Suburra: recensione della terza stagione della serie targata Netflix

L'ultima stagione di Suburra è sbarcata su Netflix: ecco la recensione

Acclamata dal pubblico, Suburra si è imposta nel panorama mediatico italiano come uno dei prodotti di punta del catalogo Netflix. Dopo il successo della seconda stagione, la terza era attesa da tempo e il colosso dello streaming si è mosso sapientemente promuovendo la serie con Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara tramite i suoi canali social. Dopo mesi di attesa, è finalmente arrivato il momento, e noi di FilmPost vi presentiamo la recensione di Suburra 3. Cosa aspettarsi? Beh, questo lo scopriremo soltanto proseguendo nella lettura. Ciò che possiamo garantirvi, intanto, è un commento senza nessuno spoiler, in modo tale che possiate godervi la visione dell’ultimo capitolo della serie in totale serenità.

Quel che è certo è che Suburra, dopo una prima stagione intrigante e una seconda stagione esplosiva sembrava promettere ai suoi spettatori un terzo e ultimo capitolo da togliere il fiato. Tuttavia, quello che era l’intento iniziale non è stato pienamente raggiunto; disilludendo le speranze iniziali e, anzi, andando anche a intaccare un quadro generale che poteva, senza degli errori quasi grossolani, essere decisamente più armonico. Nell’iniziare questa breve recensione per prima cosa è necessario fare il punto della situazione. E ciò serve non tanto per rifarci alla trama, quanto più per sottolineare le frequenti disattenzioni per quanto concerne la scrittura di cui la terza stagione della serie prodotta da Netflix si è arricchita.

Indice:

Scrittura ed errori grossolani

Al centro di questo nuovo capitolo ritroviamo il Giubileo. Evento epico, che potrebbe portare milioni su milioni nelle tasche di chiunque riesca ad inserirsi negli affari. Questi non riguardano più Ostia ormai lontana nella mente dei protagonisti. Adesso l’obiettivo è tutta Roma, e Aureliano, Spadino, Samurai e Cinaglia si contendono un bottino decisamente molto grande. Tuttavia, la questione che dovrebbe essere principale perde spesso di mordente; gli affari politici e religiosi passano in secondo piano lasciando spazio ai drammi privati e personali dei singoli personaggi – e a molte scene action-crime. Queste sicuramente si rifanno ad una volontà esplicita di velocizzare il ritmo del racconto. Ed è su questo punto in particolare che Suburra 3, e di conseguenza la nostra recensione, si concentrano.

La volontà di mantenere un ritmo serrato si concretizza più che altro in un prodotto concepito soltanto per il binge watching. In qualità di serie televisiva, Suburra dovrebbe essere in ogni caso concepita come un prodotto visionabile in questa modalità, con episodi da quaranta minuti circa visibili e apprezzabili singolarmente. Questa volta, invece, vuoi per la volontà di aumentare il ritmo, vuoi per per accostarsi idealmente a strutture narrative statunitensi, la serie sembra più che altro un lunghissimo prodotto cinematografico. Un’idea buona, da una parte; se non fosse però che così facendo si finisce per liquidare in pochissimo tempo dei personaggi con cui il pubblico ha costruito un legame affettivo nel corso dei tempo.

Suburra 3 recensione

Suburra – La serie, stagione 3, Netflix

Empatia e recitazione – Suburra 3, la recensione

Ma se è vero che la scrittura della nuova stagione di Suburra manca di finezza, ciò che non manca in questa stagione è l’impegno e il desiderio di far empatizzare il pubblico che traspare dalla recitazione dei suoi protagonisti. Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara e Filippo Nigro, in particolare, sono riusciti a dare enfasi ai loro personaggi in maniera eccelsa. In particolare riuscendo a comunicare con il pubblico soprattutto nei momenti di silenzio. Ma non è solo loro il merito; anche Carlotta Antonelli, interprete di Angelica, ha avuto modo di dimostrare il suo talento in questi sei episodi, ancor più che in quelli precedenti, dimostrando un grande talento recitativo e dando prova di avere greandi mezzi.

Ritornando ai protagonisti, invece, gli affiatatissimi Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara sono sembrati – come sempre d’altronde – perfettamente a loro agio nei panni di Aureliano e Spadino. La loro storyline ha avuto modo di procedere in maniera assolutamente coerente nell’arco della terza stagione, lasciando spazio a quel rapporto di amicizia quasi fraterno che le due stagioni precedenti avevano avuto modo di costruire. A stupire più di tutti è sicuramente Amedeo Cinaglia. Ci ritroviamo a guardare un uomo che, rispetto ai primissimi episodi ha subito una grandissima evoluzione, passando da vittima a carnefice. Osservandolo recitare ci ritroviamo a guardare un uomo ormai privo di qualsiasi tipo di riserva. Samurai, d’altro canto, si dimostra il perfetto Mangiafuoco: il burattinaio che tiene i fili di tutta Roma. Il problema nasce nel momento in cui i fili si spezzano e le marionette non hanno più nessuno che le coordina.

Suburra 3 recensione

Suburra – La serie, stagione 3, Netflix

Considerazioni finali – Suburra 3, la recensione

Nella nostra recensione di Suburra 3 non possiamo mancare di sottolineare come la serie sia ovviamente caratterizzata da una colonna sonora precisa e ben studiata. La musica si muove di pari passo con le scene, dando alle stesse una grande potenza; e permettendo quindi allo spettatore di immergersi pienamente nella storia. Questo punto di lode tuttavia non basta a colmare le lacune sopracitate e a far sì che questa terza stagione di Suburra raggiunga la sufficienza. Il problema del mancato sei politico sta nel complesso. La recitazione, lo abbiamo detto, è assolutamente buona. La colonna sonora è ottima. Anche la regia e la fotografia, su cui Netflix, e la produzione in generale, punta molto è decisamente di buona fattura, come è sempre stata.

Quale è dunque la nota dolente? Ciò che non permette alla terza stagione di raggiungere il sei, nonostante i colpi di scena e i cambiamenti rispetto al film di partenza, sono le incoerenze e i tempi gestiti male della scrittura. Sia che si tratti di necessità, dato che l’ultima stagione si compone solo di sei episodi, che di una scelta puramente stilistica influisce negativamente sulla visione. La decisione di accelerare i tempi e di rendere il tutto estremamente frenetico, tagliando quello che sembrava poter essere il superfluo – e invece non lo era  affatto – non è stata una scelta felice. Il che è un vero peccato, dato che le precedenti due stagioni erano state in grado di tenere un ritmo più incalzante; concentrando sì gli avvenimenti principali in un exploit finale, ma senza lasciare da parte tutto il resto.

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Suburra

5 - 5

5

Voto

Lati positivi

  • Ottima regia e fotografia, in linea con le precedenti stagioni
  • Colonna sonora

Lati negativi

  • Scrittura frettolosa che fa perdere spessore alla serie
  • Non riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore, fallendo nel generare empatia

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