Ghost in the Shell: SAC 2045 – Recensione della nuova serie Netflix

Il ritorno dell'universo cyberpunk in una veste completamente nuova

La piattaforma Netflix non poteva esimersi dall’ampliare l’ennesimo universo con un suo prodotto. Difficile quindi esimersi anche dal recensire una serie come Ghost in the Shell SAC 2045. Quando si parla di Ghost in the Shell si fa riferimento ad un vero e proprio mondo narrativo con un vasto merchandising. Opera nata inizialmente come manga dalla mente di Masamune Shirow nel 1991, grazie al repentino successo vide ben presto nascere un adattamento cinematografico nel 1995. Questo primo film è un vero e proprio successo, grazie alle animazioni, le ambientazioni e la colonna sonora. Importante infatti ricordare che questa pellicola tutt’ora viene riconosciuta come uno dei grandi capolavori dell’animazione giapponese.

Sempre curato dal regista Mamoru Oshii esce nel 2004 un seguito che si dimostra essere all’altezza del predecessore. Negli anni oltre agli adattamenti animati ci sono stati anche un paio di live action: il primo giapponese e poco conosciuto uscito nel 2008. Il secondo uscito nel 2017 di matrice americana, con protagonista Scarlet Johansson, che ha avuto un discreto successo. Dal 2002 al 2006 viene sviluppata da Shinji Aramaki e Kenji Kamiyama una serie intitolata Ghost in the Shell: Stand Alone Complex, che vede gli stessi protagonisti ma ambientata in un universo alternativo. Proprio lo stesso Kenji Kamiyama ha curato e collaborato con Netflix e gli studi Kodansha e Production IG per nuova produzione intitolata Ghost in the Shell: Sac 2045; di cui vi presentiamo qui di seguito la recensione.

Indice

Una trama da estrapolare – Ghost in the Shell SAC 2045 recensione

In un totale di dodici episodi la storia si poteva risolvere in sei. Purtroppo, pur di allungare la narrazione sono stati aggiunti episodi inutili, scene comiche imbarazzanti, dialoghi fuori contesto e personaggi senza spessore, che sembra siano stati introdotti come semplici comparse per fare numero. La trama, se si guardano gli episodi giusti e interessanti sarebbe anche originale. Purtroppo però la serie è stata allungata per arrivare a coprire un totale di episodi non congruo. Questo ha prodotto il risultato di un prodotto sconnesso in cui si fatica a capire il perché delle azioni dei personaggi e le dinamiche che danno vita a certe situazioni. La trama principale che è stata estrapolata è la seguente.

Anno 2045, l’unico modo per sostenere un’economia al collasso è continuare a foraggiare le guerre. Gli ex membri della Sezione 9 sono in America dove lavorano come mercenari. Al termine della loro ultima missione vengono assoldati da un’organizzazione governativa segreta per recuperare una persona. Parallelamente in Giappone Daisuke Aramaki insieme a Togusa cercano di ricostruire la Sezione 9. Queste due storie parallele culmineranno con la scoperta dell’esistenza di post-umani, esseri dotati di una tecnologia superiore, che puntano alla distruzione della società conosciuta. Le organizzazioni segrete di Giappone e America si alleeranno e la Sezione 9 finalmente ricostituita e abilitata inizierà le ricerche per fermare questa pericolosa minaccia. Di questi esseri ne esistono dodici e tre si trovano proprio in Giappone.

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Ghost in the shell SAC 2045- Kodansha e Production IG studio

Un Futuro incompleto – Ghost in the Shell SAC 2045 recensione

Questa serie si presenta come un’aggiunta al mondo di Ghost in the Shell, ma dov’è il mondo cyberpunk conosciuto nelle altre opere? Dov’è quell’ambientazione che ha fatto la storia e ispirato molte altre film di animazione? Non c’è nulla di tutto questo. La produzione si è limitata a inserire tutti i personaggi più amati dalla fanbase, inserendo nuovamente anche la Sezione 9. In compenso però non ci sono le atmosfere cupe e romantiche del Giappone cyberpunk che nel corso degli anni i fan hanno imparato ad amare. Ci troviamo a osservare invece ambientazioni poco dettagliate, che alle volte sembrano ripetersi, rese ancora più stucchevoli dalla colonna sonora praticamente inesistente.

