La fotografia nel cinema

Breve analisi sull'importanza della fotografia nel cinema

La fotografia nel cinema è uno di quegli elementi imprescindibili per la buona riuscita di un film. C’è una stretta connessione tra il lavoro di un regista e quello di un direttore della fotografia, con anche sovrapposizione di ruolo. Questo dualismo è talmente importante che spesso alcune collaborazioni si rinnovano negli anni. Pensiamo ad esempio a indissolubili unioni come quella tra i fratelli Coen e Roger Deakins oppure Deakins e Villeneuve, Emmanuel Lubezki con Iñárritu e Cuarón.

La fotografia di un film è un argomento piuttosto complesso ed eterogeneo. Parlando a grandi linee senza entrare nello specifico riguarda inquadrature, gestione delle luci, scelta del formato, obiettivi, composizioni di scena, palette colore, messa a fuoco, profondità di campo, post-produzione… Tanti aspetti con altrettante figure specialistiche coinvolte, non da ultimo il ruolo del regista determinante in alcune scelte. Tra i tanti direttori della fotografia, oltre ai già citati Emmanuel Lubezki e Roger Deakins (entrambi premi Oscar) ci piace ricordare anche un’altra leggenda vivente, tutta italiana, ovvero Vittorio Storaro, vincitore di ben tre statuine (tra cui una per Apocalypse now).

In questo articolo abbiamo deciso di parlare sommariamente di alcuni dei ruoli della fotografia nel cinema, senza addentrarci troppo nello specifico. La fotografia non ha solo funzione estetica ma serve anche per aiutare la narrazione, veicolare messaggi, suscitare emozioni… Analizzeremo dunque con alcuni esempi pratici le varie scelte fatte per determinate scene.

Fotografia nel cinema

Questo articolo non vuole assolutamente essere un trattato esauriente sull’argomento sia per motivi di tempo e spazio che per (ovviamente) competenze personali. Abbiamo voluto riportare solamente alcuni esempi di quale possa effettivamente essere l’impatto di una buona fotografia sulla resa di un film.

Come già detto oltre al discorso puramente estetico la fotografia nel cinema è importante anche per ‘guidare‘ lo sguardo dello spettatore nella scena. Ad esempio la regolazione del punto di messa a fuoco e della profondità di campo sono un modo per veicolare l’attenzione dello spettatore su un determinato particolare che apparirà nitido, lasciando sfuocato tutto il resto. Parliamo di una tecnica utilizzata praticamente in ogni film. Il nostro sguardo (la fovea della nostra retina) è attratto dalla nitidezza e dal contrasto, e il fuoco selettivo sfrutta tutto ciò a proprio vantaggio. Tutto ciò che è sfuocato è poco interessante per la nostra vista.

La fotografia nel cinema

Enter the matrix

La fotografia nel cinema: gli esempi in Kubrick

Analizziamo anche qualche frame tratto dai film di Kubrick, già discusso per alcuni aspetti in un altro nostro articolo. Di seguito un’immagine estratta dal suo capolavoro Full Metal Jacket. La telecamera va dal basso verso l’alto in una sorta di soggettiva che punta sul volto del sergente Hartman mentre si sfoga rabbioso sul soldato semplice accasciato al suolo. Il senso dell’inquadratura è semplicemente quello di rafforzare l’autorità dominante del sergente, che sembra quasi poter sbranare la sua vittima.

La fotografia nel cinema

Full Metal Jacket

In Barry Lyndon, così come in altri suoi lavori, Kubrick ricorre spesso ad inquadrature grandangolari statiche con una composizione fortemente geometrica, a voler sottolineare ulteriormente la rigidità delle regole e della società di quel periodo. Ritroviamo un qualcosa di simile anche quando allude alle gerarchie politico-militari ne Il dottor Stranamore.

La fotografia nel cinema

Barry Lyndon

 

La fotografia nel cinema

Il dottor Stranamore

La fotografia nel cinema: la scelta dell’obiettivo

La scelta degli obiettivi non è assolutamente un qualcosa di così ovvio come si potrebbe pensare. Il grandangolo ‘allontana’ e amplia l’angolo di ripresa, distorce le cose più vicine, aumenta la profondità di campo (nel senso della messa a fuoco) e la profondità di scena. Al contrario il teleobiettivo ‘avvicina’ e riduce l’angolo di ripresa, riduce la profondità di campo e appiattisce la scena. Ognuno di questi aspetti è più o meno pronunciato in base alla focale degli obiettivi, all’angolo di ripresa e alla vicinanza con i soggetti. Le variabili quindi sono molteplici e la scelta complessa.

