Made in Abyss 2, la recensione: l’abisso del non ritorno

Si è conclusa su Prime Video la seconda stagione dell'anime Made in Abyss. Riko, Reg e Nanachi continuano la loro incredibile avventura nel profondo dell'Abisso.

Made in Abyss fa parte di quella nuova generazione di anime che negli ultimi tempi hanno fatto grande presa sul pubblico. Ne sono un esempio opere come Jujutsu Kaisen, Tokyo Revengers, fino ad arrivare ai più celebri Demon Slayer e Attack on Titan. La prima stagione dell’anime, tratta dal manga di Akihito Tsukushi, è uscita in Giappone nel luglio 2017. In Italia viene distribuita nel 2021 su VVVID e Prime Video. La seconda stagione, dal titolo Made in Abyss 2 – La città dorata del sole ardente, di cui vi proponiamo la nostra recensione, è arrivata sulla piattaforma di Amazon quest’estate con un episodio a settimana e si è conclusa pochi giorni fa in modo spettacolare.

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Made in Abyss. Kinema Citrus

Proseguendo il viaggio, le avventure di Riko, Reg e Nanachi prendono una piega inaspettata. L’esplorazione dell’Abisso, che prima si tingeva di toni avventurosi e mistery, si è trasformata in qualcosa di diverso. Il male e la violenza vengono rappresentati con crudezza e realismo, mentre gli esploratori sfidano la sorte provocando effetti tragici. A cosa possono arrivare gli esseri umani per soddisfare la loro ambizione? Made in Abyss più che mai in questa seconda stagione si confronta con questo interrogativo. Made in Abyss 2 – La città dorata del sole ardente (qui il trailer) si trova su Prime Video, per ora senza doppiaggio italiano.

Indice:

Dentro all’abisso

La storia di Made in Abyss ruota intorno all’Abisso, una gigantesca cavità che si spinge fin nel profondo della Terra, attorno alla quale gli uomini hanno costruito una città. Qui innumerevoli outsider e avventurieri hanno preso dimora con lo scopo di esplorare questo luogo leggendario e recuperare i tesori sepolti al suo interno. L’abisso, ci viene spiegato subito, è un luogo pericoloso: una maledizione accompagna chi lo attraversa. Scendere non crea problemi, ma risalire è difficile: a seconda dello strato in cui ci si trova (sono sei in totale), si hanno varie complicazioni. 

Fare ritorno dall’esplorazione dell’abisso è problematico. Più si scende in profondità e più il ritorno influisce gravemente sulla propria salute. Dal primo strato, leggere vertigini; dal secondo strato, conati di vomito, emicranie e formicolio agli arti; dal quarto strato dolori lancinanti in tutto il corpo ed emorragie; dal sesto strato perdita della propria umanità oppure morte. Nessun esploratore in quanto essere umano può sfuggire a questo strano fenomeno. È chiamata la maledizione dell’abisso.

La maledizione dell’abisso ha un ruolo centrale nella storia. Se nella prima stagione vediamo i suoi effetti nei primi strati, nella seconda, quando i protagonisti arrivano al sesto, cominciamo a vedere qualcosa di sconvolgente. La cosiddetta “perdita di umanità” infatti avviene quando arrivati in fondo all’abisso si cerca di risalire. Il corpo comincia a subire delle mutazioni e le vittime si trasformano in “residui“, perdendo coscienza di sé e trasformandosi in esseri deformi.

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Made in Abyss. Kinema Citrus

Ambire all’eternità

Se scendere nell’Abisso è così pericoloso, perché gli esploratori corrono un tale rischio? La promessa di tesori e ricchezze non sarebbe un motivo sufficiente, dato che chi scende nell’oscura cavità non fa più ritorno. No, la motivazione è qualcosa di più profondo e impalpabile e viene presto indicata dallo stesso autore: ovvero l’ambizione. 

L’ambizione, più potente del veleno e più profonda della malattia, rapisce gli uomini. Una volta attecchita non vi è scampo, proprio come una maledizione, e porta tutti gli avventurieri ad avanzare, gettandosi a capofitto.

Ambizione e per estensione il desiderio di grandezza, libertà ed eternità sono quindi i tesori che aspettano gli esploratori nel fondo nell’abisso. La domanda è se tutto questo alla fine sia visto come positivo o negativo: chi va nell’abisso è consumato dal proprio ego, oppure animato da intenzioni genuine di curiosità e scoperta? Quello che è chiaro, e lo capiamo soprattutto guardando questo secondo arco della storia, è che spesso chi parte per il viaggio non ha scelta. Come già Mitty e Nanachi nella loro commovente backstory, anche i viaggiatori fondatori della città dorata erano scagliati sul fondo dell’abisso perché emarginati da una società violenta e prevaricatrice. Messi all’angolo, rifiutati da tutti e disprezzati, ormai senza più niente che una flebile speranza, partivano sapendo già che probabilmente non faranno più ritorno. Non a caso davano a loro stessi il nome di “Squadra suicida”.

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Made in Abyss. Kinema Citrus

La città dorata del sole ardente

Arrivati quindi alle porte del sesto strato, i nostri protagonisti si trovano di fronte alla città dei residui, la “città dorata”. L’impatto con questa nuova realtà li porrà di fronte a nuove sfide e ostacoli, a cui dovranno opporsi utilizzando tutto il loro coraggio e forza d’animo. Lo spettatore, d’altro canto, viene posto di fronte a un dedalo di simbologie e riferimenti filosofici non proprio accessibili in modo immediato, ma che colpiscono per profondità e  ricchezza di contenuti. La società dei residui infatti si basa sul concetto di “valore” della carne, un’idea difficile da comprendere a parole e quantomeno repellente nella sua applicazione effettiva. Hanno infatti “valore” parti del corpo umano come braccia e gambe, che vengono usati come moneta di scambio tra gli abitanti della città. Ma “valore” è anche l’Haku, il valore massimo raggiungibile, che può essere inteso come il più grande desiderio o la ragione di vita di una persona. Questo nuovo elemento renderà le interazioni tra i personaggi imprevedibili e interessanti. Riko, Reg e soprattutto Nanachi si porranno la domanda, spontaneamente o costretti dalle circostanze: “Qual’è il mio Haku? Qual’è il mio più grande desiderio?”. Le risposte, anche in questo caso, non mancheranno (e saranno stupefacenti).

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Made in Abyss. Kinema Citrus

Avviandoci verso la conclusione, è da citare sicuramente Faputa, forse il personaggio più interessante della nuova stagione. Faputa, soprannominata “l’incarnazione del valore”, rappresenta il risultato di un mondo creato dalla violenza e la depravazione. La sua rabbia primordiale verso gli abitanti della città assomiglia alla furia di una divinità. E come dargli torto! A questo proposito, ciò che è stato creato con il sangue, in Made in Abyss finisce nel sangue, e le scene di lotta con Faputa sono semplicemente spettacolari. Per concludere, al netto di una complessità iniziale che può spaesare, questa seconda stagione ha molte ragioni per essere vista. Se si è in cerca di una storia che colpisca il cervello e lo stomaco, e che lasci il segno, Made in Abyss 2 non deluderà certamente le aspettative, confermandosi come uno dei prodotti più interessanti nel folto panorama anime di quest’anno. Consigliato.

 

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Made in Abyss 2

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Gli episodi trattano temi maturi come la violenza, il male e l'ambizione umana
  • La regia regala sequenze spettacolari e memorabili, soprattutto quelle con Faputa

Lati negativi

  • Il tono del racconto a volte è crudo e difficile da digerire

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