Noi (Us): analisi e spiegazione del film di Jordan Peele

Analisi del nuovo horror firmato Jordan Peele: Noi (Us)

In un articolo pubblicato qualche tempo fa ripercorrevamo in maniera sommaria la storia dell’horror fino ad oggi. Ci eravamo lasciati con non poche perplessità circa l’evoluzione di questo genere negli ultimi anni. Sempre più frequentemente le storie si basano sul tema degli esorcismi con ampio ricorso ai soliti jumpscares. Oggi, dopo l’uscita nelle sale italiane del nuovo film di Jordan Peele, è finalmente giunto il momento di riaprire il capitolo sugli horror per scrivere quella che sembra essere una nuova pagina della storia di questo genere. Procediamo quindi con l’analisi di Noi (Us).

Facciamo prima un passo indietro. Jordan Peele è un attore, regista, sceneggiatore e produttore statunitense, diventato noto ai più per il suo rivoluzionario Scappa – Get out (2016), horror profondamente innovativo, primo film della trilogia del pianto, candidato a ben cinque premi oscar e vincitore come miglior sceneggiatura non originale. Questo è il biglietto da visita di mr. Jordan Pelee, che cerca di bissare il successo del suo primo film con il nuovo Noi (Us), appartenente sempre allo stesso genere.

Us (Noi) di Jordan Pelee analisi

Indice

Noi: analisi dell’horror di Jordan Peele

Con Scappa – Get Out Peele ha messo le basi per un nuovo tipo di horror che si fa forte di sceneggiature complesse e ben scritte con tematiche di denuncia sociale e razziale. La tensione viene costruita grazie ad elementi tipici dell’horror ma anche del thriller; si fa molto meno affidamento sui jumpscares e molto di più sulla costruzione della suspence di scena. Personaggi e disturbanti situazioni surreali sono gli ingredienti segreti di questa nuova miscela esplosiva.

Abbiamo sentito il bisogno (ed il dovere) di scrivere una breve analisi su Us, ultima fatica di Peele. Per chi ancora non l’avesse fatto vi invitiamo ad andare a recuperare subito la nostra recensione. Avvisiamo inoltre i nostri lettori che nell’articolo sono ovviamente presenti spoiler e che, a prescindere da questo, consigliamo la lettura a chi abbia già visto il film in modo tale da apprezzare meglio le nostre personali riflessioni. Buona lettura.

Us, possibili interpretazioni e spiegazione del finale

Us conferma tutto quello che di buono c’è stato in Scappa – Get Out, osando ancora un qualcosa in più. Partiamo con il dire che anche in questa sua ultima pellicola Peele ha sviluppato un genere estremamente polimorfo; il suo horror si tinge delle trame del thriller psicologico contornato da mistero e surrealismo per poi alternarsi a quell’ironia che permette allo spettatore di tirare un sospiro di sollievo prima di immergersi nuovamente negli abissi della paura. Non mancano inoltre frenetiche sequenze action.

Oltre a questo (ndr. che non è poco) c’è spazio anche per diverse chiavi di lettura. Se Get Out si concentrava maggiormente sul tema razziale Us, a seconda delle interpretazioni, porta avanti una metaforica analisi sulla lotta del singolo individuo contro se stesso e le proprie paure. Ma la storia è anche una sorta di allegoria sulle disparità sociali e sulla lotta di classe.

Us (Noi) di Jordan Pelee analisi

Facciamo ordine e partiamo proprio con l’essenza del film, il tema del doppio. Pelee non è di certo il primo autore a trattare lo sdoppiamento di identità, l’esistenza di un alter ego malvagio. Solo in campo cinematografico pensiamo a David Lynch con la serie Twin Peaks, o ad Enemy con Jake Gyllenhaal, film diretto da Villeneuve ed ispirato al bestseller L’uomo duplicato di Josè Saramago. Anche Alfred Hitchcock ne La donna che visse due volte affrontò, sebbene in maniera un po’ differente, la medesima tematica. In molte culture e mitologie ritroviamo la figura del doppio, a partire proprio dall’antico Egitto con il doppio spirituale chiamato Ka. Nella mitologia e nei film la comparsa di una copia identica è solitamente associata ad un presagio o comunque ad un evento fortemente negativo.

Noi analisi: il doppio

Il doppelganger è una copia dello stesso individuo, generalmente malvagia. Jordan Peele non ha nascosto di essere stato sempre affascinato da questo genere di miti e storie e quindi dalla voglia di creare una sua personale versione cinematografica. L’idea nasce dalla concezione che i nostri peggior nemici a volte siamo noi stessi, che ognuno di noi cela un lato oscuro che cerca quotidianamente di reprimere per poter vivere in una società civile.

