The App: recensione del nuovo film Netflix

Arriva sulla piattaforma streaming un nuovo film tra realtà e finzione

È arrivato sulla piattaforma streaming un nuovo prodotto italiano: the App. Il titolo si aggiunge così alle numerose produzioni nostrane presenti nel catalogo, che spazia da film a serie tv. Quello che il film lancia ai suoi spettatori è un messaggio di riflessione sul rapporto con la tecnologia. Questa fa ormai parte delle nostre vite ed è una costante di cui difficilmente riusciamo a fare a meno. Non ci si rende conto quindi di quanto questa sia radicata nelle nostre vite, l’impatto che ha e come la sua presenza e il suo utilizzo costante siano diventati quasi irrinunciabili. Dietro la macchina da presa c’è Elisa Fuksas mentre nel cast, troviamo Vincenzo Crea, nei panni di Niccolò e Jessica Cressy come Eva. Greta Scarano interpreta  Ofelia mentre Maya Sansa da voce ad personaggio misterioso. Ma senza soffermarci ulteriormente analizziamo nel dettaglio questo film con la nostra recensione di The App.

Indice:

La trama – The App recensione

La pellicola racconta la storia di Niccolò un giovane ragazzo romano alle prese con il suo primo film. La scelta di intraprendere la carriera di attore lo ha portato a rompere i ponti con la famiglia. Le uniche due persone con cui mantiene un rapporto sono suo fratello John e la  fidanzata Eve. Il film inizia proprio quando Eve installa sul suo cellulare un’app di incontri e gli chiede di usarla per il suo lavoro di tesi. Da quel momento la vita di Niccolò prenderà lentamente una piega inaspettata trasformandolo in una persona completamente diversa. La strada di Niccolò si incontra con quella di Ofelia, la giovane e misteriosa governante dell’hotel alla quale viene affidato il compito di assistere Niccolò durante il suo soggiorno. L’uso costante dell’applicazione, ormai divenuta una dipendenza, porterà Niccolò ad affrontare molte sfide tra cui quella più importante: quella con se stesso. 

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Che cosa significa esistere davvero, in fondo? 

La storia di Niccolò non è altro che la metafora del ruolo e dell’impatto che la tecnologia ha nella vita delle persone. Questo è un ragazzo introverso e tranquillo ma anche profondamente solo. Il sogno di diventare attore lo ha portato su una strada diversa da quella che suo padre aveva tracciato per lui. Questa rottura ha avuto un impatto significativo sulla sua vita che sebbene appaia rosea e di successo, nasconde molto dolore. A cercare di curarlo c’è Eve, la sua fidanzata dal carattere gentile e onesto che sembra davvero tenere a lui. Il rapporto tra i due comincerà ad incrinarsi proprio nel momento in cui per Niccolò l’uso dell’app diventerà ossessivo e lo porterà a mentirle. Una figura ambigua e misteriosa è poi quella di Ofelia. La giovane sembra provare attrazione per Niccolò, per la sua vita, ma nasconde qualcos’altro di molto più pericoloso e inaspettato.

Lentamente l’app diventerà una compagna fedele e persino un’amante. L’iniziale gioco intrigante si trasformerà in un viaggio verso il caos delle sue emozioni. L’app sfida Niccolò a fare cose che mai prima avrebbe fatto, approfittando delle sue debolezze e insicurezze. Dietro a tutto questo si cela una doppia riflessione. Da un lato la consapevolezza di come ogni app è sempre più su misura per ogni utente, e dall’altra la grande influenza che questa ha su chi la usa. Possono queste sostituire le persone care? Fino a che punto possono davvero migliorare la vita di qualcuno? L’uso di algoritmi permette di creare prodotti il più possibile personalizzati e perfetti per qualunque esigenza, fino a farli sembrare veri. Se si vive attraverso si esse, si vive davvero? Niccolò mette da parte tutto ciò che la vita gli ha dato preferendo ciò che le combinazioni di numeri hanno scelto.

