The Gentlemen: recensione del film di Guy Ritchie

Guy Ritchie torna con una action comedy ed un cast stellare

Un progetto a basso budget, un gangster movie umoristico, metacinema ed eleganza. Questo è il nuovo film di Guy Ritchie che, a distanza di un anno da Aladdin, torna alla ribalta con The Gentlemen, film di cui vi presentiamo la recensione. Un progetto interessante, contro le logiche dell’industria cinematografica odierna, ma non per questo privo di valore. Dopo una gestazione travagliata dovuta all’emergenza COVID-19, l’ultima fatica del regista britannico è stata finalmente distribuita in esclusiva su Prime Video il 1 dicembre 2020.

Prodotto dalla Miramax – che non manca mai di sponsorizzarsi per tutto il lungometraggio – The Gentlemen rappresenta un ritorno alle origini per Ritchie. Abbandonati infatti gli obbligati stilemi disneyani, l’autore riprende senza filtri i suoi marchi di fabbrica: l’umorismo, il dinamismo e l’inganno. A fronte dei 22 milioni di dollari spesi, l’opera presenta comunque un cast eccellente, tra cui spiccano Matthew McConaughey, Charlie Hunnam, Colin Farrell e Hugh Grant. Il risultato appare più che positivo, dall’alto potenziale d’intrattenimento e diretto con con abilità, nonostante alcuni difetti.

Indice

Trama – The Gentlemen, la recensione

Michael “Mickey” Pearson (Matthew McConaughey) è un potente boss della droga che vuole ritirarsi dal mondo della malavita. Cerca così un acquirente per la sua attività in modo tale da potersi godere il tempo libero con la bellissima moglie Rosalind (Michelle Dockery). Dopo un po’ di civilizzazione negli ambienti altolocati e borghesi, Mickey sente di aver trovato l’uomo giusto: Matthew Berger (Jeremy Strong). Nel frattempo però si è fatto dei nemici, in primis il reporter Big Dave (Eddie Marsan) e il suo investigatore Fletcher (Hugh Grant). Questo sembra aver monitorato tutti gli spostamenti del boss, del suo braccio destro Raymond (Charlie Hunnam) e dell’altro gangster Occhio Asciutto (Henry Golding). Decide  quindi di presentarsi a casa di Raymond, promettendogli informazioni fondamentali per la sopravvivenza del suo capo. Cosa vuole in cambio? 20 milioni.

Infatti l’investigatore privato ha scoperto una vera e propria guerra per il controllo del traffico di stupefacenti, che coinvolge tutte le più alte sfere. Contemporaneamente però Pearson si trova a fronteggiare un altro problema: il furto di tante piante di marijuana per mano dei ragazzi del Coach (Colin Farrell). Questo problema sembra rallentare la vendita, mentre simultaneamente a Mickey viene chiesto un favore da parte dei Pressfield, nobili aristocratici. Chiedono il ritrovamento della loro figlia tossicodipendente Laura (Eliot Sumner), ma non tutto andrà per il verso giusto. Ed è qui che si scatenerà una battaglia sanguinosa catalizzata da Occhio Asciutto e fatta di tradimenti, doppiogiochismo e sotterfugi. Il “James Bond cinese” è infatti determinato a soppiantare la vecchia guardia grazie alla sua arroganza e alla sua avidità. Ma niente è come sembra e tutto può cambiare repentinamente.

The Gentlemen recensione del nuovo film di Ritchie

The Gentlemen, Miramax

Il cinema nel cinema

Senza ombra di dubbio uno dei temi principali del film è il metacinema. Ritchie sfonda la quarta parete continuamente e si fa apologeta del cinema. Un cinema che non comprende il piccolo schermo, come si denota dalla visione, ma che si prende il suo spazio in sala e valorizza la sua magia. The Gentlemen è un cinema nel cinema, laddove Fletcher ci erudisce sui formati cinematografici, il valore dell’anamorfico, l’importanza della sceneggiatura, la difficoltà del doppiaggio. In sostanza il lungometraggio si dipana nella descrizione stessa della macchina filmica, della quale è figlia e, in questo caso, interlocutrice, con una sensazione di opera in fieri. Il regista britannico elabora una chiave umoristica, ma a tratti anche satirica e sarcastica. Infatti il metacinema non è fine a sé stesso e ingaggia una riflessione esplicita sul mondo della cinematografia.

Per essa non serve avere un finale univoco, ma serve avere la possibilità di fare dei sequel; non importa tradurre fedelmente i dialoghi, ma basta che se ne capisca il contenuto superficialmente. La pellicola è dunque un sapiente esempio di manifesto polemico, che ai più potrebbe sembrare un mero pro forma dato il recente passato hollywoodiano dell’autore. La genuinità o no di esso non ha grande importanza, rispetto invece a quanto ne abbia la tecnica utilizzata per esprimerlo. Difatti l’umorismo, il dinamismo e i colpi di scena nascono da queste idee e, come trait d’union, riescono a far arrivare il concetto allo spettatore. La tematica meta-cinematografica appare indubbiamente molto interessante, sia per la sua inattualità sia per la reiterazione con cui viene portata avanti.

