Supersex: la recensione della serie Netflix su Rocco Siffredi

La nostra recensione di Supersex, la serie liberamente ispirata alla storia di Rocco Siffredi che va dritta al cuore e all'anima del suo protagonista passando per il corpo e la carne

Tutti sanno chi sia Rocco Siffredi, ma sappiamo veramente chi è Rocco Tano? Conosciamo davvero l’uomo dietro il celebre porno attore diventato una icona internazionale, al punto da essersi lasciato completamente assorbire da quello stesso mito? Supersex, di cui vi parliamo in questa recensione, serie in 7 episodi disponibile del 6 marzo su Netflix, si propone l’audace obiettivo di raccontare l’altro lato di Rocco Siffredi, quello più intimo e personale, fatto di fragilità e di conflitti, di sofferenza e desiderio di libertà. La serie, ideata da Francesca Manieri e diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni, liberamente ispirata alla storia vera di Rocco Siffredi, va dritta al cuore e all’anima del suo protagonista passando per il corpo e la carne.

Alessandro Borghi, che ha lavorato sul ruolo con un intenso percorso di preparazione sia fisico che psicologico, è Rocco Siffredi e, lo diciamo sin da subito, è artefice di una prova clamorosa. Accanto a lui Adriano Giannini (Tommaso Tano, il fratello di Rocco), Jasmine Trinca (Lucia, un personaggio di fantasia), Gaia Messerklinger (Moana Pozzi), Johann Dionnet (Gabriel Pontello) e Saul Nanni (Rocco da adolescente). Se siete curiosi di scoprire com’è Supersex non vi resta che proseguire nella lettura della nostra recensione.

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The Apartment Pictures, Groenlandia

Indice:

Dalle origini alla consacrazione, un superpotere con un prezzo da pagare – Supersex recensione

Dalle origini alla consacrazione, Supersex inizia il percorso partendo a ritroso, dal 2004, a Parigi, quando Rocco Siffredi annuncia a una convention l’intenzione di ritirarsi dal porno. Da lì torniamo indietro di trent’anni, al 1974, a Ortona, quando Rocco Tano è ancora solo un bambino di provincia, di famiglia modesta, con un fratello, Claudio, che necessita di cure e attenzioni continue e una madre, Carmela che ha dedicato a quel figlio bisognoso la sua attenzione totale. Rocco sente la mancanza di una madre per lui assente, al punto da non fare altro che desiderare un suo sguardo e per questo compie spesso una sorta di rituale: conta fino a dieci, sperando che Carmela lo guardi prima che finisca di contare. Cosa che non accade mai, perché Carmela ha occhi solo per Claudio. Per fortuna che c’è Tommaso, il fratello maggiore cui Rocco guarda con un’ammirazione che rasenta la venerazione. Tommaso è fidanzato con Lucia, una bellezza che attira gli sguardi di tutto il paese e che a casa dei Tano non è vista di buon occhio.

Una notte, per caso, Rocco si imbatte in una rivista pornografica – Supersex, che dà il titolo alla serie – il cui protagonista sprigiona il suo superpotere dopo ogni amplesso. “Sognavo anche io di avere un potere come lui, di diventare così” racconta il voiceover del Rocco adulto che fa da voce narrante a tutta la serie, “mai avrei potuto immaginare che quel potere arrivasse pure a me”. E quel potere arriva, a tempo debito, come in ogni viaggio dell’eroe che si rispetti, e con un grosso prezzo da pagare. Ed è in questo momento che inizia il percorso di formazione che trasformerà Rocco Tano in Rocco Siffredi fino alla consacrazione, fino alla realizzazione del sogno di fottersi il mondo lontano da Ortona, mosso e alimentato da un desiderio incontrollabile, tra trionfi, cadute e consapevolezza.

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The Apartment Pictures, Groenlandia

La sfera emotiva, il rapporto col femminile e l’indagine sull’industria pornografica – Supersex recensione

Supersex non è una serie sul mondo della pornografia o meglio, è molto più di questo. C’è sesso, tanto, ci sono amplessi e orgasmi e corpi nudi esibiti in una maniera che è specchio di quella rappresentazione oggettificante, soprattutto nel caso dei corpi femminili, tipica degli anni Ottanta e Novanta. Ma non vi è compiacimento. E quando c’è brutalità è motivata dal fine ultimo che è quello della comprensione della sfera emotiva e psicologica del protagonista. C’è uno sguardo sull’industria della pornografia – ci sono Riccardo Schicchi e Moana Pozzi, c’è Gabriel Pontello, il “signor Supersex”, come lo chiama Rocco – ma la serie non è un’indagine su quel mondo, non ha l’obiettivo puntato su quella dimensione. L’obiettivo è puntato su altro e la pornografia non è mai rappresentata come fine a se stessa, quanto piuttosto come strumento di indagine. L’obiettivo è puntato su dinamiche familiari problematiche prima e su un’evoluzione emotiva poi, sulla ricerca di un’identità e di uno sguardo (sul mondo e da parte di esso), sulla necessità di un’affermazione personale e su una vasta gamma di tormenti e dilemmi personali.

