See you yesterday: recensione del film Netflix prodotto da Spike Lee

Recensione di See you yesterday, film Netflix da poco disponibile, prodotto da Spike Lee

See you yesterday recensione. Netflix ha iniziato questo 2019 con buoni ritmi. Uno dei titoli migliori fin’ora è sicuramente The Higwaymen, prodotto quasi inatteso ma molto ben realizzato. Anche stavolta ci troviamo di fronte ad un prodotto venuto fuori da una condizione di sordina. La cosa è strana, visto che il nome che è dietro alla produzione di questo breve film è nientemeno che quello di Spike Lee. Il grande regista ha lasciato una chiara impronta su quest’opera.

La regia è di Stefon Bristol, alla sua opera prima. Il film trae spunto dal corto omonimo realizzato per la tesi al NYU’s Graduate Film Program, ottenuta nel 2016 da Bristol. Come detto, ci sono molti elementi che fanno pensare ai film di Lee, ma ci sono anche elementi originali. La storia è intrigante, accattivante e non banale. La durata non è eccessiva, anzi, avrebbero potuto concedersi più tempo. Siamo di nuovo di fronte ad una tessera del mosaico Netflix, che inizia a costituire una vera e propria major. Entriamo ora nel dettaglio di See you yesterday, con questa recensione.

Indice

See you yesterday: recensione – Trama

Giugno 2019, Bronx, New York. Sebastian e C.J. sono due ragazzi legati da una grande amicizia e molto intelligenti. I due si dedicano a progetti di scienze interessanti e, pur essendo molto giovani, si comportano come veri scienziati. La loro ultima invenzione è uno zaino protonico capace di portare indietro nel tempo chi lo indossa. Inizialmente non tutto va secondo i piani, il che li spinge a chiedere aiuto al loro insegnante di scienze e a prendere materiali dal laboratorio scolastico.

C.J. è la più vivace della coppia, e ha dei diverbi con il suo ex ragazzo, ma le viene in soccorso Calvin, suo fratello maggiore. La vicenda prosegue con le ricerche dei due ragazzi per migliorare la loro invenzione. Messi a punto gli zaini, i due amici riescono a viaggiare indietro nel tempo, ma di un giorno solo, e per 10 minuti. La cosa li entusiasma molto, dal momento che pensano di vendicarsi dell’ex di C.J., incontrato il giorno precedente. I ragazzi scoprono, però, che ciò che loro fanno nel passato ha delle ripercussioni sul presente.

La vicenda subisce una tragica piega: Calvin viene ucciso, per colpa di uno scambio di persona, da un agente della polizia. C.J., che già aveva perso il padre, non sembra poter sopportare questa perdita. La protagonista decide di tornare indietro nel tempo ed evitare che il fratello muoia, ma ha bisogno di potenziare lo zaino. Una volta riusciti ad apportare le giuste modifiche all’apparecchio, C.J. e Sebastian tornano indietro nel tempo. Non tutto però, andrà secondo i piani.

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See you yesterday – Recensione

Il nome di Spike Lee nei titoli di un film Netflix fa un certo effetto. Lo stesso effetto che hanno fatto i nomi di Fincher, di Cuaron e tanti altri. Che uno dei più grandi esponenti del cinema americano, si metta al servizio di una piattaforma di streaming, è significativo. Lee il film l’ha solo prodotto, ma se lo vedrete vi renderete conto che si sente la sua presenza. La prima nota stonata, purtroppo, è alla prima inquadratura: i due registrano il loro esperimento, parlando ad una telecamera. Siamo nel 2019, i due sono dei genietti, è evidente che qualcosa non torni con la telecamera che usano. Si tratta di una telecamera da videosorveglianza, in bianco e nero, decisamente vecchia.

Una possibile spiegazione potrebbe essere che i due non volessero che, tornando indietro nel tempo, qualcuno trovasse la ripresa dell’accaduto. Non ha senso, perché parlano con tutti di questo esperimento e perché si potrebbe avere accesso anche a quel tipo di telecamera. Una scelta retrò discutibile. Per il resto siamo di fronte ad un’opera evidentemente allungata rispetto ad un originale breve. Ci sono scene riempitive e sarebbe stato meglio inserire qualche sequenza in più sulla creazione di questi apparecchi di cui sappiamo, alla fine, poco.

Nel complesso è un film leggero, non pretende di essere un film di fantascienza all’avanguardia. Le citazioni non sono neanche troppo velate: gli zaini sono chiaramente legati a Ghostbusters e citano Star Trek prima di iniziare il viaggio nel tempo. La citazione che merita una nota è sicuramente l’inserimento di MIchael J. Fox come professore di sicenze, al quale fanno anche dire “grande Giove”. La storia si sviluppa molto bene, e intriga, peccato per il finale che lascia un po’ interdetti. C’era modo di allungare il brodo, ma senza dialoghi inutili.

