Oppenheimer: la recensione del film di Christopher Nolan

Nolan ci riporta al mito del Prometeo moderno in un racconto drammatico e terrificante.

Dopo la breve parentesi del bellissimo Dunkirk del 2017 Christopher Nolan decide che è giunto di nuovo il momento di abbandonare la fantascienza per tornare a parlare di storia moderna: Seconda Guerra Mondiale e Guerra Fredda per la precisione. Come diremo meglio nella nostra recensione di Oppenheimer l’ultimo film di Christopher Nolan è ben diverso dal suo stile, motivo per cui alcuni potrebbero rimanere in parte delusi. Una storia della durata di più di tre ore rigorosamente girata in pellicola 70 mm ed IMAX perché il regista britannico è tra i pochi (oltre a Tarantino) che pensa le sue opere primariamente per il grande schermo. Oppenheimer è un viaggio nella storia fatto di politica, cospirazioni, tradimenti ed inganni ma anche di fisica, meccanica quantistica, arte ed astronomia. Un racconto che sviscera i fatti che hanno portato alla costruzione della prima atomica nella Seconda Guerra Mondiale fino al dibattito sulla costruzione di un ordigno ad idrogeno in piena Guerra Fredda.

Nolan non affronta solo la storia e la politica del tempo ma ci permette anche di intraprendere un viaggio introspettivo sempre più intimo nella mente di Oppenheimer (Cillian Murphy), responsabile scientifico del progetto Manhattan a Los Alamos; l’uomo che sostanzialmente portò alla costruzione delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Un cast foltissimo dove oltre a Cillian Murphy, ormai attore feticcio per Nolan, figurano tra i più famosi Robert Downey Jr., Matt Damon, Emily Blunt, Gary Oldman, Florence Pugh, Jack Quaid, Rami Malek, Casey Affleck, l’immancabile Kenneth Branagh, Jason Clarke, Matthew Modine, James Remar. Se volete conoscere la nostra opinione sul nuovo film scritto e diretto da Christopher Nolan proseguite con la lettura della recensione di Oppenheimer.

Indice:

 

La trama – La recensione di Oppenheimer 

I tedeschi stanno per costruire un ordigno di una portata mai vista fino ad ora e sono in vantaggio su tutti con le ricerche. Siamo sul finire della Seconda Guerra Mondiale, l’America è alleata alla Russia e combatte contro Germania e Giappone per chiudere definitivamente il conflitto. Ci troviamo in anni particolari: il dubbio e la paura dominano la scena internazionale e spingono le maggiori potenze a trovare nuovi armamenti per abbattere il nemico. Una mentalità che pianta i semi di quella che sarà la futura Guerra Fredda. Gli USA partono particolarmente svantaggiati non godendo di menti brillanti come quelle dei fisici e scienziati europei. Inizia però a farsi strada tra le aule universitarie americane un certo Robert Oppenheimer che ha studiato la meccanica quantistica in Europa e che ora vuole rendersi utile per il suo Paese.

Recensione di Oppenheimer

Oppenheimer – Atlas Entertainment, Syncopy, Universal Pictures

Parte studiando l’implosione delle stelle ed arriva, grazie alla sua testardaggine ed egocentrismo, a fondare sotto direttiva del governo la città di Los Alamos dove raccoglie le più geniali menti del tempo. Diventa il responsabile scientifico del progetto Manhattan che lo porterà, assieme al suo gruppo di ricerca, a costruire i primi ordigni atomici che garantiranno la fine della guerra ma anche una strage di civili mai vista prima. La linea temporale del film di Nolan si spezza però continuamente tra il passato e le fasi post-conflitto mondiale quando Oppenheimer, pentito dell’atomica, diventa bersaglio di un’inchiesta lanciata a seguito della sua avversione alla costruzione di una nuova bomba ad idrogeno. La sua marcia indietro sul nucleare non piace al governo americano che lo crede una spia sovietica.

Prometeo secondo Nolan – La recensione di Oppenheimer

Che Oppenheimer sia un Nolan diverso dal solito lo capiamo fin dai primi minuti. Ma definire bene che cosa sia Oppenheimer può rivelarsi più complesso del previsto. Si tratta sicuramente di un racconto drammatico, vero, un film storico con una trama fortemente radicata nella politica del tempo. Un periodo che bene o male conosciamo tutti ma che Nolan ci ha voluto raccontare dalla prospettiva di uno dei protagonisti: Robert Oppenheimer. Figura certamente complessa, un uomo ambizioso e concreto a tratti egocentrico che fa di tutto per consegnare l’atomica al suo paese per poi capire, solo in un secondo momento, che forse si è spinto troppo oltre. Il racconto si trasforma così in qualcosa di più personale ed intimista: il dramma struggente, terrificante e malinconico di Oppenheimer. Proprio qui sta tutta la forza della regia e sceneggiatura di Nolan: fondere l’oggettività di eventi storici con l’introspezione di un personaggio dando sfogo a sentimenti e stato d’animo in un racconto che diventa sempre più personale ed emozionale.

