Ma cosa ci dice il cervello: recensione del film con Paola Cortellesi

Recensione del film Ma cosa ci dice il cervello, da poco in sala, diretto da Riccardo Milani e con Paola Cortellesi

Ma cosa ci dice il cervello nasce dalla già fruttuosa collaborazione tra il regista Riccardo Milani e Paola Cortellesi. I due, infatti, avevano lavorato insieme in Come un gatto in tangenziale, con ottimi risultati. Il successo del regista si deve al suo Benvenuto presidente, uscito nel 2013, con Claudio Bisio nei panni di uno sgangherato presidente della Repubblica. Dopo il deludente La befana vien di notte, uscito a dicembre dello scorso anno, tutti aspettavano la nuova prova della Cortellesi, che stavolta non lascia disattesi.

Il cast è variegato: volti notissimi della commedia come Stefano Fresi, Vinicio Marchioni, Ricky Memphis e Carla Signoris. Nota di merito per l’interpretazione di Paola Minaccioni, conosciuta soprattutto per la sua collaborazione con la trasmissione radiofonica Il Ruggito del Coniglio. L’intreccio è interessante, quasi innovativo per una commedia del genere, e sicuramente è un film adatto a tutte le età. I risultati al botteghino non sono tardati ad arrivare, com’è normale quando si presenta un film col binomio Fresi-Cortellesi. Entriamo nel dettaglio di Ma cosa ci dice il cervello con questa recensione.

Indice:

Ma cosa ci dice il cervello: recensione – Trama

Giovanna è una mamma impegnatissima per via del suo lavoro. A detta sua, la donna lavora al ministero come contabile e commercialista, ma a tutti la cosa suona strana. Giovanna è sempre assente, la figlia Martina non sembra prendere bene il fatto che la lasci sempre sola con la nonna o con il padre divorziato. Questo sembrerebbe il ritratto di una madre degenere, ma in realtà nasconde un segreto: è un’agente dei servizi segreti. Il suo vero lavoro la porta a nascondersi costantemente, mentre è sulle tracce di Bauer, un pericoloso terrorista.

La svolta nella vita di Giovanna coincide con una telefonata. Tamara, sua migliore amica al liceo, che è riuscita a rintracciarla tramite la madre, dal momento che Giovanna non ha social, le fa una proposta. L’amica ha intenzione di riunire i Fantastici 5: cinque amici che componevano la comitiva di cui le due facevano parte al liceo. La data è fissata e Giovanna non riesce a tirarsi indietro, pur titubante sulle prime. Durante questa cena i quattro amici descrivono le proprie occupazioni e i problemi che alcuni individui creano loro. La missione di Giovanna diventa aiutare, con i propri mezzi segreti, i suoi amici.

Così, tra trovate esilaranti e geniali, le avventure della nostra novella Robin Hood non passano inosservate ai servizi per cui lavora. Giovanna viene invitata a prendersi una pausa dal lavoro, durante la quale decide di organizzare un viaggio con i suoi amici per rivivere i loro cento giorni. In questo viaggio, però, non tutto sarà tranquillo come aveva sperato.

Ma cosa ci dice il cervello recensione

Ma cosa ci dice il cervello – Recensione

Paola Cortellesi si dimostra di nuovo una delle migliori attrici italiane contemporanee, con un film che ha dell’innovativo. La trama esula dal quotidiano, che è il soggetto principale della commedia italiana, ad oggi. Non molti sanno quali siano le attività dei servizi segreti, e questo conferisce grande libertà agli sceneggiatori. L’atmosfera creata ricorda in gran parte Johnny English, nonostante Giovanna non sia goffa e anti-eroica come il suo collega. Tutti gli attori sono in gran forma, sebbene interpretino solo ruoli di contorno a quello principale. L’insieme è molto gradevole e leggero, adatto a tutti i tipi di pubblico.

Il film non si prende mai troppo sul serio, in modo positivo: neppure quando si dà la caccia a Bauer l’atmosfera diventa eccessivamente thriller. Se vogliamo trovare una pecca dobbiamo analizzare il film dal punto di vista del ritmo: inizialmente sembra che Giovanna non abbia tempo neppure per respirare a causa delle indagini, ma quando entrano in gioco i suoi amici tutto si sposta su di loro. Ovviamente questo serve per riportare la commedia con i piedi per terra: non stiamo guardando un poliziesco. La differenza di ritmo però lascia un po’ di amaro in bocca: i tempi si dilatano eccessivamente, e Bauer scompare per un pezzo, nonostante sembrasse sul punto di compiere una strage.

Parlavamo degli attori secondari. Paola Minaccioni ci regala un personaggio memorabile, che fa ridere anche stando in silenzio. Buona prova anche per Ricky Memphis e Carla Signoris. Forse sarebbe stato meglio dare più spazio a Stefano Fresi, che non sfigura ma, visto il suo talento in film di questo tipo, avrebbe potuto aggiungere un tocco di classe. Resta comunque divertentissima la scena in cui il personaggio di Fresi fa il suo ingresso nella storia.

