Minari: recensione del film di Lee Isaac Chung candidato all’Oscar

Una famiglia da tenere unita ed una terra su cui mettere radici

Anni ‘80, una macchina che scorre lenta lungo un paesaggio verde, una famiglia che guarda fuori dal finestrino un mondo nuovo e sconosciuto. I loro sguardi sono fatti di speranza e di preoccupazione per il futuro che dovranno costruire insieme, tra fatiche e difficoltà. Minari, film di Lee Isaac Chung di cui vi presentiamo la recensione, ha già conquistato un Golden Globe e sei candidature agli Oscar 2021. La pellicola drammatica è un racconto bucolico ed autobiografico del regista che pone al centro della narrazione il sogno americano di una famiglia.

Jacob e Monica sono una coppia di immigrati sudcoreani che si trasferiscono dalla California all’Arkansas, insieme ai loro bambini: David ed Anne. Il sogno di Jacob, infatti, è quello di costruire una grande fattoria dove poter coltivare ortaggi e frutta coreana da poter, poi, rivendere. La determinazione, la paura del fallimento, il bisogno di mettere radici profonde su una terra sconosciuta sono gli elementi vitali che spingono un padre di famiglia a combattere per il suo più grande obiettivo.

Indice:

Il sogno di Jacob – Minari, la recensione  

Dicevamo di volere un nuovo inizio: è questo.

Jacob è ormai stanco di lavorare come un mulo in una fabbrica che si occupa di sessaggio di pulcini, di vivere in una casa minuscola, senza soldi. Vuole essere un esempio per i suoi figli e vuole realizzarsi come essere umano. Nella sua compostezza e dignità c’è tutta la speranza e rivalsa di un uomo che desidera costruire un futuro solido per la sua famiglia. Con entusiasmo ed intraprendenza, il capofamiglia porta i suoi cari a vivere in una fattoria in Arkansas. La loro dimora diventa una casa su ruote, immersa nella natura. Ma se David e Anne sono colmi di fiducia per ciò che il padre vuole creare, Monica, invece, è piena di paure e preoccupazioni su quel futuro incerto che quella nuova terra potrà dare alla sua famiglia. 

Il piccolo David, nel corso della narrazione, è portatore di luce e fedele speranza per il padre. In un dialogo semplice ed intenso tra padre e figlio, David gli ricorda il loro passato in California, dicendo: «Non avevamo nulla». Jacob trova forza nel suo bambino: «Ora, abbiamo questo grande pezzo di terra». Il piccolo, durante una colazione mattutina con la sorella maggiore, si rivolge alla madre, preoccupata e desiderosa di lasciare quel posto quanto prima, e le consegna parole ricche di forza: «Io vivrò qui finché non morirò». Eppure, le paure e fragilità di una madre e moglie emergono ogni giorno, sempre di più.

Lee Isaac Chung

Minari, Plan B Entertainment

Le paure di Monica

Se questo è l’inizio che volevi, allora forse non abbiamo nessuna possibilità

Monica ha paura che quella famiglia che, con sudore e fatica, ha costruito nel corso degli anni, possa crollare in mille piccoli pezzi. Le preoccupazioni della giovane donna sono accentuate da un problema cardiaco di David che costringe il piccolo a non correre ed affaticarsi troppo. La mamma teme che i soldi non possano bastare per la famiglia e che l’unico ospedale sia troppo lontano dalla loro abitazione.

Le fragilità di Monica prendono una forma ancor più concreta quando l’arrivo di un tornado minaccia la loro nuova casa. Nei loro occhi c’è paura e spavento. La paura si affievolisce quando in tv, i notiziari danno la notizia del falso allarme. Ma Monica e Jacob iniziano a litigare, a rompere in mille pezzettini i loro equilibri. In una scena carica di tensione e commovente realismo, David e Anne costruiscono degli aeroplani di carta con su scritto ‘non litigate’. Li fanno volare nella stanza in cui i genitori stanno discutendo animatamente. Poi, arriva il silenzio ed una decisione: Soon-ja, la madre di Monica, si trasferirà da loro. 