Un attacco al moralismo e al politicamente corretto – The Gentlemen, la recensione

La polemica di Ritchie non si esaurisce solo nella sua controtendenza alle logiche del mercato audiovisivo, bensì si estende alla deriva della cultura di massa. Creando un prodotto di intrattenimento che lambisce la commedia, decide di farsi portatore di una risposta a due diktat della società occidentale contemporanea: il moralismo e il politicamente corretto. Dietro ai caratteri, in particolare quello del Coach, sviluppa delle parabole scevre da questa mistificazione della realtà e, indirettamente, ne smonta le fondamenta. Ecco che un insulto gratuito, ma sostanzialmente veritiero ed affettuoso, con i parametri del politically correct diventa immediatamente una forma di discriminazione. Altrettanto il destinatario dell’insulto appare un moralista, privo di discernimento critico e totalmente votato ad un’etica ipocrita, soprattutto guardando alla sua professione. Parimenti l’autore rifiuta qualsiasi forma di inclusività a tutti i costi e, seppur giocando con gli stereotipi e le varie etnie, in un certo senso le decostruisce.

Così ironizza e svuota della loro componente politica questo perbenismo. Degli atteggiamenti omosessuali si può ridere, sui cinesi si può scherzare, sui neri è possibile ridacchiare e lo stesso vale per gli ebrei. Ritchie dice basta al moralismo che ingabbia la creatività, basta alla scelta obbligata e forzata, basta con il ripudio della soggettività e il #Metoo esasperato. Probabilmente toccato dagli schemi disneyani molto rigidi e coerenti con tale linea di pensiero, l’artista di Hatfield ha deciso di emanciparsi (parzialmente perché proseguirà con la Disney) da questa visione. Un modo per rendere onore al cinema ed anche alla vera e propria commedia, la quale, partendo da situazioni spesso stigmatizzate, può farci interrogare su un ampio spettro di questioni.

The Gentlemen recensione del film con Matthew McConaughey

The Gentlemen, Miramax

Il lato tecnico

Procediamo nella recensione di The Gentlemen approfondendo il lato tecnico dell’opera. Tecnicamente le prove attoriali sono tutte convincenti, anche se una particolare nota di merito va spesa per Hugh Grant. Qui l’attore britannico si reinventa, esce dal solito ruolo di belloccio bamboccione e dona una grande performance. Da vita ad un personaggio infimo, simpatico, spregiudicato, ma anche avido e vigliacco. Dall’altro alto più sottotono risulta essere Farrell, il cui personaggio sopperisce alla deficitaria mimica facciale. La regia denota una valentìa nell’ambito, ricorda gli espedienti di Snatch – Lo strappo ed utilizza più stili. Ritchie opta spesso per muovere molto la cinepresa intorno agli attori, preferisce rallentare nei dialoghi con campi e controcampi e passa al formato videoclip/camera a mano in specifici frangenti. Valorizza i campi lunghi, ma talvolta abusa di alcuni virtuosismi. Sono invece curatissimi i costumi: belli, sofisticati e adatti al taglio della messinscena.

La fotografia appare di buon livello e, malgrado qualche défaillance, riesce a donarci l’atmosfera tipica dei film di gangster. La sceneggiatura nonostante sia interessante rappresenta forse il punto debole della storia. Alla fine torna tutto, ma in modo abbastanza scontato e, all’interno della filmografia di Ritchie, risulta come qualcosa di già visto. Sembra scritta una decina di anni fa e, come tale, segue dei binari ben precisi. I colpi di scena ci sono, ma non risultano eclatanti o scioccanti, soprattutto per un occhio esperto. Inoltre l’eccessiva verbosità di alcune sequenze intacca il prodotto finale e altrettanto può dirsi per la funzione simbolica dei personaggi, mai sviluppata in chiave introspettiva. Vanno bene la frasi ad effetto ed il pragmatismo, ma servirebbe talvolta un po’ di riflessione psicologica. Il montaggio alle volte è troppo frenetico e segue forzatamente un climax prevedibile. Menzione d’onore per la colonna sonora, semplice ma indimenticabile.

The Gentlemen recensione del nuovo film su Amazon Prime Video

The Gentlemen, Miramax

Considerazioni finali – The Gentlemen, la recensione

Alla luce di quanto detto finora non si può che recensire positivamente la pellicola, in grado di intrattenere gradevolmente e di far pensare, seppur in minima parte. Infatti da Ritchie questo ci si aspettava e questo si è avuto, per quanto una svolta più impegnata sarebbe stata auspicabile. Il contenuto in questione è buono, ben girato ed entusiasmante, ma prende lo spettatore alla pancia e non alla testa. Di per se non è un aspetto negativo – c’è bisogno di cinema d’intrattenimento e meno impegnato – ma da un artista talentuoso come lui si vorrebbe un salto di qualità. Non basta uno stile eccelso per rendere grande un lungometraggio, non basta il meta-cinema e neanche una critica esplicita, seppur morbida, alla morale comune e all’industria. Serve osare, uscire del tutto dalla logica del profitto e votarsi maggiormente all’arte.

Per questo va sottolineato come questo film non sia grande cinema, ma buon cinema. Lo iato sta nell’impatto emotivo, didattico e innovativo del risultato, che non va ridotto ad un pastiche pop. Sicuramente però va dato merito a tutto il comparto tecnico e alla produzione per aver ideato una storia solida ed elegante che è in grado di tenere l’attenzione su di sé per due ore filate; un traguardo sempre più difficile da raggiungere al giorno d’oggi, nell’epoca delle bulimia audiovisiva, videoludica e televisiva. Perciò, nonostante ci si trovi davanti ad un contenuto gradevole, va evidenziata comunque la presenza di alcune criticità a livello filmico e contenutistico. Queste non permettono una valutazione eccellente e suggeriscono solo un giudizio sopra la media.

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The Gentlemen

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Buone interpretazioni
  • Ottima regia, grandi costumi, indimenticabile sonoro
  • Intrattenimento entusiasmante a fronte di una condivisibile polemica

Lati negativi

  • Mancanza di approfondimento psicologico dei personaggi
  • Montaggio troppo frenetico ed eccessiva verbosità della sceneggiatura

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