Horse Girl: recensione del film drammatico originale Netflix

Alison Brie è una ragazza con problemi mentali nel nuovo film targato Netflix

Malattie e disturbi mentali, disagi psichici e simili sono argomenti spesso trattati al cinema. Diversi film hanno tentato di rappresentarli con diversi punti di vista, dal realistico al visionario. Arriva ora su Netflix una nuova pellicola, che prova a rappresentare il disturbo mentale con un singolare approccio. Stiamo parlando di Horse Girl, di cui vi presentiamo la nostra recensione. Il film è diretto e prodotto da Jeff Baena, anche sceneggiatore insieme all’attrice protagonista, Alison Brie. Nel cast, oltre alla citata Brie, troviamo volti abbastanza noti come Debby Ryan, John Reynolds, Molly Shannon e John Ortiz. Il film è stato presentato in anteprima durante l’ultimo Sundance Festival.

La trama di Horse Girl si concentra su Sarah, ragazza timida e stravagante che ama i tessuti, i cavalli e una serie tv sul paranormale. Dopo alcune strane esperienze, comincerà a perdere contatto con la realtà, iniziando a credere di essere un clone alieno e di aver avuto incontri con extraterrestri. La ragazza però ha precedenti di disturbi mentali nella sua famiglia. Dove sta dunque la verità? Sarah ha ragione o ha bisogno d’aiuto? Horse Girl sembra voler dare una chiara rappresentazione dei problemi legati a un disturbo mentale, ma ben presto intraprende una strada complicata. Con risultati poco soddisfacenti per lo spettatore.

Indice

Trama – Horse Girl recensione

Come accennato in precedenza, al centro della storia troviamo Sarah (Alison Brie), una ragazza timida e solitaria che soffre di un disturbo mentale in rapido sviluppo. Non ha molti amici e le sue giornate passano monotone fra il suo lavoro di commessa in un negozio di hobbistica e le sue attività preferite.Ama sopra ogni cosa guardare gli episodi della serie tv fantasy Purgatory, frequentare le lezioni di zumba e andare a trovare Willow, il suo vecchio cavallo. Il giorno del suo compleanno la ragazza non riesce a organizzare niente di speciale; la sua coinquilina, Nikki (Debby Ryan), decide così di fare una piccola festa per lei, invitando anche un ragazzo da farle conoscere.

Grazie all’aiuto di Nikki, Sarah inizia così a frequentare Darren e tutto sembra andare per il meglio. Ma, a partire proprio da questo momento, la ragazza inizia a fare strani sogni molto lucidi, lontani dai semplici episodi di sonnambulismo avuti in precedenza. Ben presto inizia a perdere la concezione del confine fra sogno e realtà. Inizia, infatti, a convincersi di essere un clone di sua nonna oppure di essere stata vittima di un rapimento alieno. La confusione però regna sovrana: Sarah sta immaginando tutto oppure c’è una percentuale di verità nei suoi deliri?horse girl recensione

La struttura del film – Horse girl recensione

Horse Girl inizia come un classico film indipendente dall’aspetto indie, molto gradevole e interessante. La prima parte, infatti, è un vero e proprio focus sulla vita della protagonista. Si mettono in evidenza tutte le caratteristiche delle giornate di Sarah: le ore che passa a lavoro rapportandosi con diversi clienti, le lezioni di zumba in cui non riesce a socializzare e le serate che passa davanti alla tv. Inoltre ci sono le visite al suo cavallo Willow presso un maneggio della zona. Tutto è rappresentato e narrato in modo delicato e anche interessante, mettendo al centro la quotidianità di una ragazza particolare, solare ma timida ed essenzialmente sola. Questa premessa interessante lascia spazio poi ad uno sviluppo discutibile.

La seconda parte del film inizia a mostrare le problematiche di Sarah, che dal sonnambulismo passa ad avere inquietanti sogni estremamente realistici. Addentrarsi nelle dinamiche mentali della protagonista, inizialmente, è interessante, poiché si assiste al processo di logoramento che la porta a perdere la concezione della realtà. Tuttavia in seguito si prosegue con una narrazione totalmente sconclusionata, abbandonata al delirio e a immagini visionarie. Si può affermare che il terzo atto del film sia totalmente confusionario, privo di senso logico e lasciato alla totale interpretazione dello spettatore. Anche se si comprende chiaramente che chi ha scritto il film ha deliberatamente caricato la narrazione di troppi elementi, non scegliendo un percorso ben definito.