Vediamo di seguito un esempio dell’utilizzo di una focale da teleobiettivo in un frame estratto da una delle sequenze finali di Seven di Fincher.

La fotografia nel cinema

Seven

Come si può vedere il teleobiettivo schiaccia i piani riducendo la profondità della scena e dando l’erronea sensazione che le travi dei pali della luce siano tutti molto vicini tra loro, creando un groviglio simile a quello di una ragnatela. Il messaggio che questa inquadratura cerca di comunicare seppur implicitamente è abbastanza chiaro e si riferisce alla trappola che attende i due poliziotti nell’atteso finale del film. Lo spettatore ha un punto di vista da lontano e questo sottolinea il suo ruolo di semplice osservatore esterno e l’incapacità di poter intervenire.

Opposto l’effetto che si ottiene con obiettivi grandangolari che invece aumentano la profondità della scena distorcendo in modo differente soggetti molto vicini. Qui di seguito un esempio estremo con La Favorita dove Lanthimos ha usato un’ottica grandangolare di tipo fish-eye che permette di ottenere una particolare distorsione delle linee.

La fotografia nel cinema

La Favorita

La fotografia nel cinema: la scelta del formato

In Dunkirk Nolan ha utilizzato una pellicola 65 mm (grande formato) e lenti grandangolari per ottenere delle splendide panoramiche (aeree e terrestri) talvolta ricche di dettagli, talvolta minimal. Proprio per queste scelte la proiezione a risoluzione aumentata (fino ai 18K in Imax 70mm) su schermi di grandi dimensioni è il modo ideale per gustarsi appieno questo film.

La fotografia nel cinema

Dunkirk

La fotografia nel cinema

Dunkirk

Oltre agli obiettivi quindi anche la scelta del formato (pellicola o digitale, dimensioni) ha un suo peso. È lo stesso motivo per cui film di guerra recenti (vedi L’uomo dal cuore di ferro) vengono comunque girati in pellicola, così come avviene per i capolavori di Tarantino ambientati in altri periodi storici (The Hateful eight, Django…). La pellicola rispetto al digitale fornisce tonalità e saturazione di colore completamente differenti oltre all’inimitabile fascino della grana. Spesso utilizzata anche per un rimando a vecchi capolavori in pellicola (nel caso di Tarantino il pensiero va agli spaghetti western).

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The Hateful eight

La fotografia nel cinema: silhouette e luci selettive

La silhouette è una ‘tecnica’ di cui abbiamo già parlato in un altro articolo. La sottoesposizione di una sagoma presa controluce permette di ottenere una ‘silhouette scura’ di forte impatto visivo grazie anche al contrasto elevato nella scena. Roger Deakins fa spesso ricorso alla silhouette nella sua fotografia. Ma come abbiamo già accennato la fotografia nel cinema non è solo puro piacere estetico ma anche finalizzata al racconto della storia e a veicolare ‘un messaggio’.

In questo frame estratto dal bellissimo Citizen Kane di Orson Welles le luci e le ombre ci spingono a una duplice lettura della scena. Il reporter si è appena recato al Vault per svelare il mistero di Kane. L’ombra e le scure silhouette sono il mistero, il buio in cui si muove l’ ‘investigatore’ e anche lo spettatore, che per tutto il film lo seguirà da dietro ascoltando le storie dei vari personaggi interrogati. La luce in scena racconta più delle parole. Si tratta di una metafora visiva, la conoscenza che squarcia le tenebre ed illumina la verità (o presunta tale) contenuta nel fascicolo di Kane.

La fotografia nel cinema

Citizen Kane

Un qualcosa di molto simile è accaduto anni dopo in L’uomo che non c’era dei fratelli Coen, dove l’avvocato di Ed Crane si cimenta in un bellissimo monologo sul principio di indeterminazione circa l’osservazione e la verità dei fatti.

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L’uomo che non c’era

Parlando di silhouette non possiamo non riportare qualche frame estratti dalla bella fotografia di John Alton in alcuni noir che hanno fatto la storia del cinema.

