Crimes of the Future: recensione del film diretto da David Cronenberg

Al cinema dal 24 agosto il grande ritorno di David Cronenberg con Crimes of the Future

Collocato alla fine di una (immaginata) tetralogia che inizia con Videodrome (1983) e prosegue con Crash (1996) e poi ancora con eXistenZ (1999), Crimes of the Future – che si chiama esattamente come il secondo lungometraggio di David Cronenberg girato nel 1970 e che all’epoca gettò le basi per la declinazione da parte del regista canadese del linguaggio del body-horror – è al cinema dal 24 agosto. Crimes of the Future, di cui vi proponiamo la nostra recensione, segna il ritorno di David Cronenberg: un ritorno dopo lunga assenza (sono passati ben 8 anni da Maps to the Stars) e un ritorno a quel body-horror di cui è maestro e che è stato sostanzialmente abbandonato proprio dopo eXistenZ. Ma il film, presentato in concorso a Cannes 75, non è solo body-horror: è anche (e ancora, non solo) noir, thriller, fantascienza. È un film di David Cronenberg, insomma, un film che riporta sulla scena le classiche riflessioni sul rapporto tra uomo e tecnologia, sull’umano e il post-umano, sul presente e sul futuro, sul corpo.

Corpo che qui, e non poteva essere altrimenti, è principalmente quello dell’attore feticcio della seconda parte della carriera del regista canadese: Viggo Mortensen, nel ruolo di Saul Tenser. Accanto a Mortensen due attrici il cui talento è indiscusso e che l’occhio avido della macchina da presa in Crimes of the Future ci fa apprezzare ancor di più e sotto una luce inedita: Léa Seydoux e Kristen Stewart. Seydoux è Caprice, Stewart è l’ineffabile ed enigmatica Timlin, uno dei personaggi più strani – si passi il termine semplicistico – ed intriganti dell’intero film. Crimes of the Future segna poi il ritorno di Cronenberg alla scrittura: era dei tempi di eXistenZ che il regista canadese non firmava la sceneggiatura di un suo film. Prima di passare alla recensione vera e propria, riprendiamo qui di seguito la sinossi ufficiale del film.

crimes of the future recensione

Crimes of the Future. Argonaut Productions, NEON, CBC, MUBI, Serendipity Poin Films, Telefilm Canada, Ingenious Media

Indice:

Sindrome da Evoluzione Accelerata – Crimes of the Future recensione

Mentre la specie umana tenta di adattarsi a un ambiente sempre più sintetico, il corpo va incontro a nuove trasformazioni e mutazioni. Insieme alla sua partner Caprice (Lèa Seydoux), Saul Tenser (Viggo Mortensen), celebre artista performativo, mostra pubblicamente nei suoi show la metamorfosi dei suoi organi interni in performance avanguardistiche. Timlin (Kristen Stewart), un’investigatrice del Registro Nazionale degli Organi, traccia ossessivamente ogni loro movimento finché non fa luce e rivela un misterioso gruppo. La missione di questa strana sottocultura? Sfruttare la notorietà di Saul per immaginare e gettare le basi della prossima fase dell’evoluzione umana.

L’evoluzione della specie umana è diventata un fenomeno da tenere sotto controllo, e la continua nascita di organi interni spontanei (Sindrome da Evoluzione Accelerata) ha portato alla necessità di dar vita a un Registro che cataloghi e tenga traccia di tutte queste crescite anomale. Gli esseri umani si sono adattati a un ambiente sempre più artificiale e sintetico, diventando nel contempo insensibili agli stimoli, compresi quelli dolorosi. La nuova frontiera dell’intrattenimento e del piacere (“il nuovo sesso”, come sentiamo spesso ripetere nel film) è diventata la chirurgia. Mutilazioni, tagli, modifiche corporee sono diventati il nuovo modo per ristabilire una connessione – anche di tipo sensuale, erotico – col proprio corpo.

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Crimes of the Future. Argonaut Productions, NEON, CBC, MUBI, Serendipity Poin Films, Telefilm Canada, Ingenious Media

Il corpo come mezzo per parlare d’altro – Crimes of the Future recensione

Per quanto in genere si tratti di una frase piuttosto abusata, in Crimes of the Future c’è tutto il cinema di Cronenberg: il rapporto dell’uomo con la tecnologia (qui sono i complessi macchinari che agiscono direttamente e “sostituiscono” le funzioni corporee), la relazione erotica e conturbante tra piacere e orrore e ancora l’ossessione voyeuristica, le mutazioni e le trasformazioni orrorifiche del corpo e così via. Chi conosce l’opera del regista troverà innumerevoli “citazioni” e riferimenti ai lavori precedenti, in una summa che a tratti pare quasi una mostra di quel che è stato, un compendio della poetica cronenberghiana.