Guardare questa serie lascia un senso d’incompletezza. L’ambientazione è parte integrante delle precedenti opere di Ghost in The shell e in questa nuova serie se ne sente la mancanza. Pessima anche l’idea di una palette di colori molto accesa. Sempre in confronto agli altri prodotti del franchise sembra di guardare una versione abbellita e allegra di tutte le altre. Manca l’atmosfera, proprio quella che stupiva lo spettatore. E purtroppo non è qualcosa che si sostituisce con una bella grafica dai colori accesi o con qualche scena comica inutile. Si ha una sensazione di incompletezza che più volte sfocia nella domanda “Sto davvero guardando Ghost in the shell”? La mancanza di questi fattori si sente particolarmente e fa stonare quel poco che potrebbe ricordare i prodotti precedenti.

Un comparto tecnico di copertura

L’impegno grafico che è stato messo per creare questa serie in 3D CG merita nivece un plauso. I combattimenti, gli inseguimenti e le acrobazie hanno dei movimenti molto fluidi e godibili che coinvolgono lo spettatore nella scena. Nessuna immagine è legnosa e l’effetto dell’invisibile suit sui personaggi è particolarmente azzeccato e non esagerato. Particolare attenzione è stata messa anche in ogni prodotto tecnologico che viene presentato, tutto curato nei minimi dettagli. Forse per sopperire alle mancanze relative alle ambientazioni in cui si muovono i personaggi.

L’unica pecca che si può individuare nel comparto di computer grafica è il particolare dell’espressività. Tutti i personaggi risultano infatti mono espressivi. Sembrano tutti la brutta copia del Maggiore, l’unico personaggio che dovrebbe mostrare meno espressività di tutti. Anche quando i protagonisti dovrebbero mostrarsi sorpresi il loro volto non riesce a seguire . Questo in alcune scene clou si nota particolarmente e tende a rovinare il momento. Per assurdo sono riusciti a dare più espressività con voci e gesti ai robot walker che non possiedono un volto, rispetto ai personaggi in carne ed ossa. Impossibile comunque non sentire il divario fra l’impegno messo nell’animazione delle azioni e le mancanze della trama o nell’ambientazione. Con un comparto tecnico così eccellente nella computer grafica la mancanza degli altri elementi si fa sentire e la bellezza delle azioni non può coprire queste lacune.

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Ghost in the shell SAC 2045- Kodansha e Production IG studio

Considerazioni finali – Ghost in the Shell SAC 2045 recensione

Netflix ha annunciato l’arrivo della seconda stagione e di fronte al risultato di questa prima non si può che tremare. Il rischio che la seconda stagione dia il colpo di grazia a questa produzione è tangibile. In questa prima stagione non è nemmeno stato fatto il cosiddetto “compitino” per accontentare il pubblico. Qui è stato creato un nuovo prodotto, che poteva tranquillamente avere un altro titolo, ma a cui è stato dato quello di Ghost in The Shell per attirare più pubblico possibile. Non c’è modo di salvare questo prodotto, nonostante il buon lavoro con la computer grafica. La trama non regge e lascia con più domande che risposte.

Magari sono risposte che verranno date nella seconda stagione, ma allora è consigliabile concentrarsi solo sulla vera trama che su episodi sparsi e inseriti per allungare il brodo. Ci si auspica che nella futura stagione che la computer grafica dedichi molta più attenzione anche alle ambientazioni. Questa prima stagione sembra la brutta copia alla lontana di tutte le altre opere dell’universo Ghost in The Shell uscite fin’ora, non stupisce che con questi suoi elementi irrealistici sia stata perlopiù criticata.

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Ghost in The Shell: SAC 2045

Voto - 5

5

Lati positivi

  • Grande uso della 3D CG

Lati negativi

  • Trama confusionaria
  • Ambientazioni sterili e poco evocative
  • Inespressività dei personaggi

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