La rappresentazione del disagio mentale

Rappresentare il disagio mentale di Sarah sarebbe potuto essere un ottimo elemento da sviluppare. Horse Girl, tuttavia, lo fa nel modo sbagliato. Non viene elaborato un discorso sulla malattia mentale approfondito e strutturato, perché la scelta è di lasciare forzatamente lo spettatore nel dubbio sulla sanità mentale di Sarah. Vi è comunque una lunga sequenza finale che sembra voler rappresentare il suo delirio psicotico. Il perdersi in esso però diventa fine a sè stesso, una mera azione registica e narrativa di autocompiacimento, che non fa altro che irritare lo spettatore.

Non c’è nemmeno il “divertimento” di tentare di cogliere qualche particolare metaforico in quelle immagini visionarie. Il motivo? Perchè la narrazione rimane volutamente confusionaria e lasciata interamente all’interpretazione dello spettatore. Questa non è un’operazione intelligente ma un vero e proprio scarico di responsabilità non indifferente. È chiaro infatti che a mancare sia un vero e proprio messaggio di fondo, una reale direzione della storia. La scena finale, poi, getta all’aria il discorso sul disagio mentale, inserendo a forza una rivelazione del sovrannaturale (vera? non vera?), la quale rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso. Perché rovinare così la mescolanza fra realtà e immaginazione o in generale il tema della malattia mentale? Probabilmente il colpevole è un accenno di delirio di onnipotenza in fase di scrittura.horse girl recensione

Cast e comparto tecnico

Se i problemi più gravi risiedono in una sceneggiatura incoerente, gli aspetti lodevoli invece si trovano nel cast e nel comparto tecnico. La prova attoriale di Alison Brie è decisamente convincente e dona un grande spessore al personaggio di Sarah. Il volto molto espressivo dell’attrice protagonista permette di scavare a fondo nella mente di Sarah, nelle sue emozioni e nei suoi turbamenti, fra una tranquillità iniziale e una sofferenza successiva. Anche i vari attori di supporto offrono interpretazioni valide, a partire sicuramente da Molly Shannon, che interpreta la collega di lavoro di Sarah.

Anche dal punto di vista tecnico ci si può ritenere soddisfatti, poiché le sequenze oniriche sono ben costruite sotto tutti i punti di vista, risultando a volte anche inquietanti e ansiogene. L’apporto migliore a queste sequenze è dato sicuramente dalla colonna sonora decisamente originale, ipnotica e disturbante al punto giusto. Un plauso va dunque rivolto al lavoro di Josiah Steinbrick e Jeremy Zuckerman.horse girl recensione

Conclusioni – Horse girl recensione

In conclusione, Horse Girl è l’ennesima occasione sprecata dell’etichetta “Originale Netflix”. Nuovamente ci troviamo di fronte a un prodotto dalle ottime premesse, sviluppate però nel modo più sbagliato. Il film infatti vuole essere troppo ambiguo, lasciando nel dubbio lo spettatore sulla sanità mentale di Sarah e inserendo a forza elementi sovrannaturali di dubbio gusto. Ciò che rovina maggiormente l’interezza dell’opera filmica è la spirale finale di visioni e allucinazioni assolutamente fini a sé stesse, autocompiaciute e non utili a nessuna comprensione o rivelazione.

L’ottima interpretazione di Alison Brie e il lavoro lodevole del comparto tecnico non servono a risollevare le sorti di un film destinato a creare solo insoddisfazione e confusione nello spettatore. Ci si chiede quasi con rabbia come mai rovinare le intriganti premesse con uno sviluppo così disordinato. Se si cercava un punto di contatto con i deliri e il potere delle immagini lynchiane si è fatto decisamente un passo molto ma molto più lungo della gamba.

Horse Girl

Voto - 5

5

Lati positivi

  • L'interpretazione di Alison Brie e il lavoro del comparto tecnico
  • Il film ha buone premesse intriganti

Lati negativi

  • Sviluppo confusionario e incoerente della storia
  • Il film non sa che percorso scegliere e scarica sullo spettatore la responsabilità dell'interpretazione

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