L’esorcismo – Ultimo atto: la recensione del nuovo horror con Russell Crowe

Russell Crowe torna a interpretare un prete esorcista nel film di Joshua John Miller L'esorcismo - Ultimo atto: la nostra recensione

Un anno fa Russell Crowe portava sul grande schermo una curiosa versione di padre Gabriele Amorth nell’altrettanto “curioso” L’esorcista del papa di Julius Avery. Ora, evidentemente intrigato da quel tipo di ruolo, torna a interpretare un prete esorcista in L’esorcismo – Ultimo atto, nuovo horror scritto e diretto da Joshua John Miller al cinema dal 30 maggio con Eagle Pictures. Fun fact, Joshua John Miller è il figlio dell’attore Jason Miller, che nel cult del 1973 L’esorcista ha interpretato padre Damien Karras ottenendo una nomination agli Oscar. Miller parte da uno spunto davvero interessante e da una trovata metacinematografica sulla carta altrettanto valida che riflette sul ruolo e il mestiere d’attore. Perché qui Russell Crowe è sì un esorcista, ma per esigenze di scena e L’esorcismo – Ultimo atto si svolge in gran parte sul set nel quale si sta girando un horror sovrannaturale remake di un vecchio cult. Una frecciatina nemmeno troppo velata alla produzione contemporanea che spesso punta su sequel, prequel, remake, reboot e via discorrendo.

Curioso come Crowe si sia ritrovato, a poco più di un anno di distanza, a interpretare per una seconda volta il ruolo di un esorcista, in un altro horror dal manifesto intento intrattenitore. Ma se L’esorcista del papa – con cui, precisiamo, L’esorcismo – Ultimo atto non ha nulla a che fare (purtroppo, verrebbe quasi da dire) – riusciva in quell’intento pur con modi da so bad it’s so good, il film di Joshua John Miller inciampa vistosamente sulle ottime premesse e finisce a gambe all’aria affossandosi tra incertezze e uno sviluppo deludente. E stavolta nemmeno Russell Crowe, che ha talento e carisma da vendere, riesce a metterci una pezza.

l'esorcismo - ultimo atto recensione

Miramax

Indice:

La trama – L’esorcismo – Ultimo atto recensione

Anthony Tony Miller (Russell Crowe) è un attore caduto in disgrazia, che dopo aver perso la moglie malata di cancro ha affrontato un periodo di riabilitazione dall’abuso di alcol e sostanze. Sta provando a rimettersi in piedi e a recuperare il rapporto con la figlia Lee (Ryan Simpkins), appena espulsa da scuola, che non lo chiama papà ma che sembra ben disposta a dargli una chance. L’occasione di tornare in scena arriva con il ruolo di un prete esorcista nel remake di un cult horror, “ereditato” nel peggiore dei modi dopo la morte misteriosa e violenta del precedente protagonista. Sul set del film accadono inquietanti incidenti, gira voce che la produzione sia maledetta e giorno dopo giorno Tony inizia a comportarsi in maniera sempre più allarmante, precipitando in una vortice di follia che lo rende pericoloso perfino per sua figlia. Il dubbio che Tony sia nuovamente caduto nel baratro della dipendenza si fa forte ma padre Conor (David Hyde Pierce), il prete chiamato come consulente sul set, inizia a pensare che le ragioni di questi strani comportamenti abbiano ben altra causa. Tanto più che Tony ha un rapporto complicato con la Fede, dovuto a una serie di traumi adolescenziali.

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Un horror superficiale che non affonda mai il colpo – L’esorcismo – Ultimo atto recensione

L’esorcismo – Ultimo atto gioca bene le sue carte nelle fasi iniziali, impostando una riflessione interessante sul mestiere d’attore, sui turbamenti e le difficoltà che comporta il confronto con una parte emotivamente sfidante e complessa e preparando il terreno per un discorso metacinematografico intrigante. L’idea di un esorcismo su un set dove si gira un horror del filone esorcistico è accattivante e unita alla tematica della Fede legata a un personaggio dal passato torbido e traumatico avrebbe potuto portare a un film denso di spunti da esplorare. Senza contare che la componente tecnica del film è del tutto valida, specie nella resa fotografica degli ambienti del set dove si svolge l’azione. Peccato che le buone premesse vengano sprecate in uno sviluppo sommario, che abbandona presto la riflessione sulla Fede, sacrifica l’approfondimento dei personaggi e spreca lo spunto metacinematografico senza sapere fino in fondo quale direzione prendere. Poca tensione, poche le sequenze horror nonostante una veste estetica apprezzabile, scarso il coinvolgimento emotivo, sciatta la sceneggiatura che arranca proprio quando dovrebbe spingere il piede sull’acceleratore.

Il climax è al contrario e laddove dovrebbe esserci il culmine, L’esorcismo – Ultimo atto arranca senza fiato verso un finale deludente, al quale si arriva stanchi dopo aver visto sfilacciarsi ogni possibile trama. L’esorcismo – Ultimo atto non è un horror centrato sul tema della Fede, non ha il focus sul rapporto padre-figlia, sembra impostare una lettura metaforica ma le chiavi interpretative non portano a nulla e, per di più, fallisce sul fronte maledizione, senza prendersi la briga di dare un briciolo di dignità al demone che tormenta il set. Per non parlare dell’esorcismo finale, francamente imbarazzante. Gli attori ce la mettono tutta, da Ryan Simpkins a David Hyde Pierce, passando per Adam Goldberg, piuttosto convincente nel ruolo del regista. E nemmeno Russell Crowe può fare granché per salvare un film che non spaventa e nemmeno intrattiene, dando l’impressione di una performance poco ispirata e, ancor meno, convinta. Al so bad non fa seguito il so good e a differenza di L’esorcista del papa, L’esorcismo – Ultimo atto ha troppe poche frecce al suo arco anche solo per diventare un onesto b-movie. Al cinema da giovedì 30 maggio con Eagle Pictures (qui il trailer).

l'esorcismo - ultimo atto recensione

Miramax

 

L'esorcismo - Ultimo atto

Voto - 4

4

Lati positivi

  • Lo spunto iniziale è interessante e intrigante
  • La veste estetica e il comparto tecnico

Lati negativi

  • Uno script che arranca in maniera anticlimatica con uno sviluppo superficiale di storia e personaggi
  • Un horror deludente, che non affonda mail il colpo e che nemmeno Russell Crowe e il suo carisma naturale riescono a salvare

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