Skyfall – Recensione del terzo 007 di Daniel Craig!
In occasione del cinquantesimo anniversario di James Bond, Skyfall, terzo 007 di Daniel Craig, mescola tradizione e innovazione grazie alla regia di Sam Mendes. Ecco la nostra recensione!
Il 1962 vede la luce nelle sale cinematografiche Agente 007, Licenza di Uccidere. Nel 2012 il regista Premio Oscar Sam Mendes ha onorato il cinquantesimo anniversario del personaggio di James Bond con Skyfall. Nel terzo film della saga interpretato da Daniel Craig , l’agente segreto di Sua Maestà è alle prese con una minaccia inedita. Una crisi personale e professionale lo porta a dubitare del suo ruolo e delle sue capacità ma non avrà il tempo per accettare una simile resa perché un nemico pericolosissimo sta per entrare in azione.
A vestire i panni del rivale di Craig c’è un Javier Bardem istrionico come suo solito mentre a tirare le fila ritroviamo l’iconica “M” di Judi Dench. A colpire nel segno, però, è il desiderio del regista Mendes (Oscar per American Beauty nel 2000) di celebrare il mito di Bond per filo e per segno. Il film diventa, così, un affascinante ponte tra passato e presente capace di appassionare generazioni diverse. Scopriamone le caratteristiche nella nostra recensione.
Skyfall – Recensione del terzo 007 di Daniel Craig!
Quale futuro per James Bond?
L’agente 007 ha sempre pensato di essere insostituibile. Nel forsennato incipit di Skyfall scoprirà che non è così. Sacrificato dal suo stesso capo, l’autoritaria M, per evitare una fuga di dati si sente tradito dall’organizzazione alla quale ha dato tutto e fugge per rifarsi una vita. Ingoierà il rospo e tornerà al servizio della Corona per sventare la minaccia del diabolico Raoul Silva (Bardem), desideroso di annientare i servizi segreti inglesi. Silva condivide il passato di Bond in quanto ex-agente e, come lui, si è sentito messo da parte. Il loro scontro servirà a 007 per ritrovare un equilibrio nella sua vita e nella sua professione.
Non è la prima volta che Bond deve affrontare un ex-collega passato al crimine. I fan più smaliziati, infatti, ricorderanno il duello con lo 006 interpretato da Sean Bean in Goldeneye (1995). Qui, però, il tema centrale del film è molto più ambizioso di un semplice duello tra agenti. Sam Mendes, infatti, coadiuvato dalla sceneggiatura di John Logan cerca di analizzare che cosa significhi consacrare la vita per il proprio Paese. L’agente 007 è sempre stato rappresentato come simbolo dell’intelligence britannica, l’uomo disposto a tutto per servire la patria tra un Martini e una bella donna…ma cosa accade dopo tutto questo?
007…dopo 007?
Bond si rende conto all’improvviso di essere sacrificabile, di non essere insostituibile e questa consapevolezza lo manda in frantumi. Mendes sembra avere capito come sfruttare il volto dolente di Daniel Craig (con il quale aveva già lavorato in Era Mio Padre nel 2002) e lo spinge a osare nella sua interpretazione. Mai si era visto uno 007 più in difficoltà e più indeciso sulla strada da intraprendere. Il personaggio vede incrinarsi tutte le sue certezze e, a complicare le cose, ci pensa il confronto con l’efferato Silva. Anche lui agente pluridecorato, anche lui pupillo di M (qui assurta orma al ruolo di “madre” dei suoi sottoposti) non ha retto al peso della sua sostituzione.
Javier Bardem costruisce il suo villain giocando all’opposto di 007. Vestito di bianco quando Bond è notoriamente in abito scuro; mellifluo e divertito nel suggerire di essere gay o bisessuale per contrasto alla celebre mascolinità di 007. Il suo Silva gioca sporco e sfrutta la sua esperienza per vendicarsi dell’organizzazione alla quale ha consacrato vita e salute fisica. In sostanza, Bardem incarna ciò che Craig potrebbe diventare se perdesse la lucidità e si lasciasse trascinare dall’emotività.
Il Vecchio e il Nuovo
Skyfall chiude un processo di ricostruzione del mito di 007 avviato con Casino Royale (2006) e con la scelta, all’epoca molto contestata dai puristi, di Daniel Craig. Il suo Bond violento, rude, muscoloso ha rappresentato una rottura rispetto ai precedenti e ha permesso alla saga di ritrovare freschezza e successo. Qui, però, Mendes riannoda i fili con la tradizione e, sfruttando l’epocale anniversario, reintroduce molti dettagli storici. Dalla Aston Martin all’ufficio di M con doppia porta imbottita fino a Miss Moneypenny il mito del celebre agente inglese viene omaggiato.
La stupenda fotografia di Roger Deakins (fresco di Oscar per Blade Runner 2049) e la regia autoriale di Mendes ci fanno soprassedere su alcuni inevitabili difetti quali le lungaggini nel terzo atto e alcuni espedienti narrativi abusati come la fuga del villain. E non dimentichiamo il bellissimo brano di Adele che ha portato il primo Oscar nella Storia a un tema di 007! Skyfall, insomma, ha compiuto la quadratura del cerchio, proiettando ufficialmente un personaggio apparentemente lontano nel futuro del Cinema senza sacrificarne l’essenza.
Skyfall
Voto - 8
8
Lati positivi
- Equilibrio perfetto fra tradizione e innovazione
- Un film di 007 in cui l'approfondimento psicologico del personaggio è in primo piano
- Il tocco autoriale di Sam Mendes e la fotografia del grande Deakins
Lati negativi
- Alcune carenze di ritmo, specialmente nel terzo atto
- Qualche espediente abusato in sceneggiatura