Suspiria: recensione del film di Luca Guadagnino

Direttamente dal Festival di Venezia la recensione di uno dei film più attesi dell'anno, il Suspiria diretto da Luca Guadagnino

Sono parecchi anni che si vociferava di un remake di uno degli horror più amati di Dario Argento, Suspiria. Dopo numerose polemiche e cambi di regia e attori, nel 2015 viene annunciato come regista Luca Guadagnino, il quale non ha mai goduto di una particolare attenzione nel nostro paese. Dopo il successo internazionale di Chiamami col tuo nome, la curiosità sul remake di Suspiria firmato da Guadagnino è schizzata alle stelle. Il regista si sarebbe dovuto confrontare con un genere totalmente diverso dalla sua opera precedente.

Nel rimettere mano a un elemento “sacro” dell’horror come il film di Argento, Guadagnino sorprende positivamente. Dà vita a un remake così personale da seguire un percorso tutto suo, eliminando anche aspetti cardine dell’originale. Il suo Suspiria è una storia di danza, occulto e maternità firmata da un Guadagnino in piena forma, in grado di gestire un genere nuovo e di mantenere il suo stile. Scopriamo quali sono gli aspetti che rendono il film un remake sorprendente e disorientante, al punto che è preferibile non chiamarlo remake.

Suspiria: recensione

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Berlino, 1977: dall’Ohio, Stati Uniti, giunge la giovane Susie Bannion (Dakota Johnson) per fare un’audizione a una prestigiosa scuola di danza moderna che affaccia proprio di fronte al Muro. A livello storico siamo in un periodo particolarmente caldo, fra dirottamenti aerei e vicende della RAF (gruppo terroristico di estrema sinistra). L’arrivo di Susie, la cui audizione colpisce particolarmente la coreografa Madame Blanc (Tilda Swinton), coincide con la scomparsa di una ragazza, Patricia (Chloe Grace Moretz).

Nella scuola di danza, in realtà congrega di streghe turbata da divisioni interne, Susie fa enormi progressi e fa amicizia con Sara (Mia Goth), la quale comincia a nutrire dei sospetti sulla vera natura delle insegnanti. Sui segreti che si celano dietro le lezioni di danza, comincia a indagare anche lo psicologo Jozef Klemperer (Lutz Ebersdorf) che aveva in cura Patricia ed è tormentato interiormente da un tragico lutto.

Suspiria: un film horror?

Essendo figlio del Suspiria di Dario Argento, ci si aspetterebbe che il film di Guadagnino sia un horror a tutti gli effetti. Lo si può affermare ma solo in parte. Uno degli aspetti più interessanti è che nei 152 minuti complessivi (durata curiosa per un horror ma non per Guadagnino) l’orrore puro è riservato a poche sequenze, ma lunghe e intense, dove nulla è risparmiato agli occhi dello spettatore (viscere estirpate, corpi che si contorcono all’inverosimile).

Guadagnino sembra avvicinarsi al gore ma lo fa mantenendo sempre un approccio formale, estetizzante e curato. In questo modo lo spettatore non prova puro disgusto, come avviene in tanti horror torture porn, ma rimane profondamente turbato. Oltre queste sequenze significative, i brividi e la tensione sono più smorzati ma il regista riesce sempre a mantenere la giusta atmosfera per un film di genere, concentrandosi magari più sui personaggi e i luoghi.

La motivazione di una tale scelta sta nell’approfondimento di grandi temi. I più importanti sono le implicazioni artistiche della danza, il legame di essa con l’occulto, la maternità e il binomio colpa-innocenza. Su quest’ultimo è importante il ruolo del dottor Klemperer, afflitto dai traumi della guerra e dalla perdita di una persona cara, e anche la Berlino degli anni ’70, che ancora si porta dietro le colpe della guerra e del Nazismo.

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Donna – Madre – Strega

Una delle qualità di Luca Guadagnino è sicuramente quella di conoscere la condizione femminile e di saperla analizzare in tutte le sue forme. La compagnia di danza protagonista del film è totalmente al femminile, di stampo matriarcale e ogni intromissione di tipo maschile viene severamente punita (nel Suspiria di Argento invece erano ammessi anche uomini). Guadagnino vuole far risaltare la spaventosa forza che risiede in questo gruppo femmineo, analizzandone i comportamenti e la diversità da qualunque altro gruppo di donne. La strega e la danzatrice non sono però le uniche declinazioni della donna che vengono analizzate.

Fondamentale nel Suspiria di Guadagnino è la figura della madre, collegamento diretto con le Tre Madri della trilogia di Dario Argento. Se il ruolo di strega si lega a quello della madre (nel film troviamo Madre Markos e Mater Suspiriorum), la strega sarà buona o cattiva? E ribaltando il collegamento la madre sarà una figura amorevole o punitiva?

Il tema della maternità è dunque sottoposto a una profonda riflessione, a partire da una frase che si vede ricamata su un piccolo telo incorniciato: “Una Madre è una donna che può sostituire tutte le altre ma che non può essere sostituita”. La madre di Susie Bannion, Madre Markos, Mater Suspiriorum e in un certo senso anche Madame Blanc sono i diversi ruoli con cui viene approfondito questo aspetto.

Suspiria: Ambientazione e atmosfera

Se il Suspiria di Dario Argento sembrava una favola gotica immersa in un contesto praticamente astorico, la versione di Guadagnino si svolge invece nella Berlino Ovest di fine anni ’70. Il regista e lo sceneggiatore David Kajganich optano per questa scelta perché interessati al tema della divisione, della colpa e del perdono. Questa Berlino cupa, da guerra fredda e sottoposta al terrore non è mai un semplice sfondo ma trova un perfetto riflesso nei contenuti. La città è continuamente immersa nella pioggia e nella neve e appare sempre plumbea e fredda, dai colori grigi e spenti, esaltati dalla magnifica fotografia del film. Una scelta coraggiosa che elimina i colori caldi e irreali dell’originale, frutto del maestro Luciano Tovoli.