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The big combo

La fotografia nel cinema: la scelta dei colori di scena

Ci sarebbe molto da dire anche sulla scelta dei colori di scena in un film. Vi rimandiamo a proposito al nostro articolo su Il colore nel cinema dove trattiamo in maniera più specifica e approfondita questo interessante argomento. Per completezza di questo articolo riportiamo comunque un frame estratto dal bellissimo Brazil di Terry Gilliam. Il film critica ampiamente un mondo dove la tecnologia, il lavoro e le burocrazie hanno contribuito a far perdere l’umanità delle persone e anche il senso più profondo della vita. La fotografia abbonda di grigi specie nelle scene che ritraggono luoghi di lavoro come uffici. Un qualcosa di molto simile lo ritroviamo anni dopo anche in American Beauty, dove nella prima parte del film Kevin Spacey, affondato nella monotonia della routine e del lavoro è circondato da una scenografia che abbonda di grigi.

La fotografia nel cinema

Brazil

La fotografia nel cinema: geometrie compositive e livelli

Torniamo ancora una volta a parlare di regole compositive geometriche. Partiamo dalla più nota regola dei terzi che permette di ordinare la scena posizionando le immagini di interesse (e gli orizzonti) in punti strategici del frame. Questa regola permette di ottenere un rigore ed un equilibrio compositivo molto piacevole per il nostro occhio. Di seguito, come esempio, un frame estratto da Psycho di Alfred Hitchcock con Norman Bates.

La fotografia nel cinema

La fotografia nel cinema

Psycho

L’inclusione di forme geometriche nella scena sono un altro espediente compositivo molto utilizzato. Queste ‘regole’ chiaramente non valgono solo per il cinema ma anche per la fotografia classica. Pensiamo ad esempio agli scatti del fotografo fondatore dell’agenzia Magnum Henry Cartier Bresson e a quante volte inseriva nelle sue foto elementi disposti in maniera tale da richiamare le più classiche delle geometrie note, come i triangoli. Il cinema non è da meno. Ne I sette samurai Kurosawa inserisce spesso richiami di forme geometriche grazie ad un’attenta collocazione delle varie figure ed elementi nella scena.

La fotografia nel cinema

I sette samurai

La fotografia nel cinema

I sette samurai

Un altro esempio preso da Seven: le linee immaginarie che uniscono le teste dei tre personaggi compongono un triangolo rovesciato verso il basso.

La fotografia nel cinema

Seven

Per quanto riguarda la narrazione su più livelli ancora una volta quel gioiello di Citizen Kane di Welles è un ottimo esempio. L’aumentata profondità di campo ottenuta con diaframmi relativamente chiusi ed ottiche grandangolari uniti ad un’attenta e ordinata composizione permettono di ottenere scene con un’elevata profondità e più livelli di racconto.

La fotografia nel cinema

Citizen Kane

La fotografia nel cinema

Citizen Kane

Come si può vedere da questi esempi le scene diventano più complesse e acquisiscono una certa tridimensionalità (profondità). L’occhio rimbalza tra i vari elementi posizionati in piani differenti.

La fotografia nel cinema: altri tipi di inquadrature

Chiudiamo con qualche esempio di inquadrature particolari.

Pensiamo a quelle che in gergo vengono chiamate dutch angles, ottenute inclinando l’inquadratura. Si tratta di visuali insolite che vengono spesso utilizzate per farci capire che qualcosa non va o per darci una sensazione di stranezza o di percezione alterata. L’esempio concreto sono alcune scene di Paura e delirio a La Vegas di Gylliam, dove l’inquadratura inclinata aiuta a ‘farci vivere’ la percezione alterata della realtà dovuta all’assunzione di stupefacenti dei protagonisti.

La fotografia nel cinema

Paura e delirio a Las Vegas

Il piano inclinato consente inoltre di ottenere diagonali che aumentano il dinamismo e la drammaticità della scena.

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The snatch

Altro espediente noto dagli albori della cinematografia è la ripresa in soggettiva per metterci nei panni dei personaggi e farci entrare nel vivo della scena. Come esempio citiamo Rear Window di Alfred Hitchcock.

La fotografia nel cinema

Rear Window

Con i vari esempi riportati in questo articolo abbiamo voluto sottolineare quanto ribadito più volte sopra: la fotografia in un film non cura solo gli aspetti estetici ma è anche funzione della narrazione. Non approfondiamo ulteriormente per non dilungarci troppo e per non sfociare eccessivamente in competenze che non ci appartengono. Speriamo che dopo la lettura di questo articolo alcuni di voi prestino attenzione anche alle più piccole ‘sottigliezze e sfumature’ della fotografia nel cinema.

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