Volevo nascondermi: recensione del film biografico su Antonio Ligabue con Elio Germano

Un intenso e struggente ritratto del pittore italiano

Volevo nascondermi, di cui vi proponiamo la recensione, è una delle pellicole che è stata in balìa dei cambiamenti causati dalla pandemia. Presentato a febbraio nei cinema, poi ritirato alla loro chiusura e nuovamente rilasciato in estate. Il film è approdato ora su varie piattaforme e noi ve ne parliamo in questa recensione. Diretto da Giorgio Diritti, il film è un racconto biografico, tanto intenso quanto commovente, del pittore italiano Antonio Ligabue: uno dei maggiori esponenti dell’arte naïf del ventesimo secolo. Un uomo che ha trovato, nella pittura e a volte anche nella scultura, una forma di espressione del suo genio. La pittura come strumento di espressione, ma anche come medicina, sedativo alle tante sofferenze e ai tormenti interiori. Un animo sensibile e bisognoso d’amore vissuto per tanto, troppo tempo in solitudine. A dare vita a Ligabue, nel film c’è il colossale e straordinario Elio Germano.

Germano si conferma, di nuovo, con questa pellicola e dopo Il Giovane favoloso di Martone, uno dei migliori attori italiani. La sua poliedricità, il suo modo unico di comprendere i personaggi, vestirne i panni fino a diventare essi stessi, tanto da far perdere allo spettatore la distinzione tra attore e personaggio, risultano magneticamente vincenti nel film. Interpretazione che ha ricevuto il plauso non solo nel nostro paese, ma che gli è valso l’Orso d’argento al Festival di Berlino. Analizziamo meglio la storia del pittore e come il film l’ha rappresentata, nella nostra recensione.

Indice:

La storia – Volevo nascondermi recensione

Con un flashback il film ci racconta l’infanzia del pittore italiano. Nato da genitori italiani viene affidato ad una coppia in Svizzera, con cui non avrà un buon rapporto. Antonio è fin da piccolo, distante, diverso dagli altri bambini. E sebbene si pensasse che il motivo fosse il suo animo italiano, indomabile, in fondo c’è un’evidente mancanza d’amore. Le condizioni del bambino peggiorano, acuite dalla povertà e sfociano in comportamenti violenti e autolesionisti. Ha così inizio un periodo che lo vedrà entrare e uscire da vari manicomi, in cui cercheranno di educarlo, fino alla sua espulsione dalla Svizzera. Lo ritroviamo da grande, solo, in riva al Po, in estrema povertà. A contatto con la natura e il silenzio, il suo male interiore, sembra placarsi. Ma è la società a disdegnarlo. Viene schernito dai ragazzi che lo vedono solo come un vecchio pazzo.

Lo stato fascista lo considera incapace di contribuire in alcun modo alla crescita dell’Italia. Ma l’incontro con Renato Marino Mazzacurati, gli mostrerà definitivamente la strada per la pittura. Da allora si dedicherà ad essa e alla scultura; un impegno che con il tempo lo rende sempre più noto in Italia e all’estero. Un uomo in apparenza pazzo e strano, è solo un’anima fragile che ha sofferto e che vive nel suo mondo fantastico popolato dai meravigliosi animali che realizza su tela. Un’anima, quella di Ligabue, che ha sì ottenuto la fama e la lode internazionale, ma a cui è mancata davvero l’unica cosa di cui aveva bisogno: l’amore.

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Volevo nascondermi. 01 Distribution

Il pittore geniale e l’uomo solitario 

Continuando la nostra recensione di Volevo nascondermi, non possiamo non approfondire la figura del suo protagonista. L’immagine che Diritti e Germano ci danno del pittore e dell’uomo è struggente quanto tenera. La personalità di Ligabue, sebbene considerata strana, diversa e folle, è invece tutt’altro. Il ritratto è incredibilmente sensibile e la performance di Germano emoziona più di una volta. Come molto spesso accade le ragioni di tali sofferenze che si manifestano nell’età adulta sono sintomi di traumi infantili. Ed è così che ci viene mostrata l’infanzia del pittore. Solitario, allontanato dalla famiglia e affidato ad un’altra che sebbene lo avesse mantenuto in vita, non si preoccupò di donargli l’amore e l’affetto di cui un bambino ha bisogno. La madre adottiva sfugge agli abbracci e lui in gesti teneri e innocenti, cerca quel calore negato nei vestiti di lei.