Aspetti Tecnici

Come detto, l’impronta di Spike Lee è evidente. In moltissime inquadrature si ritrovano i giochi visivi che il regista premio Oscar ama. La più iconica tra queste riguarda un cambio scena dall’esterno all’interno durante il quale l’obiettivo della macchina ruota di 360º. Per essere un’opera prima riadattata mette insieme molte scelte di regia non banali, ma senza esagerare. La fotografia è inutile da commentare in film del genere: molto difficilmente si riesce a rendere brutta un’opera per la fotografia, ormai. Altra scena da sottolineare è quella del giradischi, registicamente molto efficace.

Gli attori non sono conosciuti, ad eccezione del cameo di Michael J. Fox di cui sopra, e questo rende il tutto credibile. Funziona anche la resa dei viaggi nel tempo, sui quali si indugia, giustamente, solo le prime volte. La scelta del finale restituisce una doppia interpretazione: c’è chi ama questo tipo di finali e chi no. Indubbiamente è un film con un gran gusto cinematografico, ma senza le parti inutili sarebbe stato un ottimo episodio di Black Mirror. La questione più articolata riguarda la distribuzione del minutaggio: poco attento ai viaggi nel tempo prima della svolta, decisamente di più dopo.

La colonna sonora è scelta con l’idea di restituire la naturalità di quello che stiamo vedendo. Non ci troviamo di fronte ad una colonna sonora imponente come quella di Ritorno al Futuro. La musica è quotidiana, tipica dell’ambiente in cui si svolge l’azione. Questo film ha sicuramente una buona carta in tutto ciò che riguarda gli aspetti tecnici, ma è carente per quanto riguarda altre scelte, come detto.

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Afroamerica e sci-fi

Un fattore che ancora non avevamo analizzato in queste righe è la scintilla che dà inizio al film. In effetti se leggiamo la trama non possiamo che immaginarci di essere di fronte ad un film di fantascienza. Non è proprio così, o meglio, non solo. Quello che colpisce è che tutto ruoti attorno all’universo afroamericano come simbolo di un’etnicità ancora latente nel 2019. Tutti i protagonisti sono sconvolti dall’uccisione di un membro della loro comunità per mano di un agente di polizia. La stessa cosa avverrà, poi, al fratello di C.J.

Non è banale che in un film del genere si inserisca un argomento così scottante. Anche qui, seppure con ridondanza, bisogna citare il nome di Spike Lee. Il regista ha quasi sempre realizzato film con l’intento di dar voce alla comunità afroamericana. L’influenza è evidente e non viene negata. Il fulcro della storia in effetti è la diffidenza della comunità bianca nei confronti degli afroamericani. La sensazione è che il ripetere spessissimo la data in cui si svolge l’azione non sia semplicemente legato ai viaggi temporali, ma sia simbolo dell’assurdità della situazione. I conflitti vengono mostrati anche all’interno della comunità afroamericana, ma non sembrano oggetto di critica eccessiva.

Questo tipo di cinema viene in genere accolto da diverse reazioni in patria. Spike Lee è sempre stato un autore controverso e permaloso, cosa che non lo ha reso mai troppo simpatico all’ambiente in cui lavora. La speranza è che chi lo segue possa attirare meno attenzioni su di sé e più sulle questioni raccontate. Anche la fantascienza inizia a muovere i primi passi verso un cinema di “orgoglio afro”. Non è un male, anzi, se ancora ci sono situazioni simili ogni strumento è valido per combatterle.

See you yesterday: recensione – Conclusioni

Un film che vale la pena vedere, per una serie di motivi già citati. Se siete amanti della fantascienza potreste rimanere un po’ delusi dal modo in cui viene trattata, ma ne varrà comunque la pena. Siamo sempre di fronte a Netflix, che in quanto ha fantascienza ci ha saputo propinare prodotti come Io. La durata resta mal gestita, o forse mal calibrata per un film che deriva da un corto. Ciò che resta di più è la riflessione sulla condizione non mutata di una minoranza, che ormai non è più tanto piccola.

Quello che colpisce è la mistione tra i due generi diversi ma perfettamente uniti. Ci sono molti aspetti che avrebbero potuto regalarci un film memorabile, ma altrettanti fanno pensare che sia un’opera acerba. Quello che è buono è la possibilità che Netflix continua a dare a registi in erba di potersi confrontare con un ampio pubblico. Il futuro è molto positivo, da questo punto di vista, per Netflix e per quelli che non riescono a sfondare nell’industria elitaria del cinema. Che serva da scossa alle grandi case di produzione? Ai posteri l’ardua sentenza.

See you yesterday

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Aspetti tecnici
  • Storia intrigante

Lati negativi

  • Equilibrio narrativo mal gestito
  • Troppo breve

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1 commento

  • Maurizio ha detto:

    Film carino ma ODIO il fatto che non abbia un finale.
    E i film di Netflix non hanno mai un finale. MAI! Che rabbia!

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