After Life: recensione della serie tv diretta e interpretata da Ricky Gervais

Il comico britannico sorprende ancora una volta con il suo schietto black humor

After Life recensione della serie tv ideata, diretta e interpretata da Ricky Gervais. L’attore, sceneggiatore, regista e stand up comedian ha raggiunto la fama nell’ormai lontano 2001 grazie al suo alter-ego nella sit-com The Office, serie tv comica di cui era anche l’ideatore. Il successo fu tale da valergli la vittoria di un Emmy come miglior attore in una serie televisiva. Al contrario dei suoi spettacoli live, di grande successo in tutto il mondo, la sua carriera televisiva ha sempre oscillato tra alti e bassi, trovando comunque un buon partner in Netflix. After Life rappresenta infatti il secondo prodotto che il comico britannico ha proposto in esclusiva per la piattaforma streaming; il primo fu lo spettacolo Humanity (2018).

La visione di After Life è consigliata a tutti i fan di Ricky Gervais e non solo. Nel corso delle 6 puntate da circa 30 minuti si possono infatti ritrovare tutti i punti fermi della filosofia e dell’umorismo dell’artista britannico. I sostenitori di lunga data potranno piacevolmente notare come Gervais sia maturato come uomo e come artista, confezionando un’opera di pregevole fattura. Coloro i quali invece non dovessero conoscerlo non dovrebbero perdere l’occasione di recuperare un prodotto originale e fuori dai soliti schemi. Il successo di pubblico e critica ha fatto si che le voci su una possibile seconda stagione si facessero sempre più pressanti. Ad aumentare le speranze per un’eventuale seguito ci ha pensato lo stesso Gervais; attraverso un post su Facebook ha infatti dichiarato:

Ancora una volta, devo ringraziarvi dal profondo del mio cuore per tutti i vostri fantastici commenti su #Afterlife. Non avrei mai immaginato una reazione del genere. Ho una spinta in più per dedicarmi alla scrittura della seconda stagione.

Indice

After Life: recensione della seria ideata e interpretata da Ricky Gervais

Il personaggio principale della storia è Tony, nient’altro che un alter ego dello stesso Ricky Gervais. Il protagonista cade in una profonda depressione dopo aver perso la moglie a causa di un terribile cancro. La vita di Tony viene così invasa da pensieri suicidi e comportamenti anti sociali che lo portano rapidamente sull’orlo del baratro. Quello che decide di fare è di non arrendersi al dolore ma di lasciarsi trasportare da esso fin quando avrà forza di sopportarlo. Ogni volta che decide di farla finita riesce a trovare un flebile appiglio che lo porta a desistere dalle sue intenzioni, nonostante tutto intorno gli sembri buio e decadente.after life recensione serie tv ricky gervais

La strategia che decide di seguire per estraniarsi dall’immenso dolore che lo pervade è semplice: dire tutto ciò che gli passa per la mente senza alcuna inibizione. All’inizio la scelta sembra risultare felice, con questo atteggiamento riesce a tenere lontani gli altri e i loro commenti indiscreti. Un ‘superpotere’ che gli offre la possibilità di vivere al di sopra di tutto, compreso se stesso e i suoi pensieri tetri. Nonostante tutto le persone di cui si è circondato negli anni non lo abbandoneranno un attimo, anche se il suo unico desiderio sia di rimanere solo e faccia di tutto affinché questo avvenga. Ad aiutarlo nel lento risalire dall’inferno in cui si è barricato saranno anche delle nuove e particolari amicizie. Con sua grande sorpresa il suo atteggiamento non sembra allontanare proprio tutti; alcune persone ne vengono attratte perché capiscono che in fondo non si tratta altro che di una richiesta di aiuto.

After Life recensione della serie originale Netflix

Non è facile trattare un argomento delicato come la morte e riuscire a regalare un prodotto che non scada nel banale e nel già visto. Ricky Gervais non solo riesce ad evitare i soliti cliché, ma offre anche un diverso punto di vista su questo e altri temi. Nonostante l’autocommiserazione, la depressione, il suicidio e l’elaborazione del lutto siano al centro di ogni puntata, quasi di ogni battuta, la serie non risulta mai pesante. Questo perché la perfetta alternanza di comicità e dramma fa sì che una serie già breve di suo passi ancora più in fretta. Il rischio che si corre quando un comico si mette al lavoro su cose diverse dagli spettacoli live è che le battute vengano inserite in modo disorganico rispetto alla vera e propria storia. In After Life questo non accade. Ogni frase, situazione o incontro è volta a qualcosa di più grande: la liberazione dal dolore e il raggiungimento di un’insperata serenità per Tony.

Ricky Gervais riesce a dimostrare quanto sia maturato e migliorato nel corso degli anni, confermando quanto di buono mostrato in Humanity. Ad uno sfacciato ateismo, alla sana convinzione di non avere figli e alla mancanza di rispetto nei confronti dell’autorità morale ha associato nel corso del tempo la capacità di poter convivere con chi è diverso da lui. Gli originalissimi personaggi che lo affiancano nel corso delle puntate sembrano rappresentare in carne ed ossa proprio questo concetto astratto. Ognuno di loro ha il proprio stile di vita e le proprie opinioni contro le quali Tony/Ricky va ogni volta inevitabilmente a scontrarsi. Non senza sforzo il protagonista alla fine del suo tormentato viaggio capirà finalmente il senso del vecchio adagio “si attirano più mosche col miele che con l’aceto”.

After Life recensione della serie tragicomica Netflix

Il consiglio è di guardare After Life in lingua originale per poter apprezzare tutte le sfumature della recitazione di Ricky Gervais. In questa occasione più che in altre riesce a calarsi nei panni del protagonista in modo così convincente da rendere estremamente labile la linea di confine tra attore e personaggio. Probabilmente è proprio qui che risiede la forza di questo prodotto: Gervais riesce a esprimere liberamente il suo black humor e le sue convinzioni in maniera del tutto spontanea. Guardando le sue produzioni passate (ad esclusione degli spettacoli di stand up) si può notare come spesso le battute caustiche e le osservazioni ironiche dei suoi personaggi non siano ben amalgamate con le trame e le ambientazioni. Stavolta invece è riuscito a cucirsi addosso una storia così credibile da stentare a credere non sia vera.after life recensione serie tv ricky gervais

La breve durata delle puntate rappresenta sicuramente un’arma a doppio taglio. Se da un lato ha spronato Gervais ad evitare qualsiasi tipo di fronzolo dall’altro lo ha obbligato ad imporre a determinati avvenimenti un ritmo ‘innaturale’. Per quanto siano ben descritti i sentimenti e le situazioni è evidente come in diversi punti l’evoluzione degli stessi appaia troppo veloce. Questo porta ad una conclusione un po’ troppo ‘facilona’ che potrebbe lasciare insoddisfatto più di qualcuno. Nonostante questo rappresenti sicuramente un punto a sfavore di questa serie non ne va ad intaccare il valore generale. Ricky Gervais col suo irresistibile black humor ha fatto decisamente centro, riuscendo ad alternare nello spettatore risate e lacrime nelle giuste dosi.

After Life

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Ricky Gervais (sotto ogni aspetto)
  • Tematiche trattate
  • Personaggi secondari
  • Lunghezza delle puntate

Lati negativi

  • Eccessiva velocità nell’evoluzione delle situazioni
  • Lunghezza delle puntate

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