Only Murders in the Building 3: recensione della serie di Disney Plus

Only Murders in the Building riesce a rinnovarsi restando fedele a se stessa, una thriller comedy brillante e innovativa che continua a conquistare.

Dopo una prima stagione che ha conquistato grazie ad una scrittura divertente e leggera, ma mai superficiale e una seconda stagione che ripropone la struttura narrativa vincente senza mai venire a noia, fare una tripletta sembrava difficile. Difficile, ma non impossibile.

Only Murders in the Building riesce, ancora una volta, a stupire e a lasciare con il fiato sospeso. Caratteristica oramai assodata della serie che, non a caso, ha goduto dell’uscita settimanale su Disney Plus da fine agosto fino a inizio ottobre. Arrivati alla terza stagione, Only Murders in the Building ripropone la medesima struttura narrativa che lo ha reso famoso, ma con l’aggiunta di elementi che riescono – ancora una volta – a rendere la visione piacevole senza mai annoiare e un cast perfetto

Indice

Il punto della situazione – Only Murders in the Building 3, la recensione

La seconda stagione si è conclusa con un cliffhanger che ha lasciato gli appassionati della serie con la curiosità fino all’uscita di questa terza ondata di episodi, ovvero l’omicidio di Ben Glenroy durante il suo debutto a Broadway. Un omicidio che è diverso dai precedenti per il luogo: perché, a dispetto del titolo, la vittima è stata uccisa fuori dall’Arconia? La soluzione è semplice quanto ingegnosa ed è la summa perfetta di questa terza stagione che aggiunge un ulteriore tassello: la teatralità. Lasciamo l’Arconia per spostarci in un teatro di Broadway, Only Murders in the Building riesce a rinnovare se stesso senza, di fatto, cambiare.

Only Murders in the Building.

Only Murders in the Building. 20th Television, Rhode Island Ave. Productions, 40 Share Productions.

C’è proprio tutto: un regista che ha voglia di dimostrare al pubblico e alla critica di essere grande, la leggenda di un fantasma che infesta il teatro, un produttrice severa se non con il suo amato figlio, un protagonista odiato da tutti con una carriera discutibile alle spalle, litigi e competitività, botole nascoste e rituali propiziatori. Ma, soprattutto, Only Murders in the Building riesce ad uscire dai suoi schemi e a proporre una tematica nuova. Accanto all’amicizia, ai sogni, vicino al bisogno di realizzazione e del seguire la propria strada, quest’ultima stagione parla di famiglia e del rapporto madre e figlio. 

L’inseparabile, bizzarro, trio – Only Murders in the Building 3, la recensione

Only Murders in the Building fin dalla prima stagione porta sul piccolo schermo una prova di scrittura dinamica e diversa da tutte le altre, una commedia dalla dinamica oramai collaudata: un duo composto da Charles-Haden Savage (Steve Martin), un attore nostalgico di un ruolo interpretato decenni prima che lo ha reso famoso e il suo coetaneo Oliver Putnam (Martin Short), regista in pieno declino artistico, ma estremamente positivo nei confronti della sua vena creativa.

Only Murders in the Building.

Only Murders in the Building. 20th Television, Rhode Island Ave. Productions, 40 Share Productions.

A fare da collante c’è Mabel (Selena Gomez), ragazza di 30 anni che sta ancora cercando la sua strada. I tre sono uniti dalla passione dalla passione per risolvere gli omicidi che avvengono nel loro palazzo storico nel centro di New York. Niente lotta generazionale o cliché, il trio è unito dall’affetto che provano gli uni per gli altri e dalla combinazione – stramba quanto adorabile – delle loro personalità. La scrittura di Only Murders in the Building non è brillante solamente quando si tratta di proporre sketch ed elementi narrativi che si incastrano verso la risoluzione degli omicidi, ma lo è soprattutto nella costruzione dei personaggi.

I nuovi personaggi – Only Murders in the Building 3, la recensione

Anche in questa stagione gli sceneggiatori John Hoffman (già autore di Grace and Frankie) e lo stesso Steve Martin non sono da meno e impacchettano un intero nuovo cast con personalità molto diverse tra loro, tutte estremamente eccentriche quanto umane. Tra tutti spiccano Ben Glenroy, interpretato da un bravissimo Paul Rudd, un attore con diversi problemi legati all’autostima, un disturbo alimentare e la voglia di farsi valere, stroncata troppo presto da un duplice omicidio ai suoi danni.

Only Murders in the Building.

Only Murders in the Building. 20th Television, Rhode Island Ave. Productions, 40 Share Productions.

Non è da meno Loretta, interpretata da una magnifica Meryl Streep, anche lei attrice, ma alle prime armi. Una vita sognata a passare di diventare un’attrice famosa, riesce a farsi valere quando sale sul palco e dà mostra delle sue numerose qualità. Le due guest star interpretato due personaggi agli antipodi – uno nevrotico e odiato da tutti, l’altra dolce e ingenua – che danno il meglio di loro stessi quando condividono la scena.

Conclusione – Only Murders in the Building 3, la recensione

Only Murders in the Building si conferma essere una serie leggera, divertente e squisitamente autoironica che rimane fedele a se stessa. Come tutte le commedie che si rispettano, nulla cambia e tutto, anche dopo le vicissitudine più azzardate e bizzarre, torna com’era prima. Con all’orizzonte un nuovo omicidio e una nuova stagione già confermata, l’unica curiosità che rimane è quanto gli sceneggiatori saranno bravi a tirare la corda prima che questa dinamica inizi ad annoiare.

Per ora il pericolo non si è presentato grazie alla combinazione tra peculiarità oramai assodate – tanto da diventare veri e propri capisaldi della serie che ne hanno formato l’identità – e la voglia di uscire dagli schemi, un equilibrio perfetto che conferma Only Murders in the Building come la serie thriller comedy più interessante degli ultimi anni.

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Only Murders in the Building

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • La scrittura brillante e l'intreccio narrativo
  • I personaggi e i loro interpreti, in particolare spiccano Paul Rudd e Meryl Streep

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