Tutto chiede salvezza: recensione della serie Netflix

Netflix ci riprova con una serie italiana che unisce la commedia e il dramma per parlare di salute mentale

Tutto chiede salvezza è la nuova serie italiana targata Netflix disponibile dal 14 ottobre. La serie è liberamente tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020, e diretta da Francesco Bruni. I sette episodi corrispondono ai sette giorni che Daniele è costretto a passare al Tso (Trattamento Sanitario Obbligatorio) a cui è stato sottoposto dopo aver avuto un crollo psicotico.

Dopo aver visto la prima stagione di Tutto chiede salvezza quel che rimane è una punta di amarezza e una domanda che, purtroppo, è ancora ricorrente nel panorama italiano: c’è davvero così tanto bisogno di alleggerire qualsiasi tematica? Il problema non è la commedia – che più volte è stata sfruttata con enorme successo per parlare d’altro – ma piuttosto il modo in cui questo genere viene sfruttato. La serie utilizza abbandonatamente tutte le caratteristiche solite delle commedie fino a ridurre il sensibile argomento principale ad una nota di fondo.

Indice

Il panorama italiano dei teen drama – Tutto chiede salvezza, la recensione

In questi ultimi anni stiamo vivendo il momento d’oro delle serie tv e l’industria italiana non sta rimanendo indietro proponendo show sempre più variegati, più audaci e più curati grazie al supporto delle piattaforme streaming. Dopo l’era delle serie tv di stampo criminale (tra cui spiccano l’apripista Romanzo Criminale, Gomorra e Suburra), la produzione nostrana sta puntando ai teen drama, cogliendone le potenzialità.

Le serie tv con protagonisti adolescenti hanno in realtà molta presa su un target ben più ampio e riescono efficacemente a portare sul piccolo schermo un ventaglio di tematiche anche controverse e profonde, è il caso di Prisma, l’ultima fatica di Amazon Prime Video e Skam Italia. L’attrazione per i teen drama sta nel utilizzare gli stilemi più classici del racconto di formazione per parlare di altro, di accettazione, della scoperta di se stessi e della propria identità. È quello a cui punta anche Tutto chiede salvezza, serie tratta dall’omonimo racconto di Daniele Mencarelli.

Tutto chiede salvezza

Tutto chiede salvezza. Netflix.

Trama – Tutto chiede salvezza, la recensione

Daniele (interpretato da Federico Cesari, al suo primo ruolo come protagonista) si risveglia in un letto d’ospedale dopo che era andato a dormire stremato da una serata passata con gli amici all’insegna di droghe e alcolici. Ma il reparto in cui Daniele si risveglia non è un classico reparto ospedaliero, ma un Tso. In stanza con lui ci sono dei personaggi bizzarri quanto sofferenti: Madonnina (Vincenzo Nemolato), un uomo che non interagisce con nessuno se non urlando o invocando la Madonna, Mario (Andrea Pennacchi), un ex professore con uno spiccato senso paterno, Gianluca (Vincenzo Crea), un ragazzo gay bipolare che vive in un contesto familiare difficile in cui non è accettato, tanto da essere l’unico ad adorare stare lì.

Alessandro (Alessandro Pacioni), un ragazzo ridotto in uno stato catatonico a seguito di un incidente ed infine Giorgio (Lorenzo Renzi) che, a livello cognitivo, è rimasto un bambino. Pian piano Daniele inizia a ricordare il motivo che ha spinto i genitori a farlo ricoverare, inondando il ragazzo di sensi di colpa ma aprendo anche un varco di consapevolezza indispensabile per chiedere aiuto.
Un aiuto che però raramente viene dal personale sanitario, rigido e solamente predisposto al controllo e non al curare. L’unica che mostra più empatia e voglia di cambiare effettivamente la vita dei pazienti che ha in cura è la dottoressa Cimaroli (Raffaella Lebboroni), una psicoterapeuta completamente differente al suo collega, più severo e poco incline ai sentimentalismi.

Tutto chiede salvezza

Tutto chiede salvezza. Netflix.

Analisi della serie – Tutto chiede salvezza, la recensione

Tutto chiede salvezza vuole mettere al centro della propria narrazione l’importanza del prendersi cura della propria mentale e abbattere quei tabù e pregiudizi che gravitano ancora attorno all’argomento.
Il nutrito gruppo di protagonisti presenta problemi tra i più disparati – depressione, bipolarismo, istinti omicidi e suicidi – in un ambiente sanitario che non si prende realmente cura di loro a causa di un personale non votato all’empatia e all’aiuto. Gli inservienti sono bruschi, poco inclini alla fiducia e considerano il loro lavoro alla stregua di un qualsiasi servizio di sorveglianza. Daniele è il primo ad avere dei forti pregiudizi nei confronti dei suoi compagni di camera, paragonandoli dispregiativamente a dei pazzi, a solamente dei malati di mente irrecuperabili.

La parabola di accettazione e consapevolezza che coinvolge Daniele coincide con il compito di sensibilizzazione che la serie lotta porta avanti. Si crea così un gruppo di supporto nella camerata, un ambiente sicuro dove possono confidarsi senza temere giudizi o ripercussioni. Il punto forte di Tutto chiede salvezza sono le interpretazioni degli attori tra cui spicca quella di Federico Cesari che riesce a trasmettere allo spettatore tutto quello che Daniele prova risultando convincente soprattutto negli scatti di rabbia incontrollati. Le buone interpretazioni vanno a braccetto con una scrittura dei personaggi convincente che cerca di non incanalarli nel semplice “bianco o nero”, ma la sceneggiatura cerca di dare più punti di vista.

Tutto chiede salvezza

Tutto chiede salvezza. Netflix.

Il lato comedy – Tutto chiede salvezza, la recensione

I produttori e l’autore hanno definito Tutto chiede salvezza una dramedy, una serie che vuole combinare il lato più leggero con quello più drammatico delle tematiche rappresentate, un bilanciamento che trova il suo massimo proprio nelle scene in cui i protagonisti legano. Le promesse sono buone e i primi episodi riescono nell’intento. Dopo un inizio incoraggiante, la serie prende una piega che non rende giustizia alla tematica portante tende a scomparire del tutto in favore di troppe linee comiche che lasciano spazio a poco altro. Pian piano la commedia, all’inizio rilegata solamente ad un mezzo per far legare i protagonisti tra di loro, prende il sopravvento su tutto il resto e punta ad una rappresentazione poco curata che fa abbondante uso di stereotipi.

Tutto chiede salvezza ben presto diventa una comedy vista e rivista – la linea comica maggiore è rappresentata da Giorgio, un uomo in sovrappeso le cui battute si focalizzano sul cibo e sulla fame, Nina (Fotini Peluso) è semplicemente la controparte femminile di Daniele in cui, più che uno specchio su cui riflettersi, sembra una blanda copia – abbandonando il registro più serio che aveva utilizzato per presentare i personaggi e i loro problemi. Tutto chiede salvezza non vuole prendersi troppo sul serio né diventare una serie cinica che denuncia apertamente il sistema sanitario italiano, ma così facendo si allontana dal suo vero obiettivo diventando in fretta una serie troppo superficiale che non riesce nei suoi intenti iniziali.

 

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Tutto chiede salvezza

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Le interpretazioni
  • La volontà iniziale

Lati negativi

  • La tematica portante viene completamente assorbita dal lato comedy

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