Recensione di Oppenheimer

Oppenheimer – Atlas Entertainment, Syncopy, Universal Pictures

Il Prometeo moderno raccontato da Nolan è dunque una figura complessa ed ambivalente che porta indirettamente lo spettatore a riflettere su quanto è avvenuto. Se è vero che l’atomica ha permesso la fine della guerra come sottolinea il governo americano è anche vero che ha portato, negli anni a venire, a circa duecentomila morti tra Hiroshima e Nagasaki. Ha inoltre cambiato il volto dei conflitti internazionali portando alla più moderna Guerra Fredda, a quella guerra che fortunatamente non è mai scoppiata perché con le nuove tecnologie il mondo sarebbe già finito. Ma quindi la minaccia atomica è riuscita in questo modo ad arrestare per sempre i conflitti tra grandi potenze internazionali come ci si auspicava tempo fa? Gli attuali scontri farebbero dire di no, anche se innegabilmente è cambiato il volto della guerra. Una cosa è certa, l’uomo ha trovato il modo di distruggere se stesso; riaffiora in buona sostanza l’incubo kubrickiano del Dottor Stranamore, ed è questa la sensazione finale che ci lascia l’Oppenheimer di Nolan.

Un Nolan diverso dal solito – La recensione di Oppenheimer

Veniamo dunque a quella che potrebbe essere una nota dolente per chi ama il Nolan di Inception e Interstellar. Oppenheimer ha una cifra stilistica diametralmente opposta al Nolan fantascientifico che tutti noi conosciamo e amiamo da anni. Un film strettamente ancorato a fatti realmente accaduti con tanto di nomi, personaggi, vicende e luoghi. D’altronde la passione per la storia del regista britannico era già trapelata nel 2017 con il suo Dunkirk che aveva diviso appunto il pubblico, spiazzato da scelte registiche e narrative inaspettate. Potrebbe accadere nuovamente con Oppenheimer perchè Nolan si reinventa nella scrittura e nella regia pur mantenendo, in alcuni momenti, la spettacolarità dell’immagine a cui ci ha ormai abituato.

Un racconto sicuramente riuscito perché trasforma la cronaca in emozione, la storia in riflessione, anche se andando alla sostanza non c’è alcuna innovazione né freschezza in argomenti affrontati ormai un po’ ovunque. Il film supera le tre ore di girato e può capitare di perdersi tra dialoghi, fatti, nomi e salti temporali non sempre chiari per lo spettatore e questo è forse il difetto maggiore del film.

Nolan e l’atomica – La recensione di Oppenheimer

Inutile dire quanti registi abbiano raccontato nei loro film il loro punto di vista sulla bomba atomica. Dall’humor nero di Kubrick ne Il Dottor Stranamore all’incubo psichedelico dell’esplosione nucleare origine del male in Twin Peaks Parte II di David Lynch fino al commovente L’impero del sole di Steven Spielberg con un esordiente e giovanissimo Christian Bale. Per Nolan invece l’atomica è un racconto attenente ai fatti storici dell’epoca, un intreccio di politica, ambizioni personali e paure. Tutta l’esperienza e le energie del fisico Oppenheimer concentrate in quel famoso Trinity, primo e unico vero test di un prototipo di bomba atomica che ha preceduto i “soli di Hiroshima e Nagasaki”.

Nolan dunque rimane rispetto ad altri registi fortemente legato alla storia, ai fatti reali, alla fisica e alla scienza lasciando lo sfogo emozionale solo successivamente. L’atomica di Nolan è una luce abbagliante ed accecante, una supernova spettacolare e letale che corona il raggiungimento della vetta del successo di una mente brillante. Ma l’atomica di Nolan è anche un conseguente trambusto assordante e feroce che dilania l’anima di Oppenheimer, un’angosciante verità, un tormentato e terribile risveglio di coscienza, un pertugio su un futuro oscuro e minaccioso. Tra luce e rumore il tempo si ferma e si dilata all’infinito lasciandoci quel barlume di lucidità che ci porta a riflettere su quanto sia vicina l’autodistruzione umana. In questa piccola sottigliezza sta tutta la “poesia” del film Nolan, in un confine sottile tra successo e catastrofe, in quel limbo in cui si risveglia la coscienza terrorizzata di Oppenheimer e dell’uomo moderno.

Le nostre conclusioni

Sicuramente un film che pecca per originalità rispetto ad altre opere del regista ma che ripercorre con precisione eventi storici che tutti dovrebbero conoscere fino in fondo. Un racconto che è molto più di semplice cronaca storica o dell’inchiesta volta a screditare un uomo. Oppenheimer è uno scuotimento di coscienza, è la storia di un uomo ambizioso che realizza di essere andato oltre e di “essere diventato morte, il distruttore di mondi”. Un racconto monumentale sicuramente non esente da imperfezioni soprattutto per le diverse e talvolta confuse linee temporali e per una narrativa che a metà racconto potrebbe risultare pesante a tratti.

Oppenheimer è una storia fatta di politica, tradimenti ma anche passioni, scoperte, scienza, amicizia, amori, contraddizioni, ripensamenti. È la forza di un uomo di opporsi a tutto ciò che ha creato lui stesso, è il brusco risveglio dell’anima dato dal rumore assordante di quel primo ordigno test fatto brillare nel deserto. Un racconto ben fatto, vero ed emozionale, lontano dal classico Nolan ma non per questo meno valido. Un film che vi raccomandiamo di recuperare ovviamente al cinema sul grande schermo per cui è sin da subito stato destinato.

 

 

 

Oppenheimer

Voto - 8.5

8.5

Lati positivi

  • Sceneggiatura e regia
  • La prova del cast
  • Emozionante
  • Immagini che fanno gridare al cinema vero

Lati negativi

  • Le linee temporali possono confondere lo spettatore
  • Dialoghi, nomi e fatti potrebbero risultare pesanti dopo metà film

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