Weekend: recensione del thriller italiano disponibile su Prime Video

Un cast di giovani attori per una storia a tinte thriller tutta italiana

È opinione di molti che il cinema italiano non riesca a soddisfare le richieste di pellicole di genere. In realtà la produzione nostrana è stata in grado negli ultimi anni di dare vita a prodotti fantasy o horror interessanti e innovativi (Lo chiamavano Jeeg Robot, Il signor diavolo). Non mancano incursioni anche nel thriller e da poco ha trovato una sua distribuzione una nuova pellicola di questo genere: Weekend, di cui vi presentiamo la recensione. Il film è precisamente un thriller a tinte drammatiche ed è diretto da Riccardo Grandi (Tutto l’amore del mondo). Inizialmente destinato alla sala, il film ha avuto il suo rilascio su Amazon Prime Video. Il cast è molto interessante perché riunisce noti giovani volti del cinema e della serialità italiana: Alessio Lapice, Eugenio Franceschini, Filippo Scicchitano, Jacopo Olmo Antinori e Lorenzo Zurzolo.

Weekend è ambientato in una baita di montagna in cui, tra passato e presente, si scopre la vita di un gruppo di amici. Questi apparentemente sembrano molto uniti, ma in realtà segreti, bugie, gelosie e invidie minano a fondo questo rapporto. La morte di uno di loro innesca dinamiche impreviste. A prima vista il film si presenta intrigante e ambizioso; si percepisce la chiara intenzione di creare un prodotto accattivante, di genere (c’è anche qualche sfumatura horror) e che guarda anche a tanto cinema americano. Tuttavia una recitazione deludente e un mix banalità e ingenuità rendono il film un’occasione sprecata. Di seguito la recensione completa di Weekend.

Indice

Chi è il colpevole? – Weekend, la recensione

Roberto (Eugenio Franceschini), Michele (Alessio Lapice), Giulio (Filippo Scicchitano) e Federico (Jacopo Olmo Antinori) si rincontrano dopo tanti anni a un vernissage di una mostra d’arte. L’evento è organizzato dalla madre del loro amico Alessandro, morto in circostanze misteriose. Il tragico fatto è avvenuto durante un weekend d’estate, sette anni prima, in una baita di montagna. Dopo il vernissage, i quattro ragazzi si ritrovano contro la loro volontà nello stesso luogo in cui era morto Alessandro. Ma accade un imprevisto: una tempesta di neve, infatti, impedisce ai quattro di lasciare la baita. Ma non è tutto. Diverse telecamere sorvegliano i ragazzi e un biglietto li avverte che usciranno vivi da questa esperienza a una sola condizione. Il gruppo dovrà rivelare chi di loro ha ucciso Alessandro.

Decisi a tutti costo a uscire vivi da questa esperienza, i quattro cominciano a nutrire sospetti e ad accusarsi l’un l’altro. Tutti odiavano Alessandro e tutti avevano un motivo per ucciderlo. Solo uno di loro però è l’assassino, ma è intenzionato a non rivelare questo oscuro segreto. La disperata ricerca della verità porterà ognuno dei ragazzi a confrontarsi con il loro lato più oscuro e violento.

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Weekend. Camaleo, Twister Film, Showlab, A.B. film

Thriller all’italiana

La trama di Weekend rivela l’intenzione di creare un prodotto ibrido tra modelli internazionali e aspetti nostrani. È innegabile che il film si ispiri a molti thriller tipicamente americani, in cui la ricerca di un colpevole si unisce a dinamiche narrative horror. Tra i topoi del genere orrorifico troviamo infatti la casa di legno nei boschi, lontano da tutto e da tutti. La stessa dinamica che vede i quattro protagonisti rinchiusi e osservati è anch’essa tipica di tanto cinema americano. Questi aspetti vengono inseriti in un’affascinante ambientazione italiana: i boschi della Sila in Calabria. Il luogo è mostrato in una veste duplice: quella estiva del passato, in cui si consuma la tragedia di Alessandro, e quella invernale del presente, che minaccia la sopravvivenza dei protagonisti. Una buona ambientazione dotata al tempo stesso di bellezza e mistero.