Ma cosa ci dice il cervello: recensione – Aspetti tecnici

Ambito difficile da analizzare per questo film, come per qualsiasi commedia italiana contemporanea. Siamo lontani dai tempi in cui Ettore Scola ci deliziava con i suoi piani sequenza in Brutti, sporchi e cattivi. La regia non osa più in questi film, si va sul sicuro, tenendo ben presente che al pubblico interessa passare un paio d’ore divertendosi. Molto interessante la scelta dei luoghi e la costruzione dei set, in particolare quello del quartier generale dei servizi segreti. La fotografia nelle scene in Marocco merita una nota di merito: belle le luci e credibile l’ambiente, che non vuole sembrare patinato, per mantenere un aspetto comico.

Quello che rende la prestazione della Cortellesi veramente buona, oltre al suo innegabile talento, è il trucco. Ognuna delle trasformazioni di Giovanna è accompagnata da un cambiamento nel trucco e nei vestiti che la rendono irriconoscibile di primo acchito, soprattutto nella scena del bar. In generale la caratterizzazione dei personaggi è scritta con grande precisione, e tutti tendono a criticare in qualche modo la società odierna, senza forzare troppo la mano. Dalla coppia divorziata ai genitori che credono più a internet che a un vero medico, molti aspetti vengono affrontati con ironia, senza puntare il dito contro nessuno.

Il montaggio, come ogni aspetto del film, è abbastanza lineare, non rende difficile la visione né la qualifica in maniera indimenticabile. Tutto ruota attorno a Giovanna, che si rivela personaggio dalle molte sfaccettature, ma non riesce a staccarsi dal suo ruolo principale, neanche quando ci prova. Questo fa sì che un buon 85% delle inquadrature sia della Cortellesi, che non è male, ma con un cast così ci si poteva gestire diversamente.

Ma cosa ci dice il cervello – Un nuovo tipo di commedia

La prima cosa che ci viene in mente approcciando anche solo alla trama di questo film è: “una commedia che parla di spionaggio?“. La reazione è normale, soprattutto se si pensa che, come detto prima, oggi la commedia è incentrata sul quotidiano, senza però riuscire ad ottenere i grandi successi del passato. Mancano i grandi registi di commedie all’italiana, e allora si cerca di sopperire tramite la scrittura di storie accattivanti. Un esempio è la trilogia che ci  ha regalato probabilmente la migliore commedia italiana degli ultimi tempi: Smetto quando voglio, che di quotidiano parla solo a margine.

Questo film cerca di uscire dai ranghi del quotidiano, ma poi viene drasticamente risucchiato al loro interno all’inizio del secondo atto. Il gruppo di amici trasforma la vita di Giovanna, e cambia anche la storia di una commedia, fino a quel momento, incentrata sull’inseguimento di un terrorista. Il quotidiano già era presente nell’intreccio, nella figura di Martina, figlia di Giovanna, ma da quel momento diventa parte centrale della vicenda. Ci si dimentica di Bauer; l’attenzione vira sui problemi degli amici da risolvere, regalandoci un film che sembra a episodi.

Come detto, questo divario segna una frattura nel ritmo del film, ma anche nell’intento di regalarci un ulteriore mattone in questa nuova commedia all’italiana che va formandosi. I tentativi di inserire argomenti non quotidiani nella commedia non si limitano a Smetto quando voglio e, purtroppo, non sono tutti a quel livello. La befana vien di notte è un tentativo decisamente fallimentare di inserire le fiabe nella commedia. I moschettieri del re: la penultima missione è un  altro esempio, discreto, che sul finale però si dimostra estremamente carente nella fuga dal nostro oggi.

Ma cosa ci dice il cervello: recensione – Conclusioni

Nel complesso un’opera riuscita nel suo intento, ma probabilmente meno convincente di Come un gatto in tangenziale. Non del tutto innovativa, ma sicuramente ben realizzata, con una Paola Cortellesi in grado di tenere la scena da sola. Peccato per Stefano Fresi, ma la scena era tutta per lei. La speranza di vedere nomi italiani dietro a film sempre più lontani dall’immagine di commedia a cui siamo stati abituati negli ultimi anni continua a crescere. Non è un film impegnato, di quelli che meritano premi o ovazioni dalla critica internazionale, ma è sicuramente un buon film, con qualche scena veramente esilarante.

Probabilmente l’aspetto corale è quello che manca di più. Si ha l’impressione di essere ad un concerto di una band composta da grandi nomi, ma di assistere ad un continuo a solo del sassofonista (strumento scelto non a caso). Di sicuro qualche risata ve la farete, anche più di qualcuna, e non è mai un male. Non è un film moralistico, e forse un po’ più di accenti sulle scene giuste non sarebbero guastati. La linea della leggerezza non si interrompe mai, ma l’impressione è che fosse proprio il fine del film: leggerezza sopra ogni cosa… anche sul terrorismo.

Ma cosa ci dice il cervello

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Intreccio innovativo e interessante
  • Buona prova di Paola Cortellesi

Lati negativi

  • Troppa differenza di ritmo tra prima e seconda parte
  • Cast buono, poco sfruttato

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