I migliori anime da vedere secondo FilmPost

Alla scoperta dei migliori anime e film d'animazione giapponese degli ultimi decenni

È da anni che l’animazione giapponese ha conquistato i palinsesti televisivi e le sale italiane, catturando anche l’attenzione di chi non si era mai approcciato a quel mondo o che ritenesse il mondo degli anime “roba per bambini”. Il primo a dimostrare che gli anime sono più che cartoni animati rivolti ad un target infantile è stato MTV che, dal 1999 al 2010, ha instaurato un appuntamento settimanale chiamato Anime Night.
L’intento alla base era quello di portare opere più complesse, mature e dai contenuti forti senza censure applicate invece da altre emittenti. In quegli undici anni MTV ha fatto conoscere al pubblico serie come Cowboy Bebop, Neon Genesis Evangelion, Slam Dunk, Fullmetal Alchemist e molti altri.

Impossibile non nominare lo Studio Ghibli che dal 1985 è un’istituzione dell’animazione grazie al suo stile visivo unico, alle strutture narrative fortemente influenzate dalla cinematografia nipponica e alle iconiche protagoniste femminili.
Negli ultimi anni c’è una nuova ondata che ha conquistato ancora più persone. Il merito è principalmente attribuibile a L’attacco dei giganti che ha formato una nuova generazione di pubblico, affezionati a serie di punta come Tokyo Revengers, Demon Slayer e Jujutsu Kaisen.
Non poteva quindi mancare su FilmPost.it una lista di anime e film d’animazione giapponese da vedere. L’articolo è in continuo aggiornamento, fra film e serie tv, per tenere traccia delle ultime uscite consigliate, ma anche per segnalare le opere migliori.

Indice

Anime dal 2010 al 2022

L’attacco dei giganti (2013 – in corso)

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Dal suo esordio, L’attacco dei giganti ha ricevuto un entusiasmo unanime. I motivi sono molti, ma principalmente la bellezza di questo anime risiede dell’intricata e fitta trama che, episodio dopo episodio, dà sia spiegazioni e crea nuove domande ed intrecci.
L’idea di base è già intrigante: l’umanità come la conosciamo non esiste più da cento anni; in quella data infatti sono arrivati i giganti affamati di esseri umani che hanno decimato la popolazione. Solo poche persone sono riuscite a fuggire al genocidio, nascondendosi all’interno di alte mura in cui vige una severa gerarchia e un corpo militare suddiviso in tre gruppi.

Il più importante e quello su cui si concentra la narrazione è il corpo di ricerca che ha l’arduo compito di studiare i giganti. L’apparente pace svanisce quando compare un gigante anomalo, più alto delle mura di protezione, che crea una breccia in cui i giganti si infilano riportando l’antico terrore. La storia ideata da Hajime Isayama diventa ben presto più complessa di quello che sembra, con protagonisti caratterizzati alla perfezione che non sempre seguono un arco di crescita, anzi il pubblico li accompagna verso una discesa morale ineluttabile.

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L’attacco dei giganti. Wit Studios, Production I.G., MAPPA.

Demon Slayer (2019 – in corso)

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Nei primi decenni del 900, tra le vie del Giappone si nascondo dei demoni che terrorizzano la città quando il sole tramonta. Per molti sono solo leggende, alcuni nemmeno li hanno mai sentiti nominare. È il caso di Tanjiro Kamado, il primogenito di una numerosa famiglia che, un giorno, dopo essere stato tutto il giorno a vendere carbone nel villaggio sotto le montagne in cui abita, trova la famiglia uccisa in modo brutale. L’unica sopravvissuta è la sorella minore Nezuko che però è stata trasformata in un demone. È così che scoprono un mondo di cui non avevano conoscenza, e Tanjiro tenta in tutti i modi di trovare un modo per far tornare Nezuko umana.