Ed è un approccio tutt’altro che banale e completamente coerente con lo scopo della serie, cui tuttavia si potrebbe criticare la mancanza di uno sguardo più approfondito sull’industria del porno. Quel che interessa a Francesca Manieri e che si ritrova nelle scelte di scrittura e regia, è principalmente l’indagine sull’uomo Rocco Siffredi e sul suo rapporto col femminile. Sia che si tratti del femminile rappresentato dalla madre, da un personaggio come quello di Lucia o da tutte le donne che hanno attraversato la vita di Rocco Siffredi, in particolare Sylvie, Tina e Rosa. I rapporti col femminile sono tutti indagati dal punto di vista di Rocco e nel corso della narrazione non si assume mai la prospettiva delle donne, tutte raccontate in funzione del protagonista nel loro sviluppo come personaggi e come simbolo. Si tratta di un’analisi complessa ma piuttosto monodirezionale: avrebbe giovato dare maggior spazio al punto di vista delle donne su Rocco e nella sua vita, svincolando i personaggi femminili – in particolar modo quello della madre – da un ruolo (quasi) esclusivamente secondario. Anche perché negli episodi finali lo sguardo di Rocco sul femminile evolve, col protagonista che inizia a dar peso allo sguardo femminile (inteso come punto di vista) su di sé ed è questo che porta alla vera liberazione emotiva.

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The Apartment Pictures, Groenlandia

Alessandro Borghi e una prova magistrale nel racconto del dualismo tra sessualità e affettività – Supersex recensione

Altro punto tematico fondamentale è l’indagine sul dualismo, che inizialmente è a tutti gli effetti inconciliabile, tra sessualità e sfera affettiva. Supersex coglie molto bene l’impatto totalizzante del sesso nella vita di Rocco Siffredi, dagli inizi della sua carriera di attore fino al lavoro come regista e produttore. Non c’è spazio per l’affettività, anche se ci sono dei tentativi come quello con Sylvie e con Tina. Lo stesso Siffredi ha parlato più volte del suo rapporto totalizzante col sesso come di una vera e propria patologia. E se Alessandro Borghi è, lo abbiamo già detto, letteralmente clamoroso nel portare in scena il suo personaggio, fa un lavoro magistrale soprattutto nel racconto di quella dualità, di quello scollamento. Borghi è interprete straordinario delle fragilità di Rocco tanto quanto nel rappresentare i tratti del divo, del mito. Dallo sguardo glaciale e a tratti violento a quello ferito e tormentato, che spesso coesistono dando spessore alla prospettiva intima adottata da Manieri nella scrittura.

Senza contare che Alessandro Borghi lavora di fino anche nel rappresentare i gesti, le micro-espressioni del volto, l’inflessione della voce e quella risata così particolare senza cadere mai nel pericolo dell’imitazione. E se Borghi è artefice di una prova ottima, altrettanto convincenti sono Adriano Giannini, Jasmine Trinca e Saul Nanni, che ha il compito di portare in scena il Rocco adolescente e lo fa con grande naturalezza. Supersex è una serie che non giudica e non idealizza, non demonizza né assolve, ma che anzi offre una prospettiva inedita su un mondo e un personaggio spesso intrappolati in una fitta rete di stereotipi. Dal 6 marzo su Netflix (qui il trailer).

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The Apartment Pictures, Groenlandia

 

 

 

 

Supersex

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Una serie che non giudica e non idealizza, non demonizza né assolve, ma che anzi offre una prospettiva inedita su un mondo e un personaggio spesso intrappolati in una fitta rete di stereotipi
  • Alessandro Borghi è artefice di una prova clamorosa

Lati negativi

  • Avrebbe giovato dare maggior spazio al punto di vista delle donne nella vita di Rocco Siffredi, svincolando i personaggi femminili da un ruolo quasi esclusivamente secondario

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