Painkiller: recensione della miniserie di Netflix

Una serie di denuncia che vuole mettere in luce una storia tragica di cui si parla ancora troppo poco

Dopo Dopesick e The Dropout, la nuova serie di Netflix Painkiller si prende l’onore di parlare di una delle vicende più oscure della storia americana contemporanea che unisce gli enormi problemi della sanità privata statunitense con la fama di potere. Un’avidità che non conosce morale perché la storia che Painkiller racconta riprende le dinamiche che ha portato alla nascita, alla diffusione e alle tragiche conseguenze dell’OxyContin, un oppiaceo la cui diffusione ha creato un vero e proprio caso giuridico. 

Indice

La realtà nuda e cruda – Painkiller, la recensione

Painkiller è firmata dai creatori di Narcos, Micah Fitzerman-Blue e Noah Harpster, e alla regia c’è il nome di Peter Berg. Il trio porta sul piccolo schermo – in una miniserie composta da sei episodi – le denunce portate avanti dal libro Pain Killer: An Empire of Deceit and the Origin of America’s Opioid Epidemic di Barry Meier e dall’articolo del New Yorker di Patrick Radden Keefe dall’esplicativo titolo The Family That Built an Empire of Pain. La serie segue la nascita, l’evoluzione e le dinamiche interne dell’azienda farmaceutica Purdue Pharma, l’azienda che ha creato e venduto in larga scala l’OxyContin.

Painkiller.

Painkiller. Blue Harp, Film 44, Grand Electric, Jigsaw Productions.

La serie, già dalle fonti utilizzate, dimostra la volontà di voler raccontare in maniera realistica tutta la vicenda. Anche se il dolore la fa da padrona. Ad avvisare che la serie si ispira a fatti realmente accaduti e non ad un lavoro di fantasia, ogni episodio inizia con un breve documentario che raccoglie le testimonianze di parenti addolorati per la morte dei loro cari, morti derivate dalla dipendenza dell’OxyContin, un farmaco che per anni è stato venduto come un semplice antidolorifico sebbene crea una forte dipendenza.

Una grande storia ramificata in tre linee narrative – Painkiller, la recensione

Ad interpretare il fondatore di Purdue Pharma è Clark Gregg che riesce a fare un lavoro perfetto nel mettere in scena un personaggio spregevole che ha sconvolto la vita di più di trecentomila persone morte per overdose e dipendenza. Assieme a lui ci sono Richard Sackler (interpretato da Matthew Broderick), il nipote del fondatore, il cinico e sprezzante erede dell’azienda di famiglia.

Painkiller.

Painkiller. Blue Harp, Film 44, Grand Electric, Jigsaw Productions.

Esattamente come Dopesick che struttura la storia in differenti punti di vista (la famiglia Sackler, gli agenti coinvolti nell’indagine e alcuni dei dottori coinvolti involontariamente), Painkiller introduce altre due linee narrative: una dominata dalla bravissima Uzo Aduba (Orange is the new black, Black Mirror) che veste i panni della  investigatrice del procuratore distrettuale Edie Flowers, inarrestabile e coraggiosa, decisa a smascherare la Purdue Pharma. L’altro punto di vista, probabilmente quello più drammatico, racconta come un operaio Glen (Taylor Kitsch) sia diventato dipendente dal farmaco a seguito di un infortunio sul lavoro.

La vicenda dell’OxyContin – Painkiller, la recensione

Tutte queste linee narrative convergono in un’unica storia, talmente crudele e assurda da poter essere tranquillamente una sceneggiatura inventata da un autori particolarmente fantasioso. Purtroppo, però, la realtà è ben diversa e Painkiller riesce a ricostruire un quadro completo dell’intera vicenda. Grazie a una scrittura solida e fedele, piegata per l’appunto alla volontà di ricostruire la vicenda nel modo più chiaro possibile e senza inutili virtuosismi, la serie segue i piani di Richard Sackler, deciso a risollevare le sorti dell’azienda di famiglia tramite la vendita di un oppiaceo estremamente potente, ma che crea dipendenza.

Painkiller.

Painkiller. Blue Harp, Film 44, Grand Electric, Jigsaw Productions.

Un grosso problema per gli affari che viene facilmente sorvolato grazie ai soldi e al potere della famiglia Sackler che riescono senza intoppi a sovrastare la legge. Quando Edie Flowers, abituata nello scovare truffe farmaceutiche,  si trova davanti alla vicenda dell’OxyContin la situazione è grave: il farmaco è già molto famoso, diventato conosciuto grazie a una massiccia campagna di marketing come se l’azienda stesse sponsorizzando un integratore piuttosto che un oppiaceo. Grazie all’aiuto di medici e conoscenti della famiglia, a massicci campioni distribuiti durante i convegni e alla presenza di belle ragazze a conferenze pubbliche, quando Flowers scopre la truffa è già troppo tardi.

Conclusione – Painkiller, la recensione

Fin dalle prime battute, Painkiller si presenta come una serie di denuncia che vuole mettere in luce una storia tragica che è passata nel dimenticatoio troppo in fretta. La scrittura dei due sceneggiatori, però, riesce a miscelare il racconto con la fedeltà narrativa, lo stile documentaristico con un ritmo seriale che coinvolge lo spettatore fino alla fine. Il vero fiore all’occhiello, accanto alla scrittura brillante, è l’interpretazione dei due attori protagonisti: Matthew Broderick regala una delle sue migliori interpretazioni così come Uzo Aduba, che si conferma essere un’attrice poliedrica e talentuosa.

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Painkiller

Voto - 8

8

Lati positivi

  • La scrittura brillante e fedele alla storia da cui la serie prende ispirazione
  • Le interpretazioni di Uzo Aduba e Matthew Broderick

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