Se solitamente è il manga di riferimento che viene lodato maggiormente, per Demon Slayer è l’anime ad aver convinto maggiormente. Ad essere apprezzato da critica e pubblico è l’utilizzo del genere shōnen e gli elementi classici della tradizione letteraria giapponese: dagli spadaccini ai demoni, dal buddhismo ai richiami del teatro nipponico. 
A fare da collante tra il mondo dei demoni e quello dei pilastri, c’è Tanjiro, il protagonista ideale per uno shōnen contemporaneo. Ad avere un ruolo centrale sono però le animazioni curate nei minimi dettagli e l’utilizzo di tecniche differenti che rendono ogni minuto di visione imperdibile.

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Demon Slayer. Ufotable.

Tokyo Revengers (2021 – in corso)

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Siamo nuovamente di fronte ad un successo che prima si è espanso in Giappone, per poi diventare mondiale. Ad essere affascinante è la miscela tra un unico elemento fantascientifico e una storia di formazione che si sviluppa all’interno di una gang giovanile.
Takemichi ha 26 anni, lavora in un videonoleggio e vive in un piccolo e disordinato appartamento. Ha una vita monotona e non ha nessuno sbocco futuro, che esso sia lavorativo o sentimentale. Anzi, ha avuto una sola ragazza ai tempi delle medie di cui si è scordato l’esistenza, finché non scopre che è morta, coinvolta in uno scontro tra bande. In seguito ad un incidente, Takemichi viaggia nel tempo fino a ritrovarsi ai tempi delle scuole medie.

Il suo obiettivo è uno solo: gli eventi che hanno portato alla morte della sua ex ragazza hanno avuto inizio proprio nella banda di cui faceva parte, ed è intenzionato a modificare gli eventi. 
In Tokyo Revengers c’è tutto: da diverse linee temporali che si intrecciano, ad una storia di formazione che coinvolge un giovane adulto che ha la possibilità di rivivere l’adolescenza. Ad unire questi due elementi ci sono molteplici scene d’azione e di violenza commesse, in fin dei conti, da ragazzi appena adolescenti.

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Tokyo Revengers. Liden Films.

Demon Slayer – Il treno Mugen (2020)

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Dopo la prima stagione dell’omonimo anime, è uscito il film Demon Slayer – Il treno Mugen che richiama direttamente gli eventi appena conclusi della serie e funge da collante per la seconda stagione. L’arco del treno introduce uno dei personaggi più amati dai fan: Kyojuro Rengoku, il pilastro delle fiamme. Mentore sopra le righe, estroverso e con un forte senso di giustizia, ruba la scena ai tre protagonisti che per la prima volta vengono affiancati da una guida e quello che sembra poter vestire i panni del maestro con estrema naturalezza.

In patria il film è diventato rapidamente campione d’incassi, garantendosi il record di film d’animazione con il box office più importante in patria prendendo il posto de La città incantata di Hayao Miyazaki che deteneva il titolo da ben 19 anni. Il film di Demon Slayer mantiene tutte le peculiarità che lo hanno reso famoso: personaggi ben caratterizzati e diversificati, una storia avvincente e un’animazione superiore a molte altri prodotti similari.

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Demon Slayer – Il treno Mugen. Ufotable.

Jujutsu Kaisen (2020 – in corso)

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Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un anime che miscela sapientemente elementi differenti tra loro: peculiarità più horror come maledizioni reincarnate e una classica struttura shōnen.
La storia ha inizio quando il giovane studente Itadori si ritrova ad affrontare delle maledizioni che hanno preso possesso della scuola e stanno facendo del male ai suoi compagni del club dell’occulto che hanno, per puro caso, ritrovato un vecchio e inquietante cimelio nel cortile della scuola. Quella sera, infatti, i due compagni di scuola di Itadori si sono riuniti per togliere le bende a quello che si scopre essere un dito rossiccio e molto più grande del normale. Dito che, come Itadori apprenderà poco dopo, appartiene ad una maledizione molto potente chiamata Sukuna.

