Senza prove: la recensione del film di Béatrice Pollet sulla negazione della gravidanza

La nostra recensione di Senza prove di Béatrice Pollet, che tra legal thriller e dramma psicologico affronta il tema della negazione della gravidanza

Arriva al cinema il 21 marzo, e in anteprima al C-MOVIE Film Festival, dove saranno presentati anche Zafira – L’ultima regina di Adila Bendimerad e Damien Ounouri e Solo per me di Lucie Borleteau, Senza prove, film per la regia di Béatrice Pollet che tratta il tema, poco conosciuto, della negazione della gravidanza. La negazione della gravidanza è lo stato in cui una donna incinta non è consapevole di aspettare un bambino. Non si manifesta alcun sintomo della gravidanza, il corpo non si trasforma, i parenti, il partner, addirittura i medici non si accorgono di nulla. Una realtà poco conosciuta, spesso non diagnosticata, che comporta rischi – e non solo fisici – tanto per la madre quanto per il neonato. In caso di negazione parziale subentra un evento che rimuove la negazione prima del parto, mentre in caso di negazione totale il parto avviene senza che la donna sappia cosa le stia succedendo. Béatrice Pollet ha lavorato alla sceneggiatura di Senza prove per otto anni, prendendo spunto da storie vere, testimonianze e un vero caso di cronaca per costruire una storia che consentisse l’identificazione totale nella donna protagonista, Claire, interpretata da Maude Wyler, scegliendo la forma narrativa e l’impianto del legal thriller. Accanto a Maude Wyler fanno parte del cast anche Géraldine Nakache e Grégoire Colin. Prima di passare alla recensione di Senza prove vediamo qui di seguito la trama.

Claire è un’avvocatessa che conduce un’esistenza felice insieme al marito Thomas e alle due figlie. È una donna realizzata e una madre affettuosa, anche se a volte un po’ iperprotettiva. Un giorno Thomas, al rientro dal lavoro, trova Claire distesa sul pavimento incosciente e in un lago di sangue. Trasportata d’urgenza in ospedale, Claire riprende conoscenza per scoprire che è sorvegliata dalla polizia e che Thomas non può farle visita. In un cassonetto di fronte alla loro abitazione è stato ritrovato un neonato abbandonato e tutti gli indizi sembrano portare a Claire che, però, sostiene di non essere stata incinta. Prende avvio un’indagine e la difesa di Claire è affidata a Sophie, amica di lunga data, che costruirà il suo impianto difensivo su un fenomeno poco conosciuto anche in ambito medico: la negazione della gravidanza.

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Nemmeno tu hai visto niente – Senza prove recensione

Toi non plus tu n’as rien vu, nemmeno tu hai visto niente. Questo il titolo originale del film di Pollet, tradotto in italiano con Senza prove. Un titolo fortemente evocativo di uno dei tanti messaggi che la regista manda attraverso la storia, giudiziaria e personale, di Claire. Nessuno vede niente, a partire proprio dalla stessa Claire al punto che Sophie, amica e sua avvocatessa, deve convincere persino lei che quel che è successo è reale. Il personaggio di Sophie è cardine nella storia e attraverso le sue azioni e la sua forza diventa, per esteso, avvocatessa di tutte quelle donne che come Claire sono vittime della negazione della gravidanza, una condizione che la società e la legge spesso non riconoscono, trattando le donne quasi sempre e solo come colpevoli. Nessuno vede niente e, ancora peggio, nessuno considera veramente queste donne, arrivando a non riconoscere la negazione della gravidanza e il forte impatto traumatico che ha su di loro.

Senza prove ha il merito di far luce su questa condizione, fa parlare attraverso Claire le molte donne che hanno sofferto per questo stato poco conosciuto e lo fa mandando un messaggio forte e chiaro che spinge a una maggior consapevolezza. Perfetta la scelta delle interpreti, con Maud Wyler e Géraldine Nakache entrambe artefici di prove notevoli nei ruoli di Claire e Sophie. Wyler ha sul volto la vasta gamma di tormenti ed emozioni del suo personaggio, in una prova molto fisica, con la macchina da presa che indaga ogni suo gesto e sguardo. Si entra pian piano in empatia con la sua Claire ed è anche grazie all’ottima interpretazione dell’attrice che si arriva all’identificazione col personaggio. Così come viene naturale comprendere lo spaesamento e la sofferenza di Thomas, interpretato da un altrettanto ottimo Grégoire Colin.

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Tra legal thriller e dramma psicologico – Senza prove recensione

Dal punto di vista narrativo e di genere, Senza prove si muove entro un doppio binario, tra legal thriller (o detection, visto il grande spazio riservato alle indagini sul caso di Claire) e dramma psicologico. Seguiamo con dovizia di particolari le tappe che portano dal tragico fatto al processo che la protagonista deve affrontare, rischiando una pena durissima qualora la negazione della gravidanza non dovesse essere riconosciuta dalla legge e all’opinione pubblica, entrambe scettiche. Parallelamente alle indagini sul caso vi è un’altra indagine altrettanto importante, quella che riguarda il passato di Claire: un passato segnato da un trauma che potrebbe spiegare la negazione di gravidanza. Ci si arriva per gradi, ricostruendo e mettendo insieme i pezzi di un puzzle complesso.

Se la trama legal thriller è piuttosto lineare, la narrazione dedicata alla ricostruzione del trauma di Claire soffre per alcuni passaggi un po’ troppo affrettati e poco chiari, che limitano parzialmente la comprensione profonda del passato della protagonista. La regia di Béatrice Pollet predilige uno stile asciutto, rigoroso, perfetto per centrare l’attenzione sui personaggi e i loro stati d’animo, mostrati sempre con la massima discrezione e rispetto possibili. Senza prove è al cinema dal 21 marzo con Kitchenfilm e in anteprima al C-MOVIE Film Festival (qui il trailer).

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Senza prove

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Il merito di far luce su una condizione poco nota e riconosciuta, spingendo a una maggior consapevolezza sulla negazione della gravidanza
  • Le ottime prove delle due attrici protagoniste Maud Wyler e Géraldine Nakache

Lati negativi

  • Alcuni passaggi un po' affrettati limitano parzialmente la comprensione del passato della protagonista

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