Adoro la mitologia legata all’alter ego e i film che
hanno lavorato sul tema.
Siamo noi i nostri peggiori nemici, un aspetto

che tutti noi conosciamo intrinsecamente e nonostante ciò tendiamo a sotterrarlo.
Spesso ce la prendiamo con il diverso, ma in questo film il mostro
ha la nostra faccia.” (Jordan Pelee)

Il regista cerca quindi di far leva su una delle nostre paure più profonde e primordiali, l’incontro con quella nostra metà oscura con cui non vorremo mai avere a che fare. Siamo noi di fronte alle nostre paure, alle nostre colpe e debolezze, ai nostri demoni. In base a questo tipo di lettura Us è un film che vede il peggior nemico in noi stessi e non nel diverso. D’altronde il titolo, tradotto, vuol dire appunto Noi.

La storia lascia libere interpretazioni a vari aspetti della trama, aspetto intenzionalmente voluto dallo stesso Pelee. C’è un chiaro riferimento al sogno americano ed alle disparità sociali in termini anche di fortune, destini ed ingiustizie. Il film ci mostra il più classico dei nuclei familiari, composto da padre, madre e due figli che decidono di trascorrere le vacanze nella loro casa al mare. Il parco giochi che ci viene mostrato nelle scene iniziali è un po’ la metafora di un paese dei balocchi, un mondo fatto di divertimenti, luci, suoni, mele candite, eccessi e futilità.

Noi siamo americani

Noi: analisi dei temi del film

Parallelamente a questo però esiste un’ altra esistenza invisibile alla gente comune. Noi ci racconta infatti anche di una realtà sotterranea dove la gente vive prigioniera e sofferente; gli abitanti di questo “universo nascosto” vorrebbero godere delle stesse fortune e ricchezze altrui. Sognano di consumare pasti caldi e saporiti, di rifarsi il trucco davanti allo specchio, di danzare, di andare sulle montagne russe, di sognare, di divertirsi e di amarsi. Il loro desiderio di condurre una “vita più umana” aumenta, andando di pari passo con la rabbia, il rancore e l’invidia. Noi è da vedersi allora come una grande metafora sulla lotta e disparità di classe. Una condanna all’egoismo e alla cecità di chi possiede tutto nella vita.

Il senso di ingiustizia sociale compatta i deboli nel rivendicare i propri diritti. Il colpo di scena finale ci mostra come in realtà la vera Adelaide, scambiata ad inizio storia, sia cresciuta nell’oscurità dei sotterranei mentre il suo doppelganger nel mondo reale. Pelee vuole mostrarci come una persona nata nella miseria possa comunque avere fortuna e successo se dotata dei giusti mezzi. Però mentre vive e gode del suo sogno americano dimentica le sue origini ed i propri compagni. Una visione abbastanza negativa dell’essere umano che, a prescindere dalle sue origini, tende comunque all’egoismo. Mentre “in alto” le persone vivono nell’egoismo, “sotto” gli abitanti nutrono odio, rabbia ed invidia. È una penosa guerra senza giusti.

Il regista si beffa dello spettatore. Per quasi tutto il film ci mostra infatti due personaggi che non sono realmente quello che sembrano essere. Ci lascia formulare giudizi e pensieri su quella che pensiamo essere la copia malvagia di Adelaide, così spaventosa e crudele per poi svelarci alla fine il grande inganno. È un modo di criticare quei nostri pregiudizi superficiali basati troppo spesso sulle apparenze.

La paura in Noi

Con il tema del doppio Jordan Peele cerca di smuovere una paura ancestrale radicata in tutti noi. Come è già avvenuto per Scappa – Get Out anche questa pellicola sfrutta una tensione psicologica costruita grazie a personaggi e situazioni misteriose e del tutto surreali. La sua è una paura disturbante che ci rende particolarmente nervosi. C’è chi ha paragonato Peele ad Alfred Hitchcock anche se i due creano fondamentalmente una suspence differente. Mentre Hitchcock ci mostra una scena che suggerisce e lascia immaginare qualcosa, Peele mostra e fa vedere.

Una delle cose che più ci ha entusiasmato del suo modo di girare un horror è ricorrere il meno possibile ai jumpscares. Us ne ha pochi, abbastanza telefonati, ma comunque ben amalgamati nelle sequenze più scary ed action del film. La recitazione dei pochi personaggi del film (ndr anche qui prevalentemente di colore) è stata, proprio come in Get Out, di fondamentale importanza per trasportare la paura dello spettatore.

Us (Noi) di Jordan Pelee analisi

Rimangono particolarmente impressi alcuni primi piani su volti estremamente espressivi, come quando la telecamera di Pelee indugia su quegli occhi bianchi spalancati dalla paura che contrastano magnificamente con il colore della pelle. Le lacrime che bagnano ciglia e viso danno ancora maggior emotività e drammaticità alla scena. È una paura viscerale, fisica e “profondamente umana”, sembra quasi di poterla toccare. Lo stesso discorso vale anche per quei sadici e malvagi ghigni sul volto dei doppelgangher. Le espressioni facciali sono l’essenza delle pellicole di Jordan Pelee, catalizzano la paura del film.