Durante la battaglia iniziale, Itadori mangia imprudentemente il dito, diventando l’ospite di Sukuna, ma riuscendo miracolosamente a contenerlo. Come dicevamo, la struttura di base è quella di uno shōnen tra i più classici. Ad essere notevole è la gestione del grande cast di personaggi, perfettamente caratterizzato e le cui dinamiche tra loro funzionano fluidamente. Una nota di merito va ai personaggi femminili: non stereotipati, con un ruolo attivo alla pari di quelli maschili. Una peculiarità non nuova, ma rara nel mondo degli anime.

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Jujutsu Kaisen. MAPPA.

Banana Fish (2018)

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Dopo L’attacco dei giganti e Jujutsu Kaisen, sviluppati entrambi dallo stesso studio d’animazione, Banana Fish è un altro gioiellino firmato Mappa che merita di essere visto. Ambientato in America, fin dai primi minuti l’anime si basa su un mistero da risolvere: capire cosa sia questa Banana Fish. I protagonisti sono Ash Lynx, un giovane ragazzo cresciuto da un capo della mafia, e Eiji Okumura, uno studente universitario giapponese che si è trasferito in America per fare da assistente reporter. 

Entrambi i protagonisti hanno un passato torbido che li trascina in una voragine senza via d’uscita. Ash ha un passato di abusi che lo ha portato ad essere un ragazzo problematico e violento, che cerca conforto in Eiji. Quest’ultimo ha episodi depressivi iniziati a seguito da un incidente che gli ha stroncato la carriera di atleta. La loro storia è drammatica e cruda nel mettere in luce quanto sia sottile la linea che separa la gioia dal dolore.

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Banana Fish. MAPPA.

La forma della voce (2016)

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La forma della voce è l’adattamento anime dell’omonimo manga di Yoshitoki Ōima. Le tematiche trattate sono quelle del bullismo, della solitudine e dall’alienazione, ma raccontate attraverso uno sguardo poco sfruttato: quello del carnefice. 
Il protagonista è infatti Shoya Ishida, che durante gli anni scolastici era un bullo della peggior specie. Ad entrare nel suo mirino è stata Shōko Nishimiya, una bambina sorda. La condizione di Nishimiya ha scatenato reazioni violente non solo da parte di Ishida, ma da tutta la classe che, una volta scoperta ha addossato la colpa solamente al ragazzo.

In La forma della voce c’è la volontà di scoprire i meccanismi che sono alla base del bullismo e della violenza scatenati quando una persona si ritrova di fronte a qualcuno di così diverso da lui. E, soprattutto, viene posto un quesito: c’è una possibilità di redenzione? Il film sviluppa la sua emotività grazie all’utilizzo di una lentezza voluta quanto necessaria, che scava nell’animo dei personaggi per spingere il pubblico a confrontarsi, a interrogarsi su come trattiamo le persone che ci circondano.

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La forma della voce. Kyoto Animation.

Death Parade (2015)

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Si resta tra gli anime più torbidi, quelli che creano un voluto e profondo dialogo con lo spettatore e con la sua moralità. Se cercate una serie non scontata che vi lasci con il fiato sospeso, Death Parade è quello che fa per voi. Gli appena dodici episodi che compongono l’anime sono ambientati in una specie di limbo arredato come un sofisticato bar. Quando due persone muoiono nello stesso istante, vengono inviate al barista Decim, che attraverso dei giochi mortali decreta chi merita di reincarnarsi e chi no. I personaggi si ritrovano a gareggiare uno contro l’altro, credendo che il premio finale sia la propria sopravvivenza.

Quando le persone varcano la soglia dell’ascensore con cui sono arrivate, non hanno idea di essere morte né si ricordano chi sono. L’aspetto più interessante è proprio questo: nel corso della puntata il loro passato viene a galla e ci si ritrova ad esprimere un giudizio su di loro. Un giudizio che nasce fin da subito e che, spesso, viene ribaltato a seguito degli eventi che li vedono protagonisti. Death Parade gioca su tutta la scala dei grigi: la vita di una persona non è solo bianca o nera, ma il suo vero animo emerge quando crede di dover lottare per la propria vita.

