Il collezionista di carte: recensione del nuovo film di Paul Schrader – Venezia 78
Un ex soldato traumatizzato dalle sue azioni cerca di sfuggire al passato distraendosi con il poker e il blackjack
Dopo più di vent’anni dalla loro ultima collaborazione, Martin Scorsese e Paul Schrader tornano a farci sognare con Il collezionista di carte, di cui vi proponiamo la recensione. Presentato in concorso alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, questo thriller psicologico ci porta all’interno della mente di un ex soldato la cui unica occupazione adesso è giocare a carte. Interpretato da un maestoso Oscar Isaac (Star Wars: L’ascesa di Skywalker), il film è un viaggio nella testa di un sociopatico in cerca di redenzione. Ad affiancarlo nel cast ci sono Tye Sheridan (Ready Player One), Tiffany Haddish e l’intramontabile Willem Dafoe (The Lighthouse).
Scorsese veste i panni del produttore, mentre Schrader dirige e scrive questa affascinante pellicola ricca di tensione. Il poker ed il blackjack non sono soltanto giochi d’azzardo, ma sfide mentali in cui più persone giocano l’uno contro l’altro con l’unico scopo di prevalere. Nonostante il tema principale del film non siano le carte, i giochi funzionano come un ottimo veicolo per raccontare la personalità deviata di un uomo estremamente traumatizzato. Non preoccupatevi, non serve saper giocare il Texas Hold’em per comprendere il film; anzi ci penserà Schrader stesso ad introdurvi in questo mondo in cui il sangue freddo regna sovrano.
Indice
Trama: le carte per sfuggire al passato – Il collezionista di carte, la recensione
William Tell è un ex soldato dell’esercito americano specializzato in interrogatori al limite dell’umano nel carcere di Abu Ghraib. In seguito alla fuoriuscita di alcune fotografie, molti dei carcerieri vengono processati ed incriminati per le violazioni dei diritti umani commesse in quel periodo. William viene condannato ad una reclusione di 10 anni, mentre il capo dell’operazione, il generale John Gordo, la passa liscia. Dopo aver scontato la sua pena, Tell è un uomo diverso, pentito delle sue azioni ma con le mani indelebilmente macchiate di sangue. Gli atti atroci commessi in passato lo tormentano e la sua unica distrazione sono il poker ed il blackjack. Durante gli anni passati in prigione ha imparato a contare le carte e leggere il volto delle persone; così ogni giorno si sposta di città in città, di casinò in casinò andando avanti a piccole vincite e mantenendo sempre un profilo basso.
Durante un convegno sulla sicurezza in un casinò, William incontra di nuovo il maggiore Gordo e viene avvicinato da un giovane ragazzo. Cirk, questo il suo nome, è il figlio di un altro soldato come Tell, la cui sorte è stata leggermente diversa. Il trauma vissuto ha influito pesantemente sulla sua condizione mentale portandolo alla dipendenza da ossicodone; i suoi atteggiamenti sempre più violenti lo rendevano un pericolo per la moglie ed il figlio, malmenati con ferocia fin quando l’uomo non ha deciso di togliersi la vita. In cerca di vendetta per il padre, Cirk spera di trovare in William un complice, ma dinanzi agli occhi ingenui di un giovane ragazzo, Tell decide di prendere un’altra strada. L’uomo si assume il compito di fare da guida e mentore per il ragazzo, nella speranza che almeno lui possa vivere una vita normale, ma purtroppo le cose non vanno sempre come previsto.
Personaggi traumatizzati e dove trovarli – Il collezionista di carte, la recensione
Ci sono due modi per giocare a poker: c’è chi gioca d’azzardo e chi gioca con le persone. Per un carceriere il cui compito era ricavare informazioni dalle vittime, leggere nella testa degli altri non è poi così difficile; il problema è quando è la tua di testa a non essere completamente a posto. Il collezionista di carte è un flusso di coscienza; il monologo di un uomo che tenta di espiare le proprie colpe prendendo sotto la propria ala un giovane ragazzo e, per una volta, salvare una vita. L’introspezione psicologica dedicata al personaggio di Oscar Isaac è quanto più profonda possibile. Schrader scava a fondo in una mente che non riesce a sfuggire al passato e nel farlo presenta un mondo sporco e violento. Non è del tutto assente la critica verso il sistema americano, ma non è ciò che il regista vuole mostrarci.
Da sempre affascinato da personaggi soli e reduci da un trauma, Schrader mostra l’essere umano portato al limite della sopportazione. Sono raccontate torture e atroci metodi di interrogatorio che affliggono sia vittima che carnefice. William Tell scrive un diario in cui riversa i propri pensieri e scopriamo che soltanto la routine riesce a calmarlo. Il poker non è per lui un modo per far soldi ma una distrazione; purtroppo però quando si ha la mente così incasinata non è semplice distrarsi. Sheridan interpreta invece un ragazzo in cerca di vendetta, dominato da una triste rabbia che si scontra con i freddi occhi di chi ha già visto tutto e sa dove quella strada porterà. In viaggio tra i tavoli da poker, il protagonista cerca redenzione nel tentativo di allontanarsi sempre più da quella realtà; ma accompagnato da un ragazzo che va nella strada opposta rischia di andare in tilt.
Flusso di coscienza
Nel dar vita ad un personaggio così complesso, Oscar Isaac ha tirato fuori una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Non servono parole per raccontare il passato; lo sguardo glaciale di William Tell dice già tutto e bastano poche inquadrature per capire che chi si ha di fronte non è una persona comune. Se però il protagonista è trattato con cura, diversamente è andata ai personaggi secondari. Tiffany Haddish e Tye Sheridan hanno un ruolo importante all’interno della vicenda ma resteranno sempre in secondo piano, laddove il focus del film è soltanto uno. Perciò ci piace definire Il collezionista di carte come un flusso di coscienza. I pensieri scritti al quaderno, la voce fuori campo del protagonista che ci insegna come contare le carte e racconta il suo vissuto, danno l’idea che tutto sia filtrato dal suo punto di vista. Anche il comparto tecnico contribuisce ad accrescere questa sensazione.
La fotografia cupa rappresenta un mondo che ha perso colore, tendente al grigio assoluto. L’elegante regia di Schrader ci accompagna nella testa del protagonista con lenti movimenti di macchina e dissolvenze che ci teletrasportano da un luogo all’altro come fossimo in un sogno. La colonna sonora, quasi onnipresente, si compone di svariate tracce ed un perenne brusio di sottofondo, respiri affannosi e altri rumori umani. Si ha quasi l’impressione che questi sospiri siano le ultime esalazioni delle vittime che ancora riecheggiano nella testa del protagonista. È un peccato che i personaggi di contorno non siano valorizzati, vista anche l’interessante caratterizzazione, che scava però soltanto la superficie; ma con un protagonista così invadente un approfondimento maggiore avrebbe richiesto maggior minutaggio. Come detto in questa recensione, Il collezionista di carte è una pellicola suggestiva che vi terrà incollati alla poltrona dall’inizio alla fine in un lento viaggio all’interno di una mente deviata.
Il collezionista di carte
Voto - 8
8
Lati positivi
- Comparto tecnico: l'elegante regia di Schrader insieme ad un'ottima fotografia e colonna sonora sono un valore aggiunto
- Oscar Isaac regala una performance mostruosa
- Introspezione psicologica del protagonista
Lati negativi
- Personaggi secondari poco approfonditi