Ci sono alcuni film che ti lasciano a bocca aperta. Non perché particolarmente belli o emozionanti, o magari anche sì, ma non è questo il punto. Ci lasciano a bocca aperta perché hanno un finale inaspettato, che cambia le carte in tavola, o che addirittura ci fa dire “Non ho capito cosa è successo. Ma è questa la fine? Ma che vuol dire?! Non può finire così!”
Ebbene sì, essere cinefili fa soffrire, ma ne vale la pena, in fondo! Ecco cinque film che ci hanno lasciato con questo enorme disappunto/sorpresa/dubbio che ci accompagnerà fino alla fine dei nostri giorni.
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Inception
Film scritto, prodotto e diretto da Christopher Nolan; interpretato da attori del calibro di Leonardo di Caprio, Joseph Gordon Levitt, Tom Hardy, Marion Cotillard, Ellen Page, Cillian Murphy e molti altri. Ebbene sì, è assolutamente da vedere. Si inserisce perfettamente nella categoria dei film mentali: la storia si svolge per la maggior parte all’interno della mente dei personaggi, durante i loro sogni. Già capire qualcosa durante il film è difficile: bisogna concentrarsi solo ed esclusivamente su quello per apprezzarlo appieno. E poi arriva il famigerato finale. Ma la trottola continua a girare o si ferma? E’ un sogno o la realtà? Quasi da non dormirci la notte.
Fight Club
Con la regia di David Fincher e le interpretazioni di Edward Norton, Brad Pitt ed Helena Bonham Carter, Fight Club si classifica come un cult movie. E’ una denuncia nei confronti della vita moderna: il protagonista, Jack, è un tipico uomo frustrato, schiavo del consumismo, insonne, depresso, ansioso. Finché in uno dei suoi viaggi di lavoro incontra un eccentrico produttore di saponette (Tyler Durden), che decide di richiamare quando, una volta tornato a casa, scopre che la sua abitazione è esplosa in seguito ad una perdita di gas. I due andranno a vivere nella fatiscente abitazione di Tyler. Un po’ per caso, così come si sono conosciuti, danno vita al Fight Club, che ben presto diventerà frequentatissimo da uomini insoddisfatti, creando così una rete di combattimenti clandestini. La situazione degenera velocemente, ma quando il Fight Club diventa un gruppo sovversivo di stampo eco-terrorista e Tyler sparisce, iniziano i veri problemi. Il primo colpo di scena è stato riconoscere un giovanissimo e biondissimo Jared Leto (una sorpresa sempre ben accolta), ma il finale è sconvolgente. Tyler e Jack sono la stessa persona: si tratta del disturbo dissociativo dell’identità. Geniale.
Gone girl
In Gone Girl, anch’esso diretto da David Fincher, la bellissima Rosamund Pike è Amy Elliot-Dunne, donna misteriosamente scomparsa. I detective non credono si tratti di un rapimento o di una semplice sparizione: ritengono che il marito, interpretato da Ben Affleck, l’abbia uccisa e ne abbia grossolanamente nascoste le tracce. Ma ecco il colpa di scena: Amy è viva è vegeta, ed ha architettato un piano Diabolico –con la D maiuscola- per vendicarsi del marito, dei suoi tradimenti, e del fallimento del loro matrimonio. Abbiamo di fronte a noi una psicopatica, un’autolesionista ed una bugiarda. Ancora più inaspettato è il lieto (?) fine, preceduto da un violento omicidio, in cui i due coniugi, riunitisi, dichiarano pubblicamente di aspettare un figlio.
Shutter Island
Il grande Martin Scorsese ci stupisce ancora una volta. Leonardo DiCaprio e Mark Ruffalo sono due detective alla ricerca di una donna scomparsa dall’Ashecliff Hospital. O almeno, è quello che ci viene fatto credere. Il colpo di scena è destabilizzante, tutta la vicenda si stravolge e cambia radicalmente. Ma non è bastato solo questo a lasciarci a bocca aperta. L’ultima frase detta da Andrew Laeddis (alias Leonardo di Caprio) è: “Cosa sarebbe peggio? Vivere da mostro, o morire da uomo per bene?”. Quindi non sapremo mai se effettivamente la sua sia una ricaduta, o se abbia deciso spontaneamente di sottoporsi alla lobotomia, simulando la ricomparsa della psicosi. Esattamente come Inception, si tratta di un finale aperto.
Donnie Darko
Diretto da Richard Kelly, Donnie Darko ci fa assistere ad uno dei finali più enigmatici di sempre. Non è possibile riassumere il film, perché sarebbe assolutamente uno spreco di tempo. E’ da guardare e da gustare per intero. In ogni caso, il “the end” non è chiaro, ma provo comunque a spiegarvelo: l’intera vicenda, tranne il finale, si svolge in un universo parallelo. Frank, il coniglio, è stato ucciso nell’universo tangente, e di conseguenza può tornare indietro nel tempo. Torna indietro per interagire con Donnie (Jake Gyllenhaal) e per spiegare come il reattore dell’aereo sia finito sulla casa di Donnie. Senza tale spiegazione, si verrebbe a spezzare il continuum dello spazio-tempo creando un paradosso che potrebbe distruggere l’universo stesso. Per dare un senso a questo paradosso, lo stesso Donnie, spinto da Frank, crea il wormhole (una sorta di portale che collega l’universo parallelo con quello reale) che permetterà di riportare il motore nell’universo reale, dove Donnie morirà. Se non avete capito niente comunque, vi consiglio caldamente di guardare Stranger Things: richiama le stesse tematiche e le spiega chiaramente. Io ho capito tutto questo solo ieri sera, grazie Netflix!