Perdonaci i nostri peccati: recensione del cortometraggio Netflix

Una finestra che ci riporta indietro negli anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale e l'agghiacciante piano nazista

Perdonaci i nostri peccati, di cui vi approcciate a leggere la recensione, è il nuovo corto di Ashley Eakin disponibile su Netflix. La regista torna con il suo quinto cortometraggio dopo Exo, Blue, Single e Roomates e conferma il suo desiderio di raccontare storie che spesso non vengono prese in considerazione. Al centro dei suoi lavori ci sono infatti le vicende di persone con disabilità che affrontano i problemi della vita e i rapporti con le persone. Il lavoro della Eakin è fondamentale in termini di rappresentazione. Queste persone infatti vengono troppo spesso messe da parte e non chiamate in causa quando si sceglie di raccontare la loro storia. Ciò fornisce una prospettiva unilaterale in cui si tende ad oggettivare la persona e la sua disabilità. Qui non succede perché sia la regista che il protagonista sono entrambe persone con disabilità.

In questo suo nuovo lavoro la Eatkin racconta un’altra storia che si tende a dimenticare: quella delle persone con disabilità nella Germania Nazista. Ci racconta del piano Aktion T4 messo in atto da Hitler per eliminare queste persone. Un precursore di quello che si sarebbe poi concretizzato nelle camera a gas dei campi di concentramento. Con un racconto di 10 minuti in cui ci si trova catapultati nella realtà di quegli anni, si riportano alla luce le sorti di queste persone la cui unica colpa era essere identificati solo dalle proprie disabilità. Approfondiamolo nella nostra recensione.

Indice: 

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Perdonaci i nostri peccati. Bitter Boy Productions Ltd., Story Ink

Trama – Perdonaci i nostri peccati recensione 

Nella Germania nazista del 1939, in una piccola città di campagna, vive una maestra con suo figlio Karl. Il bambino è privo di una mano dalla nascita. La giovane donna segue il programma di educazione fornitole dal governo. In questo si discute del costo della cura per le persone con disabilità che lo Stato deve sostenere. Questi ultimi non essendo sufficientemente forti o in grado di contribuire alla crescita del paese, non vengono considerati degni di vivere, ma concepiti come un peso. 

Un giorno dei soldati giungono nella cittadina proprio in cerca di Karl che per via della sua condizione verrà da loro deportato. La madre resasi conto dell’imminente pericolo in cui il bambino si trova lo spinge alla fuga. Karl trova rifugio in un fienile nelle vicinanze dove ha da tempo nascosto la sua protesi al braccio. Nello stesso fienile vi trova un’altra ragazza che si è nascosta a sua volta dai soldati. I due dovranno cercare di non farsi scoprire e riuscire a restare in vita per evitare un destino già scritto.

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Perdonaci i nostri peccati. Bitter Boy Productions Ltd., Story Ink

La forza di sopravvivere

Quello che emerge nei pochi minuti di Perdonaci i nostri peccati di cui state leggendo questa recensione, è l’oscuro ritratto del modo in cui le persone con disabilità venivano trattate durante quegli anni. Lo scopo del grande piano di riforma che il regime nazista aveva intenzione di mettere in atto era quello di raggiungere la perfezione. Per farlo doveva essere creata una macchina assolutamente priva di difetti. Per creare questa nuova società dominata dalla razza ariana, l’unica meritevole di grandi progetti, venivano formati giovani uomini e giovani donne di cui si esaltava l’assoluta perfezione. Va da se quindi che tutti coloro che non rispettavano questi criteri, e avevano disabilità fisiche o psicologiche incurabili, non rientravano tra i possibili candidati.

Un ragionamento aberrante che tendeva ad escludere quello che invece rende uniche le persone: le proprie diversità. Una riflessione importante, questa sull’unicità, che purtroppo ancora oggi non viene compresa da tutti. Il film ci mette davanti una parentesi di storia spesso dimenticata. Il piano dello Stato non si fermava davanti a donne, anziani, uomini o bambini, venivano visti tutti come un problema che doveva essere risolto, il prima possibile e in maniera definitiva. Questo viene anche veicolato dalla riflessione legata a quanto, in termini economici, queste persone costavano allo Stato. C’era una cifra specifica e laddove il costo della loro cura era superiore, c’era un problema. Karl all’interno di questo cortometraggio è costretto a sopravvivere e mettersi in salvo, rappresentando proprio uno di questi ostacoli. Cercherà di lottare per affermare il suo diritto alla vita guidato dalla forza per sopravvivere. 

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Perdonaci i nostri peccati. Bitter Boy Productions Ltd., Story Ink

Conclusione – Perdonaci i nostri peccati recensione

La regia è particolarmente attenta nell’evidenziare il carattere di isolamento del paese in cui Karl vive. Lo fa attraverso molte panoramiche sugli sconfinati prati innevati e solitari. Così come riesce a rendere perfettamente la sensazione di paura vissuta dai protagonisti. Complice una scelta di musiche cariche di tensione che raggiungono l’apice nella scena dell’inseguimento. Karl scappa e viene braccato, assediato dai soldati che hanno un solo obiettivo. Nella sua breve durata questo cortometraggio non solo informa e ci ricorda della sorte di queste persone, ma con la scelta di non contestualizzare troppo e non approfondire la caratterizzazione dei personaggi, riesce a cogliere nel segno con la potenza delle sole vicende.

Percepiamo la paura e l’angoscia che si vivono, la paura smorzata dalle preghiere in cui si chiede perdono. Le vittime chiedono perdono per un peccato che non hanno mai commesso. Giungendo alla conclusione della nostra recensione di Perdonaci i nostri peccati, consigliamo la visione del corto. La sua brevità coglie nel segno e tutta la forza di queste storie e realtà dimenticate ci colpisce. Un ritratto veritiero e senza abbellimenti di uno dei periodi più bui della storia dell’umanità.

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Perdonaci i nostri peccati

Voto - 6.5

6.5

Voto

Lati positivi

  • La scelta di raccontare una storia spesso dimenticata
  • Buona la regia e la scelta della musica che rendono coinvolgente la narrazione
  • Buona la scelta di attori con disabilità in termini di rappresentazione e veridicità della storia

Lati negativi

  • Si potevano aggiungere altre informazioni sulla conclusione della storia

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