I due Papi: recensione del film Netflix con Anthony Hopkins

Recensione del nuovo lungometraggio di Fernando Meirelles targato Netflix

A distanza di cinque anni dal suo ultimo lavoro cinematografico, Fernando Meirelles decide di tornare con un’opera molto ambiziosa come I due Papi. Progetto sicuramente interessante, il film è  stato presentato in anteprima mondiale al Telluride Film Festival il 31 agosto 2019. Ora l’opera si prefigura innovativa e in un certo senso sperimentale – soprattutto nella trattazione di certe tematiche – ma sembra essere troppo superficiale nel suo sviluppo. Il lungometraggio, distribuito da Netflix, si presta così a dei temi importanti come la colpa, la dottrina ecclesiastica, il perdono e il valore della misericordia cristiana. Approfondiamo le tematiche di I due Papi nel prosieguo della nostra recensione.

Produzione targata Netflix, la pellicola realizzata tra Usa, Italia, Regno Unito e Argentina arriva sulla piattaforma streaming solo in questi giorni. Inoltre presenta un cast di tutto rispetto, dove indubbiamente spiccano il premio Oscar Anthony Hopkins e la star internazionale Jonathan Pryce. Il film si qualifica come un biopic, il quale non disprezza comunque i tratti della commedia e del dramma; infine la pellicola non si ritrae dal citazionismo, andando a riprendere sequenze da Il presidente- Una storia d’amore e L’ora più buia (ad opera del medesimo sceneggiatore del film in questione). In conclusione il risultato è un buon film, che tuttavia si porta dietro dei problemi evidenti che ne smorzano il potenziale.

Indice

La trama: I due Papi recensione

Il cardinal Bergoglio (Jonathan Pryce), ormai stufo e indispettito dalla direzione intrapresa dalla chiesa sotto il pontificato di Joseph Ratzinger (Anthony Hopkins), sta pensando seriamente di ritirarsi dalla direzione dell’arcidiocesi di Buenos Aires. Così egli ha deciso di inviare una lettera al papa, nella quale gli chiede cortesemente di scioglierlo dai suoi obblighi ecclesiastici, concedendogli il ritiro. Tuttavia Benedetto XVI non concorda con la decisione del cardinale argentino; egli ritiene che un simile provvedimento aumenterebbe solo le polemiche attorno alla Chiesa. Infatti la curia e l’istituzione ecclesiastica sono in una profonda crisi, vengono colpiti da continui scandali dovuti a fughe di notizie e il papa è provato sia fisicamente che spiritualmente.

Pertanto Benedetto XVI decide di chiamare a Roma Bergoglio, uno dei suoi più fervidi critici, per discutere della sua decisione e sondarne il polso e il temperamento. Così facendo nel territorio della Città del Vaticano inizia uno scontro tra tradizione e novità, tra ricchezza e pauperismo, tra fermezza e sensibilità, tra colpa e perdono. In tal modo i due uomini di chiesa affrontano le loro paure e cercano di curare le loro ferite per costruire le nuove fondamenta per la riforma della Chiesa cattolica. Una Chiesa che sia ancora centrale nella vita della gente. Ma le domande sono: Bergoglio aiuterà il papa nel suo viaggio a Roma? Come finirà lo scontro tra i due grandi teorici della dottrina cristiana? Bergoglio cambierà le sue idee e trarrà beneficio dallo scontro con il suo rivale?

I due Papi recensione

La visione della dottrina e lo scontro tra tradizione e novità

I temi più significativi che si possono riscontare dopo aver guardato il film sono sicuramente quelli della visione della dottrina e dello scontro tra tradizione e novità. Le tematiche sono fortemente collegate tra loro, ma cercano comunque di avere uno sviluppo autonomo nonostante la correlazione sincopata. Vediamo il loro sviluppo nella nostra recensione di I due Papi.

In primo luogo l’argomento della visione della dottrina viene sviscerato dai due protagonisti, Bergoglio e Ratzinger. Essi esprimono due scuole di pensiero e due modi di intendere la dottrina cristiana completamente opposti. Se infatti Benedetto XVI è legato fortemente alla tradizione secolare e risulta quindi essere più intransigente, non può certamente dirsi lo stesso per Bergoglio. Quest’ultimo infatti è molto più aperto ad un rinnovamento della Chiesa; sia come istituzione sia a livello spirituale, e non disdegna anche un’autocritica generale, mettendo addirittura in discussione il principio di infallibilità papale. Si crea quindi una bipolarizzazione della dottrina e della sua interpretazione, dove si colloca altresì un conflitto tra concezione politica dell’istituzione chiesa e concezione spirituale.

Il problema sovrariportato è sicuramente il focus centrale dell’opera e della quale però rappresenta solo una delle componenti. Perciò le visioni divergenti di Bergoglio e Ratzinger vanno ad inserirsi nella macro-tematica dello scontro tra tradizione e novità e così facendo la pellicola si presenta come ancora più ambiziosa. Alla luce di ciò si comprende bene come i conflitti ricchezza/povertà, vanità/umiltà e ambizione/disinteresse si inseriscano perfettamente in questa riflessione. Tutti questi elementi vengono toccati da Meirelles, ma il tutto sembra un po’ troppo raffazzonato e superficiale. Difatti se il conflitto tra le due dottrine viene approfondito a dovere, il background concettuale è invece solo accennato; si crea così un discorso fra tradizione e novità monco, fatto di cliché e privo di una totale pregnanza contenutistica.

