The Fabelmans, la recensione: il cinema come ragione di vita nel nuovo film di Steven Spielberg – Roma FF17
Il nuovo film scritto e diretto da Steven Spielberg è un testamento d'amore per il cinema
Il film in assoluto più atteso della 17ª edizione della Festa del cinema di Roma, proiettato in anteprima nazionale nelle sale romane. L’ultimo lavoro scritto e diretto da Steven Spielberg è un omaggio al cinema. Come vi diremo meglio nella nostra recensione di The Fabelmans la storia si ispira alla vita adolescenziale del regista. Un film semi-autobiografico, un qualcosa di molto simile al Belfast di Kenneth Branagh dello scorso anno. Come ogni volta ci si aspettano film potenzialmente epocali quando alla regia e alla scrittura c’è il regista di E.T. Ma è sempre bene rimanere ancorati al presente per non prendere abbagli.
The Fabelmans (qui il trailer) racconta un dramma familiare. Ma nello specifico è la storia del piccolo Sammy che fin da bambino si avvicina alla magia del cinema e se ne innamora. Dopo aver ricevuto in regalo una cinepresa il piccolo Sam sperimenta la possibilità di salvare immagini su pellicola, la capacità di poter creare storie fantastiche evadendo dalla realtà. La sceneggiatura è stata scritta da Steven Spielberg e dal drammaturgo Tony Kushner, premio Pulitzer candidato all’Oscar per gli script di Lincoln e Munich. Nel cast del film Gabriel LaBelle (The Predator) interpreta il piccolo Sammy mentre Paul Dano e Michelle Williams sono rispettivamente suo padre e sua madre. Se volete saperne di più proseguite con la lettura della nostra recensione di The Fabelmans.
Indice:
- La trama
- Analisi in breve
- Il cinema come ragione di vita
- Quando il dramma supera l’ossessione
- Conclusioni
La trama – The Fabelmans recensione
Siamo in Arizona nel periodo del secondo dopoguerra. I Fabelmans sono una famiglia composta da tre figli, padre e madre, una nonna ed un amico di famiglia nominato “zio onorario” di nome Bennie. Il padre Burt (Paul Dano) è un genio dell’informatica mentre la madre Mitzi (Michelle Williams) coltiva la sua passione per il pianoforte. Una sera i due decidono di portare il piccolo Sammy per la prima volta al cinema. L’esperienza del grande schermo ha un impatto traumatizzante sul piccolo Sammy che assiste ad un quanto mai veritiero schiantarsi di un treno; immagini che gli torneranno in mente per tutta la notte. Ma quella sera pur senza saperlo una piccola luce, quasi una scintilla, si è accesa silenziosa in lui.
Si fa regalare un costosissimo trenino per poi farlo schiantare più volte riproducendo la scena vista al cinema. Per evitare di rompere il giocattolo e creare troppo trambusto la madre gli regala una piccola cinepresa e lo invita a riprendere il trenino che si schianta. Ora tutte le volte che il piccolo Sammy vorrà vedere il treno schiantarsi dovrà solo proiettare il suo piccolo film. Con il passare dei giorni si appassiona sempre di più alla magia della pellicola: inizia così a riprendere spaccati di vita familiare, a inventare storie con i suoi amici. Un giorno però riprendendo un picnic con la sua famiglia scopre un qualcosa che lo turberà per il resto dei giorni.
Analisi in breve
The Fabelmans, che in lingua inglese suona tanto come fable-man, uomo delle favole, racchiude tutta la passione di Spielberg per la Settima Arte e la bellezza del creare storie. É probabilmente il suo testamento cinematografico, un ritorno ai suoi natali registici. Differentemente da Once upon a time in Hollywood, altra “lettera d’amore” per il cinema ma di Tarantino, The Fabelmans è un racconto personale, inspirato all’adolescenza di Spielberg quando il suo talento da cineasta era ancora agli albori. Il film vuole essere un monumento per il cinema, elemento salvifico con cui il piccolo Sammy reinventa ed evade dalla realtà.
Non è un semplice hobby né un lavoro ma una passione viscerale e primordiale, un’ossessione di vita che lo condurrà fino ad Hollywood. Sulle bellissime colonne sonore di John Williams, il regista premio Oscar dipinge la burrascosa adolescenza di un bambino che vive costantemente sullo sfondo di un dramma familiare. Un segreto inconfessabile che ha scoperto riprendendo con la sua cinepresa semplici attimi di vita. Creare storie fa sentire Sammy l’artefice di un qualcosa di importante in grado di rendere felici anche gli altri. The Fabelmans non è solo la storia d’amore tra un bambino ed il mondo del cinema. Racconta in senso più universale l’importanza di perseguire con ossessione e perseveranza un qualcosa che si ama veramente.