Considerazioni tecniche – The App recensione 

Continuiamo la nostra recensione di The App soffermandoci su qualche aspetto tecnico della pellicola. Coerente con il messaggio che vuole mandare, il film è concepito per far immedesimare lo spettatore nel viaggio di Niccolò. In alcune scene infatti i personaggi si rivolgono direttamente allo spettatore. Molte inquadrature, sopratutto in momenti chiave del film, sono impostate dalla prospettiva del suo smartphone. Per esempio quando Niccolò fa dei video le inquadrature si ribaltano e lo spettatore lo vede attraverso il suo cellulare, come se vivesse l’esperienza in prima persona. Le atmosfere sono in prevalenza cupe con scene in cui le luci sono quasi psichedeliche, riprendendo la condizione di confusione emotiva di Niccolò. La storia è ambientata principalmente tra Roma, nell’hotel in cui lui soggiorna che rappresenta quasi una sorta di labirinto vuoto, specchio di quella stessa solitudine che sperimenta in prima persona, e la casa al mare di Orbetello. 

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Conclusione

Concludiamo la nostra recensione di The App con un giudizio purtroppo non lusinghiero. L’idea di base è indubbiamente buona, così come la riflessione che suggerisce allo spettatore, ma è l’impostazione complessiva che non funziona. C’è un’eccessiva confusione, soprattutto nelle storie e nei ruoli di alcuni personaggi promettenti che non vengono spiegate e lasciate in sospeso. Nella sceneggiatura è stata messa troppa carne al fuoco per poi rendersi conto che non c’è stato tempo sufficiente per incastrare tutti i pezzi del puzzle, che rimane così incompleto. C’è comunque una nota positiva che è il viaggio emotivo e psicologico di Niccolò. Il suo rendersi conto con amarezza di quella che è la verità per ogni essere umano da sempre: la sua profonda solitudine. Che in fondo prima di poter essere felici con gli altri, prima di poter vivere con gli altri è necessario imparare a stare bene e convivere con se stessi. 

The App

Voto - 5.5

5.5

Lati positivi

  • Interessante spunto di riflessione
  • Indagine psicologia dei personaggi

Lati negativi

  • Eccessivi spunti lasciati in sospeso
  • Scrittura a tratti confusa

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3 commenti

  • Nicola ha detto:

    Ma è uno scherzo questo film?
    Un film inconcludente. Pieno di nulla, una trama insignificante.
    Voto : 0 , imbarazzante

  • sandro ha detto:

    l’idea di base a mio avviso è interessante e tocca un tema indubbiamente attuale e spesso sottovalutato: le dipendenze (tutte) psicologiche derivate dall’uso indiscriminato della tecnologia e in particolare dei social. non importa arrivare all’estremo come nel film ma anche la semplice scomparsa della comunicazione verbale a favore di quella in line vi sembra roba da poco? concordo anch’io però che la sceneggiatura presenta troppe lacune e anche il l’ultima scena aumenta la confusione. Comunque per me un film che si può guardare!

  • Alessandra ha detto:

    Si è vero tocca tematiche attuali , spesso sottovalutate , in questo caso la dipendenza tecnologica e fino a qui ok , il problema sta nel “come” queste tematiche vengono affrontate … vengono affrontate con una superficialità imbarazzante , i dialoghi sembrano scritti da bambini di 8 anni anche quelli imbarazzanti , gli attori sembrano degli automi dei robot privi di emozioni ed empatia , non c’è connessione , filo logico , è tutto scarno fino all osso , perde di senso è vuoto i personaggi sono vuoti e la dinamica del tutto è poco realistica , la dipendenza in generale è un tema che va affrontato con cura , serietà profondità, con lo studio dell’ animo di chi ne soffre , la superficialità con cui viene trattata è spaventosa e a mio umile parere se dei temi delicati non si conosco “a fondo” e non si hanno elementi sufficienti è meglio lasciar perdere invece di farne un film .. perché poi questo è il risultato .. 1 ora di film in cui ciò che vedi e ciò che ti rimane è il nulla totale . Se dovessi scegliere una parola per descriverlo ? Imbarazzante .

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