Questa particolare ambientazione si lega anche alla figura pioneristica della ballerina e coreografa Mary Wigman, morta a Berlino Ovest nel 1973. Le coreografie del film sembrano proprio richiamare la sua Hexentanz (Danza della strega); ideata nel 1914, si svolgeva senza musica (in origine) e con movimenti spontanei per evocare la figura pericolosa e magica della strega, come espressione dell’Io autentico dell’artista. La protagonista della danza ossessiva della Wigman incarna l’immagine di donna creativa, forte e indipendente, assolutamente nuova per l’epoca.

Gli anni ’70 sono anche un’occasione di confronto per Guadagnino con i grandi horror d’atmosfera di quel decennio, cercando di riprenderne gli elementi più significativi. Sospiri, passi, continui scricchiolii delle assi del pavimento invadono continuamente lo spazio uditivo creando la giusta atmosfera. E la tradizione viene egregiamente omaggiata.

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Il troppo stroppia

Se pensate che la frase faccia riferimento alla durata vi sbagliate: la durata di 152 minuti non è l’aspetto negativo di Suspiria. Nell’attesa di trovare un’altra scena potente come il balletto di puro terrore visibile nella prima parte del film, arrivati all’ultimo atto si assiste a un trionfo horror parossistico e sanguinolento con musiche in sottofondo di dubbio gusto. Continue esplosioni di sangue rendono il tutto un po’ kitsch ma senza giungere a momenti di ridicolo involontario.

Nel suo horror d’autore Guadagnino sembra volersi divertire con una sequenza “di serie B”, che risulta tuttavia troppo improntata all’eccesso e alla lunga potrebbe annoiare. A questa seguono alcune piccole scenette che invece potrebbero suscitare qualche perplessità o risata e che potevano quindi essere escluse dal montaggio finale (per evitare spoiler sono impossibili altri riferimenti).

Suspiria: Il cast

Il Suspiria di Guadagnino vanta la presenza di star in ascesa e vecchie glorie del passato. Dakota Johnson riesce a tirare fuori finalmente il suo talento, restituendo al pubblico tutta l’ambiguità del suo personaggio, non così innocente come nell’originale. Al di là della sua interpretazione, molto interessante è il lavoro svolto sul corpo dell’attrice: durante le sessioni di ballo la macchina da presa lavora sugli aspetti più inquietanti, come le sue scapole in grado di muoversi in modo spaventoso in alcuni momenti.

Tilda Swinton, attrice-feticcio di Guadagnino, è una Madame Blanc straordinaria, statuaria, veramente in stato di grazia. Sorprendenti le interpretazioni di Angela Winkler (Miss Tanner nel film) e di Lutz Ebersdorf, sotto cui potrebbe nascondersi in realtà la Swinton truccata ad arte. Molto brave anche Mia Goth e Chloe Grace Moretz. Nostalgica infine è la presenza di Jessica Harper, protagonista del primo Suspiria, qui presente in un cameo dai toni teneri, che si inserisce in maniera curiosa nella storia.

Suspiria: Aspetto tecnico

Suspiria può vantare anche un gran lavoro dal punto di vista tecnico, sicuramente a partire dalla regia potente di Guadagnino. Una regia sempre attenta ai dettagli, alla cura formale ma a volte sorprendentemente senza fiato nelle sequenze più disturbanti. Gli oggetti di scena, i luoghi d’ambientazione e i costumi inoltre sono sottoposti a un occhio ossessionato dai dettagli.

La colonna sonora di Thom Yorke, cantante dei Radiohead, risulta molto efficace e inquietante solo in determinate scene, come lo svolgimento del balletto Volk coreografato da Madame Blanc. In altri contesti invece è decisamente poco attrattiva e slegata dalle immagini sullo schermo, quasi un elemento di disturbo. Un vero peccato perché la musica è sempre stata un elemento significativo nei film di Guadagnino, soprattutto in A Bigger Splash e Chiamami col tuo Nome.

Notevole è anche il lavoro sul montaggio svolto da Walter Fasano, collaboratore fidato di Guadagnino. La sua potenza sta nella costruzione delle diaboliche visioni e degli incubi che affliggono le ballerine della compagnia. Infine va premiata anche la fotografia di Sayombhu Mukdeeprom, impostata su toni cromatici spenti, scuri e freddi, lontana dai colori del film di Argento.

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Conclusioni di Suspiria: recensione

Suspiria di Luca Guadagnino è uno degli esempi più singolari di remake visti negli ultimi anni. È un’opera fortemente personale, intrisa dell’amore del regista per la paura che lo aveva colpito in giovane età di fronte al film di Argento. Una pellicola dilatata ma esplosiva, di genere ma d’autore e riflessiva su temi importanti. Una prima visione tuttavia non basta: il film presenta episodi che disorientano lo spettatore, è stratificato, ricco di immagini simboliche che vanno ripercorse. Non privo di difetti, resta comunque un lavoro affascinante, disturbante e sorprendente. Probabilmente anche superiore all’originale. E probabilmente il metodo scelto dal regista è il migliore con cui poter affrontare un remake del Suspiria di Dario Argento. Guadagnino sta proseguendo nella direzione giusta e speriamo che continui così.

Suspiria

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Un remake personale e autonomo
  • L'ambientazione nella Berlino anni '70
  • La riflessione sul tema della maternità
  • La presenza importante della danza

Lati negativi

  • La sequenza horror finale

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