Essere isolato e non amato, scacciato da casa, deriso dai compagni e punito a scuola, non fa altro che infierire sull’animo delicato del ragazzo. Impaurito si nasconde dagli altri, vive a contatto con la natura, quasi in simbiosi con essa. In simbiosi con gli animali, che da acuto e sensibile osservatore, studia ed imita. Laddove manca il contatto umano ci sono loro, con i quali sviluppa un’affinità profonda. Ma negli anni si rende conto, grazie finalmente al sostegno di Mazzacurati, della sua grandezza. E sebbene fosse consapevole della sua diversità, sia fisica che emotiva, era altrettanto conscio e determinato nella sua arte. In apparenza burbero e scontroso, a chi lo conosceva ed è stato in grado di guardare oltre il diverso, oltre alle apparenze, Ligabue ha mostrato un animo sincero, puro, timido e brutalmente onesto. Incarnando così l’emblema del genio solitario e diverso con una sensibilità unica ed esplosiva.

Considerazioni tecniche – Volevo nascondermi recensione

Analizzando da un punto di vista tecnico Volevo nascondermi nella nostra recensione, non possiamo non lodare un’incredibile fotografia. La pellicola è ambientata, per gran parte, nella valle del Po, in Emilia e numerose scene sono in mezzo alla natura. A partire da quelle in riva al Po, dove il pittore ha vissuto. Panoramiche dai colori vivaci e brillanti che caratterizzano le campagne emiliane, tra le quali Ligabue sfreccia con la sua motocicletta. Fotografia chiara e limpida che regala sia i caldi e colorati tramonti, che il freddo paesaggio rurale della Svizzera. Panoramiche e carrellate seguono l’artista nei suoi movimenti, così come numerosi primi piani sul suo volto che contribuiscono a farci vedere Ligabue e leggere attraverso i lineamenti la sua personalità, cercando per quanto possibile di capirlo. La sceneggiatura è ben strutturata e sostiene la narrazione che si sviluppa per quasi due ore.

Un difetto che ci sentiamo di segnalare è però una confusione che si genera nella mancata presentazione di alcuni personaggi. Questi incrociano la strada di Ligabue, ma rimangono senza nome, senza introduzione, cosa che può confondere lo spettatore sul loro ruolo nel film. Inoltre il ritmo della narrazione nella prima parte può risultare più lento rispetto alla seconda, che è invece più vivace e brillante. Questa alternanza rispecchia chiaramente il percorso dell’artista e la ritroviamo nell’alternanza dei filtri cromatici: il freddo blu che associamo al dolore e al soggiorno nella casa di carità, in contrasto con il giallo, e colori più brillanti che sono utilizzati nel periodo della sua massima creatività. Magistrale, come abbiamo già detto, l’interpretazione di Elio Germano che oltre all’aspetto fisico sembra aver colto l’essenza dell’artista. Particolarmente struggenti ed emozionanti le scene tormentate a causa della sua sofferenza e quelle di ispirazione per la sua arte.

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Volevo nascondermi. 01 Distribution

Considerazioni finali 

Giunti al termine della nostra recensione di Volevo nascondermi, ve ne consigliamo assolutamente la visione. Il film non è solo una biografia del pittore, ma cerca di andare oltre e farci cogliere, per quanto possibile, la sua personalità. Un artista nato e cresciuto in solitudine, mai apprezzato davvero dal punto di vista umano. Un uomo distaccato dal suo tempo perché questo lo disdegnava. Trattato con disprezzo e schernito, ha avuto la forza di rialzarsi e non farsi abbattere, ma di cercare piuttosto nell’arte la possibilità di esprimere quella stessa personalità che alcuni repellevano.

Considerato pazzo era solo incredibilmente sensibile e aveva bisogno di sentirsi apprezzato, essere riconosciuto. Per fortuna incontra qualcuno che riesce a fare tutto questo e che valorizzandolo gli permette di guadagnarsi la possibilità di splendere. Un ritratto dolce, struggente di questa personalità delineata con cura da Diritti e messa in scena visceralmente bene da Germano. Un film importante che fa riflettere sulla diversità, sull’originalità e sul genio. Genio di un’anima tormentata e sofferente che ha imparato con il tempo a farsi vedere, mostrare al mondo il suo talento d’artista, fino a non dire più di volersi nascondere.

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Volevo nascondermi

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Eccellente performance di Elio Germano
  • Buona sceneggiatura
  • Ottima fotografia

Lati negativi

  • Il ritmo della narrazione può risultare a tratti lento

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