Marilyn ha gli occhi neri: recensione del film con Miriam Leone e Stefano Accorsi

Una storia intensa che ci insegna l'importanza di essere sempre se stessi senza vergognarsene

La storia che ci racconta Marilyn ha gli occhi neri, di cui vi proponiamo la recensione, è intensa, importante ma anche divertente e ha tanto da insegnare. Con i suoi personaggi emarginati, giudicati e disdegnati ci insegna che ognuno di noi è speciale a modo suo. È un film che non si concentra solo sul raccontarci una storia, ma cerca di farci riflettere sulle varie sfumature che ad essa sono legate. Invita a riflettere sulla malattia e sul modo in cui chi non la conosce ci si approccia. Quando si sta male la maggior parte delle persone ha paura di avvicinarsi a chi soffre, ha paura perché non comprende, perché non riesce a gestire la cosa e non sa come approcciarsi ad essa. È un po’ come se di fatto un malato smettesse di essere una persona e all’improvviso diventasse altro da cui è meglio allontanarsi. 

Spesso però si dimentica come ogni persona abbia una storia unica e speciale che merita rispetto. Ed è quello che fa Simone Godano dirigendo questo film scritto da Giulia Steigerwalt. Miriam Leone veste i panni di Clara e divide la scena con Stefano Accorsi che interpreta Diego. I due dopo la collaborazione nelle serie tv 1992, 1993 e 1994, tornano a lavorare insieme dando vita ad un duo dinamico e inaspettato ma che conquista. Il resto del cast è composto tra gli altri da Thomas Trabacchi, Marco Messeri, Mariano Pirello e Ariella Reggio. Una storia che colpisce ed emoziona nei suoi molteplici messaggi ma che purtroppo lascia alcune cose in sospeso verso il finale. Ci parla di riscatto, di volontà e di rinascita, ma non lo fa con leggerezza, ci mostra le difficoltà da attraversare per ottenere tutto questo. Analizziamo meglio i vari aspetti del film nella nostra recensione.

Indice: 

Trama – Marilyn ha gli occhi neri, recensione  

Clara e Diego frequentano lo stesso Centro Diurno per persone con disturbi del comportamento. Il gruppo è supervisionato da Dottor Paris che cerca di aiutare ognuno di loro a superare le difficoltà. Clara si considera l’unica clinicamente sana nel gruppo ed è convinta che ben presto sarà liberà di tornare a fare l’attrice. Diego invece ha difficoltà a gestire scatti d’ira e ha sviluppato nel corso del tempo diverse psicosi. Tra i compiti affidati al gruppo c’è la gestione di un piccolo ristorante in cui devono accogliere i clienti. Clara viene nominata come responsabile del gruppo per il suo carattere deciso e determinato, Diego invece in quanto chef si dedica ai piatti. Un piatto unico al giorno sul menù è il punto forte del ristorante. Tutto procede discretamente, tra alti e bassi, fino a quando Clara non ha un’idea. 

Pubblica recensioni online su un ristorante fittizio, il Monroe, basato su quello che i due gestiscono insieme, ma ben presto la cosa degenera perché tutti sono attratti dal misterioso e inesistente ristorante. Nonostante Diego non condivida pienamente l’idea, vede in questo ristorante l’occasione per poter riacquistare prestigio agli occhi della figlia, con la quale ha un rapporto delicato. Ha inizio così un’avventura incredibile che non solo permetterà ai due di scoprirsi più simili di quanto credessero, ma permette agli altri del gruppo di trovare un loro spazio. Un’occasione per ognuno di loro di fare qualcosa di speciale per se stessi. La determinazione di Clara e le sua capacità permettono agli altri di fare cose che prima non avrebbero fatto, mentre la passione e la meticolosità di Diego nel preparare i piatti conquistano tutti i clienti. Un ristorante all’avanguardia che nel suo stile unico fa fuoco e fiamme.

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Groenlandia, Rai Cinema

Cioccolato e Aceto balsamico – Marilyn ha gli occhi neri, recensione 

Uno dei punti sui cui si poggia Marilyn ha gli occhi neri, di cui state leggendo la recensione è la valorizzazione del “diverso”. Verrebbe da porsi una domanda quando si parla di diversità, ovvero: diverso da chi? Chi stabilisce che una cosa rappresenta lo standard a cui uniformarsi e qualunque cosa che non lo rispecchi diventa diverso? Purtroppo la società con i suoi stereotipi e con la sua omologazione tende ad emarginare chi non si conforma a ciò che richiede. Ed è così che Diego, Clara e tutti gli altri diventano gli emarginati. Il film ci mostra tutti loro con le malattie di cui non hanno colpa ma che sono parte di loro; con i loro dolori e traumi che li hanno segnati e con cui fanno fatica a convivere. Il messaggio di base che il film ci manda è legato all’importanza dell’accettazione. 

