Tales from the loop: recensione della serie Amazon con Jonathan Pryce

La serie ispirata all'omonima raccolta di dipinti dell'artista svedese Simon Stålenhag

Amazon Prime Video, insieme a Netflix, è una delle piattaforme streaming più utilizzate al mondo. C’è una cosa, però, che le rende molto diverse. La grande N, con il passare degli anni ha iniziato a distribuire sempre più prodotti originali e al giorno d’oggi, ogni settimana, Netflix aggiorna il suo catalogo con nuovi originals. Ciò che rende Netflix una piattaforma diversa da Prime Video, è il puntare sulla quantità piuttosto che la qualità. Questo non significa che la piattaforma non offra prodotti validi, anzi, ma per forza di cose, vista la quantità, non tutto ciò che viene pubblicato può essere perfetto. Prime Video quindi, pur pubblicando di meno, ha spesso puntato sulla vera e propria originalità come nel caso di Tales from the Loop, serie di cui vi proponiamo la nostra recensione.

Tales from the Loop è una serie ispirata all’omonimo libro di Simon Stålenhag, un’artista svedese. Quello a cui si ispira però, non è un libro normale bensì un libro d’arte. Lo show infatti, prende spunto dalle illustrazioni e dai disegni di Stålenhag per raccontare delle storie ambientate in quello stesso mondo, un mondo in cui tutto è possibile. Creata da Nathaniel Halpern, tra i membri del cast troviamo nomi autorevoli quali Jonathan Pryce (I due papi, Game of Thrones) e Rebecca Hall (Iron Man 3), mentre hanno partecipato alla produzione in veste di registi anche Jodie Foster (Il silenzio degli innocenti) e Andrew Stanton (Toy Story, Alla ricerca di Nemo). Tales from the Loop è un azzardo, una scommessa da parte di Amazon che ha avuto il coraggio di mettersi in gioco e produrre una serie fuori da ogni schema.

Indice

Il Loop: anche l’impossibile diventa possibile – Tales from the Loop, la recensione

La serie si ambienta a Mercer, una cittadina nel cui sottosuolo è stato costruito il Centro di Fisica Sperimentale che dagli abitanti viene chiamato Loop. Il Loop è stato fondato da un uomo, Russ Willard (Jonathan Pryce) il cui scopo è svelare ed esplorare i misteri dell’universo. L’obiettivo del Centro è dimostrare e realizzare tutto ciò che viene ritenuto impossibile. Come da titolo, Tales from the Loop racconta letteralmente delle storie. Ogni puntata infatti, è come se fosse un racconto, slegato dagli altri episodi ma accomunato dal Loop. Questo misterioso centro costruito sotto terra è il motore della serie e ogni puntata è caratterizzata da qualche fenomeno fantascientifico e inspiegabile che può aver avuto origine solo grazie alla misteriosa costruzione..

I protagonisti vivono esperienze fuori dal normale: distorsioni del tempo, scambi di persona e incontri con strane macchine robotiche. Questi fenomeni non hanno una vera e propria spiegazione, esistono e basta e gli abitanti di Mercer si trovano a doverli affrontare senza nessuna preparazione. Tutto ciò che viene messo in scena, è fuori da ogni logica comune e per questo lo spettatore si aspetta alla fine una spiegazione che per quanto fantasiosa possa dare un senso a ciò che viene mostrato sullo schermo. Questo però, non accade. Come i personaggi, anche lo spettatore non avrà modo di scoprire i reali motivi per cui determinate cose accadono, l’unica certezza che si ha è che se sono possibili, è solo grazie al Loop.recensione tales from the loop

Un futuro nostalgico: il mondo della serie

Tales from the Loop, come già detto, si ispira a dei dipinti del pittore Simon Stålenhag. La particolarità di questi dipinti, e fonte di ispirazione principale della serie, è il mondo che descrivono. La serie è sicuramente ambientata nel futuro, gli umani infatti non si stupiscono di vedere robot che vagano per le foreste o trattori volanti, ma che tipo di futuro è questo? Il modo in cui sono disegnate le macchine e lo stesso Loop, non ha nulla di futuristico. Anche la società, per quel poco mostrato, non si discosta molto da quella che viviamo ogni giorno. I personaggi indossano abiti molto semplici ed estremamente comuni; anche le abitazioni e gli stessi luoghi mostrati come boschi o vaste campagne, non hanno nulla di tecnologico o innovativo.

La verità è che nessuno di noi ha idea di come sarà il mondo tra cinquanta, cento o duecento anni. L’idea che abbiamo di futuro è quella che i film e i libri mostrano, ma non è detto che le cose vadano in quella direzione. Tales from the Loop allora ce ne mostra uno diverso, uno che non abbiamo mai visto. La serie gioca molto sul concetto di tempo e sulla sua ambiguità, così che il futuro mostrato rievochi il passato e guardandola, si ha quasi la sensazione di essere in un luogo fuori dal tempo. Uno dei pregi dello show è proprio questo. La cura per le ambientazioni, il design delle macchine e i costumi dei personaggi fanno in modo che il mondo dipinto da Stålenhag prenda vita e respiri, mostrandoci qualcosa di totalmente inedito.