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Death Parade. Madhouse.

Fullmetal Alchemist: Brotherhood (2006-2011)

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In un’ambientazione che fonde l’Europa di inizio Novecento con elementi magici, in questo caso l’alchimia, due giovani fratelli, Alphonse ed Edward Elric, sono distrutti dalla morte della loro madre. Un dolore che li spinge ad infrangere uno dei più grandi tabù dell’alchimia: la trasmutazione umana. L’esperimento non va a buon fine: Alphonse perde l’intero corpo, ma la sua anima trova rifugio in un’armatura vuota grazie all’abilità di Edward che, però, perde la gamba sinistra e il braccio destro. Inarrestabili anche di fronte al fallimento, i due decidono di intraprendere un viaggio per trovare le Pietre Filosofali per resuscitare la loro madre.

Un viaggio, il loro, travagliato e sofferto costruito su sogni e speranze e alcune volte distrutto da fallimenti. Un percorso interiore che porterà i due protagonisti non solo alla ricerca della redenzione e dell’elaborazione del lutto, ma anche in una via più pratica: quella dell’apprendistato come alchimisti. 
I due si scontrano con il proprio passato, con i segreti che la città tenta di nascondere e dal governo dalla moralità ambigua. Fullmetal Alchemist: Brotherhood crea un immaginario nuovo e immediatamente riconoscibile, in cui le tematiche affrontate vengono enfatizzate piuttosto che trattate con superficialità.

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Fullmetal Alchemist: Brotherhood. Bones.

Anime dal 2000 al 2010

Nana (2006-2007)

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Nana è un altro anime che MTV ha fatto scoprire a centinaia di spettatori, alcuni dei quali probabilmente non si sarebbero mai approcciati ad uno shōjo. Ma Nana cattura anche se non si è fan dei drammi sentimentali, grazie soprattutto alla storia d’amicizia duratura e travagliata tra le due protagoniste. Il loro rapporto è il vero fulcro dell’anime, attorno al quale vengono costruite le identità delle due omonime ragazze, i loro amori, le loro paure, il loro futuro.
Le due si incontrano per caso e, forse, guidate dal destino: si incontrano nel treno diretto a Tokyo e si trovano nuovamente nel medesimo appartamento che vogliono affittare. La decisione di andare a vivere assieme anche se non si conoscono è immediata. 

Le due sono agli antipodi: una vuole diventare una famosa rockstar assieme alla sua band, l’altra si è trasferita a Tokyo per raggiungere il suo ragazzo che non la rispetta né la ama. Le loro vite si uniscono inevitabilmente, condividendo le gioie e i dolori tipici di quell’età. Nana è un racconto di formazione tutto al femminile, drammatico quanto divertente, profondo quanto leggero.

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Nana. Madhouse.

Paprika (2006)

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Film del 2006 diretto da Satoshi Kon e tratto dal romanzo di Yasutaka Tsutsui è stato presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nello stesso anno. Un film onirico, pieno: dalla scenografia fino al simbolismo e ai significati. Un vero pilastro della fantascienza che condivide con Inception di Christopher Nolan l’abilità nel costruire il mondo dei sogni e la loro capacità terapeutica. 
In un futuro prossimo lo scienziato Tokita inventa la DC-Mini, un dispositivo che è in grado di entrare nei sogni e di dirigerli a scopo curativo. Questo finché una di loro non finisce nelle mani sbagliate.

L’adattamento anime ricalca gli studi di Freud sull’inconscio e sul significato dei sogni: durante il sogno la coscienza cede il posto all’Es, dominato da impulsi principalmente distruttivi e sessuali che ignorano la morale. La confusione e la vulnerabilità coinvolgo i protagonisti, prima tra tutti Paprika e il detective; quest’ultimo che soffre ancora per la mancata elaborazione di un lutto. Paprika è un film con molteplici visioni e strati di significato, esattamente come lo è la mente umana in cui i DC-Mini cercano di scoprire e, soprattutto, curare.

