The King’s Man – Le Origini: recensione del prequel della bizzarra saga di spionaggio

Prima dei Kingsman c'erano solo i gentleman, ma quando scoppia la più grande guerra mai vista prima, le buone maniere non bastano per salvare il mondo

All’epoca della sua uscita, Kingsman – Secret Service fu una sorpresa. Dopo anni di serietà, tensione e dramma, il genere spionistico era affrontato in una chiave più ironica. Il primo film della saga, scritto e diretto da Matthew Vaughn, si prendeva gioco dei cliché e la seriosità dei film di spionaggio raccontando una storia comica e bizzarra. Dopo il successo del primo, il sequel non si è fatto attendere ricadendo però nell’errore commesso da tutti i seguiti. Riproporre ciò che ha funzionato prima ma di più, non è mai la scelta giusta e la pellicola ne ha pagato in termini di riscontro. Vaughn, padrino della saga ispirata ai fumetti di Mark Millar, anch’essi nati da un’idea tra lo scrittore e il regista ha così deciso di tentare un rilancio e girare un prequel. The King’s Man – Le Origini, di cui vi proponiamo la recensione, racconta la nascita dei Kingsman.

La saga i cui diritti erano detenuti dalla Fox, è passata in mano alla Disney e chissà che non abbiano anche altri progetti in cantiere per la piattaforma Disney+. Ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, siamo posti davanti a personaggi più umani di quanto visto in precedenza. Qui non abbiamo gadget super tecnologici o un programma di addestramento capace di trasformarti in Terminator; le uniche armi a disposizione dei soldati sono un fucile e una buona dose di coraggio. Le spie non erano quelle di oggi e le informazioni si passavano ancora con i piccioni; ciò nonostante il concetto di gentleman è rimasto lo stesso di allora e questo basta per creare un collegamento tra i vari film. The King’s Man, però, appare lontano dai toni ed il ritmo dei capitoli precedenti e per quanto la regia di Vaughn riesca ancora a stupire, il risultato non convince a pieno.

Indice

Trama: le prime spie, la prima Guerra – The King’s Man: Le Origini, la recensione

Nel 1902 durante una visita di soccorso ad un campo di concentramento in Sud Africa, la moglie del conte Orlando Oxford d’Inghilterra viene uccisa. Il marito, pacifista giurato, decide così che il mondo necessita di una protezione ulteriore, un servizio extra-governativo che si occupi degli avvenimenti peggiori prima ancora che questi accadano. 12 anni dopo Orlando ha creato una rete di spie che si estende ben oltre la sola Inghilterra, ma ciò non è bastato per impedire lo scoppio della più grande guerra che il mondo abbia mai visto sino a quel momento. L’Inghilterra è infatti braccata dalle forze tedesche che tentano l’invasione. Sul versante opposto la Russia tenta di mettere in difficoltà la Germania, aiutando quindi il Regno Unito.

Quando la Russia minaccia di lasciare la guerra, però, Orlando è costretto ad intervenire al fine di proteggere la sua nazione ed il mondo intero. È difficile essere un agente segreto se sei un pacifista e soprattutto impedire a tuo figlio di unirsi all’esercito mentre il Paese soccombe sotto il piombo nemico. Conrad è il bambino che il conte ha giurato di proteggere, il figlio che non avrebbe mai dovuto vedere la guerra; purtroppo però le cose non vanno sempre come previsto. In un clima di tensione in cui ogni attimo è importante e ogni informazione vitale, Orlando dovrà attingere ad ogni spia infiltrata intorno al globo per ottenere quanto più aiuto possibile e impedire che i tedeschi conquistino l’Inghilterra.

Cambio di direzione e poi ancora e ancora e… – The King’s Man: Le Origini, la recensione

Il problema principale di The King’s Man – Le Origini, come abbiamo detto nell’introduzione di questa recensione, è che ha un tono molto diverso dai capitoli precedenti. Stiamo parlando di un prequel, che si presenta più come una sorta di spin-off e tutto sommato è lecito un cambio di direzione. Il punto è che il film ha un tono schizofrenico, passando dal dramma alla commedia demenziale in men che non si dica, faticando a mantenere un minimo di coerenza. Siamo stati abituati dalla saga a stupidaggini di ogni tipo, come teste che esplodono a mo’ di fuochi d’artificio e Elton John che spunta un po’ dappertutto; sotto questo punto di vista, almeno nella prima metà di questo film, c’è continuità. Il primo conflitto mondiale ci viene presentato come una stupida lite tra cugini capricciosi incapaci di dividersi i giocattoli che sono stati donati loro.

C’è chi è più prepotente, chi più menefreghista e poi ci sono i veri gentleman. I gentleman in questione incontrano così personaggi del calibro di Rasputin, Lenin e lo Zar Nicola II in un contesto parodistico. L’essere mistico di Rasputin è portato all’eccesso e il personaggio è a metà tra uno sciamano ed un personaggio di Scary Movie. Le scene che lo riguardano sono assurde, quasi demenziali. D’un tratto però il film cambia totalmente direzione prendendo una piega estremamente drammatica in netta contraddizione con quanto visto prima; proponendo la solita retorica antibellica ancora in contrasto con la metafora giocosa e poco seria presentata all’inizio. The King’s Man sembra muoversi in più direzioni contemporaneamente, confondendo e stupendo lo spettatore allo stesso tempo. Questo tono schizofrenico non aiuta certo la narrazione che appare discontinua e priva di un reale obiettivo.

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The King’s Man – Le origini. 20th Century Studios, Marv Films

Quando meno te lo aspetti

È vero infatti che guardando The King’s Man si fa fatica a capire dove la trama voglia andare a parare. Sappiamo che sta raccontando la nascita del gruppo eppure così non sembra. Dopo la prima metà vi è un brusco rallentamento, dovuto alla stonata parte drammatica di cui parlavamo prima. Un’intera sequenza che tenta di far leva sull’orrore della guerra per provocare l’emotività dello spettatore e infine assestare un colpo di scena inaspettato. Durante questa sequenza, però, si ha la sensazione di star guardando qualcosa di scollegato dal resto. E non a caso il dramma ha un impatto minimo sulla storia, nonostante la grande portata del twist. C’è il solito cliché del personaggio che si abbatte, fa crescere la barba e si ubriaca finché un tizio qualunque non gli dà una strigliata, 4 parole che cambiano la vita e si va subito di scena in bagno con rasoio e schiuma.

Quindi non solo il tono è schizofrenico e il ritmo discontinuo, ma anche la storia del film e l’evolversi degli eventi causa tanta confusione. Allora perchè The King’s Man – Le Origini ci è piaciuto? Nonostante tutti i difetti elencati fin ora, non di meno l’assenza di caratterizzazione dei personagg,; Matthew Vaughn dona grinta e fascino con la sua regia. Le scene d’azione sono spettacolari, forse superiori ai film precedenti e la componente comica, per quanto inserita in maniera disomogenea, è davvero efficace. Non ci saremmo aspettati di ridere così tanto e forse non avremmo dovuto, però è successo, ci siamo divertiti. Visti gli scarsi incassi forse non avremo un prosieguo della saga; ma se così fosse, non ci diremmo dispiaciuti e nonostante il risultato poco soddisfacente di questo film siamo curiosi di vedere cosa i Kingsman hanno in serbo per noi.

The King's Man - Le Origini

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Componente comica molto forte
  • Regia ispirata e scene d'azione spettacolari

Lati negativi

  • Ritmo discontinuo e tono schizofrenico
  • Personaggi poco caratterizzati
  • Trama confusa e poco lineare

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