Palo Alto: recensione del film con James Franco ed Emma Roberts

Un gruppo di adolescenti allo sbando fra incertezze e bisogno di essere amati

April e Teddy sono due adolescenti californiani, che provano qualcosa l’una per l’altro. Tuttavia non riescono a confessare il loro interesse, e trascorrono delle giornate vuote e all’insegna dell’illegalità in compagnia degli amici. Tra festini alcolici e mancanza di protezione genitoriale, il film è uno spaccato dei giovani americani degli anni 90. Questa è la recensione di Palo Alto, pellicola del 2013 diretta da Gia Coppola e con protagonisti James Franco (La ballata di Buster Scruggs, The Disaster Artist) come Signor B, ed Emma Roberts (Paradise Hills, Holidate) come April.

Presenti anche Nat Wolff (Hereditary, Lo stagista inaspettato) nei panni di Fred e Jack Kilmer (The nice guys) in quelli di Teddy. La storia è tratta dall’esordio narrativo di James Franco, In stato di ebbrezza (2010). All’interno l’autore racconta la sua città natale abitata da teenager abbandonati a loro stessi ma così bisognosi di attenzioni. Ecco la recensione di Palo Alto.

April: Io faccio continuamente cose senza un motivo.

Signor B: Perché sei giovane e non sai perché fai qualcosa, ma c’è sempre un motivo.

 

Indice

La trama – Palo Alto, la recensione

April è un’adolescente californiana che vive con la madre, sempre al telefono con gli amici e piuttosto superficiale, e il patrigno, che passa le giornate a giocare ai videogiochi e a fumare. Teddy, coetaneo di April, ha una famiglia che gli vuole bene ma che sembra non fermarsi mai davvero ad ascoltarlo. Il suo migliore amico è Fred, il cui padre fuma erba e non è certamente un buon esempio. Fred infatti è cresciuto tra ubriacature, droga e incidenti con la giustizia.

I tre ragazzi, insieme a tutti i compagni di scuola, sono quindi i protagonisti di una storia che racconta la loro quotidianità. Si tratta però di un periodo in cui i ragazzi sono vulnerabili, si sentono soli, hanno bisogno di essere amati e cercano disperatamente aiuto e supporto nei posti sbagliati e dalle persone più sbagliate. April infatti è infatuata del suo coach di calcio e Teddy si lascia influenzare troppo dai comportamenti sregolati dell’amico.

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Palo Alto. Rabbit Bandini Productions.

Giovani allo sbando – Palo Alto, la recensione

Tutti i ragazzi che ci vengono presentati sono allo sbando. Tutti accomunati da figure genitoriali assenti, cercano di racimolare l’affetto e la gratificazione come possono. April è brava a scuola ma non sa cosa fare del suo futuro; nel frattempo si appassiona al calcio ma solo perché il coach è il giovane padre affascinante del bambino a cui fa da babysitter. Teddy adora l’arte ma non ci crede abbastanza, così trascorre i pomeriggi e le notti a bere e fumare insieme all’amico Fred. Lui è il più disastrato, incapace com’è di uscire dal tunnel di autodistruzione in cui è entrato. Emily cerca, pur non trovandola mai, l’approvazione dei ragazzi che si porta a letto, prendendosi anche della poco di buono. Ognuno con le proprie insicurezze, i ragazzi di Palo Alto vorrebbero solo trovare qualcuno che li faccia fermare dal caos che hanno in testa.

Che li sproni a tirarne fuori una corazza più solida per affrontare il mondo. Ecco che nell’attesa sono le emozioni forti a tenerli in vita, più o meno legali. Interessanti i dialoghi che gli attori recitano in totale assenza di musica: parlano di morte e dolore come fossero altro da loro, lontani anni luce ma forse anche cercati. Si parla di suicidio, momento in cui non si pensa altro che a se stessi, dicono. Di dolore che fa male solo se provocato, non se autoinflitto (un modo alternativo per appoggiare le pratiche di autolesionismo). Il quadro che ne risulta è di bambini cresciuti che giocano a fare i grandi, ma senza esserne davvero capaci. Lo vediamo dalle camerette infantili e dalla biancheria intima che ci viene mostrata in alcune scene: sentono ancora il bisogno di stare al calduccio nel mondo dell’infanzia, ma vogliono anche essere indipendenti.

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Palo Alto. Rabbit Bandini Productions.

Chi voglio diventare? – Palo Alto, la recensione

Sembra che tutti i protagonisti se lo domandino costantemente. La risposta però resta nebulosa e così lontana, che spesso non vale nemmeno la pena di andarla a cercare. Emblematiche le scene nelle quali i ragazzi si fermano a fissare il vuoto, in assoluto silenzio, e non compiono nessun tipo di azione. Sono bloccati non solo fisicamente, ma anche nei confronti di una esistenza che non sentono loro. Per questo quelle sequenze ricordano un ambiente onirico e surreale, compresi i momenti in cui fanno festa e si ubriacano. Teddy, Fred e gli altri sembrano indaffarati a non fare nulla, in sintesi.

Basti vedere il rapporto tra April e Teddy: si piacciono da sempre, credono addirittura di amarsi, e non sono mai riusciti a confessarselo. Lei inizia una frequentazione con un uomo più grande, lui si abbandona alle avances di una compagna di scuola che non gli piace. Viene raffigurato un mondo di giovani che sanno esprimere ogni tipo di eccesso ma che mancano di coraggio per esprimere l’unica cosa che dovrebbero: l’amore. Palo Alto è un manifesto appeso nei quartieri di una città qualsiasi, in un tempo qualsiasi, che recita: “non è un posto per anime fragili, la adolescenza”.

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Palo Alto. Rabbit Bandini Productions.

Considerazioni finali – Palo Alto, la recensione

Palo Alto è una sorta di documentario sulla vita degli adolescenti californiani degli anni 90. Non si permette di giudicare se questi giovani abbiano scelto strade pericolose o poco edificanti, ma semplicemente mostra. E questo è il suo punto di forza: sta poi allo spettatore valutare le vicende e appoggiare o meno questi stili di vita. Allo spettatore tocca il ruolo di “genitore consapevole” in un certo senso, figura mancante all’interno del film. L’espressività e le emozioni che il cast riesce a veicolare sono un altro elemento a favore. Gli attori compiono movimenti impercettibili del viso dietro una facciata da duri, rispecchiando perfettamente molte realtà che vediamo quotidianamente.

Di contro, sarebbe stato opportuno approfondire maggiormente questi stati d’animo e i turbamenti interiori, invece di lasciare abbozzati i vari tipi di adolescenti. Inoltre, mancano un vero e proprio inizio e conclusione, perché è come se osservassimo alcuni giorni della vita dei protagonisti ma senza partire da un’azione iniziale e senza partecipare allo sviluppo di un epilogo finale. Tutto sommato, è una pellicola fresca che si lascia vedere, seppure di denuncia sociale, e si vede molto bene l’ispirazione tratta da un libro di racconti, dato il numero di personaggi presentati.

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Palo Alto. Rabbit Bandini Productions.

 

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Palo Alto

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Un film che non giudica, compito riservato allo spettatore
  • Bravura del cast

Lati negativi

  • Non ci sono un vero e proprio inizio e una conclusione
  • I personaggi vengono approfonditi poco

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