Le buone intenzioni di partenza, la generale ambizione che si percepisce intorno al progetto e l’ambientazione tutta italiana non garantiscono tuttavia un buon risultato finale. La narrazione risente di molta indecisione e dell’influsso di altri generi, che minano la tensione fondamentale in un prodotto di questo genere. Classiche dinamiche teen non aiutano il film a decollare e le forti tinte drammatiche prevalgono fin troppo sulla componente thriller. Quello che incide più di tutto sul risultato finale è la banalità e la prevedibilità delle situazioni, ma soprattutto la scarsa qualità della recitazione. Quest’ultimo aspetto stupisce fortemente, data la presenza di alcuni attori dotati di buone capacità.

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Weekend. Camaleo, Twister Film, Showlab, A.B. lab

Troppi difetti – Weekend, la recensione

Tra i tanti difetti di Weekend, dunque, è la recitazione a deludere maggiormente. Dei quattro protagonisti è sicuramente Eugenio Franceschini (Sconnessi, I Medici) il meno apprezzabile. Ma anche gli altri tre sembrano cancellare con la loro prova in questo film le buone interpretazioni realizzate in passato. Lapice ha affiancato Alessandro Borghi ne Il primo re, Antinori fu scelto da Bertolucci per il suo Io e te; tutti ricordano poi la prova convincente di Scicchitano in Scialla! con Fabrizio Bentivoglio. Inspiegabilmente tutti appaiono inesperti e restituiscono una recitazione che oscilla costantemente tra farfugliamenti incomprensibili e momenti di overacting non necessari. Lo stesso discorso vale anche per Zurzolo (Baby), intrappolato nel ruolo di bel ragazzo piuttosto che di bravo attore.

La recitazione è solo uno dei troppi difetti presenti nel film. Come già accennato, la narrazione è molto traballante, tra indecisioni di percorso e una tensione che coinvolge raramente lo spettatore. Inoltre le dinamiche narrative, i colpi di scena e alcuni indizi visivi sono fin troppo banali e prevedibili. Tutto ciò si accumula pian piano durante la visione, in una progressiva discesa che conduce alla fine di Weekend (fortunatamente breve nella sua durata di 86 minuti). Anche dal punto di vista della regia di Riccardo Grandi non si rilevano miglioramenti: più televisiva che cinematografica, si dimostra alquanto anonima.

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Un’occasione mancata

Concludendo questa recensione di Weekend, è chiaro che ci si trova di fronte a un’occasione mancata da parte del cinema italiano. Gli sforzi per ottenere un prodotto di genere, diverso dai classici schemi del cinema italiano e che guarda alle produzioni internazionali, si sentono tutti. Le ambizioni e le buone premesse di base si schiantano purtroppo contro innumerevoli difetti, che deludono e innervosiscono chi guarda. In particolare ci si chiede il perché di una recitazione così scadente da parte di interpreti dotati anche di discrete capacità. Gli attori infatti, nel costante tentativo di ottenere un effetto drammatico, finiscono solo per farfugliare, mangiandosi le parole, o esplodere in momenti di overacting che sfiorano il ridicolo. Una piccola sorpresa si può trovare però nell’attrice Greta Ferro, che recita in un piccolo ruolo secondario.

Sommando tutti questi elementi, il risultato finale di Weekend è alquanto mediocre. Quello che si apprezza è la volontà di creare un qualcosa di diverso dal solito, accattivante per le buone premesse di base e interessante per l’ambientazione nei boschi della Sila. Tuttavia i troppi difetti di cui si è abbondantemente discusso non permettono al film di raggiungere la sufficienza. Un vero peccato, che sembra confermare lo stereotipo che il cinema italiano non sia in grado di realizzare altro oltre alla commedia, alla dramma e al cinema d’autore.

Weekend

Voto - 5

5

Lati positivi

  • Il film è un prodotto di genere che ambisce ad avere un aspetto internazionale
  • L'ambientazione affascinante, adatta a questo tipo di storia

Lati negativi

  • La recitazione inspiegabilmente scadente
  • La narrazione è traballante, tra elementi teen e componenti drammatiche che spengono la tensione
  • Troppe banalità e ingenuità

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1 commento

  • Elena ha detto:

    Trama inesistente. Gli attori non valorizzati dalla sceneggiatura. Lasciamo fare gli horror a chi li sa fare meglio… please. Il cercare di imitare gli altri non porta mai a nulla. Dal punto di vista scenografico, l’ambientazione risulta adatta.

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