Paprika

Paprika. Sony Pictures Classics.

Death Note (2003-2006)

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Capostipite dei primi anni 2000, Death Note è tra gli anime che più hanno reso imperdibile l’appuntamento Anime Night su MTV. Un dramma psicologico che tiene incollati davanti allo schermo e, anche se ha i suoi difetti, la storia è talmente avvincente che questi passano in secondo piano.
Come per altri anime, come abbiamo visto, il punto di partenza è semplice e d’impatto. Se un ragazzo che ha tutto trovasse un quaderno della morte, quali sarebbe le conseguenze? È quello che succede a Light Yagami, un giovane brillante con la nomina di studente migliore del Giappone.

Ha davanti a sé un futuro radioso, può contare sull’appoggio e l’amore dei suoi familiari e la serenità che solo gli agi di una vita tranquilla possono regalare. Tutto cambia quando trova un quaderno della morte, lanciato da un annoiato Dio della morte. Il funzionamento è semplice: basta scrivere il nome di una persona su quelle pagine, e lo sfortunato morirà. Inizia così un gioco psicologico tra Light e L, il detective che cerca di catturarlo. Death Note è la discesa agli inferi di Light, un ragazzo che ha tutto ma che crede che la società sia fallace, nutrita da ingiustizie e corruzione a cui solo lui può porre rimedio.

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Death Note. Madhouse.

Il castello errante di Howl (2004)

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Parlare di animazione nipponica, stilare una lista di consigli su cosa guardare e non mettere i capolavori dello Studio Ghibli sarebbe un’eresia. Il castello errante di Howl è sicuramente uno dei film più conosciuti ed apprezzati diretto e scritto da Hayao Miyazaki, che racchiude tutte le peculiarità che hanno reso lo Studio Ghibli così riconoscibile ed apprezzato da critici e pubblico: una protagonista forte, carismatica e lontana da stereotipi o sessualizzazione di alcun tipo, un’ambientazione di stampo europeo di inizio ‘900, tratti tipici del realismo magico e un conflitto militare combattuto grazie all’uso di mezzi volanti.

Non è semplice dipingere una trama dei film di Miyazaki, così pieni di personaggi, intrecci e situazioni surreali. I protagonisti sono Sophie, una ragazza di 18 anni che gestisce un negozio di cappelli, che viene trasformata in un’anziana signora da una strega, che vuole il cuore di Howl per sé. Ad affiancare Sophie nella sua avventura ci sono proprio Howl, uno spaventapasseri, e fiamme parlanti in quello che è uno dei film più poetici e incantevoli dello Studio Ghibli.

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Il castello errante di Howl. Studio Ghibli.

La città incantata (2001)

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La città incantata è uno dei capolavori dello Studio Ghibli che è stato acclamato dalla critica tanto da essere ritenuto uno dei film migliori del primo decennio degli anni 2000.
Come di consueto quando si parla dei film firmati dallo Studio Ghibli, anche in questo caso la protagonista è una ragazza alle prese con un cambiamento: Chihiro sta traslocando assieme ai suoi genitori, quando il padre imbocca la strada sbagliata e si ritrovano in quello che il padre di Chihiro crede sia un parco giochi abbandonato. Una volta arrivati si ritrovano davanti uno stand allestito con un ricco buffet in cui i genitori si fermano per mangiare.

Chihiro non ha nessuna intenzione di fermarsi, continua ad esplorare quando si imbatte in un ragazzo che le intima di andarsene. Quando Chihiro torna dai suoi genitori li trova trasformati in maiali. Questo è solo il primo degli avvenimenti strani che le accadono. La città incantata è stato spesso paragonato a racconti occidentali dove la realtà e un mondo magico, altro, si fondono ed è la protagonista femminile ad avere la responsabilità di riportare l’equilibrio tra i due mondi. Un passaggio che funge anche da rito di iniziazione per Chihiro, più che ad un vero e proprio racconto di formazione. 

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La città incantata. Studio Ghibli.

