Blood quantum: recensione dell’horror sugli indiani d’America

Uno sceriffo e la sua famiglia alle prese con un'invasione zombie

Un’ambientazione apocalittica che ci trasporta negli anni ’80 americani fa da sfondo alle vicende dello sceriffo Traylor e della sua famiglia. Alle prese con il figliastro ribelle, l’uomo cerca di proteggere il figlio naturale dalle bravate e dalla prigione, e nel frattempo si trova alle prese con cittadini dai comportamenti molto strani. Questa è la recensione di Blood Quantum, film horror canadese scritto e diretto da Jeff Barnaby, che racconta il punto di vista specifico di un gruppo di indiani d’America. La scelta è dovuta alle origini del regista stesso: Barnaby infatti fa parte degli Mi’kmaq, popolazione nativa americana appartenente alle First Nations.

Il luogo in cui risiedono ricopre una parte del Québec e le Province Marittime (New Brunswick, Nuova Scozia, Prince Edward Island). Disseminate all’interno della pellicola, non mancano delle riflessioni sull’appartenenza e sulla differenza con i colonizzatori delle riserve indiane. Fanno parte del cast Michael Greyeyes (Togo, True detective) nei panni di Traylor, Elle-Máijá Tailfeathers (The revenant – Redivivo) in quelli di Joss e Kiowa Gordon (Twilight Saga) come Lysol. Ecco la recensione di Blood quantum, disponibile su Infinity e Rakuten TV.

Indice

La trama – Blood quantum recensione

1981, Québec, riserva dei Red Crow. Il pescatore Gisigu sta svolgendo il suo lavoro come nei passati 60 anni, quando all’improvviso nota che i pesci appena sviscerati restano in vita. Chiama il figlio Traylor, sceriffo e punto di riferimento della riserva, per assicurarsi che sia tutto vero. Da quel momento, e in meno di un anno, l’America si ritrova afflitta da una misteriosa invasione zombie. L’uomo cerca di proteggere la compagna e il figlio Joseph, oltre che il figliastro Lysol, ribelle disadattato.

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Blood quantum. Prospector Films.

Raccolti in un rifugio chiuso al mondo esterno, scoprono che tutti i nativi di quelle terre sono immuni ai morsi degli zombie, ma possono comunque morire se vengono colpiti o divorati dai non morti. Mentre tentano allora di sopravvivere meglio che possono, alle prese con scontri interni e mancanza di risorse, ragionano sul fatto che accettare i bianchi nel loro accampamento vorrebbe dire arrendersi. D’altronde, storicamente gli americani hanno occupato le loro terre senza tanti complimenti e li hanno emarginati, rinchiusi nelle riserve. In questo quadro, la fidanzata di Joseph è incinta e gli scontri tra quest’ultimo e il fratellastro sembrano peggiorare sempre più.

Karma – Blood quantum recensione

La terra è un animale che vive e che respira. Gli uomini bianchi non lo capiscono.

Un aspetto centrale riguarda gli scontri con i bianchi americani. Come sappiamo, nel corso della storia i nativi sono stati costretti ad abbandonare le loro terre ricche di risorse e immerse nella natura, a favore del consumismo bianco. Lysol crede ancora che i bianchi siano il nemico, e che in questa situazione di emergenza non vadano aiutati. Crede che il male che hanno fatto secoli prima, adesso, abbia trovato il modo di tornare da loro, attraverso un’invasione zombie che trasforma le persone in bestie inferocite e assetate di sangue. Un po’ apocalisse biblica, un po’ vendetta privata, la storia prende una piega ancora più determinante quando si scopre che gli unici immuni ai morsi dei non morti sono proprio loro, gli indiani d’America.

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Blood quantum. Prospector Films.

Che si tratti di karma? I bianchi pregano in tutti i modi i protagonisti di farli accedere al rifugio, e la maggior parte di essi è ben disposta a salvarli, nonostante tutto. Di questa fazione fa parte anche l’altro figlio di Traylor, Joseph, supportato dalla fidanzata bianca. Nonostante abbiano subito soprusi, sono disposti a dare una mano ad un’umanità messa alla porta. Ma su una cosa Lysol ha ragione: i bianchi, americani dietro cui si celano un po’ tutti gli uomini del pianeta, non ascoltano la terra. Hanno perso quel contatto con la natura necessario per vivere in armonia con ciò che li circonda, per capire il male che stanno causando all’ambiente e la loro irriconoscenza è diventata ormai abitudine. Questo spunto di riflessione non è banale per un horror, ed è stato uno degli aspetti più interessanti.

