Il cinema sonoro: le origini del “valore aggiunto”

Quando i Fratelli Lumière inventarono il cinema come lo conosciamo oggi, tutto quello che importava era il movimento dell’immagine. L’innovazione dei due imprenditori francesi, per quanto anticipata dal kinetoscopio di Thomas Edison, darà vita a quella che oggi chiamiamo la Settima Arte.

Tuttavia, nel tempo, l’evoluzione a cui il cinema si è prestato si è sviluppata seguendo strade diverse e numerose; dal filone realista dei Lumière si è passato a quello fantastico di Méliès, proseguendo poi lungo la direttiva dei kolossal fino a raggiungere i generi più disparati. Nonostante ciò, nonostante le varie differenze, un elemento ha da sempre caratterizzato le varie produzioni, sia durante la sua presenza quasi fantasmatica, sia durante il suo debutto ufficiale. Si tratta del sonoro, la componente musicale, che fin dagli albori ha corso in parallelo con le immagini in movimento.

Il cinema sonoro: l’evoluzione della musica

cinema sonoro

Per quanto sia lecito riferirsi al cinema muto, è altrettanto opportuno che il cinema, nella sua totalità, non fu mai privo di una componente musicale. Certo, per arrivare al primo film classificabile come sonoro, con la componente audio stampata direttamente su pellicola, bisognerà aspettare degli anni; tuttavia, nel momento in cui i primi film vennero proiettati al pubblico, questi si presentavano sempre accompagnati da una componente musicale.

Si trattava solitamente di esecuzioni dal vivo, durante le quali vari performer eseguivano dei brani, mentre quello che oggi definiremmo un narratore, di frequente, spiegava ciò che accadeva sullo schermo. La musica che accompagnava le immagini, presente sin dai primi filmati dei fratelli Lumière, si evolverà strada facendo. Dapprima vista solo come un mero arricchimento, inizierà a correre in parallelo con lo scorrimento filmico, anche grazie all’introduzione del principio musicale wagneriano del letimotiv. Ogni personaggio, difatti, veniva associato con una linea melodica; questa, in virtù della sua connotazione, permetteva allo spettatore di associare la musica all’immagine. Così facendo, una coerenza di fondo veniva sempre mantenuta.

Bastarono pochi anni – pochi, se si pensa che il cinema era appena nato – per far sì che le immagini e il sonoro si legassero indissolubilmente. Nel 1926, grazie all’intuizione della Warner Bros., che scommise su un nuovo sistema tecnico chiamato Vitaphone, il pubblico assistette alla prima proiezione di un film in cui suono e immagini procedevano in sincrono.“Don Giovanni e Lucrezia Borgia”, diretto da Alan Crosland, sarà di fatto il primo film ancora appartenente all’epoca del muto ad essere accompagnato da una colonna sonora. Senza ancora alcun dialogo presente – per questo bisognerà attendere l’anno successivo – la pellicola segna l’effettivo passaggio al cinema sonoro.

Cinema sonoro: Il cantante Jazz e il successo mondiale

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Sarà lo stesso Alan Crosland a dare vita, nel 1927, a quello che viene definito il vero, primo film sonoro della storia. Si tratta de “Il cantante Jazz”, prodotto sempre dalla Warner Bros.; qui, per la prima volta, la voce degli attori fu impressa su pellicola. Il cantante Jazz è il primo film parlato – se pur per pochi minuti – della storia.
Il successo fu mondiale; agli inizi degli anni Trenta il cinema muto fu in America – e poi in Europa – abbandonato. Su questa scia, alla fine degli anni Venti nascerà quella che fu definita ‘colonna sonora’ di un film; non formata solo da brani musicali, bensì da tutte e tre le materie d’espressione su cui si articola il suono: parole, rumori e musiche.

Furono pochi gli artisti che continuarono ad aggrapparsi alla vecchia maniera di fare cinema. Tra questi ricordiamo Charlie Chaplin, che per diversi film continuò a preferire il muto al sonoro, per poi arrendersi all’evoluzione tecnologica con pellicole come “Il grande dittatore”. Ma Chaplin non fu l’unico a rimanere restio davanti all’introduzione del sonoro.


Sappiamo, difatti, che nel momento in cui le pellicole vennero accompagnati ufficialmente dal sonoro, ciò si ripercosse in maniera differente sull’audience e sugli interpreti. Da una parte, difatti, l’evoluzione tecnologica fu accolta con gioia; ci si trovava davanti a una rivoluzione in campo mediatico, che stravolgerà il futuro del cinema.

Sotto un altro punto di vista, tuttavia, l’introduzione del sonoro nel cinema fu uno snodo cruciale per la carriera di molti attori e attrici dell’epoca. Ormai abituati a uno stile recitativo quasi magniloquente, dove l’essenziale era il movimento, con l’introduzione della componente auditiva una gran parte dei maggiori interpreti dell’epoca si ritrovarono spiazzati. E, non riuscendo a tenere il passo con il progredire tecnologico, furono costretti ad allontanarsi dalle scene.

Cinema sonoro: evoluzione e selezione

Cinema sonoro

Ovviamente, nel momento in cui il sonoro inizia a diventare una parte integrante del cinema, non tutto ciò che ne fa parte può essere usato. Da ciò nasce l’esigenza di limitare e selezionare le componenti necessarie, al fine di perfezionare quello che il critico Michel Chion definì il “valore aggiunto” della cinematografia.

Si passa così alla fase di missaggio, durante al quale gli elementi non fondamentali per la resa filmica vengono eliminati; gli altri, invece, vengono mantenuti e amplificati a seconda delle esigenze. Il montaggio audio-visivo che risulterà alla fine del lavoro di editing comporrà la colonna sonora della pellicola.
In ogni caso, a seconda delle esigenze, diventa possibile dare più rilievo a una componente uditiva rispetto ad un’altra. Ciò è rimarcabile in diverse pellicole dei primi anni del cinema sonoro, quando questa tecnica si stava ancora affermando; per poi proseguire fino ai tempi nostri, quando si passerà al suono digitale.

Essenziale quindi sarà l’approccio all’auricolarizzazione. Qui, l’approccio tra punto di vista oggettivo e punto di vista soggettivo diverrà una chiave di interpretazione fondamentale. Allo stesso tempo, l’evoluzione prosegue con l’approccio al suono diegetico e il suono extradiegetico nel contesto spaziale, avanzando con una distinzione a livello temporale che concerne il suono simultaneo e quello non simultaneo.

Riprendendo il concetto di auricolarizzazione, fondamentale in questo contesto risulta essere il punto di ascolto. In base a questo, in particolare nel momento in cui inizierà a svilupparsi il dolby, la gestione della commistione tra immagine e suono diventa fondamentale. Il punto di ascolto, che prende in considerazione la figura dello spettatore, può dividersi a sua volta tra oggettivo e soggettivo. In virtù di ciò, sarà la dimensione narrativa del film a risentirne, concedendo allo spettatore di filtrare, operando una selezione, ora finalmente guidata, tra suoni e immagini.

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