Minari recensione

Minari, Plan B Entertainment

Una nonna insolita che porta luce e vitalità – Minari, la recensione 

Jacob inizia a coltivare la sua terra, non con poche difficoltà ed imprevisti. Monica, invece, lavora senza sosta nella fabbrica di sessaggio dei pulcini. Poi, arriva Soon-ja dalla Corea. Quella nonna che David non ha mai conosciuto e che Anne non ricorda affatto. L’anziana signora è una donna vitale, allegra e insolita. Inizialmente, David la osserva e scruta da lontano e in silenzio. Le sembra così diversa dalla figura rassicurante e cauta della sua mamma. Un giorno, il piccolo chiede alla nonna se sa cucinare e se sa preparare i biscotti. Ma Soon-ja risponde di no. Il bambino è stupito da quella donna che ama giocare a carte e guardare, con aria da bambina, la tv.

Le dice: «Nonna, tu non sei una vera nonna». Lei è perplessa ma anche divertita e chiede al nipote come sia davvero una vera nonna. David risponde di getto: «Fa i biscotti, non impreca, non indossa mutande da uomo». Dopo un divertente ed inaspettato scontro, la donna promette al nipote: «Cercherò di essere una vera nonna, d’ora in poi». Con la sua curiosa e vitale personalità, Soon-ja diventa un vero e proprio collante attenuando le tensioni generate dall’incertezza del futuro che caratterizza l’intera famiglia. Dalla Corea, la donna ha portato con sé dei semi di Minari da poter piantare in riva al torrente, vicino casa. 

Il Minari e la speranza 

Il Minari è fantastico, cresce ovunque proprio come l’erba. E così chiunque può raccoglierlo e mangiarlo. Ricchi e poveri, chiunque, può goderne e restare in salute. Puoi mettere il Minari negli stufati, nelle zuppe. Può essere una medicina se non stai bene. Il Minari è meraviglioso.

Durante una cena, Soon-ja dice a Jacob: «Dovremmo piantare del Minari, crescerà bene vicino al torrente». Jacob le risponde che ci penserà e lei, più che mai decisa nella sua scelta, afferma: «Cosa c’è da pensare? Lo pianterò e basta». Per la donna, piantare il Minari accanto al torrente della famiglia significa donare una nuova speranza, mettere delle radici profonde e sicure nella terra che li ospita. Il Minari non è soltanto qualcosa di simbolico all’interno della narrazione ma diventa un vero e proprio filo che unisce l’anziana donna al resto della famiglia. Con il gesto di seminare il Minari, la nonna diventa un porto sicuro per Monica, Jacob, David e Anne. 

Jacob e Monica sono sempre più lontani. Una sera, l’uomo torna a casa con le braccia doloranti, per aver lavorato troppo la terra. Chiede alla moglie di aiutarlo a lavarsi i capelli. Monica si prende cura del marito, senza esitare. In una delicata scena silenziosa, composta di piccoli gesti d’amore e di rispetto, Jacob le confida il suo grande amore per quella terra che, pian piano, sta prendendo vita: «Lavorare all’aria aperta mi fa sentire vivo». Monica non nasconde la preoccupazione per i soldi ma lui la rassicura: «Andrà tutto bene. Mi prenderò cura di tutti voi. Ho deciso di venire in questo posto per la nostra famiglia». 

