La fantascienza nei film di Neill Blomkamp: un mezzo di crtica sociale

Elysium (2013)

critica sociale di Neill Blomkamp nel film

Dopo il successo di District 9, Neill Blomkamp ha a disposizione un budget cospicuo e decide di scrivere e dirigere Elysium. Il cast è,  a differenza del primo, hollywoodiano. Matt Damon come protagonista, Jodie Foster ma anche un convincente Wagner Moura (futuro Pablo Escobar di Narcos). Continua la collaborazione del regista con Sharito Copley.

Siamo nel 2154, la terra è sovrappopolata e altamente inquinata, un luogo inospitale e malsano su cui vivono solo le persone comuni, poveri e criminali. E la classe dirigente del pianeta e i ricchi? Vivono su Elysium una stazione spaziale che ricorda un biblico giardino dell’eden. Su questa stazione spaziale non si consce violenza, fame e sopratutto malattia; la tecnologia di Elysium permette a gli abitanti di guarire da ogni male.

In questa cornice si inserisce la storia di Matt Damon, operaio ex galeotto che vive alla giornata cercando di stare lontano dai guai. Un giorno, alla catena di montaggio dove lavora, il nostro protagonista ha un’incidente e subisce una forte esposizione alle radiazioni. La diagnosi dell’incidente è raggelante: cinque giorni di vita rimanenti. Matt Damon decide allora di rivolgersi al suo ex “datore” di lavoro Wagner Moura per ottenere un pass per andare su Elysium a curarsi.

Il mondo di Elysium

critica sociale di Neill Blomkamp nel filmIn questo film la critica sociale di Neill Blomkamp prosegue in maniera più aggressiva della precedente pellicola. Il regista riprende alcuni sotto testi lasciati in secondo piano nel suo trattato sulla diversità della prima opera e li sviluppa con brutale chiarezza. Questa Terra del 2154, a differenza di quanto possiamo immaginare, è così somigliante al mondo di oggi. E’ uno scenario per-apocalittico che però avvicina il contesto della storia alla nostra realtà. Nel film di Neill Blomkamp il 2154 è un mondo in cui ci sono miliardi di persone che vivono in condizioni pessime, che rischiano ogni giorno di perdere il lavoro per la cosiddetta “guerra tra poveri” e perciò sono pronti a farsi sfruttare dai datori di lavoro. Farsi chiavizzare dalle grandi multinazionali i cui capi vivono nelle loro ville immerse nel verde e che non soffrono nemmeno più il dolore fisico.

La Terra, arida e sfruttata come i loro abitanti, Elysium, verde e rigogliosa sono poi realtà così lontane? Secondo Neill Blomkamp basta guardare alle favelas sudamericane e i quartieri ricchi che stanno a pochi chilometri di distanza; basta guardare alla periferia di Johannesburg contrapposta al centro della città. Qui la critica sociale di Neill Blomkamp è agghiacciante: nell’era del consumismo il binomio Terra-Elysium è ovunque nelle grandi metropoli del mondo.

I valori dell’uomo comune in Elysium

critica sociale di Neill Blomkamp nel film

In questo film la critica sociale di Neill Blomkamp come per District 9 da però una speranza all’umanità. Di pasoliniana memoria è il ribaltamento del rapporto tra “scala sociale” e “ideali umani”. Mentre i ricchi, potenti ed i militari, continuano a perseguire gli obbiettivi di fama, ricchezza e sopraffazione del prossimo senza possibilità di crescita morale, gli uomini della strada hanno la possibilità di elevarsi. Infatti Matt Damon, ma anche lo stesso Wagner Moura, sono presentati all’inizio come persone corrotte moralmente come il resto del mondo nel 2154. Tuttavia l’uomo di strada che non nasce con la mentalità della autoaffermazione sociale e della sopraffazione degli altri, pur se abbruttito dall’ambiente che lo circonda può essere capace di vere azioni eroiche.

I nostri protagonisti si renderanno conto che è necessario un atto di sacrificio che permetta al mondo di sollevarsi dalla degenerazione in cui si trova, che permetta alla persone comuni, che vivono in condizioni disperate senza loro colpa, di alzarsi dalla polvere e poter vivere finalmente in maniera dignitosa. In spregio a qualsiasi logica da blockbuster la critica sociale di Neill Blomkamp nel film ci ricorda che per la costruzione di un mondo migliore non ci si può aspettare un finale alla “E vissero tutti felici e contenti”.

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