Poor Things: recensione del nuovo film di Lanthimos – Venezia 80

In un mondo regolato da leggi, morale e convenzioni sociali una bambina nel corpo di un adulto rischia di evidenziarne le infinite contraddizioni

Grottesco, inquietante e sorprendentemente ironico, Yorgos Lanthimos torna a alla Mostra d’arte cinematografica internazionale di Venezia con Poor Things, di cui vi proponiamo la recensione, prima vera sorpresa del festival. Continua la collaborazione tra il regista ed Emma Stone, qui di nuovo protagonista nei panni di Bella Baxter, moderno mostro di Frankenstein alle prese non tanto con bifolchi armati di torce, ma con il sesso, la filosofia e la società patriarcale.

Diversamente dal solito, Lanthimos costruisce un mondo fantastico e fantasioso in cui cani con la testa d’anatra, polli con la testa di bulldog, tram steampunk e colori pastello sono all’ordine del giorno. Rinviato purtroppo a causa dello sciopero in corso ad Hollywood, il film uscirà il 25 gennaio del prossimo anno, ma è un’attesa che vale la pena aspettare per quello che, a parer nostro, è il miglior lavoro del regista.

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Poor Things, Element Pictures, Film4, Fruit Tree

Indice

Trama: un terribile mondo ti aspetta – Poor Things, recensione

In un 800’ diverso da quello che siamo soliti immaginare, un deforme scienziato compie un’opera tanto miracolosa quanto macabra. Tra le mura della sua tetra casa si aggira infatti una bellissima donna col cervello di una bambina, stupida e dannatamente divertente. Bella non è mai uscita di casa ed il suo creatore, Godwin (Willem Dafoe), non ha intenzione di farla uscire. Fuori la aspettano solo dolore e delusioni e nel tentativo di proteggerla, lo scienziato affida al brillante allievo Max McCandles il compito di supervisionarne crescita e progressi.

Dinanzi ad una donna così incantevole, seppur sia una totale idiota, il giovane Max non riesce a resistere e finisce per innamorarsene. È difficile però tenere ferma una bambina nel corpo di un’adulta e nonostante i tentativi di ingabbiamento dei due uomini, il casuale incontro con l’infido Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo) spingerò Bella a fuggire di casa ed esplorare finalmente quel terribile mondo che le è sempre stato precluso.

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Animali e stupide regole – Poor Things, recensione

In un mondo regolato da leggi, morale e convenzioni sociali una bambina nel corpo di un adulto rischia di evidenziarne le infinite contraddizioni, lungo un percorso di crescita in cui la curiosità è sostituita al giudizio nel tentativo di comprendere la natura umana. Bella non conosce il mondo, ma le è sempre stato descritto come terribile e pieno di pericoli (un po’ come il padre fa con i propri figli in Dogtooth), la sua educazione è razionale, non c’è spazio per il sentimento, l’empatia o il divertimento, esiste solo il bene e il male, bianco e nero. Costruita da uno scienziato divino (Godwin), è un novello Pinocchio la cui maturità puramente anagrafica le permette di andare laddove il bimbo di legno non può. Il suo Geppetto non può spiegarle tutto e non vuole, reprimendo la sua umanità, sottomettendola ad un rigido razionalismo scientifico di cui egli stesso diventerà vittima.

Ma Bella non è (ancora) umana, non è condizionata dalle regole del mondo e proprio gli insegnamenti del padre le permettono di ragionare in maniera estremamente pragmatica. Ciò che scopre per primo è il colore, la natura animalesca dell’essere umano, gli istinti primordiali e il piacere che ne deriva dal soddisfarli. Passando di città in città, attraverso una struttura in capitoli che scandisce minuziosamente il suo viaggio, da mero animale si trasformerà in animale sociale ed il suo subire passivamente il mondo lascerà il posto alla continua messa in discussione di quest’ultimo. Quali sono i dati empirici che definiscono l’amore, cos’è la depressione, perche la prostituzione è sbagliata? Le domande che pone mettono in crisi i personaggi che la circondano, non pensanti e condannati dall’abitudine.

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Emancipazione e furious jumpings – Poor Things, recensione

Il viaggio di Bella è una continua crescita che la porta a concepire sé stessa come individuo all’interno di una società, per poi scoprire il significato del suo essere donna ed il ruolo che le viene imposto. L’emancipazione della protagonista è una tematica preponderante nel film, che ironizza sul sistema patriarcale dominante nell’800’ (e purtroppo ancora oggi) evidenziandone le stupide ingiustizie. Volendo provocare potremmo dire che Barbie e Poor Things sono un po’ lo stesso film, laddove uno fa un discorso piuttosto semplice, l’altro tenta di sviscerare il tutto con maggiore profondità, servendosi entrambi dell’ironia e del sarcasmo come arma principale. Anche Lanthimos vuole provocare e non a caso il sesso e la masturbazione, elementi sempre presenti all’interno della sua filmografia, qui esplodono in lunghe sequenze di – come li chiama lei – furious jumpings. La regia segue l’evoluzione del personaggio e con la scoperta del sesso e dell’emotività si passa dal bianco e nero al colore, da inquadrature distorte dal fisheye a un’elegante simmetria e lo stesso sesso, prima felice scoperta della protagonista, nelle sue interminabili sequenze perde la carica ironica e provocatoria nel momento in cui Bella si prostituisce e diventa non più persona, ma lo strumento di grotteschi uomini arrapati.

Forse proprio il capitolo di Parigi in cui l’emancipazione della protagonista raggiunge il culmine, sfruttando il proprio corpo per guadagnare e vivere finalmente la vita che le pare, è l’unico tasto dolente del film. La problematizzazione della prostituzione, di cui sono mostrati lati positivi e negativi, è diluita da un’ironia a volte fin troppo infantile che alla lunga rischia di stancare e ritarda eccessivamente il finale. Dopo il successo de La Favorita, primo film non scritto dallo stesso regista, rinnova la collaborazione con lo sceneggiatore Tony McNamara mostrando un nuovo lato di sé e del suo cinema. Mai visto un Lanthimos così scanzonato, così colorato e pieno di vita, pur non rinunciando ai temi che hanno contraddistinto la sua filmografia. Come già detto in questa recensione, Poor Things è per ora la più grande sorpresa di Venezia 80. In attesa dell’uscita in sala, aumenta quindi l’aspettativa per AND prossimo progetto già annunciato in cui vedremo di nuovo Willem Dafoe, Emma Stone e soprattutto il ritorno di Lanthimos alla scrittura, accompagnato dallo storico collaboratore Efthymis Filippou. Chissà cosa riserverà l’altro lato della medaglia.

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Poor Things, Element Pictures, Film4, Fruit Tree

Poor Things

Voto - 8.5

8.5

Lati positivi

  • Bella e il suo mettere in crisi, la società, le regole e gli uomini
  • La regia di Lanthimos che questa volta si apre alla fantasia e i colori accesi

Lati negativi

  • Qualche sbrodolamento di troppo prima del finale

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