La serie dipinto: uno stile del tutto nuovo

Definire Tales from the Loop una serie di fantascienza non è propriamente giusto. Certo, nel corso delle 8 puntate vengono mostrati eventi che possono essere definiti fantascientifici e lo stesso Loop ne rappresenta l’emblema. Nonostante questo però, la fantascienza non è il tema centrale della serie. Come riportato sopra, le cose che accadono non hanno una spiegazione ma accadono e basta a causa del centro di ricerca. In ogni episodio un evento particolare e misterioso mette i protagonisti in una determinata situazione, ma il non focalizzarsi sul motivo per cui ciò è accaduto permette di concentrarsi sui personaggi ed approfondire i rapporti tra di loro. Tales from the Loop usa la fantascienza come un pretesto per raccontare delle storie non fantascientifiche. Gli episodi trattano varie tematiche spaziando dall’amore, alla morte, passando per il tema della famiglia, e in ognuno di questi l’elemento fantascientifico fa solo da sfondo.

La serie inoltre, è ispirata a dei dipinti e gli stessi episodi possono essere guardati come fossero tali. Ogni puntata scaraventa lo spettatore in una situazione senza dare troppe spiegazioni su chi siano i protagonisti o dove si trovino. Il fulcro è quello che gli accade, quello che provano e le emozioni che trasmettono a chi sta guardando. Proprio come accade quando ci si trova di fronte ad un dipinto, un’immagine che raffigura dei personaggi e dei luoghi decontestualizzati e a noi sconosciuti. Si può solo interpretare ciò che si vede. Allo stesso modo Tales from the Loop presenta delle situazioni all’interno di un contesto apparentemente ipertecnologico e in un tempo indefinito. Non è importante il perché di quel che accade, ma cosa questo riesca a trasmettere.recensione tales from the loop

Analisi tecnica – Tales from the Loop, la recensione

Tales from the loop dal lato tecnico è estremamente curata e ben realizzata. Nonostante il ritmo lento la serie risulta godibile e appassionante. I registi sono riusciti a dar vita ad un’atmosfera pienamente immersiva, focalizzandosi sugli ambienti e sul mondo descritto. I dialoghi non sono molti ma sono stati ridotti per dare spazio ad altro. Tramite un ampio utilizzo del campo largo, il regista cerca di far entrare lo spettatore nello stesso mondo dei personaggi e di trasmettere emozioni anche solo tramite l’immagine; anche se questo va a discapito della parola. Questa sensazione poi, è amplificata da una fantastica colonna sonora. Spesso guardando le puntate capiterà di riascoltare lo stesso motivo, ma utilizzato ogni volta in un contesto diverso. Nonostante la loro semplicità le musiche risultano comunque incisive e vocative.

A completare il tutto poi vi è il comparto fotografico. La sensazione di un futuro/passato è ricreata proprio grazie alla fotografia. L’ottimo utilizzo dei colori, suscita nello spettatore una sensazione di nostalgia che viene accentuata poi dal design delle macchine. A seconda del tema che la puntata tratta, la fotografia cambia. Se la puntata riguarda la morte, questa vira su colori freddi e malinconici come il blu. Se parte un flashback l’immagine sarà più patinata e con colori meno accesi. L’unico lato negativo potrebbe essere riscontrato nell’eccessiva genericità di alcuni momenti. Abbiamo detto che la serie non spiega molte cose ed è giusto così. In determinati casi però, si tende ad esagerare andando a mettere in scena situazioni che forse meritavano maggiore approfondimento.recensione tales from the loop

Considerazioni finali

Amazon Prime Video ancora una volta ha sfornato un gran bel prodotto. Tales from the Loop è una serie davvero audace. Ideare un’intera storia partendo solo da alcune immagini dipinte non è facile, ma Nathaniel Halpern ce l’ha fatta correndo un bel rischio. Questa serie, non è un prodotto di intrattenimento come possono esserlo altri e per la sua natura diversa, rischia di non essere accessibile a tutti.

L’estrema lentezza, il non spiegare ciò che accade e non avere una vera e propria trama orizzontale, non sono di certo fattori che possano attirare il “grande pubblico”. Ciononostante Amazon ha avuto coraggio e andando controtendenza ha prodotto una serie televisiva ispirata a dei dipinti. Tales from the Loop è un opera davvero originale e in un periodo in cui si sente parlare sempre di più di crisi delle idee, forse, era quello che ci voleva.

Tales from the Loop

Voto - 8.5

8.5

Lati positivi

  • Idea originale
  • Comparto tecnico ben realizzato

Lati negativi

  • Mancato approfondimento di alcune situazioni

Articoli correlati

2 commenti

  • edoardo edoardino ha detto:

    la colonna sonora è palesemente copiata da fringe e altri analoghi

  • Gredd ha detto:

    Ho visto ora la prima puntata, ok il lato tecnico e la recitazione non male, ma sinceramente mi da tanto del nordico e delle serie inglesi. Non so se guarderò altre puntate, ma per il momento dico noia, noia…. Vedo impegno per far una opera originale ma il primo episodio a me non ha impressionato, sarà colpa ella mia età ma mi da il sapore di vecchio, di già VISTO…. poi alla fine sono gusti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *