Elvis: recensione del biopic diretto da Baz Luhrmann

Una biografia che andava raccontata nel giusto modo

Solo Baz Luhrmann poteva riuscire nell’impresa di raccontare magnificamente la storia di un personaggio a dir poco enorme come Elvis Presley. Un regista rimasto lontano dalla cinepresa per quasi 10 anni. Era infatti il 2013 quando usciva in sala Il Grande Gatsby con Leonardo DiCaprio e Tobey Maguire protagonisti di uno psichedelico racconto tratto dal famoso romanzo di F. S. Fitzgerald. A quei tempi Luhrmann divise il pubblico, un po’ come fu per il suo Romeo + Juliet. Opere mai acclamate all’unanimità.

Dopo una lunga pausa lontano dal cinema il regista australiano torna dunque alla scrittura e regia per il grande schermo raccontandoci questa volta la storia di un’icona musicale. Impresa non da poco specie se ti poni come obiettivo quello di voler far rivivere la leggenda del rock. Come scoprirete leggendo la nostra recensione di Elvis siamo stati a dir poco folgorati dall’esperienza vissuta nei quasi 160 minuti passati in sala. Nel cast del film il duo Austin Butler (Elvis Presley) e Tom Hanks (Tom Baker) come protagonisti indiscussi. Se volete conoscere le nostre impressioni proseguite con la lettura della recensione di Elvis di Baz Luhrmann.

elvis recensione

Elvis. Bazmark Films, Roadshow Entertainment, The Jackal Group, Whalerock Industries

Indice:

Biopic musicali – Elvis recensione

Quando si decide di fare un biopic si deve mettere in conto che ci sarà sempre una parte di pubblico che rimarrà scontenta; quasi sempre sono i fans delle star. Allora puoi provare a giocartela in modo differente lasciando da parte l’originalità e lo stile personale, attenendoti il più possibile ai fatti. Un po’ come è stato per il recente Bohemian Rhapsody, film sostanzialmente mediocre che sfrutta le soundtrack dei Queen per dare l’impressione di aver creato un qualcosa di buono (oltre comunque all’interpretazione di Rami Malek meritevole della statuetta vinta).

elvis recensione

Elvis. Bazmark Films, Roadshow Entertainment, The Jackal Group, Whalerock Industries

Poi magari giri un qualcosa di eccellente come il recente Rocketman senza ricevere le giuste considerazioni. In passato ci aveva provato anche Oliver Stone con la sua solidissima regia a dirigere Val Kilmer nei panni di Jim Morrison dei Doors. Ma forse una delle opere più riuscite in tale contesto rimane il biopic su Johnny Cash, Quando l’amore brucia l’anima (2005) con Joaquin Phoenix protagonista. Adesso è Baz Luhrmann che vuole dire la sua inserendosi con il suo nuovo ed attesissimo Elvis, acclamatissimo già all’anteprima mondiale in quel di Cannes

Tra stile e narrativa – Elvis recensione

In un racconto inebriante ed ubriacante con il suo inconfondibile stile barocco ricco di orpelli ed artifici scenici il regista australiano racconta con grande vena autoriale la storia del re del rock. L’incipit è a dir poco folle. Il film parte da dove non dovrebbe cominciare, ovvero dalla fine. Riviviamo infatti la storia attraverso la voce e i ricordi del colonnello Tom Parker, un irriconoscibile Tom Hanks nei panni del controverso agente che ha reso grande la star che tutti noi conosciamo. Traghettati in una linea temporale che abbraccia gli anni d’oro del ragazzo di Memphis ci addentriamo a scoprire pian piano il mito di Elvis Presley. La prima apparizione è una droga di emozioni: un turbinio di luci, suoni ed immagini che si mescolano giungendo ai nostri sensi rapiti in una sorta di estasi. L’aria sembra fermarsi in quel rullio di tamburi che fa solitamente da trepidante attesa alle grandi apparizioni sceniche.

È la famosa composizione di Strauss “Così parlo Zarathustra” che anticipa l’ingresso in scena di Elvis accompagnato sul palco da quel trionfo di piatti e ottoni che sembrano dire “è qui la più grande rivelazione e scoperta musicale del ventesimo secolo“. Difficile allora non fare un diretto parallelismo con la famosissima scena kubrickiana di 2001: Odissea nello spazio quando con la medesima colonna sonora ci veniva mostrata una scimmia rapita dall’entusiasmo della scoperta in un passaggio fondamentale dellevoluzione. Ed Elvis Presley è tutto questo: la scoperta di un artista immenso che ha permesso l’evoluzione musicale fondendo il Country dei bianchi con il Rhythm and blues dei neri. Elvis ha superato le differenze razziali fondendole in un unico stile per creare un qualcosa di unico.