Noi analisi: la simbologia di Peele

Il teatro della paura di Pelee è arricchito ulteriormente da silhouette nere, suoni gutturali e movimenti animaleschi. Non è un caso che il regista statunitense abbia scelto di munire i “cloni malvagi” con delle forbici. La scelta deriva in primo luogo dalla forte valenza simbolica di quest’arma; ci si riferisce al taglio netto di quel rapporto di dipendenza tra copie ed originali. Inoltre, come spesso avviene nel genere horror, la scelta ricade anche qui sull’utilizzo di armi bianche perchè psicologicamente incutono maggior nervosismo e paura nello spettatore, oltre a garantire una violenza ancora più cruenta.

Le vesti dei doppelgangher sono tinte di rosso, il colore del sangue. È per natura una tonalità drammatica in grado di enfatizzare le emozioni in scena e di attrarre, da un punto di vista puramente visivo, l’attenzione dello spettatore. A volte la scena evolve in maniera così repentina che lo spettatore rimane spaesato, come quando nel bel mezzo di normali dialoghi succede un qualcosa di inaspettato.

Us (Noi) di Jordan Pelee analisi

Noi: analisi di alcuni aspetti tecnici

Non vogliamo dilungarci eccessivamente sugli aspetti tecnici di questa pellicola, che comunque meritano una breve menzione. Partiamo con il dire che Us è un film molto più pretenzioso rispetto a Scappa – Get Out sotto diversi punti di vista. Non solo la storia con le sue molteplici chiavi interpretative, bensì anche il montaggio, la recitazione, la regia, la fotografia e le colonne sonore denotano un lavoro ambizioso e di alto livello.

Come in Scappa – Get Out ci ha profondamente colpito l’espressività di quei primi piani con quei volti paralizzati dalla paura o pervasi da un sorriso malvagio. In alcune scene Us vede un utilizzo del grandangolo ancora più estremo ed incisivo rispetto alla pellicola precedente. Ci viene in mente, in particolare, una delle sequenze finali del film; la telecamera è posizionata molto vicino al volto del doppelgangher di Adelaide che, occupando buona parte del frame come primo piano, fa da quinta al suo alter ego, visibile fuori fuoco sullo sfondo. È una scelta compositiva estrema ed inconsueta in grado di rafforzare quel senso di mistero e surrealismo che viviamo per quasi tutto il film.

Us (Noi) di Jordan Pelee analisi

Anche nelle sequenze iniziali Peele utilizza in maniera eccellente il grandangolo, anche se in maniera molto più ordinaria. Ci riferiamo in particolar modo ad alcune inquadrature nel parco giochi, come quelle sulla piccola Adelaide che scende e cammina lungo la spiaggia. Spesso le inquadrature sono dal basso verso l’ alto, opprimenti e claustrofobiche. I frenetici movimenti di camera e cambi di inquadratura nelle sequenze più action accrescono la tensione ed il nervosismo del pubblico.

Noi: la colonna sonora

Le colonne sonore sono un altro dei punti di forza di Noi. Jordan Peele sperimenta ed osa molto anche in questo caso scegliendo per alcune sequenze delle tracce audio che poco hanno a che vedere con il genere horror ma che si sposano in maniera eccellente con le scene su cui sono riprodotte. L’esempio che ci viene in mente è la sequenza in cui un doppelgangher con il volto sfregiato si trucca allo specchio con occhi sognanti ed increduli sulle note della bella Femme Fatale, un pregiato pezzo di cinema che smuove un inatteso sentimentalismo ed empatia nei confronti di uno dei “cattivi” della storia.

Come non citare anche la traccia Pas des deux, di accompagnamento allo “scontro” finale impreziosito da un perfetto montaggio che ci mostra i passi di danza della piccola Adelaide grazie a dei flashback. Danza e lotta, passione e odio, il tutto si amalgama sulle note di un severo violoncello che scandisce i tempi ed i ritmi di questa breve ma intensa sequenza narrativa.

Noi: conclusioni in breve

Un film molto amato dalla critica, meno dal pubblico. Una pellicola ambiziosa che assieme a Scappa – Get Out cerca di rinnovare quell’ horror che si affida ormai da troppi anni ad esorcismi e jumpscares. Un genere che cambia, che evolve e che non cerca solo di impaurire il suo pubblico; carico di allegorie Noi di Jordan Peele si apre a molteplici chiavi interpretative e cerca di comunicare più di quello che mostra. A fine proiezione il pubblico è nervoso, turbato, pensieroso, spaesato e disorientato.

Forse andando ad analizzare nello specifico la sceneggiatura troveremo diverse piccole incongruenze e forzature, difficili da spiegare con gli elementi forniti dal film. Sicuramente si tratta di uno dei difetti della pellicola di J. Peele. Da questo punto di vista il suo predecessore, Get Out, ha una storia più solida e coerente. Un film che insinua più dubbi che verità, più domande che risposte, che fa pensare e riconsiderare sempre il tutto. Proprio quando pensiamo di aver colto l’essenza di Noi il finale ribalta tutto e ci costringe a rimettere insieme i pezzi riconsiderando le nostre interpretazioni. Forse questo è il tipo di horror che stavamo tutti aspettando, anche se sono in molti a non averlo ancora apprezzato. Questo è cinema.

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