Ritratto della giovane in fiamme: recensione del film di Céline Sciamma

La regista francese racconta l'amore tra due donne che non devono amarsi

Presentato al Festival di Cannes 2019, Ritratto della giovane in fiamme è l’ultimo film della regista francese Céline Sciamma. Il film ha ricevuto il plauso unanime della critica e si è aggiudicato il Prix du scénario per la migliore sceneggiatura (scritta dalla stessa Sciamma); il cast vanta nomi di spicco come Noémie Merlant, Adèle Haenel, Valeria Golino e Luana Bajrami. Dopo i successi di Tom Boy e Diamante Nero, Celine Sciamma ci trasporta nella Francia di fine XVIII secolo; nella nostra recensione de Ritratto della giovane in fiamme proveremo ad analizzare gli elementi cardine del film, candidato ai Golden Globes 2020 come miglior film straniero.

Francia, 1770. In una suggestiva isola della Bretagna, la pittrice Marianne deve realizzare il ritratto di Heloise, figlia di una nobile decaduta. Le due giovani donne trascorrono alcuni giorni a stretto contatto, durante i quali emergono pulsioni e desideri repressi. A quel tempo, infatti, le esigenze delle donne erano d’intralcio al destino che la famiglia tracciava per loro: le speranze erano frustrate, i bisogni inascoltati. Mentre ritrae il volto di Heloise, Marianne ridisegna la propria vita e quella della sua modella; e sulla tela, come nell’anima delle due donne, appare il ritratto di un sentimento destinato a non cancellarsi. Con un film di atmosfere e suggestioni, la regista racconta la passione tra due donne, e il dramma di chi non può decidere del proprio destino.

Indice

La trama – Ritratto della giovane in fiamme recensione

Ritratto della giovane in fiamme racconta la storia di Marianne (Noemi Merlant), pittrice che vive nell’ultimo scorcio del XVIII secolo. Chiamata a ritrarre la figlia di una contessa decaduta (Valeria Golino) che ha da poco perso la sua primogenita, la pittrice si trasferisce per qualche tempo su una piccola isola della Bretagna. La contessa fa presente a Marianne che il suo compito sarà oneroso: Heloise (Adele Haenel) la figlia della contessa, rifiuta di farsi ritrarre. La giovane sa infatti che il ritratto sarà inviato a un uomo italiano, affinché accetti di sposarla. Heloise rifiuta il matrimonio, e Marianne è costretta a fingersi sua dama di compagnia; memorizzando i tratti di Heloise durante le loro passeggiate, Marianne realizzerà il ritratto all’oscuro della giovane.

Le due donne iniziano a trascorrere del tempo insieme, scoprendo un’attrazione reciproca. Heloise, che ha da poco perso la sorella, ha vissuto per molti anni in convento. Ignara di buona parte della realtà che la circonda, la giovane subisce il fascino di Marianne: la pittrice infatti si dedica con profitto alla sua vocazione (benché costretta a firmare i propri dipinti col nome del padre). Il temperamento e l’indipendenza di Marianne attraggono Heloise, sottomessa al destino che la madre ha scelto per lei. Dal canto suo Marianne resta ammaliata dal candore e dall’inquieto magnetismo di Heloise, che di vita sa poco e per questo ha immaginato tanto. Scrutando e riconoscendo le reciproche crepe, le due donne cominciano ad amarsi.ritratto della giova in fiamme recensione

Dallo sguardo all’amore – Ritratto della giovane in fiamme   recensione

È interessante osservare il processo che porta le due protagoniste a desiderarsi prima, ad amarsi poi. La relazione tra Marianne e Heloise si gioca tutta sugli sguardi, e consta di due fasi: la prima, quando Heloise ancora non sa che Marianne ha il compito di ritrarle, e le due trascorrono il tempo passeggiando insieme; e la seconda, quando Heloise accetta di farsi ritrarre. Il passaggio dall’una all’altra fase è realizzato da un punto di rottura nel loro rapporto: Marianne rivela a Heloise qual è il proprio compito, e mostra alla donna il ritratto compiuto. Quando vede il dipinto, Heloise mette in dubbio il talento di Marianne: il ritratto è scolastico, glaciale. Nelle pennellate di Marianne non c’è traccia di Heloise, benché la donna sulla tela sia uguale a lei.

È così che la relazione cambia. Gli occhi di Marianne, che si erano soffermati sui dettagli anatomici di Heloise, cominciano a scrutare vezzi e fratture della donna. E lo sguardo si fa reciproco: Marianne, che cela la sua vulnerabilità dietro la tela, si accorge che anche Heloise la osserva. Lo sguardo è l’unico gesto lecito tra le due donne, che mantengono distanze che vogliono toccarsi. Dai loro occhi emerge una sensualità sfrontata e costretta a restare pudica; e quando la passione divampa, i gesti restano moderati, trattenuti. Sull’onda di una carnalità repressa, e di una silente condivisione di paure e fragilità, le anime di Marianne e Heloise si aggrovigliano tra loro. In un groviglio fitto, che neppure la distanza fisica è in grado sciogliere.