Il cinema come ragione di vita
Fare film lo fa stare bene, è il suo modo di stare al mondo e di relazionarsi con le altre persone. Sammy ha l’intelligenza e la tenacia di suo padre Burt ma condivide la vena artistica e la fragilità caratteriale di sua madre Mitzi. E forse il suo estro creativo ha molto di più in comune con quest’ultima che passa le giornate ad esercitarsi al pianoforte senza mai fermarsi. Il cinema è per Sammy una passione che diventa stile e ragione di vita. Ma questa sua vocazione e dedizione crea un forte attrito interiore perché Sammy ha intimamente paura di deludere suo padre che lo vorrebbe invece al college. D’altronde suo zio lo aveva già ammonito: “arte e famiglia vanno in direzioni opposte”. Sam si trova quindi costretto a prendere una decisione combattuta.
Il suo dilemma rappresenta una condizione che hanno dovuto superare e vincere tanti altri artisti, motivo per cui poi molti abbandonano il tutto. L’importante è seguire la propria strada ed il proprio cuore, altrimenti poi ci si ritrova a dipendere da un qualcosa che non ci appartiene. Di questo parla The Fabelmans di Spielberg. Fortunatamente Sammy riesce a capire cosa deve fare della sua vita in tempo; è questo il più grande insegnamento che gli impartisce il dramma che finirà per colpire la sua famiglia e che vede quotidianamente sul volto di suo padre e sua madre.
Quando il dramma supera l’ossessione – The Fabelmans recensione
Quello che maggiormente mi ha fatto storcere il naso nel secondo atto del film è un disequilibrio evidente tra le storie raccontate, disequilibrio che rischia di farci perdere il quid della questione e sballare tutta l’equazione. Probabilmente si tratta di gusti personali ma non si può negare che un decisivo cambio di rotta narrativo sia fin troppo evidente. Il piccolo dramma familiare che si consuma in prima battuta tra Burt e Mitzi Fableman diventa così preponderante da rubare letteralmente la scena. Sebbene poi tutto si rifaccia come conseguenza sul piccolo Sam, la recitazione di Paul Dano e Michelle Williams è così coinvolgente e maledettamente tragica da diventare il fulcro emotivo del film.
Una recitazione struggente, che arriva dritta al cuore come una stilettata. Si sente tutto il dolore raccontato da Spielberg, dolore che penetra con irruenza nell’adolescenza di Sam, facendogli perdere di vista quello spazio magico che si era ritagliato grazie ad una cinepresa. Il cinema viene messo così troppo da parte, ci sembra quasi di vedere un’altra storia. Fortunatamente però la parte finale riprende le redini e riesce a riportare la sceneggiatura sul focus centrale del racconto. Alla fine anche le storie secondarie servono per consolidare il senso del racconto principale.
Le nostre conclusioni – The Fabelmans recensione
The Fabelmans non è solo uno spunto autobiografico della vita di Spielberg. È una storia universale in cui possiamo ritrovarci tutti. Chi di noi non ha avuto aspirazioni e passioni che magari ha dovuto lasciar perdere per compiacere la propria famiglia o per assicurarsi un futuro certo e solido. In tal senso The Fabelmans è una lezione di vita più che un monumento ai natali cinematografici del regista. Un racconto che farà immedesimare lo spettatore nel piccolo Sammy, pur non essendo la nostra storia. Registicamente solido con una sceneggiatura piena dove alla fine anche gli eventi apparentemente slegati rientrano nell’economia del film.
Mentre l’introduzione mantiene il ritmo e possiede quella poesia che da sempre caratterizza Spielberg il secondo atto si allunga troppo facendo perdere di vista, almeno inizialmente, il focus della storia allo spettatore. La narrativa rallenta, vengono portati nuovi elementi in scena e sembra quasi di assistere ad una storia diversa. Poi alla fine tutto ha un senso e va nella direzione iniziale. Forse sarebbero bastati meno dei 151 minuti effettivi per raccontare una storia più snella e diretta. Ma nel complesso il senso del film arriva ed è compiuto. I toni umoristici alleggeriscono molto lo scorrimento. Chiudiamo questa nostra recensione di The Fabelmans consigliandone la visione al cinema a tutti.
The Fabelmans
Voto - 8
8
Lati positivi
- Una storia appassionante
- Regia e recitazione
Lati negativi
- Il secondo atto si dilunga troppo