Strong Girl Nam-soon: la recensione dei primi episodi della serie coreana di Netflix

Donne e superpoteri nel nuovo k-drama targato Netflix che gioca coi generi non senza ingenuità e qualche caduta di stile

Dal 7 e 8 ottobre sono disponibili su Netflix i primi due episodi (gli altri saranno pubblicati ogni fine settimana) della serie coreana Strong Girl Nam-soon. Un k-drama, interpretato dalla Lee Yoo-mi di Squid Game, assurdo e sopra le righe che gioca esplicitamente coi ruoli di genere nella società coreana contemporanea mettendo in scena la storia tragicomica di una ragazza dalla forza inimmaginabile. Mischiando assieme action e commedia, anime e narrazione supereroistica prende così vita l’avventura di Nam-soon e le sue vicissitudini per ricongiungersi a una famiglia le cui donne hanno il suo stesso potere da generazioni.

Una storia – nata come spin-off di un’altra serie coreana del 2017 – che potrebbe facilmente far storcere il naso a chi non è abituato a prodotti di questo tipo ma che, tra ingenuità varie e uno spirito kitsch che pare ammantare ogni cosa, sembra imbastire una narrazione coerente con le sue premesse e i suoi propositi. Quanto basta, insomma, per costruire una serie di intrattenimento che non disdegna una (seppur superficiale) riflessione sul proprio tempo, benché, a lungo andare, rischi di diventare un gioco fine a se stesso.

Indice:

Trama – Strong Girl Nam-soon recensione

Gang Nam-soon (Lee Yoo-mi) vive nelle praterie della Mongolia da quando, bambina, si è accidentalmente allontanata dal padre, fotografo coreano, perdendosi. Allo scoccare del suo ventiduesimo anno di età la ragazza decide però di salutare i genitori adottivi e tornare nel paese natale per scoprire le sue vere origini e, soprattutto, il perché del suo misterioso potere: una straordinaria forza che la accompagna da quando era piccola.

Nel frattempo in Corea, la madre di Nam-soon, Hwang Geum-joo (Kim Jung-eun), indice una serie di concorsi di forza per ritrovare la figlia scomparsa e farla ricongiungere alla sua famiglia, nella quale ogni donna è dotata del suo stesso potere da generazioni. La comparsa di Lee Hwa-ja (Lee Hee-jin), misteriosa ragazza senza passato e dalla forza sorprendente, porterà Jung-eun a credere si tratti proprio della figlia perduta, intanto finita nel bel mezzo di un incidente aereo e di un oscuro complotto criminale legato a una nuova droga.

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Strong Girl Nam-soon. SLL

One-Punch Woman

“Perché gli uomini coreani sono così belli? Mi viene voglia di proteggerli”. Vivessimo ancora nel secolo scorso e fossimo poco sensibili a femminismo e problematiche di genere diremmo che quello che ci presenta Strong Girl Nam-soon è un mondo ribaltato, una realtà in cui le donne sovrastano (fisicamente, ma non solo) gli uomini in un sistema che, scimmiottando quello patriarcale, ne sottolinea l’assurdità. È forse questa l’intuizione (l’unica?) più degna di nota della serie creata da Baek Mi-kyung.

Una commedia assurda e scanzonata che altrimenti sarebbe già stata fagocitata da altre narrazioni simili ma ben più strutturate. Tra sottotrame poliziesche appena accennate ma destinate a diventare sempre più importanti, drammi famigliari e superpoteri, la serie si adagia infatti nella sua confezione a misura di manga umoristico. Un “One-Punch Woman” che sembra avere le idee chiare su dove andare a parare anche se, per arrivarci, frulla insieme gli immaginari e i luoghi comuni più disparati, senza preoccuparsi di rielaborarli in maniera compiuta e omogenea.

Strong Girl Nam-soon recensione

Strong Girl Nam-soon. SLL

Un mondo bulimico

A uscirne è così una storia corale vagamente confusionaria e schizofrenica, fatta di balzi temporali e trame parallele, che assembla insieme generi differenti senza però riuscire sempre a trovare una quadra. È proprio questo sovrapporsi di toni, situazioni e immaginari eterogenei a restituire da una parte lo spirito di una serie che si vorrebbe divertente e assurda, dall’altra l’ingenuità di fondo nel gestire una materia cui avrebbero giovato una consapevolezza e una maturità maggiori.

Fondendo assieme saga famigliare, film di supereroi, dinamiche da soap opera e derive sentimentali a un passo dalla stucchevolezza Strong girl Nam-soon si fa specchio di un sistema produttivo bulimico e senza un vero centro. Una commedia scanzonata che parla di genere, legami famigliari e senso di appartenenza affogandoli, però, in una struttura dallo svolgimento discontinuo e altalenante, dove ogni spunto di riflessione si stempera in una vicenda che pare ricercare l’umorismo a tutti i costi.

Strong Girl Nam-soon recensione

Strong Girl Nam-soon. SLL

Donne forti, storie deboli

La forza sovrannaturale di Nam-soon diventa così un possibile pretesto per parlare, ancora una volta, del proprio mondo, di una società spietata e dominata dal denaro (la madre Jung-eun è a capo di una società di credito come quelle viste ne I segugi), fatta di truffatori e senzatetto, in un quadro che va di pari passo con il problema dei ruoli di genere e con le regole prestabilite di un sistema duro a morire. Di tutto ciò, almeno a giudicare dalla visione di questi primi episodi, la serie sembra però consapevole fino a un certo punto, impegnata com’è a gestire il ritorno a casa della sua ingenua e spaesata protagonista, tra impostori, segreti famigliari e villain senza scrupoli.

Tra un combattimento cartoonesco e una divertente cena in famiglia, mentre l’immancabile “Gangnam Style” suona in sottofondo, Strong Girl Nam-soon diventa così un divertissement immediato e caotico, rischiando, però, di fare della sua premessa interessante e irriverente nient’altro che l’ennesimo k-drama sopra le righe. Un frullato pop di immaginari alla deriva forse impossibile da trasformare in qualcosa di più.

Strong Girl Nam-soon

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Le premesse sono interessanti quanto basta per continuare la visione

Lati negativi

  • La commistione di toni e generi differenti a volte è confusionaria e sbilanciata
  • La leggerezza di fondo si accompagna a una superficialità non sempre volontaria

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