Minari recensione

Minari, Plan B Entertainment

La paura della morte – Minari, recensione

David si fa male ad un piede e la nonna lo aiuta, prendendosi cura di lui, come mai prima d’ora. Tra nonna e nipote nasce un’unione spontanea ed indissolubile che li spinge a stare l’uno accanto all’altra per farsi spazio nel mondo sconosciuto in cui, ora, vivono. Il loro legame sincero e limpido è il punto di forza di Minari

Monica è sempre più preoccupata per la salute di David. Il bambino ne risente ed una notte si confida con Soon -ja riguardo la grande paura della morte. La nonna lo prende tra le braccia e gli promette che lo proteggerà dalla morte. In quella stretta piena di calore e viscerale bene si concretizza la scena più forte e spiazzante dell’intero film. Una donna anziana consola un piccolo bambino, allontanandolo dall’oscurità della morte. Il tema è affrontato, attraverso la narrazione ed una regia potente e realistica, con una delicatezza estrema.

Minari

Minari, Plan B Entertainment

L’unione tra esseri umani – Minari, la recensione

Ricordi cosa ci siamo detti quando ci siamo sposati? Che saremmo venuti in America e ci saremmo sostenuti a vicenda.

I due coniugi difficoltà dopo difficoltà decidono di confrontarsi su quello che sta accadendo nelle loro vite. Jacob è determinato a portare avanti il suo sogno. Monica è, ormai, stanca e sfinita. In un potente dialogo tra due anime fragili e bisognose di sicurezza l’uno dall’altra, Minari pone lo sguardo su un amore che deve resistere alle intemperie della vita. Jacob si rivolge a Monica con tutta la determinazione possibile: «I miei figli devono vedermi avere successo in qualcosa, per una volta. Devo finire quello che ho cominciato». In Jacob c’è tutto il coraggio di chi desidera e spera in un destino diverso da costruire e percorrere

Monica è sempre più delusa e consegna tutto il fragile bagaglio emotivo nelle mani del marito: «Hai messo la fattoria davanti alla tua famiglia. Possiamo rimanere uniti quando le cose vanno bene, ma quando non vanno bene ci allontaniamo?» In quei pensieri che momentaneamente li dividono, Jacob e Monica si prenderanno la mano e si aiuteranno a vicenda, si renderanno conto che entrambi vogliono la stessa cosa: una famiglia con un futuro solido, una forte unione tra esseri umani che si amano e non si lasciano mai la mano. 

Lee Isaac Chung

Minari, la recensione, Plan B Entertainment

Una carezza di vita – Minari, la recensione

Minari è una vera e propria carezza di vita. Con i suoi personaggi, reali ed onesti, il racconto ci offre uno spaccato profondo ed estremamente umano della famiglia. Lee Isaac Chung tesse parte della sua vita in una trama credibile ed incisiva. La regia e la fotografia sono limpide e trasparenti e pongono la natura al centro della narrazione. La natura è una linfa vitale che aiuta gli esseri umani a farsi spazio nel mondo. I dialoghi sono il vero punto di forza del film in cui regnano personaggi credibili e di grande impatto. Steven Yeun e Han Ye-ri incarnano un uomo ed una donna concreti, umani, imperfetti. In uno splendido lavoro, composto di chimica e comprensione, i due attori diventano una coppia fatta di carne, voce, sudore, fatica ed amore.

Yoon Yeo-Jeong ed il piccolo Alan Kim sono una vera e propria rivelazione. Il rapporto tra nonna e nipote ci avvolge in un abbraccio necessario che annulla ogni tipo di distanza tra lo schermo e lo spettatore. Minari non affronta soltanto il sogno americano con le sue reali insidie, ma ci permette di viaggiare all’interno dei legami umani, quelli che si costruiscono con impegno e dedizione, con ascolto e talvolta incomprensione. Nell’abile narrazione di Lee Isaac Chung ci sono i sogni e le speranze, ma c’è anche il bisogno di raccontare il cuore pulsante e più delicato di una famiglia che sogna e lotta per un futuro migliore.

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Minari

Voto - 9

9

Lati positivi

  • La trama è credibile ed incisiva
  • L'interpretazione del cast riesce nell'intento di annullare la distanza tra schermo e spettatore
  • Regia e fotografia, limpide e trasparenti

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