Il lavoro sporco allo spettatore

Non è nuovo l’espediente di lasciare allo spettatore un compito mentre guarda Blood quantum, quello di ricostruire con l’immaginazione i buchi della trama. Un salto in avanti nella storia omettendo un lasso di tempo può essere compreso e addirittura ricreato facendo appello alla propria sensibilità e intuitività. Ma cosa accade quando i buchi nella trama sono troppi? Questa pellicola non spiega l’origine della pandemia zombie, fatta eccezione per un cenno sui pesci contaminati, che non si possono più consumare. Molto spesso le origini delle orde zombie vengono omesse, però dovrebbe esserci per lo meno la possibilità di ricostruirne le motivazioni. Inoltre, non è presente nemmeno una scena che spieghi perché Lysol sia stato adottato dalla famiglia di Traylor e cosa sia successo veramente ai genitori. Molto spazio è invece lasciato al cliché del figlio adottivo disadattato, che non riesce a riconoscere questa famiglia come propria.

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Blood quantum. Prospector Films.

Totalmente inutile e confusionario il continuo salto tra le vicende private della famiglia indiana all’interno del rifugio e quelle generali degli altri inquilini. Lysol e i suoi scagnozzi sembrano appartenere a Mad Max: Fury Road, con macchine ruggenti, armi mortali e maschere paurose che coprono il viso. Gli abitanti del piccolo villaggio protetto al contrario sono persone spaventate e si comportano come chiunque avrebbe fatto in una situazione del genere. Oltre a questo, nemmeno il finale risolleva le sorti di un film che fa acqua da tutte le parti. Dopo le colluttazioni finali e il ristabilimento di un ordine parziale, alcuni dei protagonisti iniziali partono in canoa alla volta del nulla. Corretto lasciare spazio alle interpretazioni, ma è palese l’incapacità di base di concepire un vero epilogo. Peggiorano il quadro personaggi appena abbozzati, a partire da quelli principali. Il gioco che chi guarda deve attuare non vale la candela.

Un’accozzaglia di stili – Blood quantum recensione

Indecisione è la parola chiave del film, che unisce più suggestioni e atmosfere che mal si combinano tra loro. La storia si apre con un richiamo alle sensazioni di Shining, attraverso un’auto solitaria spinta sulle montagne e accompagnata da una musica angosciante. Poi si passa ad un horror di serie B, che allontana chiaramente le inquadrature quando non sa come restituire le scene cruente e che fa incetta di manichini mal celati che simulano le vittime. Il film si conclude con un tentativo di profondità e riflessione, che resta impresso per troppo poco tempo. La colonna sonora non aiuta: melodie di antiche canzoni delle tribù indiane risuonano nella mente dello spettatore per poi essere sovrastate da energica musica rock che va tanto di moda negli horror.

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Blood quantum. Prospector Films.

Ma un conto è ascoltarla in Zombieland – pronta a caricare la scena giusta e coerente con il tono ironico e sopra le righe della storia – un conto è trovarla qui; questo film si maschera di mille identità, per non indossarne davvero mai nessuna. A proposito di horror, non occorre essere un esperto cinematografico per notare lo splatter raffazzonato che ricompare lungo tutta la storia. Fiotti di sangue alla Tarantino mal gestiti e tagli di scena quando il realismo non era proprio possibile.

Della tecnica di ripresa, interessante il montaggio “nervoso” che mette in sequenza scene completamente diverse e di tono diverso (da una scena silenziosa, si passa all’improvviso ad una rumorosissima e con un’altra situazione inquadrata). Meno apprezzata invece la scelta di far girare la telecamera su se stessa, come accade all’inizio del film. Il “mal di mare” non viene mai più ripreso nel corso del film, e questo lo rende inutile. Un cast affiatato per una trama incompleta, che intrattiene fino a un certo punto.

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Blood quantum

Voto - 4

4

Voto

Lati positivi

  • Punto di vista degli indiani d'America e spunti di riflessione razziali
  • Cast affiatato

Lati negativi

  • Colonna sonora "schizofrenica"
  • Troppi buchi nella trama
  • Splatter non sempre realistico

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