOVERE.
    NON E’ CAPITATO PER QUANTO RIGUARDA FOSSATI SE NON SBUCANDO FUORI DAL TESTO DI “E non finisce mica il cielo” SENZA CITARE LA LORO STORIA, CHE AVREBBE FATTO EMOZIONARE MAGGIORMENE, AL MOMENTO DELLE VARIE ESIBIZIONI.
    PEGGIO HANNO FATTO NON PROPONENDO ALTRI BRANI NOTI, COME “Gli uomini non cambiano” “Donna” “Quante volte” “La nevicata del ’56” MA SOPRATTUTTO, TRONCANDO LA FICTION (cioè finzione) dopo il Sanremo 1989 come se la sua carriera poi, non avesse avuto ancora degli intoppi, fino alla conclusione tragica

    BUFFONISSSIMI !!!!!!!!!!!!!!!!!

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