Metropolis (2001)

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Come suggerisce il titolo dell’anime, questo film del 2011 di Rintaro si ispira ad uno delle più grandi e famose opere cinematografiche di tutti i tempi: Metropolis di Frintz Lang.
Le vicende sono ambientate a Metropolis, una città dai tratti futuristici dove troneggia un magnate assetato di potere che, grazie ai suoi mezzi, costruisce un robot con le fattezze della figlia morta. L’obiettivo principale è quello di farle acquisire sempre più potere fino a farle governare il mondo. A scoprire e cercare di fermare i suoi intenti sono il detective Shunsaku Ban e suo nipote e un androide inconsapevole di nome Tima.

Oltre ai palesi richiami al film di Lang, un altro riferimento che salta all’occhio è quello a Blade Runner. Sia grazie alla presenza di droidi più o meno consapevoli della loro natura, sia per via dell’aspetto puramente estetico dell’opera. Metropolis ha un forte potere visivo quanto visionario, un potere che ha avuto un forte impatto sull’animazione, specialmente quella di genere. Il suo contributo alla fantascienza è innegabile nel modo in cui affronta il ruolo della scienza nell’evoluzione umana e l’uso della tecnologia nelle macchinazioni politiche.

Metropolis

Metropolis. Madhouse.

Anime dal 1980 al 2000

Cowboy Bebop (1998 – 1999)

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A distanza di più di vent’anni, Cowboy Bebop – anime diretto da Shin’ichirō Watanabe – è un cult intramontabile. Non scalfito da un film animato uscito negli stessi anni né dal fallimentare tentativo di Netflix di farne un live-action. 
Cowboy Bebop è una sapiente fusione tra il genere western e un’ambientazione futurista. Nel 2021 un’esplosione in un gate sulla Luna ha creato una pioggia di meteoriti che ha colpito la Terra, facendola diventare un pianeta inospitale e decimando la popolazione; i pochi superstiti si sono trasferiti su altri pianeti. In quarant’anni il sistema solare è stato colonizzato e la mafia controlla l’intera economia. L’alto tasso di criminalità ha portato molte persone ad intraprendere la carriera di cacciatori di taglie, chiamati cowboy.

Anche il duo protagonista – Spike Spiegel e Jet Black – sono dei cowboy, che vivono sulla loro astronave (la Bebop) faticando per arrivare a fine giornata e pensando solo al prossimo criminale da prendere. Ad essere il motore dell’anime è la noia con cui sono alle prese i protagonisti, la loro quotidianità scandita senza troppe pretese dal lavoro. Una mobilità che nasconde la loro incapacità di accettare il proprio passato, a lasciarlo andare. Le ambientazioni retrofuturistiche, una scrittura perfetta dei personaggi e la colonna sonora iconica sono i motivi principali per cui vi innamorerete di Cowboy Bebop.

CowboyBebop

Cowboy Bebop. Sunrise.

Perfect Blue (1997)

Le vicende dell’anime Perfect Blue si stagliano in una dimensione dove il sogno e l’ossessione si fondono, dove realtà e immaginario sono una cosa sola fino a diventare un incubo ad occhi aperti.
La protagonista è Mima, una cantante che decide di abbandonare la carriera di Idol con il sogno di diventare attrice. Ben presto le affidano il ruolo in una serie tv thriller, ma non tutti sono contenti del suo cambio di rotta. L’aver abbandonato la carriera di cantante ha generato del malcontento in molti dei suoi fan, fin quando la ragazza non inizia ad essere perseguitata da uno stalker. 

Attorno a lei le cose ben presto precipitano: alcune persone a lei care vengono brutalmente uccise e la sua psiche ha un tracollo quando deve interpretare una vittima di stupro. 
La bellezza dell’anime di Satoshi Kon è nel frantumare la realtà in differenti piani, confondendo volutamente lo spettatore e portandolo a chiedersi continuamente: quello che sto vedendo accade davvero? Succede veramente?