La scelta di Orfeo – Ritratto della giovane in fiamme  recensione

In una scena del film, Marianne legge a Heloise e Sophie (la domestica) un passo della storia di Orfeo e Euridice: il momento in cui Orfeo, disceso negli Inferi per recuperare l’amata, supplica le Furie affinché li lascino andar via insieme. Le Furie acconsentono, a patto che Orfeo non si volti mai a guardare Euridice; ma egli contravviene al giuramento, condannando l’amata. Orfeo ha commesso un errore o ha scelto di rinunciare a Euridice? Cosa spinge l’uomo a compiere quel gesto? Le tre donne ne discutono insieme, e la storia del mito si sovrappone alle loro vite. Come Orfeo ed Euridice infatti, le protagoniste rischiano di essere separate. Una scena tra le due donne capovolge quella del loro primo incontro, quella in cui Marianne insegue Heloise.

Heloise corre verso il mare, simbolo di una libertà a cui la donna non ha accesso. Marianne corre verso la prigione di un dolore eterno. E mentre corre, sembra replicare la scelta di Orfeo: si volta a guardare Heloise. Che cosa significa quel gesto? Può un’immagine eternare un sentimento? Il tempo corrompe, l’arte fissa. Il tempo trasforma ciò che una tela, un foglio di carta o un semplice ricordo possono cristallizzare. Voltandosi, dice Marianne, Orfeo fa la scelta del poeta, non dell’innamorato. Ma forse il poeta è il più folle degli innamorati: Orfeo sceglie di voltarsi verso Euridice, di fissarla nella sua memoria quando il sentimento è al suo apice. Così rinuncia a vivere quell’amore, e ad assistere inerme al suo disfacimento.ritratto della giova in fiamme recensione

Analisi tecnica – Ritratto della giovane in fiamme recensione

Il film è costruito come un lungo flashback: nella prima scena infatti, un’allieva del corso di pittura di Marianne trova in deposito un ritratto di Heloise. Davanti al dipinto, Marianne ricorda l’amore per la sua “giovane in fiamme”. La scrittura del film è densa e essenziale, e la storia ha un ritmo disteso. I dialoghi si equilibrano bene con i lunghi, eloquenti, silenzi che si stendono tra le protagoniste. Anche il montaggio dei dialoghi opera delle scelte efficaci. Nei momenti di contrasto tra le protagoniste, infatti, assistiamo a inquadrature che si soffermano ora su un volto, ora sull’altro; quando il dialogo è armonico invece, la macchina accoglie nell’inquadratura ambedue le donne. La regista regala così dei quadri che fondono volti e corpi delle due attrici, in un insieme organico di grande intensità. Frequenti, poi, le scene in cui la macchina indugia sulla mano che ritrae.

La fotografia opta per tinte desaturate (dal celeste al giallo molto tenue), sui cui si stagliano il rosso mattone e il verde brillante degli abiti di Marianne e Heloise. Gli interni notturni risultano particolarmente suggestivi perché in penombra, illuminati solo dal fuoco di una candela e dal camino nella stanza della pittrice. Di grande effetto le scene in cui lo spettatore osserva Heloise dal punto di vista di Marianne: accade nella scena del primo incontro tra le due, quando la macchina segue Heloise che corre di spalle, coperta da un cappuccio che scostandosi ne rivela il volto. Accade anche quando Heloise si getta in mare sola e lascia i suoi vestiti sulla battigia, in primo piano: lo spettatore osserva la scena con gli occhi di Marianne, rimasta in spiaggia a guardare Heloise da lontano.ritratto della giova in fiamme recensione

Considerazioni finali

Nel film si erge maestosa la potenza delle donne, che si stringono quando ciò che le circonda rema contro il loro volere. L’unione femminile si incarna nella complicità tra Marianne, Heloise e la domestica Sophie, quando la contessa si allontana da casa per alcuni giorni. Un’unione che ha il suono di un canto disperato e energico attorno al fuoco, quando le donne del villaggio intonano Fugere non possunt; intanto una fiamma incendia l’abito di Heloise, impassibile e bellissima. In questo film ogni donna si rivela nel suo essere mancante, con una o più frasi significative. Lo fa Heloise, quando dice di non aver mai conosciuto l’amore né il piacere di correre senza vincoli; lo fa la madre di Heloise, quando il suo sguardo ferito rivela che “bisogna essere in due per essere allegri”.

Dal punto di vista sonoro, Ritratto della giovane in fiamme affida al silenzio tutta la sua forza. Il mare che si infrange sugli scogli, il fuoco che crepita nel camino, il carboncino che si muove sulla tela e i respiri delle due giovani che si desiderano: questi i suoni che rimangono impressi, e che rendono i momenti di assoluto silenzio più evocativi. La musica è quasi assente, fatta eccezione per l’Inverno di Vivaldi accennato da Marianne al piano, e che ritorna a teatro nell’epilogo del film. Un film che si gioca sul tormento per un amore che non può esplodere nella sua visceralità, che si libera però nella mente dello spettatore. Tra gesti accennati che diventano giganteschi e poche, laceranti parole, Celine Sciamma regala due ore di bellezza intensa.

Ritratto della giovane in fiamme

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Le atmosfere
  • La caratterizzazione dei personaggi
  • Il senso estetico

Lati negativi

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  • Non adatto a chi ama i film dal ritmo incalzante

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