Polaroid: recensione del film horror su una macchina fotografica maledetta

La paura è in una fotografia nel nuovo horror estivo Polaroid: ecco la recensione

Polaroid recensione film. Nel cinema spesso una fotografia è in grado di nascondere oscuri misteri e orrori inimmaginabili. Esistono diversi thriller e horror che ruotano intorno a strane fotografie o pericolose macchine fotografiche. Alcuni titoli che ci vengono in mente sono Shutter di Banjong Pisanthanakun oppure The Others di Alejandro Amenàbar. Polaroid, uscito nelle sale italiane il 6 giugno, sfrutta proprio questo immaginario e lo trasforma in un horror tipicamente adolescenziale, ma con elementi interessanti. La pellicola, diretta dal norvegese Lars Klevberg, è l’adattamento cinematografico del cortometraggio Polaroid, realizzato dallo stesso Klevberg.

Protagonista della storia è una giovane studentessa che lavora in un negozio di antiquariato. Un giorno un suo collega le regala una Polaroid SX-70, trovata in un mercatino. La vecchia macchina fotografica è però un vero e proprio strumento diabolico: chiunque venga immortalato è ucciso in seguito da un’inquietante creatura. Trasformando un oggetto vintage di culto in una macchina diabolica, Polaroid cattura l’attenzione dello spettatore con un’interessante premessa. Tuttavia scialacqua in seguito il tutto con uno sviluppo privo di tensione e ricco di troppi cliché e jumpscares. Qui di seguito trovate la nostra recensione del film che, vi ricordiamo, è uno dei film dell’estate dell’iniziativa Moviement, che quest’anno rilancia la stagione cinematografica estiva con una ricca programmazione di tutti i generi.

Indice

Polaroid recensione film

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Sarah e la sua amica Linda, rovistando nella soffitta di casa, trovano una scatola con dentro una vecchia Polaroid SX-70 e decidono di provarla. Quando Sarah rimane da sola, viene uccisa da una misteriosa e inquietante figura che si muove nel buio. Poco tempo dopo, la studentessa Bird Fitcher riceve in regalo quella stessa macchina fotografica da Tyler, suo collega presso il negozio d’antiquariato dove lavora. Appassionata di fotografia ed entusiasta del regalo, Bird decide di provarla scattando una foto al ragazzo. La sera stessa Tyler muore per mano della stessa creatura che ha ucciso Sarah.

Ignara del pericolo che si cela in quella Polaroid, Bird continua a usarla scattando foto anche ai suoi amici. Accorgendosi di una strana ombra che compare nelle foto, la ragazza ben presto capisce che quell’ombra è un vero e proprio presagio di morte. Chiunque finisca per essere immortalato dalla macchina fotografica, viene brutalmente ucciso da una creatura demoniaca, che vuole portare a termine un crudele piano di morte.

Tra cliché, jumpscares e un finale soddisfacente

La macchina fotografica Polaroid è un oggetto ancora oggi molto affascinante, con il suo sviluppo istantaneo di fotografie. Il modello SX-70 è uno dei più particolari, perché pieghevole e prodotto in non tantissimi esemplari. Un oggetto decisamente di culto e dal fascino vintage è un’ottima base di partenza per Polaroid. La macchina fotografica va a sostituire i tanti oggetti tecnologici horror maledetti visti in recenti teen horror, come la VHS di The Ring. L’oggetto posseduto dall’entità demoniaca è però al centro di uno sviluppo narrativo troppo convenzionale, ricco di jumpscares e altalenante nel tenere viva l’attenzione dello spettatore.

Stereotipi e cliché fanno da padrone per due terzi del film. Lo sviluppo della storia si muove fra situazioni viste e riviste, a partire dal gruppo di amici protagonista. Abbiamo come al solito il personaggio femminile principale, una ragazza introversa ma intelligente che sarà in grado di affrontare il “mostro”. Non mancano l’interesse amoroso, l’amica del cuore e anche la più antipatica della scuola, che sarà fra i primi a morire. La corsa contro il tempo per fermare la scia di morte si svolge quindi lungo binari troppo prevedibili e tramite scene di terrore, in realtà vuote di tensione e paura. I tanti jumpscares infatti non sono per nulla efficaci, soprattutto quelli nella parte centrale e iniziale del film.

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Fortunatamente Polaroid è in grado di riprendersi nella fase finale, quando i segreti vengono alla luce e la resa dei conti si avvicina sempre di più. Le situazioni narrative si fanno più movimentate, la tensione aumenta e i jumpscares diventano più efficaci. Inoltre sopraggiungono svolte di trama sorprendenti, in grado di giocare bene con la tensione e le certezze di spettatori e personaggi. Merito è anche della breve apparizione di Grace Zabriskie, bravissima e inquietante in Twin Peaks e sempre inquietante anche in questo contesto.

Pregi e difetti

Il materiale di Polaroid è manovrato da un convincente lavoro registico di Lars Klevberg. Il regista norvegese (tra poco di nuovo nelle sale con un reboot de La bambola assassina) dimostra capacità nel gestire le scene di tensione (anche se non tutte). Una certa cura nella creazione delle atmosfere e in ottimi accostamenti di immagini non passano inosservati. Buona è anche l’interpretazione di Kathryn Prescott, che dona vita al personaggio di Bird, sicuramente il più caratterizzato.

Questi buoni elementi vengono sommersi da vari difetti su cui è impossibile sorvolare. Oltre la sceneggiatura ricca di solite consuetudini da teen horror, sono da sottolineare gli effetti speciali del film, decisamente di scarsa fattura. Questo va dunque a incidere sulla presenza del “mostro” sulla scena, il quale non risulterà mai così terrificante. La scelta, inoltre, di diversi giovani interpreti visti in diverse serie TV si rivela vincente per attirare giovane pubblico ma non garantisce buone prove attoriali. Dunque lo sviluppo altalenante della trama, il vuoto di tensione della prima parte del film, gli scarsi effetti speciali e diversi attori di poca esperienza oscurano quel materiale positivo su cui si sarebbe dovuta reggere tutta la pellicola.

Polaroid recensione film: conclusioni

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Polaroid è un horror che riesce a porsi all’attenzione del pubblico, grazie a uno sguardo a un oggetto del passato. Una macchina fotografica Polaroid che, nella nostra epoca digitale, ci appare antica e quasi “stregonesca”, perché in grado di sviluppare materialmente al momento le fotografie. La scelta di renderla un pericoloso oggetto diabolico e mortale ci sembra più che azzeccata e riuscita. Tuttavia questo ottimo materiale di partenza è rovinato da uno sviluppo narrativo troppo prevedibile per buona parte del film, accompagnato da diversi jumpscares inefficaci e un pessimo utilizzo degli effetti speciali.

Se poche buone interpretazioni e un discreto lavoro di regia non riescono a sollevare di tanto l’asticella, l’ultima parte di Polaroid riesce a far ritornare l’attenzione dello spettatore. Svolte di trama ben pensate, un buon lavoro sulla tensione, jumpscares finalmente efficaci e una giusta ambientazione si mescolano per creare un atto finale decisamente soddisfacente.

Polaroid

Voto - 5

5

Lati positivi

  • La Polaroid come oggetto maledetto
  • L'atto finale del film

Lati negativi

  • Lo sviluppo prevedibile della trama
  • Gli effetti speciali
  • Jumpscares inefficaci e vuoti di tensione

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