PerfectBlue

Perfect Blue. Rex Entertainment, Madhouse.

Neon Genesis Evangelion (1995 – 1996)

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Oramai abbiamo capito che gli anime e la fantascienza sono un connubio molto fortunato con il quale indagare l’animo umano, tematiche tra le più disparate, ma principalmente la solitudine, l’impiego della tecnologia nell’evoluzione umana e la religione. Sono infatti questi i temi principali di Neon Genesis Evangelion, anime diretto e sceneggiato da Hideaki Anno.
Shinji Ikari è un giovane liceale che viene ingaggiato per pilotare un Eva, un mecha gigante impiegato nella lotta contro i cosiddetti angeli. Ad aver chiamato Shinji è il padre, lo scienziato Gendō con la quale ha un rapporto inesistente. È principalmente la volontà di non deluderlo e di poter passare del tempo con lui che spinge il ragazzo ad accettare il pericoloso incarico.

Anno ha creato un mosaico di personaggi uniti dai drammi che hanno vissuto, drammi che tentano deliberatamente di allontanare o che hanno rimosso; da una psiche in bilico e da problematici rapporti interpersonali resi ancora più difficili da problemi psicologici e da una solitudine galoppante. Neon Genesis Evangelion è un anime profondamente personale dell’autore che ha dichiarato più volte la natura intimistica e autobiografica dell’opera.

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Neon Genesis Evangelion. Gainax, Tatsunoko.

Ghost in the Shell (1995)

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Come per Cowboy Bebop, anche per l’adattamento anime di Ghost in the Shell è bene tenere lontano dalla mente e dal cuore il tentativo occidentale di rendere l’opera di Masamune Shirow un live-action americano.
Siamo nuovamente nell’ambito della fantascienza: nel 2029 il mondo è completamente informatizzato e gli abitanti sono robot o umani pesantemente modificati tramite impianti cibernetici. L’essere umano puro è quello creato per mezzo della tecnologia, in un’algida rappresentazione che si va a stagliare in film tra cui i già citati Blade Runner, Akira e Matrix.

Il concetto di identità è primario in Ghost in the Shell, ma è ben diverso dalla ricerca di un’identità dei replicanti di Blade Runner. Qui è la ricerca del nuovo ad attrarre e ad essere messa sotto una lenta d’ingrandimento. Queste tematiche sono sapientemente accompagnate da una palette di colori fredda, algida quasi meccanica con i colori freddi che tendono dall’azzurrino al grigio profondo. Un vero gioiello dell’animazione e del cinema da recuperare se siete amanti del genere.

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Ghost in the Shell. Production I.G., Kōdansha, Bandai Visual.

Akira (1988)

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Ambientato in una Tokyo nel 2019 devastata dalla Terza Guerra Mondiale dove regna il caos: la città è in mano ai criminali, ai teppisti e ai terroristi contro cui la legge non riesce a correre ai ripari a causa dei capi di sette religiose che ne manovrano i fili a loro piacimento, aspettando la seconda venuta di Akira. In città iniziano ad accadere strani fenomeni, come un bambino con il volto di un anziano che causa diversi danni strutturali ai palazzi solo con le sue urla, prima di svanire nel nulla. Nel mezzo di questo inarrestabile caos c’è Tetsuo, un teppista che cerca di far ordine nel caos. 

Akira non è solo una pietra miliare del cinema d’animazione nipponico, ma è anche una pietra miliare della cinematografia di fantascienza secondo la rivista Wired che, nel 2002, lo ha inserito nella classifica dedicata al genere assieme a Matrix.
Akira è un anime complesso, innovativo anche da un punto visivo grazie all’utilizzo della CGI che, in quegli anni, era ancora poco utilizzata.

anime da vedere

Akira. Akira Commitee Company.

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1 commento

  • threadsGuy ha detto:

    I’m a big fan of anime and I’ve been watching a lot of it lately. Here are my favorite anime to watch:

    1. Attack on Titan
    2. Naruto
    3. Fullmetal Alchemist

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