La storia

Dieci minuti di film e ci sentiamo già rapiti. Ok signor Luhrmann, ci hai convinti ed incantati con le tue maestranze registiche, ora siamo pronti per vedere la storia che volevi raccontarci. Ma abbiamo appena il tempo di assaporare l’apparizione in scena di quello che sembra più essere una divinità che un divo del rock. Veniamo infatti scagliati indietro nel passato di Elvis. Solo il tempo di capire che si tratta di un flashback e ci ritroviamo ancora più indietro.

Elvis

Elvis. Bazmark Films, Roadshow Entertainment, The Jackal Group, Whalerock Industries

Torniamo alla sua fase adolescenziale, quando iniziava a conoscere i balli e la musica nera in una sorta di estasi religiosa folgorante ed illuminante. Neanche il tempo di prendere confidenza con questa nuova realtà ed ecco che l’inquieta regia di Luhrmann ci riporta ancora avanti: Elvis sta componendo i suoi primi dischi e balza alle orecchie del colonnello Tom Parker. Inizia così la vera storia del film: l’ascesa a divo di un semplice ragazzo di Memphis. La musica, praticamente sempre presente, è la vera voce narrante del film.

Una questione irrisolta

Baz Luhrmann è ambizioso e non si accontenta di raccontare la biografia di un grande artista. Il film infatti vuole mettere in risalto l’impatto che Elvis ha avuto sulle cronache americane del tempo. Ma soprattutto, ci instilla più di un dubbio nella testa. C’è un vero responsabile della sua morte? Sarebbe esistito un Elvis Presley senza Tom Parker? Qui la questione si fa decisamente interessante perché se è vero che Tom richiedeva compensi alti per poter pagare i suoi debiti di gioco è anche vero che ha avuto meriti a dir poco considerevoli.

Come ad esempio l’organizzazione del primo concerto via satellite in mondovisione con un audience di circa un miliardo e mezzo di spettatori televisivi; unico ed irripetibile nella storia. Perché Presley è dunque giunto all’autodistruzione? Colpa sua o di un entourage che lo ha sfruttato fino all’ultimo? Entourage di cui faceva parte anche suo padre, ennesima figura controversa di questa vicenda. Il terzo atto ci mostra come Elvis alla fine della sua carriera sia stato disumanizzato e trasformato in un animale da palcoscenico. Lo scopo era diventato uno solo: generare profitto.

Conclusioni

L’eclettico e dionisiaco stile di Baz Luhrmann è riuscito a tenerci attaccati alla poltrona per tutta la durata del film, anche con una certa suspense. L’opera cala di interesse nel secondo atto, quando la storyline dell’artista frena e muove verso altre direzioni. Inoltre, come tutti i biopic su figure artistiche, soffre di tutta una serie di problematiche di genere. In chiusura il film ci porta ad una riflessione necessaria e personale, è la stessa voce narrante di Tom Parker a domandarcelo. Elvis sarebbe emerso lo stesso senza il suo agente? Sarebbe ancora vivo? Il colonnello Tom, da sempre etichettato come “il cattivo” della storia, è l’unico ad avere avuto delle responsabilità sulla sua morte?

Non c’è un modo semplice per definire Elvis diretto da Baz Luhrmann. L’opera ultima del regista australiano è a dir poco entusiasmante. Grazie al comparto tecnico abbiamo viaggiato indietro nel tempo respirando a pieni polmoni l’aria degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta a ritmo di musica Country e Rhythm and blues. Un periodo storico che molti hanno vissuto ma che tanti, come il sottoscritto, hanno solo sentito raccontare. La storia racconta con fare parimenti documentaristico e drammatico i successi sul palcoscenico, i retroscena, gli albori. Insomma, tutto quello che c’è da sapere per conoscere una delle icone più grandi della storia della musica. Elvis funziona perché attira un largo pubblico garantendo emozioni forti a prescindere di esserne un fan o meno.

 

Elvis

Voto - 8

8

Lati positivi

  • La regia e comparto tecnico
  • Le interpretazioni di Austin Butler e Tom Hanks

Lati negativi

  • Il secondo atto rallenta troppo
  • La lunghezza potrebbe stancare alcuni spettatori

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