Cinema e colori – L’uso del blu e dell’arancione ne La forma dell’acqua di Del Toro

L'uso dei colori ne La forma dell'Acqua e la tecnica cinematografica che ha preso il sopravvento sul cinema moderno.

De La forma dell’Acqua è già stato detto tutto. E’ stato commentato, recensito, giudicato sotto ogni punto di vista, dalla regia alla sceneggiatura passando per la fotografia e le interpretazioni. Uno dei caratteri che più denota lo stile del film, però, sono senz’altro i colori. Sì, perché il mondo creato da Guillermo Del Toro, le sue ambientazioni claustrofobiche e i personaggi fiabeschi, paiono quasi immersi in una tavolozza bicromatica dove non esiste spazio per altri colori, se non il blu e l’arancione. Perché proprio questi due colori? In gergo hollywoodiano si chiama teal and orange, e ora cercheremo di capire perché il cinema moderno pare non possa più farne a meno.

Cinema e colori – L’uso del blu e dell’arancione ne La forma dell’acqua di Del Toro

Partiamo con ordine: cos’è il teal and orange? Letteralmente significa “verde acqua e arancione”, ed è la tecnica cinematografica dell’utilizzo del colore più importante e più largamente utilizzata. Il perché di questa scelta è in realtà piuttosto semplice: il verde acqua e l’arancione sono colori complementari, e perciò risultano più gradevoli da vedere per un prolungato periodo di tempo per l’occhio umano.

la forma dellacqua colori

La necessità che ha portato a questa scelta cromatica, era quella di mettere le persone al centro dell’immagine. Le sfumature della pelle sono tendenti al giallo, l’arancione e il rosa; perciò si cominciò a riempire di blu e verde le zone buie dell’immagine, per creare un contrasto naturale che desse risalto ai protagonisti delle inquadrature.

Con queste premesse, si è però arrivati rapidamente al punto in cui i blockbuster di hollywood sono ormai completamente invasi da sfumature di blu e arancione, superando la questione della pelle umana e costringendo i direttori della fotografia e gli scenografi a creare immagini con comparse, sfondi e oggetti di scena che siano di uno di questi due colori.

La forma dell’acqua e la scelta cromatica

In questo, intendiamoci, non c’è assolutamente nulla di male. Una scelta cromatica è comprensibile, soprattutto nel mondo del cinema che è così profondamente condizionato dai colori. Il problema nasce, però, quando in un bel film come La forma dell’Acqua i colori siano così strettamente vincolati da essere irritanti.

Fateci caso, e provate a prendere un frame qualunque del film. Noterete come qualunque cosa compaia nell’immagine sia inevitabilmente verde acqua o arancione. Lo stesso regista, Guillermo Del Toro, ci scherza sopra nella scena del film in cui il colonnello Richard Strickland (intepretato dal bravissimo Michael Shannon) si reca in un autosalone ad acquistare una macchina e chiede al venditore di che colore si tratti (“E’ verde acqua?” chiede Strickland “No, è turchese”, risponde il venditore).

la forma dell'acqua colori

Questo  caso specifico è parzialmente giustificato dall’idea generale del film; ovvero quella di un mondo che dovesse, ad un certo punto, venire metaforicamente sommerso. L’acqua è un punto nevralgico della pellicola, e di conseguenza il verde acqua era un colore in un certo senso inevitabile. Si ha però la sensazione che i colori passino dall’essere un dettaglio ad una fastidiosa costante, quasi una forzatura. Ogni vestito, carta da parati, libro, utensile e mobile è circondato da un alone bluastro o, al contrario, arancione che deriva quasi nell’innaturale, e non con l’accezione fantastica dell’atmosfera di questa storia.

Anche registi del calibro di Christopher Nolan in Dunkirk, o Wes Anderson in Moonrise Kingdom, hanno fatto ampio uso di questa tecnica; in La forma dell’Acqua, però, Guillermo Del Toro, dà l’impressione di andarci un po’ troppo pesante, rischiando di rovinare un’esperienza cinematografica che poteva essere decisamente migliore.

 

 

 

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