Moon: recensione del film cult interpretato da Sam Rockwell

Ecco la recensione del film "Moon", opera prima del regista Duncan Jones e interpretato da Sam Rockwell

Moon, recensione. Molti rimasero sorpresi e stupiti, nel 2009, di fronte all’opera prima di Duncan Jones, il film di fantascienza Moon. Uscito in sordina, con un budget risicato di cinque milioni di dollari, si è rivelato uno dei migliori film dell’anno. Sam Rockwell, unico attore presente in scena, veste i panni di Sam Bell, operaio sulla stazione lunare di una mega corporazione. Vittima di un incidente sul lavoro, si ritrova a fare i conti con un altro se stesso, identico a lui, apparso dal nulla. Riuscirà a risolvere il mistero prima che i suoi superiori scoprano cosa è accaduto?

Moon rappresenta lo sfolgorante debutto di un regista che rischiava di passare le forche caudine del suo essere figlio d’arte (il padre è ‘un certo’ David Bowie). Invece, grazie a una sceneggiatura calibrata e alla performance di Sam Rockwell, si è subito distinto per meriti esclusivamente personali. Uno dei pochi film degno di meritare, fra qualche decennio, lo status di Classico e che non può mancare fra le vostre visioni. Ecco la nostra Recensione!

Moon recensione

Moon Recensione Sam Rockwell Duncan Jones

Il 2009 è stato un anno di grande appeal per la fantascienza. Oltre al film di cui stiamo parlando, uscì un altro esordio clamoroso: District 9 di Neill Blomkamp. Entrambe opere di registi giovani, entrambe opere girate con stili anticonvenzionali e serie intenzioni allegoriche. Moon, in realtà, assimila e ostenta di più il suo rifarsi alla fantascienza adulta del quale è profondamente debitore. Echi di 2001 Odissea nello Spazio (1968) e L’uomo che fuggì dal futuro (1971) sono ovunque ma non rappresentano omaggi sterili. Al contrario sono un modo brillante di evidenziare l’appartenenza di questo film a una tradizione cinematografica spesso oscurata dalla fantascienza più votata all’action.

Moon è ambientato nella claustrofobica stazione delle Lunar Insustries costruita sul nostro satellite. L’operaio Sam Bell è l’unico lavoratore in loco con un contratto della durata di tre anni, in totale isolamento. Il suo compito è mantenere funzionante la stazione e la sua attività primaria di estrazione di fonti di Helium-3, nuova fonte di energia usata sulla Terra. A poche ore dalla chiusura del suo turno, Sam resta vittima di un incidente all’esterno della stazione. Recuperato dal computer GERTY che supervisiona l’operato dell’uomo, si ritrova di fronte a un enigma inconcepibile. Visitando nuovamente il luogo dello schianto nel quale giace il suo mezzo di trasporto lunare, Sam vi trova alla guida un altro se stesso, ferito e stordito. Ora ci sono due Bell, di cui uno con il medesimo aspetto che il nostro protagonista aveva prima di trascorrere anni di solitudine sul suolo lunare e dotato del pragmatismo dei primi tempi. Il mistero verrà risolto ma pagando un prezzo altissimo.

Moon: il fascino della fantascienza indipendente

Moon Recensione È molto facile parlare di Moon, questo va detto. Non dobbiamo sforzarci di individuare difetti, stroncare per fare i finto-alternativi o, al contrario, enfatizzare i suoi evidenti pregi. Il film di Duncan Jones brilla di luce propria e lo fa perché nasce e si sviluppa con la sicurezza del messaggio che intende trasmettere. Il giovane regista gira con un budget risicato in un unico set (gli esterni sono realizzati con l’ausilio di modellini) e un unico attore. Lavora con rapidità, nell’arco di un mese scarso di riprese e questo diventa palese nell’uso che fa della macchina da presa. Come accade spesso nelle pellicole girate in fretta con poco budget (vedi, ad esempio, Saw di James Wan) lo stile di regia non segue la classica struttura “Totale-Campo-Controcampo” per ogni scena. Spesso le sequenze sono figlie di pochi ciak, precisi e implacabili, senza troppa copertura in previsione del montaggio.

Scelta necessaria ma ardita per un film come questo che, dal secondo atto in avanti, utilizza ottimi effetti visivi per creare l’illusione del doppio Sam Bell. In alcuni momenti sembra di ritrovare la creatività del Sam Raimi di Darkman (1990), quando generava doppioni dei protagonisti con un mix di controfigure, illusioni ottiche ed effetti speciali. Per riuscire a perpetrare l’illusione serve un interprete maiuscolo e, per fortuna, Sam Rockwell lo era già allora. Letteralmente straordinaria la sua capacità di rappresentare due versioni tanto simili quanto diversamente caratterizzate del protagonista. La sua bravura è tale che, nell’istante in cui i due iniziano a litigare fra loro, l’illusione di stare guardando attori diversi in scena nello stesso momento è perfetta. Il robot GERTY, figura chiave del film, è stato doppiato da Kevin Spacey a riprese ultimate e il suo tono suadente è perfetto per suscitare empatia ma anche un filo di inquietudine.

Moon: il progresso ai danni dell’uomo

La nostra recensione di Moon è destinata a fornire un voto estremamente alto a questo film. Lo spunto narrativo avrebbe potuto rappresentare il più classico dei “Cosa accadrebbe se…”, abile nell’incuriosire ma destinato a schiantarsi al momento di tirare le fila dell’intreccio. Invece Duncan Jones e lo sceneggiatore Nathan Parker hanno le idee estremamente chiare. Giocano con l’ambientazione e con i cliché da loro stessi suggeriti per sorprendere lo spettatore. Lo fanno, ad esempio, con il robot GERTY che rievoca il temibile Hal di 2001 e, proprio per questo, viene connotato come ‘ostacolo’ per Sam quando, a conti fatti, non lo sarà per nulla.

Sam ha passato tre anni in isolamento sulla luna e non è mai riuscito a comunicare con moglie e figlia. Riceve video-messaggi tardivi che permettono a lui e allo spettatore di intuire come il tempo stia passando sulla Terra e le cose non stiano andando esattamente per il meglio. La vita di Bell al di fuori del suo lavoro viene suggerita solo con questi brevi scampoli di quotidianità con un certosino lavoro di ricostruzione. Le brutte notizie familiari e la solitudine sembrano generare nel protagonista malesseri e allucinazioni, un espediente che una scrittura pigra avrebbe potuto rendere risolutivo: e se il doppio di Sam fosse una sua visione dovuta alla follia? Jones lo suggerisce e ci titilla con questa teoria per poi stupirci con la vera soluzione.

E non è una lieta soluzione, non lo è affatto. La Lunar Industries sembra votata al progresso ma, in realtà, sfrutta lavoratori spingendoli ai limiti della sopportazione umana. Il progresso vale il prezzo della disumanizzazione? La popolazione è consapevole di ciò che accade al fine di garantirne il consumo energetico? Moon tocca molti temi e lo fa con incredibile lucidità e abilità. Duncan Jones ci ha regalato un’opera prima di rara bellezza e, dopo alcuni film non all’altezza, speriamo di vederlo a breve tornare al Cinema con storie altrettanto potenti.

Moon Recensione Sam Rockwell Duncan Jones

 

Moon

Voto - 9

9

Lati positivi

  • Uso magistrale del budget risicato per raccontare una storia tesa e avvincente
  • Straordinaria interpretazione di Sam Rockwell

Lati negativi

  • Avete visto il voto che gli abbiamo dato?

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