Tár: recensione del nuovo film di Todd Field con Cate Blanchett – Venezia 79

Todd Field porta al Lido un film cucito addosso a Cate Blanchett, magnifica nel ruolo della prima direttrice dell'Orchestra Filarmonica di Berlino: la recensione di Tár - Venezia 79, Concorso

Tar, il nuovo film di Todd Field che segna il ritorno del regista e attore dietro la macchina da presa dopo 16 anni da Little Children, è uno dei film di maggior richiamo fra quelli in concorso alla 79ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia (potete leggere qui la recensione di White Noise e qui quella di Bardo). Protagonista è una delle attrici più talentuose e amate del panorama hollywoodiano, Cate Blanchett, che ha letteralmente rubato la scena sul red carpet veneziano nel giorno della prima. Blanchett è Lydia Tár che, nel ruolo di colei che Field immagina come direttrice d’orchestra – come Maestro dei Berliner Philharmoniker catalizza l’attenzione, rapisce lo spettatore e divora lo schermo nell’arco di un minutaggio superiore alle due ore e mezza. Minutaggio che, va detto, se da un lato potrebbe portare con sé il rischio di essere respingente per il cosiddetto grande pubblico, dall’altro non pesa. Merito di una performance gigantesca da parte dell’attrice protagonista e di prove altrettanto convincenti da parte del resto del cast, che comprende Noémie Merlant, Nina Hoss e Sophie Kauer, violoncellista al confronto col suo esordio nel mondo del cinema.

Con la fotografia curata da Florian Hoffmeister e le musiche affidate al premio Oscar Hildur Guðnadóttir, Tár offre tutta una serie di spunti particolarmente attuali e interessanti da portarsi dietro oltre lo schermo: dal me too alle derive del “politicamente corretto”, passando per le questioni di genere. Attraverso la figura di quella che viene immaginata come il primo Maestro donna della Filarmonica di Berlino, Todd Field mette in scena una riflessione sul potere, sull’abuso e sulle dinamiche ad esso legato, su un mondo (quello delle orchestre e della musica classica internazionale) con ritualità precise, miti e modelli antichi e sul rapporto che le nuove generazioni hanno con tutto quel che vi gira intorno.

tar recensione

Tár. Focus Features

Indice:

Maestro – Tar recensione

Lydia Tár è uno dei rari esempi di donna in una posizione di potere in un settore storicamente maschile. Ha un curriculum impressionante, che viene sciorinato nell’arco di diversi minuti nel corso della lunga intervista che funge da presentazione per il personaggio. Dal suo maestro, Leonard Bernstein, ha ereditato il principio che è stato per lei pilastro per la costruzione del suo successo e della sua posizione: trovare la propria voce e la propria intenzione giocando con il tempo e con la forma. Dalla vita Lydia Tár ha avuto tutto, sia a livello di carriera sia a livello personale. Spaziando dalla musica classica alle colonne sonore cinematografiche è diventata direttrice dell’Orchestra Filarmonica di Berlino, ha vinto un Oscar, un Grammy, un Emmy e un Tony Award. Vive con la sua compagna, il primo violino Sharon (Hoss) e insieme a lei cresce la figlia Petra, ha fondato un programma di borse di studio per giovani studentesse di conservatorio e ha un’assistente, Francesca (Merlant), aspirante direttrice d’orchestra.

Todd Field si prende tutto il tempo necessario per presentarci e farci conoscere a fondo Lydia Tár, innestando attraverso la sua figura, nonché per tramite dei personaggi che le ruotano attorno, tutta una serie di riflessioni che vanno ben oltre lo schermo. Dalla considerazione sulla leadership e l’abuso di potere – soprattutto quando la posizione di potere (in questo caso al femminile) viene sfruttata nelle relazioni intime – al tema della cancel culture, Field mette sul piatto temi caldi e attuali senza prendere una posizione manifesta. Temi che fanno parte della parabola di Lydia Tár dal podio alla caduta. La caduta di chi ha sfruttato spesso e volentieri la sua posizione ignorando le conseguenze e i rischi di tali comportamenti, fino a un’amara – quanto inevitabile e durissima – presa di coscienza.

Un film per Cate Blanchett, il film di Cate Blanchett – Tar recensione

Nelle note di regia di Tár si legge come Todd Field abbia scritto il copione pensando a una e una sola artista: Cate Blanchett. Senza di lei il film non sarebbe stato possibile, “non avrebbe mai visto la luce”. E Blanchett è letteralmente straordinaria: carismatica, intensa, ispirata, estremamente realistica. Nel ritratto del personaggio risulta particolarmente interessante il fatto che alcuni lati di Lydia restino volutamente ambigui, oscuri, solo parzialmente esplorati. Ci sono “fantasmi” che la tormentano sotto forma di ossessioni legate a suoni che nel cuore della notte la assillano impedendole di dormire. E ci sono colpe del passato ancora da scontare, di cui abbiamo solo percezione e che rendono il personaggio estremamente affascinante e perturbante.

La prima parte del film è quella che funziona meglio – salvo alcuni passaggi in cui il confronto tra il Maestro e le nuove generazioni sono tratteggiati in maniera un po’ troppo didascalica – mentre la seconda finisce per perdere un po’ il passo, smarrire il tempo. Nel complesso Tár è un film che si proietta a grandi passi verso la prossima Awards Season, che ha nella vetrina festivaliera la sua dimensione ideale e che probabilmente – purtroppo – correrà il rischio di non incontrare i gusti del grande pubblico.

tar recensione

Tár. Focus features

 

 

 

 

Tár

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Cate Blanchett è magnifica: carismatica, intensa, ispirata
  • Con Tár Todd Field porta sulla scena e oltre lo schermo riflessioni su temi scottanti e molto attuali
  • Il lato tecnico dalla fotografia alle musiche

Lati negativi

  • Nella seconda parte il film perde un po' il passo

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