Purtroppo gli altri, “quelli normali che sono di più”, come dice Diego, non li accetteranno, va da se che a loro non resta altro che contare gli uni sugli altri. Clara è una continua scoperta nel corso del film, lentamente cominciamo a comprenderla e come Diego impariamo a non giudicarla per ciò che ha fatto, perché anche Diego è nella sua stessa situazione. Anche lui ha commesso errori per i quali sta pagando, ma non c’è nulla di male in questo: è sinonimo di umanità. E proprio loro così diversi, due persone che non sembrano avere nulla in comune, alla fine riescono a dare il meglio di se stessi solo insieme. Il film ci fa capire che nessuno è perfetto e va bene così perché la perfezione non esiste, quello che conta è accettarsi per chi si è. 

Considerazioni tecniche

Analizzando il film emergono diversi lati positivi che lo rendono qualitativamente un buon prodotto. In primis al livello della narrazione c’è la scelta di trattare un tema delicato come la salute mentale. Un personaggio è affetto dalla Sindrome di Tourette e spesso le sue interazioni creano delle situazioni comiche che però il film riesce sempre a trattare in maniera rispettosa, senza ridicolizzarle. Si offre il punto di vista di chi sta male e lo si tratta sempre in maniera comprensiva. Il film da l’idea di come la malattia causi non solo problemi clinici, ma anche relazionali e come anche i parenti o gli amici si allontanino, non comprendendo che la paura è un sentimento condiviso. In relazione all’evoluzione della storia segnaliamo l’unico difetto che troviamo nella pellicola. Nella parte conclusiva l’avanzamento della storia devia lasciando da parte alcuni dei protagonisti per concentrarsi su Clara e Diego. 

Per quanto concerne il lato strettamente tecnico il film ha una regia relativamente dinamica con molteplici primi piani, utilizzati soprattutto nei momenti di picco emotivo. I toni cromatici variano in relazione agli ambienti e con l’evoluzione della storia. Nella prima parte sono predominanti i colori spenti: beige, grigio e marrone. In seguito sono poi sostituti da colori più accesi, quali bianco, rosso e verde. Altro elemento degno di nota sono le performance di Miriam Leone e Stefano Accorsi, assolutamente convincenti ed emozionanti nell’interpretare i loro personaggi. Miriam Leone incarna la vena indipendente e desiderosa di vita e libertà di Carla, mostrando anche le sue vulnerabilità e Stefano Accorsi si trasforma nel dare espressione ai piccoli gesti che esprimono i disagi del suo personaggio. Insieme dominano il film regalando momenti di comicità ma anche emozionanti. Una nota positiva va anche al reparto costumi soprattutto quelli del personaggio di Miriam Leone. 

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Groenlandia, Rai Cinema

Conclusione 

Giunti al termine della nostra recensione di Marilyn ha gli occhi neri, il film è promosso a pieni voti. È una storia che può apparire fuori dalle righe o inusuale come i suoi personaggi, ma nasconde tante verità e tanti messaggi da cui possiamo solo imparare. La visione di questo film ci invita a riflettere su tanti aspetti: sul modo in cui ci approcciamo alla malattia, come consideriamo gli altri, quelli classificati come “diversi” e ci invita anche a riflettere sul ruolo dei social di oggi. Su queste piattaforme si vende un’immagine perfetta di noi, così come fa Clara con il ristorante. Una scelta che attira clienti, ma quando si conosce la verità le cose saranno le stesse? Il film costruisce dei personaggi a quali non ci si può non affezionare, soprattutto quello di Clara. Una donna che ha sofferto ma che ha cercato di reagire facendo spesso le scelte sbagliate. 

Da lei impariamo come nascondersi non serva a nulla, ma accettarsi ed essere se stessi sia la cosa più importante. Simone Godano ci regala un film non facile da gestire per le sue tematiche e per le storie che ci ha raccontato, ognuna con il suo carico emotivo. Il regista realizza però anche un prodotto di intrattenimento che coinvolge chi guarda e che lo fa emozionare per i successi dei suoi protagonisti. Bellissima anche la canzone colonna sonora del film ,“Nei tuoi occhi”, realizzata da Francesca Michielin. Tornare al cinema, dopo tanto tempo, con un film del genere non può che far piacere. La Marylin del film non è bionda e non ha gli occhi azzurri, ma a noi va bene così.

Marilyn ha gli occhi neri

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Ottime performance di Miriam Leone e Stefano Accorsi
  • Nonostante le tematiche delicate e importanti il film riesce ad essere anche divertente e leggero
  • Delicata ma rispettosa la maniera in cui si affronta il tema della salute mentale

Lati negativi

  • La scelta verso il finale di mettere da parte la storia degli altri personaggi per concentrarsi solo sui protagonisti

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2 commenti

  • Adolfo ha detto:

    Veramente un bel film ma soprattutto due attori fantastici che raccontano una storia difficile ed incredibile
    Complimenti

    • Francesca Imperi ha detto:

      Verissimo, sono stati bravissimi e hanno dato vita a questa storia complessa con rispetto e professionalità.

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