Il perdono, la misericordia cristiana ed il ricordo

Altri argomenti centrali dell’opera di Meirelles sono sicuramente il perdono, la misericordia cristiana e il ricordo. Anche qui i concetti sono interconnessi e il perdono e la misericordia raggiungono un punto di fusione. In primo luogo il perdono è interpretato nella chiave del peccato, elemento cardine per la comprensione di tutto il discorso. Ciò emerge prevalentemente nei discorsi di Ratzinger e Bergoglio, i quali non solo hanno visioni teologiche differenti sul peccato, ma anche sul modo di espiazione della colpa. Tuttavia il perdono è comunque condiviso dai due e il suo processo viene ricondotto alla misericordia cristiana, figlia della grandezza divina. Sostanzialmente Meirelles tratteggia un quadro riconducibile prettamente a Bergoglio, nel quale non solo si avversa la deriva della misericordia in Ratzinger, ma ci si focalizza anche sulle sue difficoltà nel giudicare.

Proprio in questa incapacità di astenersi dal giudizio si chiude il cerchio del perdono poiché il Padre – il ponte tra gli uomini e il peccato – non giudica, ma assolve incondizionatamente. Pertanto Ratzinger ne viene fuori abbastanza male sotto questo aspetto, però il suo riscatto, come poi quello di Bergoglio per il suo passato, vive nella confessione, il sacramento che più di tutti esemplifica il perdono e la misericordia.

Il ricordo, che si rifà maggiormente alla vita di Bergoglio, serve da miccia per il perdono e la ricerca della misericordia. Si badi tuttavia che questa assoluzione e questa ricerca si prefigurano comunque come personali e perciò interessano l’io di ciascun individuo. Se quindi i peccati dei papi vengono smascherati e riprodotti fedelmente, lo stesso avviene per i loro svaghi o i loro momenti felici. Così Meirelles conclude il suo discorso teologico prendendo la componente meno trascendente di tutte, ovvero la memoria, e la eleva a strumento per arrivare all’assoluto, cioè Dio.

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Il lato tecnico: I due Papi recensione

Procediamo nella recensione di I due Papi approfondendo il lato tecnico dell’opera. Tecnicamente la pellicola è ben interpretata, con delle ottime performance da parte di Anthony Hopkins e Jonathan Pryce. Il primo risulta mastodontico e forse in certi frangenti supera un Pryce comunque in grande spolvero.

La regia è buonissima e colpisce spesso, ma forse alle volte si bea un po’ troppo della sua perizia e ricerca l’effetto manieristico piuttosto che la concretezza necessaria. La destrezza registica si sposa comunque molto bene con il montaggio, elemento che conferma l’estrema cura del film. Risulta sicuramente interessante anche il gioco tra primi piani, fondamentali per entrare nella dimensione intima dell’uomo di chiesa, e i campi lunghi esemplificativi. Essi infatti insieme al Dutch Angle costruiscono visivamente quel conflitto tra sfarzo e pauperismo sovracitato e amplificano la bellezza visiva del lungometraggio. Inoltre interessante anche l’uso della camera a spalla, capace di dare maggior realismo a molte scene.

La scenografia è illustre, laddove invece la fotografia non è allo stesso livello. Quest’ultima difatti è buona, ma si dimostra più efficace e calibrata nei flashback, dove stupisce per la gestione dei grigi. Infatti sembra che la palette calda e variopinta dell’inizio non abbia un discorso visivo omogeneo e che invece per intervallo in bianco e nero, probabilmente a causa delle minori possibilità di scelta, si sia presa una decisione precisa. La colonna sonora stona un po’ poiché, pur non essendo brutta e riprendendo pezzi pop che possono anche calzare saltuariamente, toglie autorevolezza a certe sequenze. Vi sono infatti certi punti in cui passare dai Beatles agli Abba non ha molto senso, soprattutto dopo considerazioni teologiche.

I due Papi recensione

Considerazioni finali: I due Papi recensione

È necessario sottolineare come la pellicola si qualifichi come riuscita solo a metà, cioè un’opera ben pensata solo a tratti. Essa tratta infatti dei temi molto importanti e cerca di imbastire un dialogo filosofico e teologico, ma in certi casi trascura dei particolari. In questa sua oscillazione e mancanza di equilibrio, che a volte abbassa notevolmente quanto di buono c’è, il film vede la sua più grande pecca. Tuttavia forse il problema più grande è nella ignavia del regista, il quale non riesce compiutamente a prendere delle decisioni definitive; in particolare riguardo alla suo pensiero su alcuni concetti e scandali (vedasi la pedofilia). Difatti l’autore pone il dialogo, ma lo conclude e lo declassa continuamente, toccandone spesso solo la superficie e concludendolo in maniera abbastanza semplicistica.

Inoltre la bravura del comparto tecnico non basta a colmare questo vuoto. Sia perché esso in alcuni punto tentenna sia perché alcuni accorgimenti non convincono. Se quindi sotto alcuni punti di vista il film colpisce visivamente, contemporaneamente alcuni espedienti non appagano per niente. Così come non appaga il finale, che, nonostante rimanga fedele ai fatti, risulta buonista e fin troppo americano.

Concludendo la nostra recensione di questo I due Papi possiamo dire che ci risultano un po’ ingiusti i numerosi plausi della critica, la quale probabilmente ha confuso il moralismo con la delicatezza cinematografica. Il film ha sicuramente i suoi difetti ed è forse troppo facile nasconderli con le dichiarazioni di volontà dell’autore. Pertanto, nonostante i molti spunti interessanti toccati dalla pellicola, le attese non sono state assolutamente rispettate e il risultato è senza dubbio deludente. In conclusione l’opera non può che essere un po’ sopra la sufficienza ed entrare di diritto nel novero delle occasioni sprecate.

 

 

 

 

I due Papi

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Grande cura tecnica
  • Interpretazioni egregie

Lati negativi

  • Colonna sonora un po' troppo audace
  • Mancanza di fermezza nelle scelte

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