Cronenberg torna all’utilizzo del corpo come mezzo par parlare d’altro. Qui il corpo è significante per mettere sul piatto diverse riflessioni e portare a galla una visione di un mondo che più desolante (e desolato) non si può. Un mondo grigio, artificiale, spoglio, esattamente come gli esseri umani che lo popolano: svuotati, algidi, lividi. Il rapporto tra uomo e ambiente è reso concreto da una fotografia che esalta i toni del grigio e del marrone e dalla ricostruzione di una Grecia come culla inospitale di questa nuova civiltà post-umana. Il corpo, quello del Saul di Viggo Mortensen, è significante per intavolare una riflessione sull’arte, sul mercato che vi ruota attorno, sugli artisti che vi si adoperano e su chi ne fruisce. Arte che deve spingersi sempre più all’estremo, perché nulla più colpisce, attrae e impressiona. E ancora i corpi, con le loro mutazioni tutt’altro che “organiche”, diventano – man mano che ci si avvicina al finale – veicolo di un messaggio “ambientalista”.

Dentro gli abissi della “nuova carne” – Crimes of the Future recensione

Crimes of the Future ci conduce negli abissi di quell’epoca della “nuova carne” teorizzata in Videodrome. Nuova carne, nuovo sesso, esseri umani che in un’amara declinazione/ribaltamento del principio del “survival of the fittest” si sono evoluti (o involuti) fino all’estremo. Cronenberg sembra quindi voler chiudere un cerchio, mettere un punto, in un film in cui l’orrore, la crudeltà, la repulsione e il dolore sono tutti appannaggio dello spettatore e non dei protagonisti. I protagonisti non vivono le sofferenze, le mutilazioni, le performance estreme di body art come un’anomalia o come qualcosa di “contro natura”. Perché è quella ormai “la natura”, quella la norma. Nel futuro immaginato dal regista canadese non è ripugnante l’asportazione chirurgica di un organo così come non è scioccante assistere all’autopsia di un bambino.

L’orrore e il rifiuto appartengono dunque a noi che stiamo a guardare e che nonostante l’insostenibilità di certe trovate e certe immagini continuiamo a farlo perché tutto è mostrato con un minimalismo e un’eleganza magistrali. Le immagini sono sì scioccanti – arti robotici che scavano nei corpi, ferite aperte e sanguinanti, cicatrici e cavità che diventano oggetto di curiosità sensuali – ma l’orrore è più concettuale e complesso, mai solo volgarmente esibito. Ciò non toglie che anche alla luce di questo chi arrivi ignaro di quel che lo aspetta o impreparato potrebbe far fatica ad andare oltre il naturale istinto di non voler andare oltre. Gli effetti speciali artigianali sono seriamente disturbanti e morbosamente affascinanti e il tutto viene impreziosito da un connubio di rara eleganza fra regia, fotografia, interpretazioni e le musiche tetre e solenni firmate da Howard Shore, storico collaboratore di David Cronenberg.

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Crimes of the Future. Argonaut Productions, NEON, CBC, MUBI, Serendipity Poin Films, Telefilm Canada, Ingenious Media

In conclusione – Crimes of the Future recensione

Viggo Mortensen, Lèa Seydoux e Kristen Stewart sono tutti e tre artefici di ottime prove. Le loro performance sono certo finalizzate e in linea col tono e i temi del film, al punto che soprattutto le interpretazioni di Seydoux e Stewart risentono (in modo totalmente positivo) dell’estremizzazione richiesta da Cronenberg. Entrambe le attrici sono completamente fuori dai loro canoni abituali, con un risultato tanto straniante quanto affascinante. Léa Seydoux ha una forza magnetica rara, che qui si esprime al meglio grazie a una macchina da presa che la ama, talvolta la divora, ma che la esalta ad ogni ripresa, in ogni inquadratura.

Avviandoci verso la conclusione della nostra recensione di Crimes of the Future occorre precisare come il nuovo film di David Cronenberg – che già ha avuto una storia produttiva non facile – corra seriamente il rischio di risultare troppo estremo, addirittura respingente per quella parte di pubblico non avvezza al modus operandi del regista canadese. Non solo per i temi e le immagini, ma anche per un ritmo narrativo, una complessa non linearità della trama e una direzione degli attori che corrono il serio rischio di far allontanare il cosiddetto “grande pubblico”. Crimes of the Future è al cinema dal 24 agosto (qui il trailer): il consiglio è quello di non lasciarselo sfuggire, nella speranza che rimanga in sala il più a lungo possibile.

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Crimes of the Future. Argonaut Productions, NEON, CBC, MUBI, Serendipity Poin Films, Telefilm Canada, Ingenious Media

 

Crimes of the Future

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Un ritorno ai primi film e al body-horror che è una vera e propria summa teorica e poetica del regista canadese
  • Gli effetti speciali artigianali e lo splendido connubio tra regia, fotografia e colonna sonora
  • La prova di un cast davvero eccellente, funzionale e coerente con la narrazione, lo stile, le tematiche e il ritmo

Lati negativi

  • 105 minuti sono forse troppo pochi per il moltiplicarsi delle sottotrame e dei personaggi

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